Ciao a tutti…! Eccomi dopo una lunghissima assenza…( lo studio mi sta uccidendo.. J)
Comunque, tra un libro e l’altro, mi è venuta l’ispirazione per questa ff.
È ambientata nello stesso periodo della mia ff “The sweetest pain”(leggetela se non l’avete ancora fatto…J) questa volta, però, è Akito a parlare… vi chiedo anticipatamente scusa se sarà un po’ diversa dalla vera storia, specialmente alla fine, ma mi piace fantasticare un po’ ogni tanto…
Comunque buona lettura e, come sempre, commentate!!
MY FAULT
A
volte non riesco proprio a capirti, sai Sana?
E
quando succede, quando non ci riesco, sento nascermi dentro qualcosa di talmente
strano che mi pare quasi d’impazzire.
Si, nel vero senso della parola. Perché proprio non mi
capacito del fatto che tu possa essere così sciocca, a
volte.
Io
non sono mai stato bravo con le parole, lo sai benissimo anche
tu.
Ma
questo non vuol dire nulla! A te, piccola sciocca ragazzina, le parole non
sarebbero dovute servire. Ti sarebbe bastato guardare… guardare un po’ più a
fondo nei miei occhi, dentro di me, per leggere, per vederlo lì, chiaro come il
sole, quel sentimento…
Già. L’ho maledetto molte volte, questo sentimento,
sai…?
Inizialmente ho cercato di nasconderlo a tutti,
riuscendoci anche…
È
stato quando ho cercato di nasconderlo a me stesso che ho capito che non potevo
far finta che non ci fosse. Perché c’era.
Era reale. Lo potevo sentire, toccare quasi, per quanto consistente
fosse…
E
allora quando ho capito che nasconderlo non sarebbe servito, ho iniziato ad
offenderlo.
A
maledirlo… a insultarlo con quanta voce avevo in corpo, mentre, da solo, buttavo
pugni ai muri della mia stanza.
Credendo che se facevo del male a me stesso, ne avrei
fatto anche a lui.
Stronzate!
Per quanto reale fosse, quel sentimento non sentiva
dolore, non si feriva, non si scalfiva neppure.
E
allora ho imparato a conviverci, giorno dopo giorno. E ho capito che, dopotutto
mi dava un calore che non avevo mai provato prima. Ed era una cosa nuova, che,
forse, mi piaceva provare…
Perché Dio Sana…! Mi bastava guardarti per stare
bene.
Ora dimmi come diamine hai fatto a non vedere una cosa
tanto grande…!
L’avevano visto tutti… proprio tutti… tranne
te.
E
allora dimmi se poi non ho ragione,
quando ti dico che sei una sciocca…!
Se
non dovrei dubitare, adesso… adesso che sei qui di fronte a me, bella come non
mai, a dirmi che l’hai respinto. Rifiutato. Perché è me, solo me, che
ami.
Avrei voluto spaccarlo, quel televisore ieri notte,
mentre lo sentivo parlare di te… mentre sentivo quel damerino di Kamura dire
pubblicamente, a milioni e milioni di persone, che tu non hai ricambiato il suo
amore perché… bè perché l’amore che avrebbe voluto per lui, che avresti dovuto
dare a lui… quell’amore era già di un altro.
Quell’amore era… mio…?
Tsk… Solo un tipo come Kamura avrebbe potuto fare una
cosa simile!
“
Cazzate…quello spara solo cazzate! Sana non mi ama… Sana non può amarmi… non
adesso…”
Questo ho pensato.
Ma
c’era qualcosa, comunque, dentro di me che mi urlava di
chiedertelo.
Che mi urlava di fermarti, obbligandoti anche, e
domandarti se è vero che tu mi ami.
Te
l’ho domandato, Sana. E non so se sia stato un
bene.
Perché è di fronte ai tuoi occhi che non riesco a
razionalizzare più nulla.
“Non guardarmi così! Non
farlo…!”
Vorrei dirtelo. Non lo
farò.
Perché non è vero che voglio che tu smetta. Starei a
specchiarmi in questi occhi per un’ eternità, se solo
potessi.
Ma
il punto è che non posso farlo.
Perché anche se, quando sono con te, è come se il mondo
intorno sparisse, non posso lasciarmi andare. Non posso dirti che ti amo
anch’io. Che ti amo da sempre.
C’è Fuka adesso. C’è lei accanto a me.
C’è sempre stata… da quando sei
partita.
C’è Fuka con i suoi sorrisi felici, con la sua allegria,
con la sua spensieratezza.
C’è Fuka che mi sta accanto anche quando mi comporto da
stronzo, che mi fa ridere, ogni tanto, che mi fa pensare, per un attimo, che
forse non esiste solo Sana…
C’è Fuka che fa finta di non capire… che fa finta di non
vedere che, quando guardo quei cartelloni appesi per tutta la città che
ritraggono il tuo viso, il mio sguardo si rabbuia e divento insopportabile…
C’è Fuka e con lei non c’è Kamura. Non c’è di mezzo un
film o una pubblicità da girare e quando guardo
No… con lei ci sono solo chiacchierate, passeggiate mano
nella mano e problemi di ragazzini… ci sono compiti in classe e luna park il
sabato pomeriggio.
