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Autore: lithium    28/04/2013    4 recensioni
Fergus Finnigan non può credere alle sue orecchie quando, fresco diplomato dell'Accademia degli Auror, gli viene offerta la posizione di Assistente Personale Temporaneo del Capitano Ronald Weasley. Si imbarcherà in un'avventura roccambolesca, fatta di appunti indecifrabili, auror gelosi, incidenti di percorso e un cattivissimo mago oscuro. E chissà se lungo la strada non troverà anche il tempo per innamorarsi.
Dal primo capitolo: "“Ehi, su, su, ora non fare quella faccia! Dannazione, Hermione mi ha detto un milione di volte che devo essere meno severo con le reclute. Non dirai a nessuno che ti ho spaventato, vero?” Chiese il Capitano, passando in venti secondi netti da minaccioso e terrorizzante all’uomo più sorridente ed accomodante che Fergus avesse mai visto.
Scosse la testa “Nossignore, Signore.”
“Bravo ragazzo! Ci intenderemo alla grande io e te! Certo non hai le gambe che aveva Annette, ma non si può avere tutto. E poi, ripensandoci, credo che siano state proprio le gambe di Annette a causarle quest’increscioso incidente dei gemelli…” disse Ron, pensieroso.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Il caso Mackenzie serie'
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Piccola premessa dell’autrice: Il nome del mio original character Fergus Finnigan è un omaggio ad una di quelle che reputo essere tra le fanfictions più belle mai scritte, Within these walls di oncelikeshari. Non so quale sia la vostra conoscenza dell’inglese, ma se ne avete l’occasione, leggetela, merita davvero. Quanto a questa storia, non sono solita scrivere storie non originali, non perché reputi le fanfictions meno impegnative, forse il contrario, ma in fondo mi sono detta pubblico su un sito principalmente dedicato a quelle e ne ho lette, limitatamente al mondo di Harry Potter, una quantità, è ora di mettersi alla prova. Spero di non deludervi.

 

CAPITOLO I

DI GATTI, RITARDI E CAPITANI AUROR

Fergus Finnigan era in ritardo. Il suo primo giorno di lavoro al Ministero della Magia. Il suo primo giorno di lavoro nel Quartier Generale degli Auror all’interno del Ministero della Magia. Il suo primo giorno di lavoro come assistente personale del Capitano Auror Ronald Bilius Weasley, Ordine di Merlino prima classe, nel Quartier Generale degli Auror all’interno del Ministero della Magia.

Ma no, non era affatto nervoso.

No, non lo era.

Fergus Finnigan al momento era totalmente isterico e fuori di sé.  

Isterico, fuori di sé e con un'enorme macchia di fango sulla camicia bianca nuova che sua madre, la giunonica Mary Beth Finnigan, strega straordinaria, aveva fatto confezionare appositamente per l’occasione.

 E tutto per colpa di un gatto.

Il fatto era che Fergus aveva desiderato far parte degli Auror sin da quanto era un bambino. Aveva atteso quel giorno per gran parte della sua adolescenza, lavorando duramente e studiando al massimo delle sue capacità per entrare nell’Accademia e, quando si era diplomato, era stato l’orgoglio della sua famiglia. Così quando poco più di una settimana prima l’istruttore del suo corso, Capitano Ezechiel Jones, l’aveva convocato per comunicargli che era stato prescelto per diventare l’assistente personale di nientepopodimeno di Ron Weasley al Quartier Generale degli Auror, Fergus si era sentito al tempo stesso onorato e terrorizzato della posizione che gli veniva offerta. Certo era un incarico temporaneo, l’Auror che l’aveva preceduto, era momentaneamente fuori servizio, avendo da poco partorito una coppia di gemelli, ma era una posizione ben più prestigiosa di quella in cui il ragazzo avrebbe osato sperare, essendosi appena diplomato.

 Fergus non conosceva personalmente Ron Weasley, anche se suo cugino maggiore Seamus aveva condiviso una stanza nel dormitorio del Grifondoro con gli eroi della Seconda Guerra Magica e aveva partecipato alla Battaglia di Hogwarts, insieme a lui ed Harry Potter. Non che potesse dimenticarlo. Zia Kathleen non faceva che ripeterlo a tutti coloro che volessero ascoltarla. Fergus aveva cinque anni meno di Seamus, ma quando era stato il suo momento di salire sull’Hogwarts Express per passare i successivi sette anni della sua vita imparando le arti magiche, quello che ora era conosciuto semplicemente come Tom Riddle, era già tornato e, come molti altri bambini della sua età, aveva ricevuto i primi anni della sua educazione magica a casa, perché i suoi genitori avevano temuto talmente per la sua incolumità da non mandarlo ad Hogwarts. Fergus ricordava vagamente quel periodo della sua vita, più che altro ricordava le accese discussioni tra sua madre e la zia Kathleen su come sarebbe stato più opportuno difendere i figli.

