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Autore: rosedodgson    01/05/2013    3 recensioni
"Mamma, cosa sono gli stereotipi?"
"Gli stereotipi? Beh è una forma sciocca di razzismo, diciamo che è il razzismo moderno..."
"E cos' è il razzismo?"
"E' il veleno del mondo caro..."
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Born down in a dead man’s town
the first kick I took
was when I hit the ground
you end up like a dog
that’s been beat too much
till you spend half your life
just covering up, now….


Romano batteva le nocche sul tavolino del suo sedile a ritmo di musica. Gli piaceva quella canzone, era vecchia ma, cavolo, a chi non piaceva Bruce?
Avevano abbassato le luci e il rombo dei motori era attutito dagli spessi finestrini. Ma, come la maggior parte dei passeggeri, Romano non riusciva a dormire. Troppi pensieri, troppe preoccupazioni. Aveva messo nel bagaglio a mano il manuale sugli intermediari finanziari, nella speranza di arrivare fino al secondo capitolo, ma niente. Non gli andava, non riusciva a concentrarsi.

Got in a little hometown jam
so they put a rifle in my hands
sent me off to a foreign land
to go and kill the yellow man…


Erano successe troppe cose negli ultimi tempi.. Gli sembrava di aver vissuto 100 vite nei suoi 23 anni.  Chiuse l’ MP4 e si tolse gli auricolari. Doveva rilassarsi e pensare a qualcosa di piacevole.
Appoggiò il capo sulla mano sinistra e sbirciò il corridoio dell’aereo. Più che altro sbirciò le gambe di quell’hostess che gli aveva versato, poche ore prima, del vino annacquato in un bicchiere di plastica. Gli aveva sorriso e glielo aveva versato. Nemmeno una parola. Erano le sue gambe a parlare. Ora erano accavallate. Stava seduta sul suo seggiolino dietro alla tenda  che separava la zona passeggeri con quella che… boh, non sapeva esattamente come si chiamasse…. Comunque sì, molto belle…
“Mmmh…”
Si voltò verso destra.
“Ehi…” disse a bassa voce, toccando la spalla del suo vicino di posto “..ti sei svegliato finalmente…”
“S- sì…” rispose l’altro passandosi la mano sugli occhi ancora chiusi “…quanto ho dormito?”
“Il necessario…”
“Dove siamo?”
“In cielo Feli, in cielo…” rispose Romano roteando gli occhi.
“Ho capito che siamo in cielo..” rispose l’altro con tono contrariato, mettendosi dritto “non sono mica stupido sai…?”
“Sì, sì…”
“Intendevo: quanto manca per arrivare?”
“Ho capito...”
“E allora quanto?!”
Romano lo guardò per un attimo. Era nervoso?  Probabilmente era colpa del fuso orario.
“Credo... ” guardando l’ora sul cellulare “…che tra 2 orette dovremmo esserci…”
“Posso dormire ancora un po’?”
“Fai come vuoi…” Romano sospirò e tornò a fissare le gambe dell’hostess.
“Romano?”
“Mmh…?”
“Scusami…”
Romano tornò a guardarlo. Era come guardarsi allo specchio, più o meno.  Erano molto simili, molto molto simili: stessa forma del viso, stesso naso, stessa bocca, stesse mani. Stesso ricciolo… no, non era così simile quello. Romano lo portava sulla destra, lui sulla sinistra. Comunque entrambi avevano quell’unico, imbarazzante, assurdo ricciolo che faceva capolino dalle loro stesse teste. Anche la loro sorella. E il cugino. E, sì, anche i loro….
Romano scosse leggermente il capo, come per far fuggire quell’immagine dalla sua mente.
“Scusami anche tu…. ora dormi e stai zitto!”
“Vaaa bene!”  esclamò l’altro, rilassandosi sul sedile e chiudendo di nuovo gli occhi. Poi, senza dire una parola, appoggiò la testa sulla spalla di Romano.
Quest’ultimo stava riprendendo gli auricolari e non reagì, mormorò solamente
“Sei un polentone  rompicoglioni…”
“Grazie!” disse l’altro sorridendo.
Quel polentone rompicoglioni era suo fratello.

