Film > Pirati dei caraibi
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Autore: _Frency_    30/04/2013    2 recensioni
Provate a immaginare una Elizabeth stanca di aspettare il suo amato, un capitan Jack Sparrow in cerca di avventure e una fonte che non aspetta altro che essere trovata. Aggiungete un Will Turner che vive da tempo in una tormentata conflittualità interiore. Immaginate un gioco di complicati equilibri, che si muovono a tempo con la marea. E se i loro destini si scontrassero una volta ancora? Ma si sa, il gioco è bello finché corto, quindi saranno in grado di mettere la parola “Fine” alla loro comune avventura?
Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Jack Sparrow, Joshamee Gibbs, Will Turner
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera ciurmaglia! :)

Eccomi nuovamente, dopo ben soli 11 giorni dall'ultimo aggiornamento!

Allora, mi sento di darvi la brutta notizia: questo è il penultimo capitolo, anzi l'ulitmo capitolo vero e proprio, perchè il prossimo sarà l'Epilogo. Avevo pensato di scrivere e avvertirvi, come fanno in molti, che a breve la storia si sarebbe conclusa, ma non ce l'ho fatta. Ad essere sincera, io seguo l'ispirazione e solo oggi ho definitivamente deciso che questo sarebbe stato il penultimo/ultimo capitolo. Non potete immaginare che sofferenza! :(
Va beh, si sapeva che prima o poi si sarebbe giunti a questo punto, perciò perchè rimandare? ;) Io mi sono divertita moltissimo a scrivere questa storia, e a seguire il mio seguito di lettori (sì, è un pensiero decisamente contorto!).
Ovviamente, spero che vi piaccia e che vogliate lasciarmi una piccola recensione per farmi sapere il vostro parere. Ci rivediamo all'Epilogo.

Buona lettura!




Capitolo 19: All'orizzonte

La perfezione che solo la semplicità e la pace verso se stessi sapevano dare era una cosa che Jack Sparrow, William Turner e Elizabeth Swann non avevano mai provato. Era una delle tante cose che gli accomunava. Nessuno dei tre si era mai sentito veramente partecipe di un momento perfetto. Né Jack, con le sue mille scorribande e conquiste, con la vista continua di meraviglie quali l’alba o il tramonto sul mare; né Will, con l’immortalità a disposizione e la fortuna di avere accanto a se la propria amata; né Lizzie, che nei suoi vent’anni da donna d’alta società non aveva mai vissuto nessuno di quei momenti di perfezione artefatta con la pretesa di crederci veramente. Nessuno, infine, riteneva di essere il rapporti perfetti con se stesso. Jack era continuamente preso da nuove ossessioni – rhum, donne, immortalità – e non riusciva a venire a patti con la coscienza della propria mortalità. Will, dal canto suo, era alle prese con il problema opposto: non avrebbe mai rivoluto tanto indietro la sua effimera mortalità. Nel sonno sognava ancora di avere un cuore a battergli nella cassa toracica, e quando si svegliava sudato quasi impazziva nel non sentire il suo cuore battere frenetico. Infine, Elizabeth non se la passava certo meglio. Nonostante la fermezza delle proprie convinzioni e dei propri desideri, qualche volta stralci di episodi passati tornavano a rinfrescarle la memoria. E il tarlo del dubbio le rodeva la coscienza, soprattutto quando la lontananza dal capitano – o meglio ancora, la totale assenza di essa – si faceva sentire. Ecco allora che quei tre pirati si trovavano ad avere l’ennesima cosa in comune: un grande, grandissimo caos in testa.
Si poteva allora capire se momentaneamente si trovavano in situazione di stallo, non sapendo nessuno da che parte farsi. Avevano deciso, di comune accordo, di separarsi il prima possibile. Niente rimpianti, niente lacrime. Solo la consapevolezza che, nonostante tutto, prima poi erano sicuri che si sarebbero ritrovati. Perché tra pirati era così, non era mai veramente un addio. Mai.
 
Elizabeth era seduta sulla scaletta che portava al timone della nave, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli e mordendosi le labbra. Era emozionata, e non vedeva l’ora di seguire il suo amato sul ponte dell’Olandese Volante. Non che non avesse dei brutti ricordi legati a quel veliero, ma erano stati come esorcizzati. Il profumo del mare, la meraviglia del sole caldo sulla pelle, il sorriso luminoso di Will: cosa aveva da temere, ormai?
 
I due capitani, intanto, avevano deciso di passare quella mattinata di calma piatta incrociando le lame sul ponte della nave. I ferri delle rispettive spade schioccavano con un rumore sordo, sprizzando scintille. I due, concentrati, erano rimasti taciturni inizialmente. Peccato che non fosse nelle corde di nessuno dei due il silenzio.
 
