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Autore: dalialio    01/05/2013    0 recensioni
Un avvenimento aveva turbato Chloé nel profondo. Una bambina, seduta su una panchina, che aspettava la madre da tutto il giorno e non si era mossa di lì.
Ambientata alla fine della 4x03
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Je t'attends

Je t'attends




Quella giornata, a Chloé, era pesata più delle altre. Questo le risultava strano - ultimamente aveva passato dei momenti difficili, tra Alexandre e la gravidanza -, ma anche se quello era stato un giorno quasi come tutti gli altri, non riusciva a spiegarsi il motivo del suo umore uggioso.
Certo, l'ultimo caso che l'aveva impegnata era stato diverso dal solito: uno psichiatra trovato ucciso e appeso nel suo ufficio davanti alla finestra, come se l'assassino lo avesse voluto mettere bene in vista. Chloé aveva capito subito che c'era qualcosa di strano in quella messinscena ed era arrivata alla conclusione che non era la prima volta che l'assassino uccideva in quel modo.
Ma l'omicidio era stato risolto e, nonostante la particolarità di quelle uccisioni e il fatto che l'assassino fosse una donna, la sua vita sarebbe dovuta tornare a scorrere con tranquillità, com'era sempre successo dopo la chiusura di un caso.
Ma non era stato così.
Un avvenimento aveva turbato Chloé nel profondo. Una bambina, seduta su una panchina, che aspettava la madre da tutto il giorno e non si era mossa di lì. Appena Chloé l'aveva vista - i capelli biondi che splendevano sotto il sole, i piedi che dondolavano non riuscendo a toccare il suolo, le sue piccole mani sotto le gambe - un senso di protezione l'aveva pervasa. Doveva fare qualcosa per quella bambina. Così, intuendo quello che era successo, aveva portato Lili in ospedale, dove la madre era stata ricoverata per overdose.
Ma la cosa più importante, ciò che più aveva scosso Chloé, era l'essersi resa conto di una cosa: lei era come quella bambina.
Nonostante i suoi sforzi di farle vedere la madre prima che morisse, l'assistente sociale non le aveva permesso di farlo, sostenendo che bisognasse proteggere Lili. Ma lei non era convinta che fosse stata la scelta migliore per la bimba. Non dire addio ad un genitore era la cosa peggiore che un bambino potesse sopportare e Chloé questo lo sapeva bene. Lei non aveva avuto la possibilità di salutare sua madre prima che suo padre la uccidesse e questo vuoto la accompagnava da tutta la vita.
Chloé aveva passato la sua intera vita ad aspettare, proprio come Lili su quella panchina. Aveva aspettato che arrivassero i soccorsi quando aveva trovato la madre distesa sul pavimento della cucina con i segni di venticinque coltellate al petto. Aveva aspettato che il dolore si affievolisse con il tempo, ma ce n'era voluto troppo. Quando Lamark le aveva detto che aveva bisogno di lei per aiutare la polizia con le indagini, aveva aspettato che la squadra di Perac la accettasse. Quando Matthieu era morto, aveva aspettato di riprendersi dal lutto. Quando aveva scoperto di essere incinta, aveva aspettato per dirlo a Hoffman. Quando aveva scoperto che Lamarck aveva una relazione con sua madre, aveva aspettato che le desse delle spiegazioni.
E in quel momento, seduta sulla stessa panchina dove aveva trovato Lili, mentre fissava il vuoto di fronte a sé e stringeva la sua borsa gialla, pensava a come la sua vita fosse cambiata nelle ultime settimane. Ma quella familiare sensazione di attesa aleggiava ancora nell'aria. Cosa stava aspettando, di preciso, in quel momento?
Il peso della presenza di qualcuno si materializzò accanto a lei e si sedette sulla panchina. Chloé fermò i pensieri e lentamente si voltò, per trovarsi a fissare gli occhi nocciola di Rocher. La stava guardando, il volto come sempre serio, ma il suo sguardo rivelava un'emozione... era perplessità? Preoccupazione? Comprensione?
Chloé si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e il suo sguardo si spostò involontariamente verso il basso, forse a causa dell'imbarazzo. "Come... come ha fatto a trovarmi?", domandò con voce insicura.
"Sono un comandante della polizia", disse Thomas, come se quella risposta dovesse esaurire la curiosità della rossa. Chloé alzò lo sguardo e un angolo della bocca si sollevò impercettibilmente. Rocher fece lo stesso, come se i due si trovassero davanti ad uno specchio.
Chloé sapeva che Thomas si stava chiedendo cosa fosse successo, perché lei si sentisse così scossa. Ma non aveva voglia di spiegarlo. Non in quel momento.
Rocher si alzò e diresse lo sguardo verso il suo viso. Infilò le mani nelle tasche della giacca e le fece un cenno con il capo. "Venga, la accompagno a casa".
Chloé lo fissò per un secondo, confusa. Forse Thomas non voleva sapere cos'era successo perché si era accorto del suo disagio. O magari lo aveva già intuito.
Si alzò in piedi e affiancò Rocher.
Forse Chloé non avrebbe più dovuto aspettare.




Nota dell'autrice

Questo è il mio tentativo di entrare in punta di piedi in questo (piccolo) fandom. Forse non più tanto piccolo, solo qualche mese fa in questa sezione avevo contato solo tre storie, ora invece sono molte di più. Così ho deciso di dare anche il mio (piccolo) contributo: dovevo assolutamente farlo, perché amo Profiling, amo Chloé e amo Rocher (forse un po' più di quanto ho amato Perac, ma solo un filino di più). Amo anche molti altri (innumerevoli!) fandom, su cui ho deciso che militerò, in futuro, anche solo con una flash. Anche se, magari, per questo fandom scriverò qualcosa di più.
Questa shot è saltata fuori grazie ad un ideuzza della mia mamma (grazie mamma!) che, finita la puntata 4x03 che si conclude proprio con la scena di Chloé seduta su quella panchina, se n'è saltata fuori con la frase: "Anche lei, come la bambina, sta aspettando qualcuno".  In quel momento sono stata come folgorata, ho ringraziato la manna che è arrivata dal cielo sotto una forma così inusuale e ho scritto questa storia.
Essendo il mio primo tentativo in questo fandom, sarei super felice se mi lasciaste un commentino piccino piccino :)
Spero di passare di nuovo da queste parti molto presto! Alla prossima!
Chiara

   
 
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