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Autore: Abby B    28/04/2013    1 recensioni
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Axl era appena uscito da quella squallida sala d'ospedale. Bhè, squallida si fa per dire! Era l'ospedale migliore di Los Angeles. Non badava a spese per la sua Erin ora che aveva i mezzi per prendersi cura di lei. Prendersi cura di lei? Avrebbe tanto voluto farlo davvero, ma come avrebbe potuto evitare che succedesse una cosa del genere? Non avrebbe potuto farlo, nessuno avrebbe potuto farlo. Continua a ripeterselo ma non riusciva a convincersene. Il senso di colpa gli attanagliava lo stomaco, provava a ragionare razionalmente ma non ci riusciva, l'unica cosa che riusciva a pensare era che era stata colpa sua, non sapeva come o perchè, ma in qualche modo era colpa sua, infondo era sempre colpa sua, perchè questa volta doveva essere diverso? Crollò sulla prima sedia che trovò e si prese la testa tra le mani. Era distrutto e poteva solo immaginare come si sarebbe sentita Erin; quando aveva lasciato la stanza lei ancora dormiva e sicuramente era meglio così, non voleva neanche pensare a come avrebbe reagito. Perchè era successo proprio a loro? Proprio ora che gli sembrava di aver raggiunto un equilibrio in quella sua vita così incasinata. Ricordava come si era sentito circa un mese prima quando Erin gli aveva dato la notizia, finalmente aveva trovato uno scopo nella sua vita, qualcosa che colmasse quel vuoto che aveva sentito ogni giorno dall'età di 12 anni. E ora? Ora era finito tutto! Tutto era andato a puttane! La sua felicità, il suo equilibrio, la sua ragazza...sì, la sua ragazza, Erin, la piccola dolce Erin non sarebbe più stata la stessa. Quella, ormai, giovane donna era stata abbastanza sfortunata già il giorno che l'aveva conosciuto, quando poi si era innamorata di lui non aveva fatto altro che firmare la condanna all'infelicità e alla precarietà; aveva passato gli ultimi anni in balia dei suoi umori e aveva dovuto, per amore, tirarlo fuori dalle più assurde situazioni e mantenerlo quando inseguiva il suo sogno di vivere di musica. L'avvenimento di quel giorno era stato solo una conferma del fatto che quella bellissima ragazza era nata sotto una cattiva stella. In quel momento avrebbe tanto voluto chiamare qualcuno, ma chi? Slash? Duff? Izzy? Cosa avrebbero potuto fare loro, sicuramente non gli potevano restituire quello che aveva perso, quindi che senso aveva chiamarli? Non voleva rattristarli ma al contempo sentiva il bisogno di condividere il suo dolore. Nel frattempo continuava a rivivere la scena di quella mattina: Erin stava andando a sedersi sul divano vicino a lui ma proprio quando gli si era trovata difronte il suo sorriso si era trasformato in un grido di dolore, si era stretta forte le mani sul basso ventre ed era caduta a terra, immediatamente lui era andato a soccorrerla anche se non sapeva bene cosa fare. Fu in quell'istante che vide una macchia di sangue che si espandeva sempre di più sugli attillatissimi jeans della sua amata, vedendo ciò o forse per il dolore Erin svenne . Da lì in poi i ricordi erano poco chiari, ricordava di aver chiamato l'ambulanza e ricordava che gli avevano detto che la sua piccola doveva essere operata d'urgenza. Le ore passate davanti alla sala operatoria erano solo un buco nero seguito dalla vista della bella ragazza che addormentata in barella veniva portata nella camera d'ospedale e il chirurgo che lo prendeva da parte e gli spiegava quello che era successo. Poi c'erano state soltanto tante lacrime, rabbia e senso di colpa. Non si rese conto del tempo che aveva passato rannicchiato su quella sedia finchè non sentì un urlo molto familiare seguito da un pianto disperato, quasi isterico e un dottore che usciva dalla sala dalla quale era uscito anche lui poco (o forse molto) tempo prima. Scattò in piedi e entrò di corsa nella stanza, strinse Erin tra le braccia e ricominciò a piangere anche lui. “Scusa piccola, scusa, scusa, mi dispiace” fu tutto quello che riuscì a dire tra i singhiozzi ma lei sembrava non sentirlo, forse a stento percepiva la sua presenza. Solo dopo molti minuti passati a piangere ed ad abbracciarsi lei si girò e continuando a piangere urlò “IL NOSTRO BAMBINO! HO PERSO IL NOSTRO BAMBINO!!!”. Subito dopo smise di piangere, sembrò che avesse smesso di respirare e si irrigidì improvvisamente poi aggiunse a voce più bassa “E' stata tutta colpa mia! Non sono abbastanza forte.” A stento finì la frase che ricominciò a piangere, lui la strinse più forte “Non è vero, sono i miei geni ad essere malati”. Un'ora dopo Erin era di nuovo stesa sul letto a dormire, un'infermiera le aveva dato un sedativo e così era crollata in un sonno profondo. Axl era lì, seduto su una poltrona di fianco al suo letto che la guardava dormire placidamente e inconsapevole del mondo esterno eppure aveva un velo di tristezza che le copriva il volto; si mise a pensare a tutti gli anni passati insieme, a tutte le litigate che in quel momento sembravano così stupide e osservando il suo viso che in un giorno sembrava essere invecchiato di dieci anni capì che non era più la ragazza che aveva conosciuto a quella festa, era una donna incapace di accettare quello che era appena successo e neanche lui era lo stesso ragazzo, ormai era un uomo che aveva visto distrutto il suo sogno di avere una famiglia. Come potevano andare avanti nella loro vita dopo aver passato un'esperienza simile?

  
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