« Se sei tanto arrabbiato
con me, perché mi hai
fatto bere il tuo sangue per salvarmi? »
«
Perché faccio cose stupide, Bonnie. »
Continuava a
guardare davanti a sé ignorando la fredda
pioggia che le bagnava i lunghi,
rossi
capelli. Ci aveva provato e aveva fallito.
Di
nuovo.
Continuava a
chiedersi cosa c’era di sbagliato in lei.
Non riusciva a capire nulla, nella sua testa c’era un vortice
di nuvole nere,
ogni colore era spento, ogni vitalità era assopita, muta
come la lacrima che le
era scesa nell’esatto momento in cui
lui aveva
pronunciato quella frase.
Perché
faccio cose stupide, Bonnie.
Quella frase
continuava a ronzarle in testa, come uno
sciame di api attorno a una cascata di miele.
Perché?
Perché,
ogni cosa che faceva le si rivoltava contro? Era
così sbagliato amare?
Scosse la testa
sorridendo amaramente. Una voce maligna
le si insinuò nella testa, pronta a schernirla come sempre.
La domanda
giusta, Bonnie, è: È sbagliato amare lui? Un uomo che non potrà mai
amarti,
un vampiro potente, innamorato
a sua volta
di una ragazza mille volte migliore di te. Cosa sei tu in fondo?
Perché
faccio cose stupide, Bonnie.
La lacrima
solitaria finì presto la sua solitudine, difatti
nuove compagne la raggiunsero, poi un’altra e
un’altra ancora.
Allora?
Continuò la voce maligna nella sua testa.
Bonnie, cosa sei
tu in fondo? Vuoi saperlo? Sei soltanto
una ragazzina insulsa, una bambina che non sa niente della vita,
un’irresponsabile,
una combina guai.
Oh andiamo, come
puoi sperare che lui ti noti quando
sai benissimo che non potresti mai essere alla
sua altezza.
«
Basta! Basta! Basta! »
Un lampo
squarciò il cielo.
Bonnie
tremò per il freddo, per lo shock, per la paura.
Ma soprattutto,
tremò per il dolore che le aveva
attorniato il cuore.
Perché
faccio cose stupide, Bonnie.
Voleva urlare,
ma a cosa sarebbe servito? Nessuno
l’avrebbe sentita.
Nessuno
mi sente, mai.
La pioggia era
ormai diventata un tutt’uno col suo corpo,
i vestiti incollati alla sua pelle ormai fredda.
Sapeva dove si
trovava, soltanto perché aveva cercato
quel posto di sua iniziativa: una radura solitaria, dallo sfondo oscuro
e ottenebrante;
Un po’ come il suo stato d’animo.
Si sedette in
mezzo a quella distesa desolata, ignorando
la pioggia che man mano che il tempo passava, si faceva sempre
più violenta.
Pensava.
Ma a che scopo?
Perché continuava a farsi del male?
Perché
sei stupida, Bonnie.
Sì,
forse lo era davvero. Pensare di poter arrivare al
cuore di lui, lei che non ne
combinava mai una giusta era la cosa più idiota a cui
potesse ambire. Persino
poco prima che lui le salvasse la vita, aveva incrociato il suo sguardo
e vi
aveva letto un terrore e una paura che non gli appartenevano affatto.
Perché,
poi? Solo perché come una sciocca bambina, aveva sperato che
lui avesse avuto
paura di perderla, avesse provato un solo decimo di amore,
quell’amore che lei
immensamente, provava per lui.
«
Perché l’hai salvata, Damon? »
«
È
la migliore amica di Elena, se la perdesse ne soffrirebbe. »
Elena.
Sempre e
soltanto, Elena.
Lui
vedeva soltanto
Elena. Come
dargli torto? Non era Elena che si gettava tra le braccia del pericolo,
non era
Elena a fare stupidaggini, nel vano tentativo di salvare gli altri. Non
era
Elena, che cercava un posto nel mondo, un posto nel suo
cuore.
A volte si
chiedeva come avesse fatto Elena, ad arrivare
nel suo cuore. Quel cuore così duro e così
impenetrabile, tanto da far sembrare
dall’esterno, che in realtà non ci fosse. Eppure
c’era, lei lo percepiva e
voleva possederlo. Ma quella era una prerogativa di Elena, e come
avesse fatto
a penetrare fin là dentro lo sapeva soltanto lui, Damon.
