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Autore: MAMMAESME    28/04/2013    13 recensioni
La storia originale si interrompe poco prima della partenza dei fratelli Salvatore per nascondere il corpo mummificato di Klaus. Quello che avviene dopo è un miscuglio di “What if”, di scene trasposte e di personaggi noti … meno noti e inventati. Gli occhi che ci guideranno, la voce che racconterà non poteva essere che la SUA: una visione soggettiva, emotiva ed emozionante … almeno spero.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa.
Io non so tessere trame complesse, non so intrecciare i fili dell’ordito con il filato che vi passa attraverso e disegnare con essi splendidi arazzi.
La mia storia è più un leggero filo di nylon dove infilare pensieri … emozioni … e qualche pezzetto di storie già viste, nomi conosciuti, parole già dette.
Ho mischiato tanti frammenti per formale una semplice collana: piccole conchiglie forate, perline colorate, perle preziose, ed un unico, scintillante diamante …
Il cuore di Damon.


Dedicato a tutte voi  …
Ma un po’ di più a Vera.
La vostra Mammaesme.

 
 
 
Capitolo 1
IL DUOMO DI NOTTE



La nebbia di Milano mi penetrava nelle ossa. La piazza del Duomo, di notte, era semi deserta: solo qualche senzatetto, nascosto tra gli anfratti delle colonne esterne di quel monumento bianco come il ghiaccio, dormiva sonni di freddo coperto da miseri cartoni.
Mi guardai attorno, e con un balzo salii sulla terrazza sotto la Madonnina.
Ero tornato in Italia qualche tempo prima, seguendo l'eco di un nome latino. Mi ero fermato a Firenze un paio d'anni, ascoltando una lingua che mi portavo scritta in un D.N.A. di migranti lontani, a cercare qualcosa che non potevo trovare.
L'autunno e il freddo mi avevano spinto più a nord, in una città in cui l'anonimato era più facile ... dove tutti si mischiano a tutto per diventare una miscellanea di dialetti e nuovi idiomi.

Dall'alto della mia postazione la nebbia era meno fitta, un semplice velo che copriva le luci di vie mai del tutto addormentate.
Le valigie erano già pronte nella mia camera all'hotel Gallia, il biglietto per Washington appoggiato sulla scrivania, insieme ad una promessa fatta a mio fratello venticinque anni prima.



La bara con il corpo di Klaus era nel portabagagli del S.U.V. nero; io e Stefan avevamo progettato di seppellirla  nel bel mezzo del nulla in un bosco del Kansans.  Certo, l'idea di buttarlo nel bel mezzo dell'oceano Atlantico, magari proprio al centro del triangolo delle Bermuda, l'avrei preferita ... ma con i fratelli originali ancora in giro, era meglio tenersi della merce di scambio. Avevo barattato del tempo con Alaric: se noi avessimo sistemato Klaus, lui sarebbe andato alla ricerca di Kol. Avrebbe cominciato la sua missione contro i vampiri dal minore degli Originali, e con Klaus imbalsamato, noi avremmo avuto un po' di tempo: quanto … dipendeva dalla sua volontà di uccidere anche il nostro " originale" o di lasciarlo in uno stato di non morte, concedendo a noi di continuare ad esistere. Il tempo avrebbe pronunciato la sua sentenza.
Per il momento il patto avrebbe retto e la scomparsa del corpo di Klaus ci lasciava qualche margine: finchè Alaric non lo avesse trovato, la nostra linea di sangue sarebbe stata risparmiata.
Pronti per partire, ci dirigemmo a casa di Elena per aggiornarla sui nostri spostamenti e assicurarci che avesse preso tutte le precauzioni che le avevamo raccomandato.
Quando bussammo alla porta, venne ad aprirci un’Elena dal volto sfatto ... nere occhiaie sotto gli occhi arrossati.

 

- Stai bene? - domandò mio fratello.

- Che domanda del ... è ovvio che non sta bene! Cosa...? –

Quella faccia sconvolta non portava buone notizie di sicuro.
 

