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Autore: mery_mp8    30/04/2013    8 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Pierce_the_Veil]
Da quando la storia con Stephanie era finita se stava male cercavo di tirarlo su io, e a volte ci riuscivo. La verità è che per quel ragazzo avevo sempre provato un grande inspiegabile affetto, non riuscivo a vederlo triste, il brutto è che lo era spesso e ogni volta mi sentivo impotente in un modo frustrante...
“Ti va di dirmi che genere di problema ha avuto...?”
Incrociò le braccia al petto e posò le spalle allo schienale giallo di quel divano che per me, nel frattempo, stava diventando una padella bollente.
“Dei ragazzi più grandi lo hanno infastidito, gli hanno tirato addosso un piatto di pasta in mensa e lo hanno preso in giro perché è piuttosto solitario...”
“Mi ricorda qualcuno...”
“Appunto...”
[JaimexTony]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non mi appartengono -ma magari!- e tutto ciò che è narrato, o almeno la vicenda principale, è frutto della mia mente malata e contorta. Buona lettura :3


“Diamine,che caldo!”
 
Era piena estate quando, col meraviglioso tour-bus, ci stavamo dirigendo a Los Angeles per un concerto. Io ero sdraiato su uno dei divani a fissarmi il braccio sinistro, l’unico tatuato. Rimaneva uno spazio vuoto, nell’avambraccio, non era una cattiva idea farci tatuare un bel Pierce the Veil. In fondo con la mia band avevo vissuto molte delle esperienze più sensazionali della mia vita e, sebbene sia uno che al futuro pensa parecchio, qualunque cosa succederà mai coi ragazzi non potrei mai rinnegare l’amore per la musica che abbiamo creato, per le vite che abbiamo salvato.
Ero ansioso di suonare, non tornavamo in California da mesi! Certo non posso dire che il nostro mare non mi sia mancato, ma di tutto quel caldo avrei potuto farne volentieri a meno...
 
Mi stavo rigirando in quei pochi centimetri di materasso cercando continuamente zone più fresche e, mentre mi lamentavo per la temperatura insopportabile, dal fondo del bus Vic mi diede dei colpetti sul piede che intralciava lo stretto passaggio. Spostai la gamba, lo guardai storto e mi chiesi come facesse a tenere su il berretto senza sudare.
 
“Hey Jaime, guarda che fra mezz’ora arriviamo, non mi addormenterei fossi in te” sorrise, con quei suoi denti perfetti e ridacchiando a causa della mia espressione stravolta passò oltre, verso il posto di guida per far compagnia a Mike, che si stava divertendo a guidare nelle sconfinate autostrade californiane.
 
Quei due mi facevano sempre sorridere, vedere come sono uniti è una gioia e il fatto che cerchino di far sentire anche me e Tony come loro fratelli è rassicurante.
 
Tony. Lo avevo perso di vista da almeno venti minuti e per quanto fosse grande il tour-bus le stanze non erano mica centinaia... Mi sollevai un poco, trovando una certa frescura nel cuscino del divano, la quale mi fece subito stare meglio; nello stesso momento sentii la porta che divideva il salottino dalle cuccette aprirsi...
 
“Chiamami in qualunque momento, farò in modo di esserci...si...dai un bacio a mamma...ti voglio bene anche io...Ciao...”
 
...e richiudersi.
 
“Hey Turtle, che succede? Il caldo sta facendo soffrire pure te?”
 
In effetti Tony sembrava sconvolto, o più che altro molto preoccupato. Guardò il divano sempre con la testa bassa e così spostai le gambe per farlo sedere. Lui lo fece lentamente, come se avesse paura di fare rumore. Evidentemente non era la temperatura elevata a farlo stare così, anche se sicuramente gli dava fastidio dato che l’unica cosa che gli copriva petto e schiena era l’insieme di tatuaggi, e la mollettina che gli teneva lo smisurato ciuffo era lievemente comica...
 Vedendo che non rispondeva, però, lo fissai cercando il suo sguardo. Quando lo incrociai, lui prese un bel respiro:
 
“Era il mio fratellino...Sabato scorso ha avuto dei problemi a scuola e non volendo far preoccupare nostra madre ha preferito chiamare me...credo che lo andrò a trovare appena avremo qualche ora libera...”
 
