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Autore: Lunastorta394    27/04/2013    2 recensioni
Lui rispose al mio sguardo con un sorriso soddisfatto e felice, poi i nostri occhi si incatenarono, le nostre mani si strinsero ancora di più e infine le nostre labbra si unirono in un tenero bacio.
Quando ci staccammo il cuore batteva a mille e credo anche il suo ma non glielo domandai mai. Alzammo gli occhi al cielo e vedemmo che si era fatto tardi, era meglio tornare a casa da mio padre.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era già passato un anno da quando io e Mr Knightley ci eravamo sposati e vivevamo ad Hartfield insieme con mio padre, che ultimamente era molto felice di spupazzarsi mia figlia Elisabeth. La piccola era nata pressappoco tre mesi fa ed era una dolce e pacifica bambina dai lucenti occhi verdi come i miei, e dai capelli mori come quelli di suo padre. Adesso la bimba dormiva pacificamente nel suo lettino ed io ero seduta dinanzi alla finestra, dove ammiravo il bellissimo giardino.
Ripensai a ciò che era avvenuto quasi otto mesi prima, quell’avvenimento che mi aveva cambiato la vita.
Ricordo ancora con quali sentimenti tristi e malinconici andai nell’arboreto quella mattina, mai mi sarei immaginata che colui che dal viale mi veniva incontro colui che pensavo fosse lontano sedici miglia, si, Mr Knightley.
Quando arrivò dinanzi a me, ci scambiammo i saluti più cortesi, venni a sapere che era appena arrivato da Londra e che aveva il desiderio di passeggiare con me. Dopo di che ci fu tra noi un irreale e innaturale silenzio. Non potei sopportarlo a lungo, ragion per cui, gli domandai:
-”Mr Knightley avete saputo la notizia che tiene banco in tutti i salotti di Highbury?”
-“Che genere di notizia?-
-“Una delle più liete che ce ne possano essere… un fidanzamento”-
-“State parlando di Mr Frank Churchill e Miss Jane Fairfax?”
-“Si, ma come ne eravate a conoscenza?”-
-“Questa mattina ho ricevuto una lettera di Mr Elton contenente alcune questioni parrocchiali, in fondo c’era l’annuncio di ciò che era successo. Jane Fairfax fidanzata con Frank Churchill. Quel farabutto! In ogni caso si trasferiranno nello Yorkshire e voi, cara Emma non soffrirete più. Il tempo curerà la ferità”-
-“Mr Knightley, io non sto soffrendo affatto, anzi sono molto contenta per Mr Churchill e Miss Fairfax. Si è vero la prima volta che ha soggiornato qui, pensavo di avere un infatuazione per lui, ma poi indagando nel mio cuore mi sono resa conto che così non fosse. Quando poi è tornato ad Highbury questa primavera, ne ho avuto la conferma. Certo, ho detto e ho fatto cose che al solo pensiero mi vergogno. Ciò che ho fatto è stato fatto solo perché le attenzioni di Mr Frank Churchill lusingavano la mia vanità. Esclusivamente per questo.”-
-“Emma, state dicendo la verità?”-
-“Si, è la verità. Lui ha giocato con me ma non mi ha fatto alcun male. Inoltre io l’ho già perdonato per la sua condotta.”-
-“Come è fortunato, quel giovane!! Incontra in una stazione balneare una ragazza, se ne innamora e ne è ricambiato. Viene qui con l’inganno prendendoci tutti per il naso e quando tutti scoprono l’inganno, fanno a gara per perdonarlo.”-
-“Lo invidiate?”-
-“Si, lo invidio molto”.-
Ecco, ecco stava per accadere… Tra un po’gli avrebbe parlato di Harriet e io non avrei retto. Dovevo assolutamente cambiare argomento, dovevo impedire che mi facesse questa confidenza. Ero già pronta a chiedere notizie di Henry, John e gli altri miei nipoti, quando Mr Knightley interruppe il flusso dei miei pensieri con questa domanda:
-“Non mi domandate perché provo dell’invidia per Mr Frank Churchill?”-
Ci fu un breve, brevissimo silenzio e poi Mr Knightley riprese:
-“Vedo che siete più saggia di me, ma io non posso esserlo, non più.”-
Prima che proseguisse, lo interruppi:
-“No, non ditemi niente, ve ne prego.”-
Lui rimase zitto con un espressione che non seppi decifrare, comunque era molto dispiaciuto. Io d’altro canto non mi sentivo meglio di lui. Non era mai successa una cosa del genere tra di noi. Ci eravamo sempre ascoltati, qualsiasi fossero le nostre opinioni, anzi soprattutto quando le nostre opinioni era così discordanti che ci avevano portato a discutere innumerevoli volte, come era accaduto a Box Hill. No, non potevo fargli questo, non lo meritava. Nel frattempo eravamo arrivati davanti alla porta di casa quando Mr Knightley con un tono di voce che voleva essere sicuro di sé mi chiese:
-“Immagino che adesso entriate in casa”-
-“ No, preferisco passeggiare ancora un po’ con voi se non le dispiace.”-
Feci una breve pausa e poi continuai:
-“Sentite, per poco fa devo chiedervi scusa. Ascolterò tutto quello che avrete da dirmi e poi vi dirò ciò che penso come amica, come ho sempre fatto.”-
-“Ecco è proprio quello il problema, mia cara Emma, voi mi considerate un amico. Ditemi di non contnuare e io lo farò, mi basterà una sola vostra parola e rimarrò muto come una tomba.”-
Quando si accorse che io non intendevo interromperlo. Continuò a parlare:
-“Emma, mia cara adorata Emma, si perché questo siete sempre stata per me. Non sono capace di fare discorsi, forse se vi amassi di meno, parlerei di più. Vi ho rimproverato, vi ho fatto la morale e avete sopportato tutto senza battere un ciglio, senza lamentarvi. Vi prego di dirmi cosa ne pensate.”-
Per me quel momento fu l’inizio della felicità. Molti pensieri mi vorticavano nella testa, ma vennero frettolosamente riassunti in questa frase:Mr Knightley non voleva parlarmi del suo amore per Harriet, ero io la donna che lui amava.
Per la felicità non riuscivo a parlare. Poi lo guardai, aveva un espressione così adorabile, gli presi le mani, gliene strinsi e mi avvicinai pian piano al suo viso, poi guardandolo intensamente negli occhi , gli sussurai:
-“Vi amo.”-
Lui rispose al mio sguardo con un sorriso soddisfatto e felice, poi i nostri occhi si incatenarono, le nostre mani si strinsero ancora di più e infine le nostre labbra si unirono in un tenero bacio.
Quando ci staccammo il cuore batteva a mille e credo anche il suo ma non glielo domandai mai. Alzammo gli occhi al cielo e vedemmo che si era fatto tardi, era meglio tornare a casa da mio padre
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