Così per lui non c’erano stati letti cremisi, né cappelli parlanti fino al terzo anno, ma quando finalmente Fergus si era seduto sullo sgabello per la cerimonia di smistamento, c’erano voluti pochi secondi perché fosse proclamato a voce stentorea un Grifondoro.

Già, Fergus aveva un gran coraggio ed allora perché al momento si sentiva incredibilmente intimorito?

Allungando più possibile il passo il ragazzo s’affrettò verso l’ascensore che l’avrebbe portato al Secondo Livello del Ministero, dove si trovava il Quartier Generale degli Auror.

** * **

Uscendo di gran carriera dall’ascensore, non senza un certo senso di nausea e vertigine - quei cosi andavano veramente ad una velocità preoccupante - Fergus si diresse lungo il corridoio, girando l’angolo ad alta velocità.

Dritto dritto contro un carrello di enormi fascicoli processuali che, apparentemente, senza che nessuno lo controllasse, stava facendo la spola tra i vari cubiculi in cui si trovavano gli uffici degli Auror.

Con grande presenza di spirito, Fergus riuscì a restare in piedi, ma non ad evitare che il carrello impattasse violentemente contro il suo ginocchio, strappandogli un’imprecazione.

Al suono della sua voce da dietro un cubicolo apparve una donna magrissima con degli occhiali da gatta viola e amaranto in precario equilibrio sul naso. La sconosciuta lo guardò con una certa disapprovazione da sopra il bordo di essi.

“Non imprecare!”

Lo pronunciò stancamente, come se fosse abituata a ripeterlo così spesso che la frase fosse diventata ormai un’abitudine, avendo perso gran parte del suo significato originale. Dopo quello che apparve a Fergus uno scrutinio in piena regola dalla punta dei suoi capelli color sabbia alle scarpe da tennis rosse, ancora imbrattate del fango che Fergus aveva cercato inutilmente di togliere con un incantesimo domestico dopo l’incontro con il gatto della vicina e la pozzanghera di fronte casa quella mattina, la donna domandò.

“Tu saresti?”

“Auror Fergus Finnigan, Signora.” Rispose, scattando sull’attenti più per abitudine che per quanto fosse necessario al momento. “Devo prendere servizio come Assistente Personale del Capitano Weasley, Reconnaissence Bureau alle 09.00, Signora.”

La donna increspò le labbra e, per un attimo, Fergus ebbe l’impressione che stesse cercando di non sorridere, poi disse “Capisco. Dodici minuti fa. Che ci fai ancora qui? Vai, vai, vai!”

Seguì il consiglio della donna, sicuramente un Auror, catapultandosi alla massima velocità verso la grande porta di vetro alla fine del corridoio. Gli uffici dei capi dipartimento e del Direttore Generale degli Auror, Gawain Robards, erano gli unici ad essere chiusi e ad essere contraddistinti ciascuno da una porta di vetro con una targhetta con incise a grandi lettere stampatello il nome e la qualifica del suo proprietario.

Prendendo un grosso respiro, Fergus bussò alla porta di Ron Weasley.

“Avanti”

Benché Fergus fosse più che certo di aver sentito qualcuno rispondergli, l’ufficio appariva completamente vuoto e in grande maniacale ordine. Tutto tranne l’enorme scrivania che troneggiava al centro della stanza ed era disseminata di carte, piume, quello che appariva un guantone da Quidditch e un numero esorbitante di cornici. Fergus sospettava che contenessero fotografie della famiglia del capitano Weasley, ma dal punto della stanza ove si trovava era impossibile dirlo.

Continuò a guardarsi in giro, cercando di capire dove potesse essere il suo superiore. Nessuno in vista. Forse le cose non gli erano andate poi così male come pensava, se veramente il Capitano Weasley non era ancora arrivato forse, non si sarebbe accorto del suo terribile ritardo.

Sentendosi rincuorato da quel pensiero, Fergus si sedette sulla sedia per gli ospiti di fronte alla scrivania del Capitano Weasley.