Troppe volte avevo visto quegli occhi spenti e stanchi, troppe volte lo avevo trovato con lo sguardo fisso per terra a rimuginare sul passato, troppe volte avevo notato i suoi sorrisi finti, costruiti a misura della situazione unicamente per non suscitare domande alle quali, comunque, avrebbe mentito per non dare spiegazioni.
 Da quando la storia con Stephanie era finita se stava male cercavo di tirarlo su io, e a volte ci riuscivo. La verità è che per quel ragazzo avevo sempre provato un grande inspiegabile affetto, non riuscivo a vederlo triste, il brutto è che lo era spesso e ogni volta mi sentivo impotente in un modo frustrante...
 
“Ti va di dirmi che genere di problema ha avuto...?”
 
Incrociò le braccia al petto e posò le spalle allo schienale giallo di quel divano che per me, nel frattempo, stava diventando una padella bollente.
 
“Dei ragazzi più grandi lo hanno infastidito, gli hanno tirato addosso un piatto di pasta in mensa e lo hanno preso in giro perché è piuttosto solitario...”
 
“Mi ricorda qualcuno...”
 
“Appunto...”
 
Mi spostai il più possibile verso al bordo del divano – con grande sollievo per la mia schiena – lasciando un bel po’ di spazio fra me e lo schienale e, allargando il braccio lui tolse le scarpe e si sdraiò accanto a me, stretto alla mia maglia bianca e col mio braccio dietro il collo che molto presto sarebbe andato in cancrena per la mancanza di circolazione.
 Tony si sistemò per bene, e si strinse a me:
“Non voglio che lui diventi come me, Jaime...la mia adolescenza è stata troppo infernale, non voglio che stia male anche lui...sempre solo, ignorato o deriso, allontanato...non voglio che sia come me”
 
Ogni tanto, quando era davvero preoccupato, riusciva ad ammettere il problema della sua depressione, che fosse quella passata o ciò che ne rimaneva adesso. Quando lo faceva però ero molto fiero di lui, perché essere coscienti di un problema può essere il primo passo per risolverlo, anche se allo stesso tempo mi distruggeva ricordare che una persona tanto importante per me stesse così. Ecco perché quando lo vedevo triste mi sentivo il cuore implodere, avrei voluto fare di tutto per farlo sorridere e invece non ci riuscivo mai...
 
Aveva posato la testa sulla mia spalla e la teneva bassa, da li non vedevo la sua espressione ma, quando gliela sollevai un po’ per guardarlo negli occhi, vidi che li aveva lucidi. Lo strinsi forte a me, sembrava un bambino.
 
“Sono certo che si è solo trattato di un episodio, capita al liceo di venire infastiditi si sa...Pensaci bene e dimmi, gli era mai successo prima?”
 
Lui si concentrò e cambiando espressione mi disse con certezza di no.
 
“Visto? Deve essersi trattato di un episodio, sono certo che non accadrà più, in fondo se non l’anno disturbato ultimamente perché dovrebbero rifarlo a distanza di una settimana o dieci giorni o di più?”
 
