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Autore: MoreUmmagumma    24/04/2013    10 recensioni
Una ragazza normale. Un carattere insolito. Due corteggiatori altamente improbabili. L'Europa e l'America come sfondo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jimmy Page, John Bonham, John Paul Jones, Nuovo personaggio, Robert Plant
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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-Lily, io sto uscendo a comprare qualcosa per stasera. Vieni con me?- domanda papà dalla porta della mia stanza.
-No, non posso-
-Stai ancora facendo ordine?-
-Nella mia stanza o nella mia vita?-
Rimane in silenzio per qualche istante, con la mano ancora appoggiata allo stipite della porta.
-Sì, sto ancora mettendo apposto-
-D’accordo. Allora io esco-
-Ok, ciao-
Quando sento finalmente la porta di casa chiudersi, mi volto a fronteggiare il caos della mia libreria.
Non finirò mai.
Con decisione, mi rimbocco le maniche e comincio a togliere tutti i libri e a poggiarli per terra.
Uno ad uno li rimetto al loro posto, passando prima uno straccio sulla copertina per eliminare ogni eventuale formazione di polvere. Alzandomi in piedi per posarne uno, qualcosa scivola via da una delle pagine e cade per terra. Mi abbasso aggrottando la fronte per prendere il bigliettino posatosi sui miei piedi e lo apro.
Un numero di telefono.
Rimango a fissare i numeri stilati da una morbida calligrafia rotonda con aria interrogativa, cercando di ricordare chi me l’avesse dato. E improvvisamente ricordo.
Scendo in salotto, facendo le scale di corsa e mi fermo davanti al telefono.
Esito un momento prima di alzare la cornetta. Figuriamoci se si ricorda di me dopo tutti questi anni. Eppure c’è qualcosa dentro di me che mi spinge a farlo. Compongo i numeri che girano lentamente sul disco.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
Al quarto una giovane voce maschile finalmente risponde –Pronto?-
Con uno scatto riattacco la cornetta al telefono.
Vigliacca.
Prendo un respiro profondo, rialzo la cornetta e ricompongo il numero.
Stavolta la stessa voce di prima risponde dopo un solo squillo, ma con più insistenza –Pronto?-
-Alex?-

-Ce l’hai fatta a chiamarmi!- riesco a percepire una nota di divertimento nelle sue parole. Fortuna che si è ricordato subito di me, non appena gli ho detto che il libro l’ho letto tutto d’un fiato e che mi è piaciuto moltissimo.
-Già...-
Rimaniamo per qualche attimo in silenzio. Di sottofondo si sente solo il ronzio del telefono.
-L’hai... l’hai più fatto poi quel viaggio per i boschi?- domando incerta, senza sapere cos’altro dire.
-No, non ancora- ride lui.
-Come mai?-
-Emh... aspetto ancora il momento giusto-
Annuisco lievemente, mordendomi il labbro inferiore. –Quindi... stai sempre lì nella libreria di tuo padre-
-Per ora sì. Tu che fai?-
-Io mi sono appena laureata in giurisprudenza. Lavoro già in uno studio legale come assistente-
-Wow... quindi hai finito con i lunghi viaggi?-
-Cosa...- resto nuovamente per un attimo senza parole -Come fai a sapere che stavo viaggiando anni fa?-
-Beh, te l'ho letto nello sguardo, lo sguardo di una ragazza dura fuori ma molto incerta dentro-
Rimango a bocca aperta, in silenzio.
-No, in realtà parlavo del tuo viaggio nella vita, semplicemente, non sapevo avessi viaggiato ancora dopo il nostro incontro-  lo sento ridacchiare e pure io non posso fare a meno di fare altrettanto.
-Sai, ho fatto un viaggio che non avrei mai immaginato di compiere, con persone che ho imparato ad apprezzare piano piano, ho avuto l'Europa e l'America come meraviglioso sfondo, e penso che solo ora si sia realmente concluso tutto-
-E ti senti finalmente a casa ora?-
-Si, diciamo di si- dico con un sorriso che lui non può vedere -E ora sto ricominciando-
-Bene è una bella cosa e...-
Dalla cornetta sento in lontananza la voce del padre che gli rimprovera di tornare al lavoro, poiché ci sono dei clienti da servire.
-Scusami, devo andare, il lavoro mi chiama. E’ stato un piacere risentirti... davvero-
-Anche per me... ci risentiremo?- aggiungo un po' di scatto.
-Penso di sì... basta che non ci metti altri sei anni per la prossima telefonata!-
Lascio scappare una risata imbarazzata –Va bene. A presto!-
-Ciao!-