Appena in tempo per rischiare seriamente di aver un infarto alla tenera età di diciannove anni. Nel momento stesso in cui Fergus aveva appoggiato i glutei sulla sedia dal nulla, o meglio, con il senno di poi, da un mantello dell’invisibilità, era spuntato un uomo di non più di venticinque anni, lungo naso pieno di lentiggini, occhi azzurri e capelli di un rosso così intenso che, se anche Fergus non l’avesse visto mille volte sulle pagine di qualche rivista o nei libri di scuola, non avrebbe potuto sbagliarsi, l’uomo in questione era uno Weasley. Per la precisione il Capitano Ronald Bilius Weasley, Ordine di Merlino prima classe, l’uomo per cui avrebbe dovuto lavorare per i prossimi sei mesi. L’uomo che al momento gli puntava alla gola una bacchetta di legno di salice di quattordici pollici.

“Cosa vi insegnano in questi giorni all’accademia, ragazzo? Tu sapevi che qualcuno ti aveva risposto e che fai, anziché premurarti di controllare se vi sia veramente un pericolo, ti siedi qui in attesa, come se fossi ad una scampagnata?” Lo rimproverò l’uomo prima di sollevare la bacchetta. Non che Fergus temesse realmente che il capitano gli facesse del male, ma era umiliante. Si era diplomato con il massimo dei voti, il primo della sua classe e questo era il suo primo giorno di lavoro, avrebbe voluto colpire il Capitano con la sua preparazione, non con la sua incompetenza. Se fosse stato dignitoso per un Auror avrebbe voluto piangere.

Ron si spostò dall’altro lato della scrivania.

“Ehi, su, su, ora non fare quella faccia! Dannazione, Hermione mi ha detto un milione di volte che devo essere meno severo con le reclute. Non dirai a nessuno che ti ho spaventato, vero?” Chiese il Capitano, passando in venti secondi netti da minaccioso e terrorizzante all’uomo più sorridente ed accomodante che Fergus avesse mai visto.

Scosse la testa “Nossignore, Signore.”

“Bravo ragazzo! Ci intenderemo alla grande io e te! Certo non hai le gambe che aveva Annette, ma non si può avere tutto. E poi, ripensandoci, credo che siano state proprio le gambe di Annette a causarle quest’increscioso incidente dei gemelli…” disse Ron, pensieroso.

“Sei arrivato in una mattina piuttosto tranquilla, dovresti solo trascrivere questi appunti e farne otto copie per il pomeriggio, ho un incontro con gli Auror incaricati del caso Mackenzie.” continuò, passandogli un numero impressionante di carte stropicciate e, se Fergus non si sbagliava, in parte sporche di ketchup. “Harry sostiene che non posso pretendere che i ragazzi passino ore a cercare di decifrare la mia calligrafia, il disgraziato, come se lui scrivesse meglio di me…”

“Il Capitano Harry Potter, signore?” Chiese Fergus con aria appropriatamente meravigliata. Sapeva che lavorando nell’Ufficio Auror avrebbe potuto aver a che fare con l’Eroe della Seconda Guerra Magica in persona, ma un conto era saperlo, tutt’altro saper che entro il pomeriggio probabilmente sarebbe stato di fronte al Prescelto in carne e ossa.

Ron sorrise. “Oh, anche tu? Un giorno o l'altro qualcuno dovrà spiegarmela tutta questa ossessione ed adorazione per il piccoletto con gli occhiali. Mia sorella prima di tutti.”

“Ora vai, Auror Finnigan…. Senti, ragazzo, ti dispiace se quando siamo soli ti chiamo Fergus? Tutte le volte che pronunciò Finnigan ed Auror nella stessa frase, penso ai cioccocalderoni al rum di Seamus e mi viene fame... Oltre che da ridere. Niente di personale, ovviamente.”

“Ma certo, signore” Rispose lui, estasiato che il superiore conoscesse il suo nome.

“Molto bene.” Fergus si avviò verso la porta, tutto felice che l’incontro con il capitano Weasley fosse andato meglio ,dopo il momento di imbarazzo iniziale.

“Ah, Fergus, aspetta un momento. Immagino che ti debba rimproverare sulla puntualità…”

“Sissignore, signore. Mi scuso. Il mio ritardo di stamani era imperdonabile, ma vede Mabelle, il gatto della mia vicina…”

Il Capitano Weasley alzò la destra e Fergus arrestò all’istante la sua scusa.

“Sì, immagino ci sia un motivo plausibile, non temere. Ma vedi la puntualità è fondamentale nella vita di un uomo…”

“Sissignore, signore. Un Auror non può mai essere in ritardo, ne va della vita dei suoi compagni…”

“Io stavo pensando qualcosa del tipo che se arrivi tardi ad un buffet di nozze, non trovi più nulla da mangiare … Ma in effetti anche il tuo esempio mi pare calzante.” Concluse il Capitano Weasley sorridendo.

 

 

 

 

   
 
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