Era
così stupida, da sperare persino che le fosse amico.
Ma Damon aveva soltanto un’amica: Elena.
Damon aveva
soltanto un amore: Elena.
E lei?
«
Sei solo una stupida ragazzina, Bonnie. »
Lo amava, eppure
ricordava soltanto le cose più orribili,
che lui le ripeteva da sempre. Ciononostante continuava ad avere nel
petto quel
peso soffocante che premeva per uscire fuori: amore, dolore, odio,
dolore,
amore e ancora dolore. Era normale cercare di far combaciare quei due
sentimenti così diversi?
In fondo, lei
voleva soltanto essere amata, voleva essere
considerata.
Ma purtroppo,
non era nulla di tutto ciò.
Sperava
stupidamente, che se avesse fatto un gesto eroico,
gli altri l’avrebbero reputata una persona degna di stare nel
loro gruppo.
Invece, era sempre colei che causava maggiori danni, seppur
involontari. Sapeva
peggiorare le situazioni come nessuno.
L’ultima
goccia che aveva fatto traboccare il vaso, era
caduta una settimana prima.
Voleva rendersi
utile, voleva sentirsi parte integrante
di un gruppo speciale come il loro. Ma era finita col fare una magia
sbagliata,
un incantesimo andato a male, che non solo aveva quasi messo in
pericolo
l’intero gruppo, ma aveva
quasi fatto
perdere la vita a lei stessa, tanto da obbligare Damon a donarle il suo
sangue
per poterla salvare.
Al suo risveglio
era stata accolta con abbracci, sospiri
di sollievo e parole di conforto. Da tutti, tranne che da lui, Damon.
Lui le aveva
riservato uno sguardo carico di odio,
ostile. Non era la prima volta che la guardava così, anzi,
alcune volte lo
sdegno era palpabile come non mai in quello sguardo nero come la notte.
Ma
quella volta fu diverso, era arrabbiato, talmente tanto da indurlo a
uscire sbattendo
la porta. Dopo essersi fatta spiegare in breve, cosa fosse successo,
inutile
dire che lei lo aveva inseguito, pentendosene, ahimè, molto
presto di quel
gesto istintivo. Ciononostante non poté fare a meno di
incrociare di nuovo
quello sguardo di onice puro e ancora una volta, specchiarsi in un mare
di
odio.
«
Damon… Grazie per avermi salvata. Di nuovo. »
disse mordendosi le guance. Lui
era di spalle ma poteva vedere dalla postura che era rigido, spalle
curve e
pugni stretti. Si voltò lentamente, il suo viso era scavato
dalla rabbia.
«
Tu. Stupida ragazzina. Hai idea di cosa potevi fare? » Bonnie
gelò. Non si
aspettava di certo un abbraccio, o un “Di niente”
ma non si aspettava nemmeno
tutto quel rancore.
«
Io… » lui la bloccò.
«
Taci! » Sussultò a quel ringhio.
«
Damon io… » lui la prese per le spalle e la
sbatté con la schiena su un albero.
«
Hai idea di cosa avresti potuto fare? Avresti potuto danneggiare noi,
ma
soprattutto avresti potuto far del male al mio Angelo. »
Bonnie avrebbe voluto
scomparire, voleva parlare ma le parole non uscivano. Lui continuava a
guardarla con odio, le stringeva le spalle, causandole persino dolore.
Ma quel
dolore non era niente a confronto a quello che vi si era insinuato nel
cuore.
« Se sei tanto arrabbiato
con me, perché mi hai
fatto bere il tuo sangue per salvarmi? » disse, trovando un
coraggio che non le
apparteneva. Avesse saputo la risposta che lui le stava per dare non
avrebbe
mai posto quella domanda.
«
Perché faccio cose stupide, Bonnie. »
CRACK.
Era quello il
suono di un cuore spezzato? Bonnie lo aveva
udito. Era il suo cuore, ridotto in tanti minuscoli pezzettini.
Da quel giorno
era passata una settimana esatta. Non
aveva sentito nessuno, aveva spento il cellulare, si era persino fatta
negare
quando le sue amiche erano andate a trovarla.
Si sentiva una
stupida, una bambina immatura. Ma forse
era quello che era: una stupida bambina immatura.
