BROKILON VIVE
 
Si sente l’acqua gocciolare da qualche parte in mezzo alla foresta. Si sente timido e vago il canto di un uccello.

Svegliati, Gwynbleidd, svegliati Lupo Bianco. È ora di andare.

Dove vuoi portarmi, Morénn? Nel regno dei morti?

Non esiste il regno dei morti, ci sono solo gli alberi. Gli alberi nascono, crescono e muoiono, le loro foglie cadute nutrono altri alberi, dai loro fiori nascono altri frutti. Questo è il loro destino. Brokilon vive.

Brokilon non vivrà per sempre.

Niente vive per sempre.

C’è odore di linfa e di resina. Ci sono le macchie rosa delle orchidee selvatiche fra l’erba; in alto il verde nuovo dei faggi vela appena il cielo.

Sono stanco, Morénn, fammi restare qui con te, sotto gli alberi.

Non è ancora tempo.

E per te? Per te era tempo allora?

Sì, per me era tempo.

Non è vero. Cosa sa una driade del mondo se il suo orizzonte si ferma sul Nastro? Cosa vede se fa in tempo solo a combattere e a morire?

Gli alberi vivono a lungo, gli alberi non hanno paura delle scuri e del fuoco. Dalle ceneri nasceranno nuove foreste, le radici spaccheranno le pietre delle città cadute. Brokilon vive.

Tua madre ti sta ancora piangendo.

Non smetterà mai di piangere, ma avrà altre driadi da crescere, altri alberi da curare.

Uno scoiattolo si arrampica fulmineo sulla quercia: il baleno della sua coda rossa scompare in un attimo fra la chioma scura. La voce si spezza. Un dolore nuovo sale dalle profondità del buio.

Vorrei averti dato un figlio.

Mi hai dato di più, Gwynbleidd, ma ora svegliati, è tempo.

Odore di muschio e di terra. Aprire gli occhi e vedere il sole giocare con le cime degli alberi è come nascere di nuovo. Solo un attimo, prima che il corpo si ricordi del peso e del dolore. Ma prima che quell’attimo svanisca il tuo sangue è la linfa degli alberi, il tuo respiro è il vento fra i rami, tutto il tuo essere vive nell’eterno presente di Brokilon.