Lui si sollevò un po’ e mi guardò come se avessi rivelato uno dei misteri di Fatima. Intanto quegli occhi marroni mi stavano inghiottendo e quando sorrise per mostrare la sua gratitudine mi si serrò lo stomaco. Mi aveva sempre fatto quest’effetto, quel sorriso... Era così perfetto e così raro allo stesso tempo e stavolta era stato io a farlo sorridere, anche se non so come, ma c’ero riuscito e mi sentivo davvero bene, al di là del caldo soffocante o del divano troppo stretto per due.
Mi sollevai sui gomiti e sorrisi a mia volta, anche se non so bene per cosa. Vidi i suoi occhi abbassarsi a guardare le mie labbra e tornare immediatamente al mio sguardo. Mi chiedevo se a così poca distanza tra i nostri occhi anche lui facesse fatica a distinguere le cose attorno a noi. Però non m’importava più di tanto ciò che ci circondava, ero rapito da quegli occhietti da tartaruga che mi fissavano come mai avevo visto fare prima.
Gli guardai le labbra piegate in uno strano sorriso, mentre la stretta allo stomaco aumentava... In un attimo, contemporaneamente, ci avvicinammo l’uno all’altro e sentii il suo sapore sulle mie labbra. Chiusi gli occhi istintivamente, non riuscivo bene a capire come-cosa-dove, ma fu tutto troppo veloce per sprecare secondi a chiedersi cosa stesse accadendo e sentivo che il mio respiro in quell’istante si era per un attimo fermato, come il battito del mio cuore, che era poi partito veloce come un fulmine. Sentii la sua mano fresca sulla mia guancia e io misi la mia dietro la sua nuca. Tutto sembrò durare secoli, ma furono solo pochi intensi secondi. Quando ci separammo, entrambi riprendemmo a respirare e sembravamo piuttosto confusi, anche se non ci eravamo allontanati molto. Tony mi guardò, fece un sorriso imbarazzato guardando basso e si mise a sedere, sempre nel poco spazio che gli avevo lasciato.
Fu in quel momento che Vic e Mike entrarono nella stanza:
 
“Hey piccioncini – disse il fratello minore recuperando la maglia posata sull’altro divano – andate a prendere le vostre cose, fra pochi minuti saremo a destinazione”
 
Mike ci fece un occhiolino per farci capire che il concerto era vicino e dovevamo prepararci. Quando loro due furono alle cuccette e mi voltai verso Perry, vidi che aveva le orecchie rosse per l’imbarazzo. Evidentemente anche lui stava pensando che se fossero entrati pochi secondi prima la scena che avrebbero trovato non sarebbe stata proprio tra le più aspettate.
Il chitarrista mi scavalcò, passandomi una mano sul petto, non so se per sbaglio o per non abbandonare l’atmosfera che si era creata, e si rimise le scarpe, senza mai guardarmi.
 
“Ehm...grazie per avermi ascoltato..”
 
Io lo guardai e sollevai una mano, un po’ annuendo e un po’ scuotendo la testa: “Di nulla...”
 
Si mise in piedi e anche se di spalle potei immaginare i suoi occhi chiudersi e lui fare un bel respiro per riprendere il controllo di se stesso. Quando fu anche lui con gli altri, fingendo di non trovare una scarpa, persi qualche secondo seduto sul divano. Quello era stato un puro ringraziamento, un gesto di affetto...non significava nulla di fuori dall’ordinario e non si sarebbe sicuramente ripetuto...mai più... Ma almeno avevo fatto bene a seguire il consiglio di Vic e non addormentarmi, ed ero certo che ne io ne Tony avremmo dimenticato.




Ok, la verità è che non volevo sfociare nel bacio, ma poi è venuto fuori così eh beh...devo ammettere che rileggendola il mio cuore andava all'unisono con quello di Jaime e spero davvero tanto che abbia fatto lo stesso effetto a voi.. Mi piacerebbe scrivere altro su questa coppia, anche se il mio radicato realismo mi fa pensare continuamente che sarebbe inutile dato che non c'è la minima possibilità che avvenga anche solo un centesimo degli sguardi semi-lascivi che potrei immaginare, ma fatemi sapere se questa shot vi è piaciuta e potre convincermi del fatto che magari scrivere di loro non è poi così sbagliato Dx Ok basta sto diventando noiosa, vi voglio bene, recensite ne sarò felice C:
Mery

 

  
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