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Autore: MoreUmmagumma    02/05/2013    8 recensioni
Non è forse il sogno di tutti gli uomini essere trattati come un dio? Essere circondati da ragazze pronte ad esaudire tutti i tuoi più oscuri desideri, proprio come in quei racconti di quel lontano Oriente. E se il sultano fosse...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Bonham, Robert Plant
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 L'HAREM






Gli ultimi e caldi raggi del sole irradiarono l’enorme sala dorata, filtrando attraverso le finestre ad arco denominate da altissime colonne in marmo rosso, che si affacciavano di fronte ad un maestoso giardino di alberi d’agrumi profumati, ricco di fontane, palme e coloratissimi fiori esotici.
haremUn locus amoenus.  
Un vero e proprio paradiso in terra.
Nell’aria si sprigionava un forte odore di incenso che bruciava sul davanzale di una di quelle finestre.
Ovunque c’erano tende colorate, tappeti persiani, cuscini di seta, e poi narghilé, anfore, ceramiche e lampade arabe. E da qualche parte, in un punto imprecisato della stanza, rischiarata ormai da fioche lampade ad olio, proveniva una musica. Una musica dolce, soave, sensuale, che lo eccitava nota dopo nota. Una fusione di sitar, nay, qanun, arghoul  e vari strumenti di origine medio-orientale. E lui era là, nella vasca interrata nel pavimento in mosaico color sabbia rossa, immerso in un’ acqua all’essenza di mirra che gli bagnava le punte dei suoi capelli ricci e dorati, circondato dalle più belle cortigiane che nemmeno il più potente dei sultani avrebbe mai posseduto.
C’erano ancelle ovunque, vestite di seta colorata e gioielli, una diversa dall’altra: bionde, more, dai capelli ricci, lisci, lunghi, corti, occhi azzurri, verdi, castani... erano tutte lì per lui. Per viziarlo e coccolarlo.
Due di loro erano inginocchiate alle sue spalle, appoggiato con le braccia ai bordi della vasca, e gli facevano aria con larghe foglie di palma. Una era seduta a terra al suo fianco, e gli imboccava dei grandi chicchi d’uva bianca, mentre un’altra, seduta nella vasca accanto a lui, gli massaggiava il petto con una spugna.
E poi c’era lei, quella che aveva attirato la sua attenzione più di tutte le altre. Lei che, vestita con veli variopinti, i lunghi capelli castani che le ricadevano lungo la schiena seminuda, ballava la danza del ventre davanti a lui, a ritmo di quella musica che si udiva all’interno della medesima stanza. E si muoveva leggiadra, sinuosa, sensuale... Nel vederla muovere così lasciva le sue curve, sentiva il sangue scorrere nelle vene come un fiume in piena. Metà volto era coperto da un velo; riusciva a intravederne solo gli espressivi occhi azzurri, contornati da un pesante trucco nero, che ogni tanto incontravano il suo sguardo famelico.
Ad impreziosire la sua figura, antichi gioielli e monili d’oro che tintinnavano ad ogni suo movimento.
E mentre continuava a danzare per lui, leggera come una foglia che viene spinta dal vento, si spostava verso la porta, sorridendogli, e invitandolo con il dito indice a seguirla.
Con uno scatto si alzò in piedi, prese un telo che una delle ancelle gli porgeva, se lo mise attorno alla vita e la seguì fino alla porta. Voltò la testa prima a destra e poi a sinistra, cercando di capire dove fosse andata. Riusciva a sentire solo la sua risata cristallina, senza vederla.
-Robert!- lo chiamò sussurrando.
L’eco della sua voce proveniva dalla sua destra. Ed eccola là, in fondo al corridoio che gli sorrideva, radiosa, pregandolo con lo sguardo di continuare a seguirla. Cominciò a correre per raggiungerla, ma quando arrivò nel punto in cui la vide lei sparì di nuovo. Sentì il tonfo di una porta che sbatteva. La aprì e lei era lì, sdraiata su un letto matrimoniale, ornato di cuscini e petali di rose rosse, e non aspettava altro che lui.
-Robert!- continuava a chiamarlo.
Ma quando si avvicinò al letto, lei sparì, e non ve ne rimase altro che la voce che lo chiamava.
Una voce che piano piano si trasformava , diventando sempre più familiare e sempre meno femminile.
-Robert! Robert!-
Aprì lentamente gli occhi, e trovò John, uno dei suoi migliori amici, che lo scuoteva.
-Robert, svegliati!-
Ci mise qualche secondo per realizzare di essere stato appena svegliato bruscamente.
-Oh, Bonzo!- si lamentò tirandogli un cuscino per poi rigirarsi dall’altra parte.
-Dai sbrigati! Se Pat scopre che ti ho fatto dormire qui un’altra volta mi caccia via di casa a calci nel culo!-
-Stavo facendo un sogno bellissimo- mugugnò, mettendosi a sedere –Ero in un palazzo... un harem sembrava. Era tutto così bello... e poi ragazze, ragazze ovunque. Una più sexy dell’altra. E mi trattavano come un dio. E ce n’era una...! Se solo non mi avessi svegliato...!-
-Sì, davvero un sogno stupendo- disse distrattamente l’amico mentre raccattava da terra dei vestiti. -Ora vestiti o farai tardi!-
-Tardi?- domandò Robert aggrottando la fronte.
-Non dovevi vederti con quel tale? Quel... Quel Page?!-
-Ah... sì!-
Quasi se ne stava dimenticando. Ormai ci aveva fatto l’abitudine: erano in molti ultimamente ad avergli offerto di entrare a far parte di una band. E tutte si erano rivelate un completo disastro. Cosa avesse quell’ultima proposta di tanto diverso dalle altre ancora non l’aveva capito. Era pur sempre un’occasione e magari si sarebbe rivelata la volta buona per diventare finalmente qualcuno. Perché una cosa era certa: non avrebbe passato il resto della sua vita a spargere catrame per le strade.
Si avviò verso la sua macchina, con John dietro di lui che lo accompagnava.
-Poi dimmi come è andata, eh!-
-Certo!- esclamò sorridendo, mentre chiuse lo sportello.
John annuì all’amico e fece dietrofront.
-Ehi, Bonzo!- lo richiamò Robert abbassando il finestrino. –Nel caso servisse un batterista... un bravo batterista... te lo faccio sapere?-
John appoggiò le mani allo sportello e ci pensò su.
-No- rispose infine. –Ho chiuso con la batteria. L’ho promesso a Pat. E poi adesso abbiamo Jason e io devo pensare a loro-
Robert notò uno strano sguardo negli occhi dell’amico. Una sorta di malinconia, di scoraggiamento.
-D’accordo!- esclamò sorridendo mentre metteva in moto l’automobile. –Te lo farò sapere!-
John non rispose, limitandosi a sorridergli di rimando dandogli una pacca amichevole sulla spalla, prima di vederlo sparire dietro l’angolo.
In realtà tutti sappiamo come andò quell’incontro: il resto poi è storia.



















Note dell'autrice delirante: Era da un po' di tempo che mi girava in testa questa cosa. Più che la storia mi girava in testa l'immagine di Robert circondato da sventole che lo riveriscono come un re.
Non chiedetemi quale sia il legame tra il sogno e quello che viene dopo, prendetelo come una sorta di anticipazione di quello che saranno in futuro i Led Zeppelin xD
Ovviamente il merito è di questa canzone https://www.youtube.com/watch?v=m0NdjLLDavE che mi ha aiutata a far nascere tutto ciò.
Alla prossima, BIUTIFUL PIPOL!!!!
  
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