- Potete entrare un attimo? Non ci vorrà molto ... devo parlarvi. – mormorò.

Un brivido di puro terrore mi attraversò la spina dorsale: qualunque cosa stesse per dirci, non sarebbe stata una buona notizia.
Cedetti il passo a Stefan, che entrò per primo; io lo seguii, guardandomi alle spalle prima di chiudere la porta.
Elena ci fece accomodare in soggiorno: noi sul divano e lei seduta sul tavolino di fronte.

 

- Dobbiamo andare prima che qualcuno indovini le nostre mosse: nessuno degli originali è nei paraggi e Alaric è chissà dove. Dobbiamo portare la bara di Klaus al sicuro... - le spiegai in tono leggermente impaziente.

C'erano cose da fare … piani da attuare per la sua sicurezza ... per la sua sopravvivenza.
 

- Damon ... è importante. Io ... io vi devo ... io devo lasciarvi liberi ...- disse guardandosi nervosa le mani.

- Liberi da cosa? - chiese sorpreso Stefan.

Io cominciai ad avere un pessimopresentimento:la sua voce, il suo tono roco, da pianto trattenuto, erano i segnali di un addio.
L'impazienza di prima si stava trasformando in ansia.

 

-  Liberi da me ... liberi di rifarvi una vita lontano da qui ... liberi di non amarmi più ... di non dover badare oltre alla mia incolumità. –

Ecco la stoccata ...
Ecco la pugnalata ...

 

- Che cosa stai blaterando? Hai preso forse una dose eccessiva di Prozac per dormire ieri sera? Stai vaneggiando, dici cose assurde. Ascoltami bene: noi adesso andiamo a parcheggiare la salma a fanculandia, poi torniamo e cerchiamo studiare una via d'uscita a questo incubo. Bonnie dovrà fare i compiti a case e ... -.

Vomitavo parole per non sentire il dolore, inevitabile epilogo di una tale premessa.
 Lei ci stava lasciano ... lei mi stava allontanando.
Lei, lo scopo della mia esistenza negli ultimi due anni ... dell'intero futuro immaginabile.

 

-  Damon, lasciami parlare: accantona i problemi per un attimo, li ritroverai ad aspettarti tra cinque minuti. Io devo parlare, vi devo spiegare: vi amo troppo per continuare a lasciarvi in sospeso, per non restituirvi la possibilità di andare oltre ... oltre Mystic Falls. Oltre l'attesa. Oltre me. –

Una lacrima rotolò lenta sulla sua guancia, cadendo sulle dita che aveva intrecciate in grembo, ma la sua voce rimase ferma.
Stefan tentò di obiettare, ma lei lo zittì scuotendo la testa.

 

- Vi amo. Vi amo entrambi per motivi diametralmente opposti. Vi amo per come mi amate. Vi amo per quello che siete. Il mio cuore non è spaccato in due, al contrario: nel mio petto è come se ne battessero due ... come se in me ci fossero due ragazze pazzamente innamorate di due persone meravigliose. –

Deglutì e si voltò a guardare mio fratello impietrito.
 

- Stefan, come potrei mai vivere senza la tua dolcezza, senza la tua indulgenza, il calore dei tuoi abbracci, la certezza della tua comprensione: tu mi capisci e mi accetti come nessun altro sa fare. Anche nel tuo periodo più nero hai capito le mie ragioni, hai accettato le mie decisioni... hai avuto bisogno di me! E tu non puoi immaginare quanto riempia la vita sapere che sei importante per la salvezza di qualcuno ... sapere di essere l'àncora di salvezza per chi sta andando alla deriva, il faro per chi si è perso. Ricolma la vita di significato ... dà ai tuoi giorni uno scopo. Tu eri il mio rifugio ma, più importante, riportarti alla luce era la mia sfida. ... lo scopo che ha riempito di significato la mia esistenza, altrimenti colma di vuoti. –

Gli occhi di mio fratello si riempirono di lacrime, vagando nel ricordo della sua perdizione, agganciandosi allo sguardo tristemente sorridente che Elena gli stava regalando.
 