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“For Hamlet, and the trifling of his favours, hold it a fashion and a toy in blood; a violet in the youth of primy nature, forward, not permanent, sweet, not… not… oh shit!”
Arthur colpì la scrivania con il pugno. Niente da fare, non era pronto…
“Compliments idiote!”
Il ragazzo si voltò verso il suo compagno di stanza digrignando i denti.
“Cosa c’è?”
“Mi hai fatto sbagliare! Encore! Devi smetterla di demolire i mobili ogni volta che non ti ricordi la parte! Mi fai venire degli accidenti ogni volta, e ogni volta mi scappa la penna… guarda cosa mi hai fatto fare! ”
Francis mostrò il foglio sul quale era chino da due ore buone. Un’impercettibile sbavatura di china nera. Tutto qui.
“Non si vede neanche…” disse l’inglese riponendo le iridi verdi sui fogli che teneva in mano.
“Quoi?! Questo progetto lo devo portare fatto e finito dopodomani! Ed ora devo rifarlo! Di nuovo! Non puoi andare da qualcun altro a ripetere quella roba?!”
“Quella che tu definisciroba è Amleto, brutto francese ignorante! E questa è la mia stanza! ”
“Non darmi dell’ignorante!” esclamò Francis alzandosi di scatto “questa è anche la mia stanza!”
Si guardarono in cagnesco per un attimo infinito, entrambi tesi come corde di violino. Poi Francis fece un profondo respiro, si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si rimise seduto.
“Stiamo calmi… continua pure…” disse con estrema calma riprendendo la penna e un secondo foglio.
Passarono solo pochi minuti, prima che un americano spalancasse la porta e facesse irruzione, come un uragano, seguito da una seconda figura.
“New tenants guys!” urlò agitando un foglio con vigore.
“Assez! J'abandonne!” esclamò Francis, strappando il foglio in due. Quella volta la sbavatura era ancor più evidente.
Arthur si voltò verso il nuovo venuto con aria assassina, pronto a strangolarlo.
“Ehi ehi! Arthie…” fece l’americano fiutando il pericolo imminente.
“Arthur-san! Abbiamo dei nuovi coinquilini!” esclamò Kiku Honda, facendosi avanti.
“L’avevo capito...”
“Mon travail!”
“C’mon Arthie! Mi dispiace se sono entrato cos…ahia!”
“Arthur-san fermati! ”
“Sono stufo del tuo comportamento!”
“No aspett….AH!”
 “Mon merveilleux projet!”
“Karera wa…”
“Kesesesese… che succede qui?”
“Gilbert, mon ami! Mon travail! ”
“You stupid fucking kid! Your rudeness is..”
“Itaria…”
“WAIT!!!”
“Karera wa Itaria-go….”
Il mondo si fermò. Francis smise di tirarsi i capelli, Arthur rimase con l’enciclopedia in mano, Gilbert smise di sghignazzare e tutti fissarono Kiku. Alfred, in compenso, si massaggiò la spalla massacrata.
“Cosa hai detto Honda?” chiese Francis sgranando leggermente gli occhi.
“Sono italiani. Due fratelli italiani, per esser precisi…”
Arthur lanciò il volume sul suo letto e vi si lasciò cadere.
“Bene, ora chiamiamo anche un elefante e due tigri e lo zoo è completo! What a drag… ”
“Italiani?!” Fece Gilbert, scoppiando nuovamente a ridere. Poi si voltò ed appoggiandosi allo stipite della porta urlò a qualcuno.
“Hey Bruder! Der neuen Mitbewohner sind zwei italienischen!!!”
Subito dopo si sentirono dei passi veloci raggiungere la già affollata stanza. Il fratello minore di Gilbert fece il suo ingresso, vestito di tutto punto e con l’espressione più seria e rigida che si possa immaginare.
“State scherzando vero?”
“Oh forza Bruder! Magari non sono così male…” lo rassicurò ghignante Gilbert dandogli una pacca sulla spalla.
“Qui c’è la loro richiesta…” disse Alfred allungando l’e-mail stampata, pochi minuti prima.
Arthur la prese ed iniziò a leggerla.
“Mmmh il loro inglese non mi sembra male…”