Con Fuka c’è… quello che volevo con
te.
Allora perché, perché nonostante questo, non riesco a
lasciarti andare…?
Perché continui ad avere quello sguardo…? Perché ho
l’impressione che il tuo cuore si sia spezzato una seconda
volta…?
Cosa dovrei dirti…?
Che ti amo?
Lo
sai già.
Dovrei prendere il tuo viso tra le mani, baciarti e non
lasciarti andare via mai più?
E
chi se ne frega di Kamura, dei film, delle pubblicità e di
Fuka…!
Ti
aspetti questo da me, Sana…?
Vorrei farlo, tu lo sai.
Ma
non lo farò, e sai anche questo.
Sinceramente non so cosa tu abbia trovato in me, di cosa
esattamente tu ti sia innamorata.
Ho
paura persino a domandartelo, perché temo che, guardandomi bene, guardandomi da
vicino, tu possa vedere che i miei difetti sono così tanti e così grandi da non trovare più nulla da poter
amare.
Forse sarebbe meglio così, non credi
Sana…?
Si. Sarebbe meglio che tu non mi amassi affatto. Non
così, non adesso.
Avrei rinunciato a tutto, avrei fatto qualsiasi cosa, ti
avrei aspettato… ti avrei aspettato per tutta la vita se solo tu me lo avessi
detto prima. Se solo tu l’avessi capito prima.
E
non ci sarebbe stata nessuna Fuka.
Ma
Fuka, ora, è una realtà.
E
non posso ignorarla, anche se una parte di me lo
desidera.
Però penso che, dopo questa tua “confessione” avrei fatto
meglio ad ascoltare Tsuyoshi, una volta tanto.
Perché credo che mi capisca meglio di quanto lo faccia io
stesso.
O
che capisca meglio te… questo non saprei
dirtelo.
Ma
ci penso adesso che ti sto guardando. E mi rendo conto che forse avrei dovuto
confessarti tutto, quando ancora potevo farlo.
È
che ti vedo così bella anche adesso…! Adesso che i tuoi capelli morbidi e leggermente
scompigliati ti contornano il viso,
che mi pare quasi impaurito.
Hai paura di me… Sana?
No…! Non averne…sono sempre io quello che ti sta
davanti…
Ma
capiscimi, Sana… stavolta non posso stringerti fra le braccia, come facevo un
tempo… non posso offrirti la mia spalla…
Credo, neppure la vorresti, la mia
spalla.
Ed
è quando ti vedo voltarmi le spalle e andartene lontano che la mia mano si muove
da sola, cingendo il tuo polso così fragile e
sottile.
E
un brivido mi percorre la schiena.
È
come se avessi paura che, da un momento all’altro, tu possa
spezzarti.
E
lo so… che non riuscirò a evitarlo e lascerò che tu ti
spezzi.
Ti
sembrerà egoistico… e magari lo è.
Vorrei non doverti fare questo… davvero vorrei che tu non
mi amassi.
Perché finchè ero solo io ad amare te, finchè non c’erano
complicanze, fino a quando ero ancora solo “il tuo miglior nemico” allora potevo
sopportarlo.
Finché ero l’unico a soffrire allora potevo
sopportarlo.
Ciò che non sopporto è che sia tu, Sana, quella che
soffre. Anche tu.
E
allora capisco che comunque qualcuno soffrirà. E non potrò
impedirlo.
E
mi pare quasi facile, ora che ho raggiunto questa consapevolezza, dirti quello
che provo… ora che non ho i tuoi occhi puntati addosso, ora che mi dici tremante
con il capo chino, che adesso è Fuka quella che voglio, che è con lei che voglio
stare e che noi, i nostri
sentimenti, la nostra storia fanno parte del
passato…
Non sarai mai solo il passato per me,
Sana…
Ci
ho provato, credimi, a trasformarti in un ricordo... a dirmi che potevo amarla…
che potevo amarla davvero.
Ma
il punto è che già so che non l’amerò mai come amo
te.
E
allora provo a dirtelo, piano, con un filo di
voce.
Ma
l’infermiera apre improvvisa la porta, facendoci
sobbalzare.
Accidenti a lei! Odio questa brutta
vecchiaccia!
E
quando indica qualcuno, nascosto dietro la parete, sento una morsa attanagliarmi
lo stomaco.
Vedo Fuka con gli occhi bassi che mi guarda un attimo e
poi scappa via.
E
vedo te, Sana, seguirla senza esitazioni.
Rimango fermo per qualche istante e provo ribrezzo,
quasi, per un pensiero che, veloce, passa nella mia mente e che se và via un
attimo dopo.
Avrei voluto finire il discorso con te, Sana, e avrei
voluto che Fuka sentisse tutto.
Bastardo…?
Si
lo so. Ma non me ne vergogno.
Ed
è come se mi fossi liberato da un
peso.