 

- Damon ... - accennò, ma la zittii subito.

- Stai zitta. Non dire una parola di più ... non voglio sentire, non voglio ascoltare... -

Nella mia testa ronzavano le parole “innamorata pazza” ...
Innamorata? Di me? Mi stava confessando che una parte di lei aveva ammesso di amarmi, aveva accettato di amarmi e ... Finiva tutto lì ?

 

-  Damon, ti prego ... -

- Ti prego io! –risposi con una rabbia che stava sfondando gli argini della mia pazienza.

- Ci stai cacciando, ci stai dicendo che non ci vuoi più nella tua vita, che dobbiamo lasciarti ... che dobbiamo andarcene da casa nostra … e vorresti addolcirmi la pillola raccontandomi di sentimenti mai espressi, di un amore mai confessato ... che mi ami?! Quanto mi ami, io posso solo immaginarlo o illudermi di saperlo. ... ma sentirtelo dire un minuto prima di non vederti mai più non lo posso tollerare. Tieniti la tua coscienza sporca ... io mi terrò i miei dubbi e li butterò fuori dal finestrino non appena sarò abbastanza lontano da qui. –

- Damon ... non posso scegliere... egoisticamente non posso spezzarmi e non voglio spezzare voi due... Se scegliessi uno, l'altro ne sarebbe distrutto ... Io sarei distrutta! Non sono Katherine per “godervi” entrambi o per oscillare come un pendolo a seconda della stagione. Siamo perfetti insieme, ma insieme non possiamo stare ... a questo punto meglio separati, che uniti a soffrire ... –

-  Hai pensato a tutto vero ... ? Bene, se è questo che vuoi ... eccoti il mio cellulare ... - dissi lanciando il mio smartphone ai suoi piedi ...  - Cancella il mio recapito dalla tua memoria ... dalla tua rubrica ... Dal tuo cuore. –

Ero completamente accecato della furia che nascondeva il mio dolore.
Stefan mi prese per le spalle con gli occhi ancora colmi di quell'acqua salata che non si decideva a scendere.

 

-  Calmati, se lei vuole così, dobbiamo rispettare la sua scelta. Solo mi domando …- disse rivolgendosi ad Elena - Chi ti proteggerà? Chi verrà in tuo aiuto? Elijah e Rebekah non rimarranno lontani a lungo, Kol non è detto che sarà catturato e anche quando Alaric tornerà ... –

-  Finche tutti gli originali non saranno morti io sarò al sicuro. Poi, se e quando … ci penserò. Nel frattempo Bonnie studierà qualcosa, interrogherà le streghe e cercherà di capire come combattere Esther nell'aldilà. Sarò al sicuro ... –

Lei al sicuro non lo sarebbe mai stata, nemmeno se rinchiusa in una buca profonda mille metri in un'isola deserta nel bel mezzo dell'oceano Pacifico: la sfortuna, la magia, l'occulto l'avrebbero trovata anche in capo al mondo.

-  Elena, sei sicura? - Insistette Stefan.
Sicura di cosa? Sicura di non volerci intorno. Sicura di liquidarci come stracci vecchi da mandare al macero: non le serviamo più, le siamo d'impiccio ... – ringhiai.

-  Come puoi dire questo? Come puoi solo insinuare che non tengo a voi due? È proprio perché vi amo che vi devo lasciar andare ... - mentre pronunciava questa sentenza di ergastolo, si avvicinò a Stefan ...

-  Addio, Stefan ...  ti ho amato sempre, nella luce e nel buio ... –

Si protese verso di lui e lo abbracciò piangendo lacrime silenziose. Separandosi dalle sue spalle curve, lo guardò negli occhi e gli sfiorò la guancia con una carezza lieve.
 

-   Lasciami sola con tuo fratello ... - gli chiese asciugandosi le lacrime, - abbiamo bisogno di un attimo da soli ... –

Io mi voltai verso Stefan e lo invitai con uno sguardo truce ad ascoltarla.
Lui diede un ultimo bacio a quella che era stata la sua ragazza, e si volto.
Osservai le sue spalle scuotersi in un singulto e uscire dalla porta di quella casa colma di ricordi e dolore .... speranze e illusioni infrante.
Lei mi prese il volto tra le mani e mi fissò dritta negli occhi.