Non
voleva tornare
al pensionato, non voleva vedere lo sguardo commiserevole dei suoi
amici, ma
soprattutto: non voleva vedere lo sguardo carico d’odio di
Damon.
Stefan in quei
giorni, aveva cercato inutilmente di
entrare in casa per parlarle, ma lei aveva eretto un incantesimo che
impedisse
a chiunque di entrare. Aveva persino smesso di andare a scuola,
giustificandosi
con un influenza molto grave.
Due sere prima
si era stancata di stare chiusa in casa, voleva
soltanto respirare un po’ di aria, cercare di sentire
qualcosa che non fosse solo
dolore.
Invece era
lì, seduta , in mezzo a un temporale che
sicuramente le avrebbe causato una “Vera”
influenza, ciononostante non aveva la
forza di alzarsi.
In fondo, cosa
l’aspettava a casa?
I suoi genitori,
erano partiti due giorni prima per
lavoro e lei ne aveva approfittato subito per poter sgattaiolare via.
Si
raggomitolò su se stessa, cercando di riscaldarsi col
suo stesso calore. Il tempo scorreva lento ma per lei era come se si
fosse
tutto cristallizzato. Almeno, finché non udì una
voce.
«Ecco
dove ti eri cacciata. » Bonnie si irrigidì a
quella
voce. Si voltò lentamente per incontrare uno sguardo
d’onice molto arrabbiato.
«
Lasciami in pace. » riuscì a dire in un debole
sussurro, conscia che lui l’avrebbe sentita.
« Lo
farei, se non mi avessero obbligato a cercarti. »
questo era troppo. Non poteva vivere di solo dolore. Lui viveva per
ferirla
mentre lei viveva soltanto per amarlo. Le due cose non potevano
coesistere, non
seppe cosa le diede il coraggio di parlare, ma così fu. Si
alzò e lo affrontò.
« Chi?
Elena forse? Il tuo Angelo? Chi Damon? » lui parve
stupito di quella reazione. Ma si riprese subito.
« Non
è un affare che ti riguarda, ragazzina. » la
goccia
che fece traboccare il vaso arrivò.
«
Vattene! Sai una cosa? Puoi aver la coscienza pulita,
se Elena mi perde non è una gran perdita. Ha Stefan, ha te,
ha l’intero gruppo
ai suoi piedi. Lo hai detto tu: sono solo una stupida ragazzina.
Lasciami in
pace Damon, sono stanca, sono un peso per gli altri e non
sarò mai all’altezza
delle vostre aspettative. » non si aspettava reazioni
eclatanti, ma di certo
non si aspettava quella reazione. Damon iniziò ad
applaudire.
«Ma
che brava. E questa cosa sarebbe? Un saggio sulla
commiserazione? Ma guardati, a malapena ti reggi in piedi, sei
fradicia! Sei
scomparsa da due giorni. Due fottutissimi giorni in cui non sapevamo,
non
sapevo, dove cazzo eri. Ho perlustrato ore e ore casa tua ma di te
nemmeno
l’ombra. Ho provato a percepire la tua aura, ma niente. Ho
persino pensato che
avessi fatto un gesto stupido e inconsulto, sai, sarebbe da te. Fai
sempre
casini. Ti metti nei guai e io puntualmente ti salvo. E sai una cosa?
Fa
schifo! » Bonnie era una statua di marmo. Quella
parole…
Il vampiro
davanti a lei sembrava impazzito. I capelli
bagnati che gli circondavano il viso, le mani che continuavano a
gesticolare senza
tregua. Nonostante le sue parole la stessero uccidendo, non poteva fare
a meno
di amarlo. Amare ogni cosa di lui.
« Mi
dispiace. Vi toglierò questo impiccio. »
riuscì
solamente a dire. Non lo avesse mai fatto, il vampiro davanti a lei
ringhiò, la
raggiunse in un secondo e le strinse le spalle.
« Ti
dispiace? Cosa esattamente ti dispiace? » le spalle
iniziavano a dolerle, tanto lui le stringeva.
«
Damon, mi fai male! » allentò di poco la presa, ma
il
dolore era ancora lì, tangibile, come la rabbia negli occhi
di lui.
« Cosa
ti dispiace Bonnie? Ti dispiace di fare
sciocchezze? Di mettere a repentaglio la tua vita? Di farmi sentire
cose che
avevo sepolto secoli prima? Cosa ti dispiace, ragazzina? »
Bonnie era in
lacrime.