Realmente pensavo che il viaggio con loro si fosse concluso quest’anno. Lo pensavo davvero. Ma mi sbagliavo. Qualche settimana fa mia madre mi invitò a cena: Peter doveva farmi un discorso molto importante.
Ovviamente quella sera alla cena c’erano anche loro quattro.
-Ho licenziato Weiss!- esclamò Peter poggiando i gomiti sul tavolo.
-Chi?- domandai scuotendo la testa.
-Il nostro avvocato. Sì, non mi piaceva più come stava lavorando. Già da tempo pensavo di rimpiazzarlo-
Lo guardai interrogativa, cercando di capire cosa c’entrasse quel discorso con me.
-E finalmente ho trovato la persona giusta-
Mi fissava negli occhi mentre io ricambiavo il suo sguardo in attesa che continuasse.
-Vuoi diventare il nostro avvocato, Lily?-
E ora eccomi qui, a firmare carte, documenti, dichiarazioni e quant’altro, sempre con il telefono in mano.
Grazie al cielo Peter è fiero di me, ma su questo non avevo dubbi. Non me l’avrebbe mai chiesto se così non fosse stato.
Da loro quattro cerco di tenermi il più lontano possibile, anche se non è facile, ma non posso rischiare di ricominciare tutto come sei anni fa.
Improvvisamente il telefono squilla un’altra volta.
-Pronto?-
-Ciao!-
-Alex, mi hai chiamata qualche ora fa-
-Sì, lo so... volevo sentirti...-
-Hai fatto bene- rispondo sorridendo.
-Senti... tra qualche settimana sarò a Londra per... motivi personali... se vuoi ci incontriamo, magari per un tè...-
-E quali sarebbero questi motivi personali, se posso chiedere?- domando schernendolo.
-Beh... una ragazza molto carina, dai capelli scuri e gli occhi grigi come la strada-
Sento le guance avvamparsi all’improvviso e sorrido, portandomi una mano davanti la bocca.
-Mi piacerebbe molto- rispondo.
-Bene. Allora ci risentiamo-
-Certo-
-Ciao!-
-Ciao-
Qualche ora dopo la chiamata di Alex mi ritrovo a riordinare la mia scrivania, a mettere a posto tutte le carte che ho tirato fuori. Almeno è stato piacevole lavorare pensando alle sue ed è buffo come non ricordi il suo viso, sebbene sappia riconoscere perfettamente la sua voce.
Mentre sono preda di questi pensieri urto qualcosa sulla scrivania con un grosso tomo di legge, il tonfo mi fa fermare, ed il mio sguardo si sofferma ad osservare una cornice caduta su scartoffie sparse qua e là. La prendo tra le mani e la volto: un oggetto unico,prezioso. Mi siedo sulla sedia girevole e osservo la foto, dondolandomi a destra e a sinistra. Incorniciati nell'argento Robert, Jimmy, Bonzo e Jonesy, mi restituiscono uno sguardo in bianco e nero, ognuno mostrando parte della propria personalità, immortalata nel tempo dalla macchina fotografica.
Bonzo è lì con il suo aspetto rude da camionista, con un sorriso da birbante e l'espressione di chi la sa lunga su molte cose: ha sempre avuto una parola gentile per me, anche quando ero irritante e insopportabile, e ricordo di quella volta in cui siamo andati assieme per i pub e come il destino lo abbia scelto per condurmi nel locale in cui ho rincontrato mio padre. Non posso che essergli debitrice.
Jonesy è sempre un vero amico, un amico che mi è stato vicino nei momenti difficili, che ha saputo tenermi compagnia e che mi ha ascoltato a lungo, probabilmente sopportandomi più di quanto una persona normale avrebbe mai potuto fare. Sorrido nel vederlo lì con gli altri, all'apparenza così timido, ma in realtà così forte. E poi ci sono loro due... i due lati di una medaglia o più semplicemente i due aspetti della vita che ho vissuto: Robert mi ha aiutato a crescere, mi ha insegnato cosa vuol dire amare qualcuno. Per me avrebbe fatto follie, e anche io ne ho fatte per lui, e sento di non aver nessun rimpianto. Sono felice di tutti i momenti passati con lui.
Jimmy invece è stato più distaccato e schivo, ma è riuscito comunque a fare breccia nel mio cuore ed a lasciare il segno. Aveva ragione, non ho potuto resistergli, e sarebbe accaduto comunque, anche se la pioggia non ci avesse sorpreso in quella periferia che oggi sembra così lontana e distante. Il nostro non è stato amore, ma passione, così ardente da bruciare tutto il nostro combustibile in pochi, ma intensi fuochi. E se lui ha mai provato qualcosa per me, io questo non lo saprò mai.
Con un sospiro ripongo la cornice al suo posto e mi alzo raccogliendo i documenti che mi servono.
Vedo molti altri oggetti, ognuno carico di una storia e di immagini. Sono troppi da elencare, e troppi i ricordi che riaffiorano. Ormai sono arrivata alla porta e non posso fare a meno di voltarmi ad osservare la stanza con la certezza che ciò che è stato non lo dimenticherò mai.
Ed ora si ricomincia e sono pronta a godermi questo presente. Verso un nuovo inizio.


 

Fine.
 

Note dell'autrice: oddio ecco. Siamo giunti al capolinea. ç_ç
L'ho fatta finire prima della morte di Bonzo perché volevo un lieto fine, non volevo scrivere cose tristi, quindi ho evitato. E questo che vi ho lasciato diciamo che è un finale aperto: sta a voi decidere cosa succederà poi. Ci sono talmente tante possibilità che non avrei saputo nemmeno scegliere :')
Comunque vi ringrazio tantissimo per avermi seguita in così tanti. E sinceramente parlando io non mi sarei mai aspettata di superare le 100 recensioni :3 Grazie di cuore, davvero
E state tranquille che non vi abbandono ù.ù ho in mente una storia da tradurre e qualche OS. Ci metterò le radici in questo fandom, non vi libererete più di me muahahahaha è_é
Vabbè ragazzuoli, ci si legge alla prossima storia :*
Ciao a tutti!!!!! 

Ps: finalmente ho trovato una foto bellissima del mio Alex Supertramp (o meglio: di Emile Hirsch che lo interpreta nel film Into The Wild) , da cui si ispira il personaggio di Alex (fisicamente e anche un po' caratterialmente parlando)



 

  
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