MIKE, LOOK ME…
Linkin
Park.
Questo il
nome della mia band.
Questo il
nome della band dove c’è Lui.
Lui, un
uomo dalla pelle color caramello e dalla voce spettacolare.
Semplicemente
Lui, Mike Shinoda.
Ora vi
chiederete perché io sono così pazzo da parlare di lui, ma un motivo c’è e ora
mi appresterò a raccontarvelo in breve…
Ebbene,
quel giorno che feci il mio provino per entrare nella band al telefono, sentii
per la prima volta la sua voce.
Non mi
sembrava niente di speciale, anzi mi era del tutto indifferente.
Poi quando
mi scelsero, e ci incontrammo, ecco che lo notai subito.
Jeans e
maglietta abbastanza larghi, sguardo fiero e divertito e un mega sorriso sulle
labbra.
E allora,
fu in quel maledettissimo istante che mi resi conto che non avrei più potuto
fare a meno di quel dannatissimo ragazzo.
Passarono
gli anni, e mi rendevo conto sempre di più che nonostante fossimo degli ottimi
collaboratori e dei magnifici amici io volevo qualcosa di più.
Ovviamente
c’era un problema, come diavolo mi era venuto in mente di desiderare uno dei
miei migliori amici?
Era una
cosa talmente assurda, che cercai in tutti i modi di scacciare quel maledetto
pensiero dalla mia mente – a quel punto parecchio malata – e di pensare ad un
futuro diverso.
Un futuro
senza di Lui.
Un futuro
che però non riuscivo ad immaginarmi proprio.
Cazzo,
avevo solo 23 anni e già pensavo alla mia vita futura, dovevo essere veramente
pazzo.
Eppure
durante tutte le prove, durante i concerti, durante i momenti trascorsi
insieme, non potevo fare a meno di guardarlo.
E ogni
volta, i suoi occhi non incontravano mai i miei.
Mi veniva
spontaneo a quel punto fare una richiesta silenziosa…
La
richiesta che in tutti quegli anni non era mai stata esaudita.
“Mike, guardami…”
Era solo
quello ciò che chiedevo, eppure a quanto pareva, era comunque troppo.
I miei
sentimenti crescevano in silenzio, si facevano spazio nel mio cuore, nella mia
anima, e mi riducevano in uno stato pietoso.
Non che
fossero sbagliati i sentimenti in generale, ma erano sbagliati i miei sentimenti verso di lui.
La
consapevolezza di quello, mi rendeva tuttavia ancora più debole e insicuro
tanto da diventare silenzioso e irrimediabilmente triste.
E fu
quello il mio più grande sbaglio.
FLASHBACK
Italia,
Roma.
Su un
palco una band si esibiva senza sosta, ma il concerto stava quasi per
terminare.
Le persone
erano tante, i fan urlavano impazziti andando a ritmo di musica e unendosi alla
voce straordinaria di quel cantante dalle corde vocali di ferro.
Chester
Bennington, un uomo che se nella vita non urla, non è contento. Un uomo che con
i suoi acuti, fa amare quella band denominata “Linkin Park” – nome per l’altro
scelto proprio da lui –.
Tuttavia
quel giorno, il suono che fuoriusciva dalle sue labbra non era energico come
sempre, era spento, triste quasi demoralizzato.
I fan non
ci fecero molto caso, e continuavano a saltare ed urlare senza mai fine, mentre
però il resto del gruppo se n’era accorto eccome.
Una
persona in particolare era parecchio preoccupata per le condizioni – non molto
benevole – del suo compagno.
In quel
momento l’ultima canzone che si apprestavano ad intonare era forse quella più
amata dai ragazzi di tutto il mondo.
In The End.
But in the end
It doesn’t
even matter
I had to fall
To lose it all
But in the end
It doesn’t even matter
Ma
alla fine
Non importa neanche
Dovevo cadere
Per perdere tutto
Ma alla fine
Non importa neanche
Finita la
canzone, la band ringraziò il pubblico e si ritirò nel backstage.
In quel
lasso di tempo, i cinque componenti si congratularono tra di
loro per aver fatto un’esibizione davvero niente male.
Chester
sorrideva, si sforzava di sorridere e
infondo riuscì a convincere gli altri che stava bene, nonostante quelli
continuassero a chiedergli se stesse in qualche modo male.
Il più
furbo però aveva qualche sospetto, ma cercò di non far notare agli altri il suo
disappunto.
Dopo che
ebbero ripreso la loro roba, ed ebbero firmato qualche autografo, i ragazzi
salirono in una macchina per andare direttamente nell’hotel dove avrebbero
passato la notte.
Nel
tragitto continuarono a scambiarsi opinioni sul concerto appena fatto e sul
calore che avevano ricevuto dai fan italiani, che a dirla tutta erano davvero
parecchi.
Mike
osservava senza sosta il biondo Chester, ovviamente riuscendo a non farsi notare
da quest’ultimo che con lo sguardo malinconico fissava un punto vuoto fuori dal finestrino.
Ripensava alle parole della loro hit più famosa.
L’aveva
scritto lui il testo, insieme a Mike, eppure ora quelle parole erano così
perfette per il suo stato d’animo che si ritrovò a domandarsi se in quel
periodo era già attratto dal suo migliore amico.
In quel
momento non importava neanche quello
che faceva, era destinato a cadere,
doveva perdere tutto, anche
il suo migliore amico.
E tutto
per colpa del suo dannato desiderio.
Che brutta
parola quella, che brutta emozione che emetteva.
Chiuse per
un attimo gli occhi, sperando che tutti i problemi che aveva svanissero e non
tornassero mai più.
L’altro
seduto vicino a lui continuava a studiare le sue mosse, rendendosi conto che
doveva fare al più presto qualcosa.