 

-   Damon ... - sussurrò a pochi centimetri dalla mia bocca.

-  Te lo ripeto: stai zitta! –

Con un gesto brusco delle mani le afferrai i polsi e allontanai quelle dita che mi bruciavano le guance.
La rabbia che ingabbiava la mia sofferenza cominciava a cedere e a lasciar fuoriuscire quella sensazione densa e rovente come lava.
Incapace di contenermi oltre, la spinsi contro il muro alle sue spalle, attorcigliando le mie dita attorno al suo fragile collo, lasciato scoperto da una maglia nera leggermente scollata.
Il suo seno cominciò a sollevarsi in profondi sospiri, dettati forse dalla paura o, più probabilmente, dallo stesso dolore che spezzava il mio respiro.

 

-  Cosa ne sarà di te? e di me ... che cosa ne sarà di noi? - le soffiai sul viso ... – Che cosa farai domani, quando non sarò con te … e il giorno dopo … e poi per sempre? -

La mia mano sciolse la presa e, tremante scivolò in mezzo al suo petto, dove il cuore batteva all'impazzata.
 

-  A chi affiderai la tua vita? Chi ti verrà in soccorso? Chi sopporterà le tue ferite … i tuoi innumerevoli casini ? Dimmi: chi lo farà meglio di me? -

Salii di nuovo sul suo volto e feci scivolate le mie dita sulle sue labbra morbide, torturandole impietoso...
 

-   Non mi hai dato nessuna possibilità ... non mi hai permesso di entrare … -

-   Tu SEI parte di me ...-

-   Una parte che hai castrato ... una parte che stai strappando via come si estirpa un tumore maligno! –

Mi avvicinai pericolosamente alla sua bocca.
 

-  Non hai lasciato che ti amassi ... non ti sei permessa di amarmi ... -

Il mio corpo la schiacciò ancora di più contro il muro.
 

-   Chi potrà mai amarti così? Chi ti accenderà come solo io so fare?-

Le sfiorai la bocca senza baciarla, facendole solo sentire il calore del mio respiro.
 

-   A chi darai i tuoi baci? Per chi saranno i tuoi sospiri …? Io ho dovuto rubarli … accontentarmi … farmi bastare le briciole … e adesso più nulla? –

Lei rabbrividì, le ginocchia cominciavano a cederle: il desiderio la faceva tremare insieme alla disperazione.
 

-   Damon, ti prego ... -

-   Ti prego cosa? Damon vattene? Non ci credo: tutto il tuo corpo mi grida di amarti, le tue labbra urlano di baciarle ... la tua pelle supplica il sollievo delle mie carezze ... -

Lei chiuse gli occhi e due grosse lacrime bagnarono le mie dita, ancora incollate alle sue gote, il pollice a stuzzicarle la bocca semiaperta.
 

-   Ora tocca a te bruciare nell'inferno in cui io sono arso in questi mesi, consumarti nelle fiamme che mi hanno arroventato ogni volta che posavo lo sguardo su di te. Io adesso uscirò da quella porta, come Sua Signoria ha ordinato. Uscirò e l'ultimo ricordo che avrai di me sarà la mia schiena eretta: non mi volterò per guardarti crollare ... non verrò a raccoglierti, e ... -  la mia bocca si avvicinò languida al suo orecchio, - non ti lascerò nemmeno un bacio d'addio.-

Mi staccai da lei, mentre spalancava incredula gli occhi.
La guardai un'ultima volta, e deformai la bocca in un ghigno sarcastico.

