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Autore: KittyPryde    05/09/2004    5 recensioni
la guerra di Alex è quella di un sonnambulo…
[Alex/Yuris]
Genere: Romantico, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alex Rowe, Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo pendeva sotto di noi come la migliore delle condanne e la voce tonante del Grand Stream percuoteva il cuore come un tamburo; carne tesa, muscoli contratti
Avevamo ideali in pugno e certezze fragili come gocce di pioggia; avevamo il coraggio dei ragazzi e l’illusione dei sognatori… quando siamo partiti
Conquistavamo il cielo, noi, combattendo l’inferno; sotto i nostri piedi, sotto la nostra Vanship; sotto il cielo e al di là del cielo

Non ti sei mai sentito eterno… quando volavi Alex?

Sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un re senza corona e senza scorta
bussò tre volte un giorno alla tua porta.


Non vedevo la morte, non temevo la morte… quando siamo partiti
C’era qualcosa di umanamente sacro in noi, nelle nostre utopie, nella nostra missione… al di là del cielo, in quel tubo d’ottone in cui era scritta la pace
Portavamo qualcosa di importante, nell’abitacolo di quella Vanship, sballottati come piccoli insetti in quella corrente d’aria che spaventava anche gli aviatori più esperti
Noi eravamo una speranza; messaggeri al servizio degli dei, con dieci stelle e un tubo d’ottone

Hanno soffiato via la pace nel Grand Stream

Bianco come la luna il suo cappello
come l'amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una ragione
come un ragazzo segue un aquilone.


Mi sentivo immortale, al di là del cielo, quando mi hanno regalato le ali; mi sentivo immortale guardando distrattamente la tua figura di spalle, guardando le tue parole che scivolavano fuori dall’abitacolo senza che io le potessi sentire; tra il rombo dell’aria e quello dei motori,
la tua voce nel vento
il tuo profilo nel vapore delle nuvole, il tuo sorriso come una certezza di vittoria…
Ero solo una bambina, seduta sulle ali che mi avevano regalato
non pensavo di morire

E c'era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra ed i capelli
c'era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui posò la sua mano sui tuoi fianchi


Noi avevamo carezze e occhi scintillanti; ci credevi quanto me nelle nostre invincibili utopie;
avevamo profumi di garofani e fumo di sigarette nascoste, puzza di olio e motori in panne, chiavi inglesi per rattopparci le ferite, chiodi e bulloni per volare, avevamo raggi di sole per vedere il cielo
ci credevi quanto me in quei sospiri nell’hangar

…e tu non avevi sogni, ti lasciavi guidare dai miei, muovendo le nostre vite come una sola nello spazio limitato dell’abitacolo, nello spazio eterno del cielo…
non ho mai smesso di fidarmi.

Prati ammuffiti e una margherita rossa tra le labbra, trovavo tra noi l’intesa nei gesti quando tu non parlavi mai, quando gli occhi restavano affascinati dai motori, quando le mani da uomo, le mani da uccello, restavano sospese sulla meraviglia di qualche ingranaggio; rumori inconsistenti, musica che solo in pochi sapevano capire, strepitii di ali sciolte nell’acido dei ricordi.
Avevamo mani fragili e unghie spezzate, entusiasmo forte e voci per gridarlo, alcool in circolo e risate per smaltirlo
la pace era la più gentile delle utopie

quando hai smesso di crederci?

ono baci e furono sorrisi
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi delle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle...


quando è diventato tutto buio?

Non voltarti… Alex
Gli uccelli come noi non sono liberi nemmeno fuori dalla gabbia
Non voltarti… Orfeo

Il tunnel d’aria vorticante non conteneva odori se non quello pungente del freddo e delle nuvole.
Non avevo paura dietro la tua schiena e il sorriso sicuro, mi sentivo protetta dal tuo coraggioso silenzio, ero parte di te e della pace; illusioni chiuse in un tubo d’ottone
Eravamo invincibili, nella forza del tornado, piccoli come insetti sulle nostre Vanship, dominati da forze più grandi di noi.
Ma lo conoscevamo il rischio, il pericolo in rincorsa nella pioggia del Grand Stream, la missione da dieci stelle che rappresentava cose ben al di sopra della nostra vita…

…Mentre i miei capelli tagliavano l’aria morivo di paura, nel dimenticare il tuo sorriso sicuro e la possibilità di poter rivedere ancora la tua figura di spalle come una certezza di vittoria.
Mentre morivo senza averlo messo in conto… non ho mai smesso di fidarmi
Con la mia vita si sono portati via i tuoi sogni, il tuo braccio teso verso il vuoto dove precipitavo, l’immagine arrogante del tuo sorriso che si sbriciolava, precaria e fragile come le nostre illusioni immortali

Non voltarti… Orfeo, non troverai nessuno, non riuscirai a riprendermi nel vuoto grigiastro e assordante del Grand Stream
Mi chiedo dove davvero sia… la pace

ono poi che mentre ritornavi
nel fiume chissà come scivolavi
e lui che non ti volle creder morta
bussò cent'anni ancora alla tua porta.


Il cielo è piatto, ondeggia senza speranza
Sotto sparano, ancora
Avevamo sogni grandiosi con i quali dormire tutte le sere, avevamo carezze che profumavano
di polvere da sparo e baci sporchi di grasso d’officina
Avevamo le ali

Le ali che ci hanno regalato bruciano in un mazzo di ricordi portando via la luce dei tuoi occhi, il buio dell’officina corrode i pensieri e indurisce le mani
Non voltarti Orfeo, non voltarti più
Ci sono tanti modi per guardarlo… il cielo
Non si trova riposo pregando davanti ad una tomba vuota
Leggimi ancora una volta… riposa eternamente non gridare una vendetta che non vorrei
Non nel mio nome, Orfeo


E dalla foto sorrido ancora

ui che non ti volle creder morta
bussò cent'anni ancora alla tua porta.
   
 
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