L’autista annunciò
che erano arrivati, ridestando così Chester e Mike che erano immersi ognuno nei
propri pensieri.
Scesero
lentamente, mandando avanti gli altri componenti del gruppo che già avevano preso
l’ascensore per salire al loro piano.
Entrarono
insieme nella hall e chiesero cortesemente le chiavi delle loro stanze.
- Mi
dispiace signori, ma la vostra è una camera unica, non vi dispiace vero?-
domandò la signorina in un inglese approssimato, ma tutto sommato
comprensibile.
Il biondo
spalancò gli occhi andando nel panico più totale, mentre Mike aspettava che
dicesse qualcosa riguardo la decisione da prendere.
Piano il
cantante più grande si girò, incontrando per la prima volta in quella giornata
gli occhi nocciola dell’altro.
Rimase
incantato dalla loro infinta bellezza, e rimase incollato al suo sguardo, in un
certo senso magnetico, senza riuscire a proferir parola.
- Allora
Chaz, per te va bene? Per me sì…- chiese tranquillo il
moro, mentre dentro di se esultava non solo per il fatto che con quella fortuna
avrebbe potuto scoprire di più sullo strano comportamento di Chester, ma anche
per il fatto che la compagnia dell’altro lo rendeva estremamente felice.
- Ecco…
ehm, sì va bene- rispose incerto il biondo, deglutendo silenziosamente, mentre
goccioline di sudore gli imperlavano la fronte.
Ora si che era in un bel guaio.
Intrappolato
in una stanza con la sua ossessione e non
poter fare niente per soddisfare la sua sete di desiderio.
Mike prese
le chiavi che gli venivano consegnate e si avviò
all’ascensore seguito da un Chester parecchio scosso.
Entrarono
e digitarono il numero del loro piano: 7.
Mentre
l’ascensore aveva preso a salire, i due non dissero nulla e neanche si
guardarono, erano troppo immersi nei loro pensieri.
Si sentì
un piccolo rumore e le porte si aprirono lasciando il tempo ai due cantanti di
uscire e avviarsi verso la stanza.
Si
fermarono di fronte ad una porta di marmo bianco con un
insegna dorata: 777.
Hotel a 5
stelle, e infondo si notava parecchio.
La camera
era grandissima, due letti singoli e vari accessori, inoltre un bagno provvisto
di doccia e vasca da bagno.
- E’
bellissima, vero?- domandò incantato il moro all’altro che guardava estasiato
come lui la sala.
- Eh sì…
stupenda- rispose soprappensiero Chester, mentre posava la sua valigia vicino
al letto, subito imitato da Mike.
- Chaz,
dimmi cosa c’è che non va, ti prego…- esclamò tutt’a un tratto il moro,
posizionandosi di fronte all’amico che lo osservava intimorito.
- Sto bene
Mike, non ho nulla!- disse di rimando il biondo cercando di essere più
convincente possibile.
- Non me
la dai a bere Ches, so benissimo che non stai bene…
confidati!- esordì comprensivo il rapper, non smettendo mai di fissare i
lineamenti delicati e dannatamente eccitanti dell’altro.
- Mike
credimi non ho niente! Sono solo stanco, tutto qui!- rispose alterandosi un po’
il biondo.
Non
riusciva a continuare a mentire, se l’altro avrebbe insistito ancora sarebbe
scoppiato e gli avrebbe urlato in faccia i suoi sentimenti.
- Ehi, non
c’è bisogno che ti incazzi tanto! Insomma sono solo preoccupato per te, perché
ti voglio bene!- esclamò di rimando il moro, che proprio non riusciva a capire
il perché l’altro non volesse confidarsi, infondo erano amici da anni!
- Ed è
proprio questo il punto, cazzo! Tu mi vuoi bene, ma io per te provo qualcosa di
più! Porca puttana Mike, credo di essermi innamorato di te!- urlò Chester,
rimanendo immobile di fronte all’espressione completamente sconcertata del
moro.
FINE FLASHBACK
Eh sì. Quello
fu proprio l’errore più grande della mia vita.
E sapete
perché?
Perché lui
mi rispose in questo modo……
“ Ches, non si può fare, è
sbagliato…”
E sapete
qual è la cosa buffa?
Che ora a
distanza di 7 anni, io sono sdraiato nel mio letto e vicino a me c’è proprio
Lui.
E sapete
perché?
Perché poi
continuò la frase in questo modo……
“ … ma non mi importa, sono innamorato anche
io di te!”
Alla fine,
devo dire che la mia richiesta qualcuno l’ha ascoltata.
Mi
avvicino piano al viso di Mike e gli bacio delicatamente le labbra,
sussurrandogli : “ Mike,
guardami…”
E sapete
lui come mi ha risposto?
“
Io ti guardo sempre Ches…”
A questo
punto sapete cosa ho capito?
Che
infondo, quell’errore, lo rifarei altre mille volte.
THE END
N.B: Tutto quello scritto è puramente inventato, Chester e Mike non ci
appartengono [questione di tempo!^^] e NON sono assolutamente GAY!! Sono felicemente sposati!!
Ciao
ragazzi!^^ bè che dire… ci siamo cimentate in questa piccola fanfic
semplicemente perché è assolutamente indecente che ce ne siano pochissime su
questa band favolosa, che è una delle nostre preferite! Sono così pucciosi quei
due insieme, che non scrivere una fic su loro sarebbe stato davvero un
oltraggio!!!^^ speriamo vi sia piaciuta, e aspettiamo
qualche recensione perché infondo vorremmo scriverne altre sui LINKIN PARK e se
piace questa ci penseremo un po’ su……^^ grazie a tutti quello che leggono!
VVB!