 

-   Addio, dolce Elena ... ti lascio al tuo destino, che non sarà più il mio. -

Mi voltai e, in un batter di ciglia, scomparvi dalla sua vista.
La porta che si chiuse alle mie spalle ebbe lo stesso peso di una pietra tombale sul mio cuore già morto: ne fui schiacciato e le ginocchia mi cedettero, facendomi accucciare per un attimo sulla soglia.
Sarei voluto tornare da lei ... abbracciarla ... dirle che andava tutto bene ...
Ma non andava tutto bene, nulla sarebbe mai più andato bene!
Un leggero lamento mi fece alzare lo sguardo appannato: mio fratello era nel viale di fronte a casa, con le braccia incrociate sopra il finestrino del SUV, la testa immersa nel giubbotto e piangeva come un bambino, sfogando con le lacrime quel dolore che la sua mente non poteva accettare.
Lo fissai un attimo, con la voglia pazza di penderlo a calci nel culo ma , ... ma tutto era cominciato con un morso di licantropo ... con uno scambio di vite ... un patto che lo aveva portato lontano da lei per salvare me, lontano dal suo amore per amore mio.
Raccolsi le ultime forze che la rabbia ancora mi forniva e, appoggiando le mani sulle ginocchia, mi alzai.
Senza voltarmi, appoggiai la mano sulla porta alle mie spalle, quasi a sentire ancora il calore della donna che si stava sciogliendo in lacrime a qualche metro di distanza sussurrando il mio nome e, con i piedi pesanti, m’incamminai verso Stefan.

 

-   Andiamo, fratello ... - lo esortai. - Dobbiamo raccogliere le nostre cose, chiudere la casa e partire. Abbiamo ancora una missione da compiere prima di dire addio a tutto questo. -
-  Perché Damon? - mi chiese in un singhiozzo.
-  L'hai sentita: perché ti ama, perché senza di noi, probabilmente è più al sicuro ... perché è giunto il momento che lei pensi ad una vita vera, con uomini veri ... vivi ... fecondi...-
-  Damon ... Ma io la amo, io non sono niente senza di lei... -
-  Stefan, guardami ... - lo feci girare per poterlo fissare negli occhi. - Lei non vuole diventare un vampiro, giusto?-
-  Giusto, ma ... -
-  Quanto pensi potesse durare ancora? Il college? E poi? Poi si ritroverebbe sola, con un ex fidanzato troppo giovane e un futuro da costruire dal principio... –

Mentre la mia mente elaborava stupide consolazioni per quell'eterno ragazzino che mi stava di fronte, capii che, forse, quello era veramente il momento giusto per toglierci dalla vita di Elena per lasciarle vivere quella vita che tanto tentavamo di difendere.
Spinsi mio fratello in macchina e, mettendomi alla guida, mi diressi verso casa nostra.

 

-   Fatti una doccia e prendi le tue cose... – lo esortai quando arrivammo sulla soglia.

-   Non ho nemmeno del tempo di .... -

-   Non hai nulla da fare se non prepararti a partire: qui tra mezz'ora. - gli ordinai prima di spingerlo su per le scale.

Con la velocità di chi non vuole fermarsi a pensare troppo, coprii i mobili e sbarrai le finestre. Salii in camera, cercando di non soffermarmi su tutte le immagini di Elena che si materializzavano negli angoli delle stanze dove lei era stata, mi aveva parlato, sorriso, sgridato.
Arrivato in camera, buttai il trolley sul letto e per una frazione di secondo mi rividi moribondo e febbricitante tra quelle lenzuola, con lei al mio fianco. Sentii di nuovo le sue parole di perdono... quelle che mi confessavano che le piacevo per quello che ero ... per com’ero; sulle mie labbra si materializzò il sapore del suo bacio leggero, un bacio d'addio ... il bacio che non le avevo voluto lasciare qualche minuto prima.
La consapevolezza che non l'avrei rivista mai più mi colse improvvisa, come un paletto in mezzo al cuore. Soffocai un urlo e cominciai a riempire la valigia, cercando di lasciar fuori i ricordi molesti. Questi, però, si stavano già accumulando nella mia memoria, in un fardello molto più pesante della valigia che stavo preparando.
Quando sentii che Stefan era pronto, afferrai i bagagli e uscii da quella stanza buia
.