« Io
non sono una ragazzina! » disse urlando.
« E
questo come lo chiami? Ti fai negare per una
settimana e dopodiché per due giorni scompari nel nulla
lasciando tutti nella
più completa agonia. Non è forse da ragazzine?
»
Tutti
nell’agonia, tranne te. Avrebbe voluto
dire.
« Cosa
ne vuoi sapere tu? Tu hai la tua Elena! Beh torna
da lei. Il tuo Angelo! Io sono una combina guai, pensaci, se tornassi
potrei
metterla in pericolo. Meglio così no? La ragazzina si
ritira. » Lui stava per
ribattere, quando un lampo squarciò il cielo e non solo
quello. L’intervento
tempestivo di Damon impedì che il fulmine beccasse in pieno
Bonnie.
Si ritrovarono a
rotolare lungo la radura, avvinghiati
come se costituissero una sola anima.
Una volta
fermati, Bonnie tremava mentre lui la stringeva
come se avesse paura di perderla da un momento all’altro.
«
Avanti dillo. » disse Bonnie sul suo petto,
sorprendendo il vampiro, che non capì.
«
Cosa? » chiese, scostandole una ciocca rossa davanti
agli occhi.
« Mi
hai salvata ancora una volta, perché tu fai cose…
Tu
fai cose stupide. » disse singhiozzante sul suo petto.
«
Bonnie… Sai, a volte dico anche cose stupide. »
Bonnie
alzò lo sguardo. Lo vide sorridere. Un sorriso sereno, che
raramente gli aveva
visto sul volto, se non rivolto a Elena.
«
Damon, io… » Damon l’aiutò ad
alzarsi, tuttavia non
lasciandola mai.
«
Andiamo a casa, ragazzina. » voleva ribadire che non
era una ragazzina. Ma era superfluo parlare in quel momento. Lui le
aveva
sorriso, lui le aveva detto che diceva cose stupide.
Svenne.
Non
seppe se per
lo shock, se per la stanchezza, se per il freddo o se perché
finalmente si
sentiva al sicuro e soprattutto al posto giusto.
Non seppe se era
un sogno o era la sua
immaginazione, ma
mentre era in balia
dell’oscurità, nella sua mente vorticava una frase.
“Cosa
ti dispiace? Di farmi sentire cose che avevo sepolto secoli
prima?”
Il vampiro dagli
occhi onice, la teneva tra le braccia.
Era svenuta, forse le sarebbe venuta persino la febbre, ciononostante
non poté
non notare il fievole sorriso che si faceva largo sulla bocca di quella
ragazzina.
Per la prima volta
in vita sua si era sentito perso nel
non trovare quell’umana. Aveva provato cose che non provava
da secoli e tutto
questo, finché non l’aveva ritrovata. Non sapeva
spiegarsi ciò che gli
vorticava nel cuore. Di sicuro, adesso,
era il vampiro più tranquillo della terra. E quella sciocca
ragazzina combina
guai tra le sue braccia ne era il motivo. Inspiegabile, per ora.
ANGOLO AUTRICE:
Salve, lo so ogni tanto spunto senza preavviso e posto queste cose u.u', che spero siano anche gradite :P
Che dire? Ieri sera stavo guardando dei fanmade BAMON stile la bella e la bestia, voi adesso direte E CHE CI AZZECCA QUEL VIDEO CON QUESTA STORIA? beh niente infatti u.u', però mentre guardavo questi fan made mi si è aperto un video in cui damon diceva a Bonnie questa frase, così la mia mente ha iniziato a lavorare e a mettersi in moto e questo è il risultato. Spero che piaccia :D e che la profondità con cui l'ho scritta sia percepibile. Che dire? Grazie per l'attenzione!
Dimenticavo: Cover creata dalla mia stupenda amica Marta (Betrayed_89) Grazie tesò!
Io e la mia amica Marta abbiamo
messo su un gruppo su fb,in cui si parla di libri,spoiler delle nostre
storie,giochi,quiz,film,o semplicemente ci si conosce,ci si scherza e
si fa amicizie! Sietele benvenute vi aspettiamo ;)
Betrayed and Lilyanne's Stories
Per chi invece volesse aggiungermi su fb io sono
Lily Masen