-Non ti avevo mai ringraziato veramente- esordì Will, parando un fendente di Jack al volo. Questi lo squadrò interrogativamente.
 
-Sai a cosa mi riferisco-
-No, temo di no- ribatté l’altro con un sorrisetto antipatico a incorniciargli le labbra. Will fece finta di nulla e proseguì: conosceva troppo bene Jack.
 
-Da solo penso che non ce l’avrei mai fatta, e nemmeno lei- sorrise, gettando un’occhiata fugace alla piratessa che li osservava con aria mesta poco distante.
 
-Ne sei certo? Hai sangue pirata nelle vene- Jack si divertiva a ritirar fuori quella faccenda, che tanti anni addietro aveva assai infastidito Will, ma che ora era totalmente indifferente all’insinuazione.
 
-Sì, penso che senza il celebre Capitan Jack Sparrow avrei fatto poca strada- disse sarcastico Will, incalzando Jack a suon di spada.
 
-Non mi devi ringraziare- fece lui dopo qualche attimi di silenzio, durante i quali il rumore delle spade che cozzavano era stato l’unico suono -Tu avresti fatto lo stesso per me-.
 
Will rimuginò un istante sulle parole del capitano: era la verità, almeno in parte. Probabilmente a suo tempo non avrebbe prestato aiuto ad un pirata senza una buona ragione, ma avrebbe certamente aiutate un uomo d’onore. E, in fondo, non era forse quello il leggendario Capitan Jack Sparrow?
 
La mattinata era passata velocemente, e il sole cocente del mezzodì era sopraggiunto per poi essere inghiottito a sua volta qualche ora più tardi, al crepuscolo. I tre pirati avevano passato un po’ diversamente dal solito la giornata, chiacchierando meno del solito e rispettando con reverenza i silenzi altrui. Cosa più unica che rara, soprattutto da parte di Jack. Al tramontare del sole, però, mentre quasi tutti i membri della ciurma e Will si erano ritirati sottocoperta per sbocconcellare qualcosa, lui non si era più trattenuto.
 
Lei era di spalle, con i biondi capelli lunghi e crespi mossi dal vento in morbide onde. La camicia che a suo tempo le aveva prestato le cadeva decisamente grande sulle spalle strette e la vita sottile. Gli sarebbe piaciuto scherzare con lei come ai vecchi tempi, quando erano solo Jake e Lizzie, e Will era solo un pensiero lontano. Lontano. L’unica cosa che a lui pareva lontanissima ed irraggiungibile, in quel momento, era lei, la sua Elizabeth. Nemmeno due metri di distanza e a lui pareva di essere dall’altra parte del globo. Come faceva? Come riusciva ad essere sempre ad un soffio dal perderla, come mai era come nebbia tra le sue dita?
Si schiarì rumorosamente la voce, facendola voltare bruscamente. Gli occhi caldi leggermente sgranati, l’espressione stupita di vederselo comparire inaspettatamente davanti agli occhi: ecco un’immagine di lei che mai avrebbe scordato, perché era così vera da farlo rimanere attonito a sua volta. Eccola, la sua piratessa, che con un bacio l’aveva ucciso. Era lì, viva e morta al tempo stesso, con l’eternità a disposizione. Eppure, nel profondo del cuore, Jack era convinto che nemmeno tutto quel tempo sarebbe bastato per farle chiarezza. Lei era prigioniera di due mondi, di cui uno totalmente sconosciuto ai suoi occhi di pirata incallito. E in quel momento avrebbe desiderato solo chiederle: "Perché?". Perché aveva lasciato tutto indietro, compresa la sua vita? Per amore? Lo amava davvero così tanto Will? Lui non avrebbe mai potuto arrivare a tanto solo per amore. O forse sì e non lo sapeva, visto che non era mai stato innamorato veramente. Se non del mare e della sua Perla Nera, ovvio, ma a questi ultimi aveva già consacrato la sua esistenza.
 
-Jack- sussurrò lei, distendendo le labbra in un sorriso che non le aveva mai visto. L’unica cosa che pensò era a quando fosse bello il suo nome pronunciato da quelle labbra, a che bel suono avesse pronunciato da quella voce melodiosa.
Le si era avvicinato, poggiando i palmi della mani sul parapetto in legno. Lei, silenziosa, si era accoccolata contro la spalla del pirata. Avevano fissato il mare limpido e il sole che spariva all’orizzonte e il cielo che lentamente imbruniva. Alla fine, silenziosamente, la notte era calata su di loro come una coperta scura e avvolgente.
 
Il mattino seguente, all’alba, Jack era salito sul ponte deserto. Aveva estratto la bussola dalla sua custodia con un gesto lento e sicuro. L’aveva tenuta aperta sul palmo della mano, con l’ago che roteava come impazzito sotto i suoi occhi vigili. E, infine, la bussola aveva indicato l’orizzonte.
   
 
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