Quei ricordi si proiettavano tra le guglie gotiche, che avevano l’ardire di voler raggiungere il cielo e che il cielo avvolgeva con le sue nuvole basse e umide.
Rividi il volto giovane e sorridente di una fanciulla che aveva litigato col fidanzato, l'ultima sera di una vita spensierata ...
Mi apparve lo sguardo severo di una ragazza che voleva redimermi a tutti i costi ...
Della giovane donna che, colta dalla passione, mi si avventò addosso una notte, sul balcone di un motel ...
Ogni immagine era acqua salata sul mio cuore ormai arrugginito ...
Com’era diventato quel volto? Era quello di una splendida quarantenne, madre e moglie?
Non avevo visto un suo libro in vetrina in nessuna parte del mondo: per quanto avessi privilegiato la vita notturna, certo avrei notato il suo nome su una copertina; lo avrei sentito  pronunciare da qualche giornalista,  letto su qualche rivista sfogliata nei mille aeroporti in cui avevo transitato.
Forse si era arresa ...
Forse aveva nascosto nel cassetto i suoi sogni per dedicarsi a qualcos'altro … ad una famiglia ... ad un uomo. Ogni volta mi sentivo morire immaginando Elena muoversi dentro un abbraccio estraneo, mani di chissà chi violare la sua pelle candida … ogni volta il dolore era incommensurabile.
Cercai di figurarmela più adulta, il corpo meno esile, con qualche ruga intorno agli occhi, ma l'unica fotografia che riuscivo a mettere a fuoco nella nebbia del passato era quella della ragazzina che era riuscita a ricomporre il puzzle della mia anima in pezzi, per poi ridurla in cenere.
Forse, il giorno dopo, avrei avuto una risposta al mio identikit …
Forse, il giorno dopo, avrei cancellato una persona che non esisteva più, se non infilata nelle pieghe della mia memoria.
Forse, il giorno dopo, …


Dissi a Stefan di caricare le sue cose sull’auto nera.
- Io ti precedo con la mia macchina e ci dirigeremo dove abbiamo deciso di riporre la bara ...
- E poi ...? - mi chiese Stefan ancora evidentemente scosso.
- Poi andremo in un bar con un planisfero ... prenderemo due freccette e le lanceremo dietro le spalle: quelle saranno le nostre mete-
- Mi lascerai ancora solo? Anche tu ...- si lagnò.
- Tu starai meglio senza di me ...-
- Sei mio fratello: non abbiamo più nulla se non l'un l'atro ... -
- In questo momento non potrei far altro che trascinarti nel mio lato più nero; non potrei esserti d'aiuto. È giunto il momento che tu faccia un viaggio con te stesso, in te stesso: non squartatore ... non principe consorte ... non più il fratello buono. Solo Stefan.Trova la tua strada … cerca la tua vita ...-  “mentre io distruggerò la mia”, pensai.
- Dammi il tuo telefono, Stefan - gli chiesi. - Dammelo o distruggilo tu stesso. Nessuna tentazione; una rubrica con nomi e numeri nuovi: senza di me, senza Elena ... senza la possibilità di rintracciarmi se non quella del caso... - sentenziai mentre mi porgeva il suo Iphon.
- Venticinque anni ... - mormorò
- Venticinque cosa? - domandai, non capendo a cosa si riferisse.
- Qui ... davanti a questa porta ... tra venticinque anni ... il primo di novembre del 2034 ... prima di mezzanotte -
L'idea di avere un appuntamento col destino, aveva risvegliato in me il giocatore d'azzardo. Venticinque anni ... non troppo pochi per influire sul futuro di Elena ... non troppi per avere la certezza di ritrovarla morta … giusto il tempo per una vaga speranza di vederla felice.
- Ok. Qui. Tra venticinque anni ... - dissi, quasi scommettendo col fato.
Mio fratello allungò la mano per salutarmi. Io la afferrai, trascinando l’unica persona che potevo definire " famiglia" in un abbraccio senza più rancore.



Forse, il giorno dopo, avrei riabbracciato anche lui …
Il giorno dopo: primo novembre 2034.



 

  
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