“Avranno usato Google Translate !” scherzò Alfred, subito fulminato da un’occhiataccia di Arthur.
“Che… che cosa rispondiamo?” chiese il giapponese.
“Ovviamente diremo di no!”
“Ludwig non fare il… beh hai capito…” lo ammonì Francis con aria truce.
“Sentite, io non ho alcuna voglia di vivere con dei mafiosi! Gente maleducata e sporca, che dorme fino a mezzogiorno e che ruba dalle stanze altrui... Se accettate la richiesta io mi trasferisco!”
“Ludwig-san!”
“Bruder!!!”
“Ehi dude, non correre…”
“Dovremmo votare, non credete?” Esclamò Francis.
“Volete che chiami anche gli altri?” chiese Kiku, già proteso verso la porta.
“No no, tanto verrebbero a vivere sul nostro piano… ” lo fermò Alfred “ L’eroe vota sì!”
“Io voto no e spero che voi facciate lo stesso…” affermò Ludwig incrociando le braccia. Faceva davvero paura, con tutti quei muscoli.
“E va bene Bruder… voto no anch’io…”
 “Io voto sì. Sbaglio o questo condominio si chiama “International Block”? Nemmeno io scoppio dalla felicità alla notizia, ma almeno possiamo dar loro una possibilità... al primo errore se ne vanno.. ”
“Ha ragione il francese” ammise Arthur alzandosi dal letto “Io voto sì. Dopo aver sopportato il mangiarane per tutti questi mesi,sono pronto ad accettare anche dei “Maccheroni Brothers” …”
“Gli faremo rispettare le leggi americane!” esclamò Alfred lanciando un pugno in aria “Kiku?”
“Voto… sì anch’io…”
Tutti gli occhi erano puntati su Ludwig.  Quest’ultimo si avviò verso la porta senza dire una parola.
“Bruder…”
“Avete preso la vostra decisione… io vado a cercare un’altra camera disponibile…”
“Hang on Bruder! Wir geben eine Chance, Teigwaren essen ...”
“Nein!”
“Wenn Sie verlassen, werde ich auch ”
“Bruder…”
E continuarono a discutere in tedesco, finchè Ludwig non fece un profondo sospiro e si voltò verso gli altri.
“Vi avviso, al primo errore se ne vanno!” affermò stringendo i freddi occhi azzurri. Kiku e il fratello si rilassarono.
“ Avvisatemi quando inizierà l’inferno…” aggiunse prima di sparire dietro la porta.
“Ottimo, vado a rispondere ai due… ehm, come hai detto prima Arthur?” chiese Alfred sistemandosi gli occhiali sul naso.
“Maccheroni Brothers…” disse l’inglese riprendendo il copione che era caduto a terra.
“Ah Ah! Bella questa… ci vediamo a cena!”
Ciascuno tornò nella propria stanza. Arthur riprese a ripassare la parte, Francis abbandonò il lavoro e si distese sul letto.
“Vuoi che ti aiuti?” chiese il francese con tono distaccato. Arthur ci pensò su una manciata di secondi. Poi gli lanciò un secondo gruppo di fogli, tenuti insieme da due graffette.
“Se non ti turba fare la parte di Ofelia….”
“Nessun problema, mon ami…”

Born in the U.S.A, I was
born in the U.S.A, now
born in the U.S.A
I’m a long gone daddy in the U.S.A, now

Born in the U.S.A

Born in the U.S.A


Born in the U.S.A,
I’m a cool rockin’ daddy in the U.S.A., now”.

 
“ALFRED TURN OFF THAT FUCKING STEREOOOOO!!!!!!!!!”
 
 

-Angolino dell'Autrice_

Lo so non ci avete capito molto... Meglio! Ciò potrebbe stuzzicare la vostra curiosità! Ma anche no!
Vi do solo qualche avviso: in futuro compariranno sia OC (solo due, almeno credo) di mia invenzione, tra cui Cristiana Vargas (sì quella dell'altra serie, esatto... ) e le tematiche potrebbero farsi più delicate... Comunque, ho voluto provare a scrivere un AU ambientata nel presente, è la prima volta in effetti mmmmh... avrete capito che qui i nostri eroi non sono nazioni, ma semplici umani... che dire altro, è venuto uno schifo ma incrocio le dita che mettiate una recensione e che seguiate i prossimi capitoli (la storia si complica!!!!)

Baci
RD
  
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