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Autore: Jay_Myler    03/05/2013    5 recensioni
Diciamo che è una romanzata su questo gioco, partendo dal primo giorno di scuola della protagonista.
La coppia è ovviamente la protagonista e Castiel, il rosso che ha fatto impazzire noi ragazze che amiamo i ribelli; ma oltre a raccontare le vicende della scuola, racconterò anche la storia che nasconde questo misterioso ragazzo - e quella della nostra protagonista, che manco ci scherza- (Ovviamente tutta a fantasia mia)
N.d.A. Per romanzata si intende una ricamatura intorno alla storia originaria, a cui vengono aggiunti momenti inediti del tutto inventati.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce Flirt mania'
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Era iniziato un normale giorno di lezioni al liceo Dolce Amoris; la campanella era suonata da un bel pezzo e tutti gli studenti stavano nelle loro classi a sentire la lezione del giorno. Solo nel corridoio

stava una ragazza in preda al panico, che ansimando dopo una lunga corsa, stava percorrendo il corridoio con l'orario delle lezioni in mano, trascinandosi dietro una vecchia borsa a tracolla dove teneva le sue cose.

Doveva vedere dove stava il suo armadietto, doveva trovare la sua classe, ma le sembrava un'impresa impossibile in quel momento, mentre vedeva il deserto nei corridoi e lo stesso nella sua testa dove c'era solo un rimbombare di colpi.

"Maledizione, anche il mio primo giorno in ritardo!"

Iniziò a cercare classe per classe la sua,quando sentì alzarsi dal fondo del corridoio una sonora risata.

Era un ragazzo dai capelli rosso fuoco che si stava avvicinando a lei.

La guardava con aria divertita all'inizio, per poi passare ad un espressione che lei avrebbe definito da bulletto antipatico e spocchioso; ma vedendolo le si aprì il cuore, notando la calma che il ragazzo aveva, ma sopratutto che non stava correndo come lei alla ricerca della sua classe. Solo una cosa poteva significare: che ringraziando il cielo non era in ritardo.

"Meno male, temevo di essere arrivata tardi.."

Il ragazzo la guardò accigliata e sempre con la solita aria da bulletto; probabilmente doveva essere la sua espressione preferita.

"Cosa della mia risata ti ha lasciato intendere che non sei in ritardo?"

La ragazza iniziò ad annaspare peggio di quando le mancava il fiato per la corsa, ma non gli avrebbe lasciato per nulla al mondo l'ultima parola.

"M-ma tu stai camminando così tranquillo per i corridoi e pensavo che non fosse ancora suonata la prima ora e.."

"E sto saltando la prima ora di lezione invece, piccoletta; non saltare a conclusioni sbagliate prima del tempo.. Io posso andare piano quanto mi pare, tu dovresti iniziare a correre.."

Il ragazzo, senza degnarla più di uno sguardo, le passò avanti andandosene con il suo solito fare prepotente, verso il cortile del liceo.

"Aspetta... non so neanche come ti chiami.."

"CASTIEEEEL!" Si sentì un urlo dal fondo del corridoio.

Arrivò quasi di corsa un ragazzo con in mano un paio di cartelle, e appena ripreso fiato, si girò verso il ragazzo dai capelli rossi e lo guardò malissimo.

"Sei irrecuperabile Castiel! Incominciamo a marinare le lezioni fin dalla prima ora."

«Sono libero di fare quello che voglio, non vedo come tu possa impormi di fare quello che vuoi..»
«Castiel, se continui così per tutto il semestre sappi che ti farò espellere!»

Poi si girò verso la ragazza e le porse la mano.

"Piacere, sono Nathaniel, il segretario del liceo, scusami per la scenata, ma non è nuovo a queste bravate. Tu devi essere Jay."

Jay lo squadrò prima un po' dalla testa ai piedi: era poco più alto di Castiel, capelli biondo grano e occhi color dell'ambra; dopo di che optò per dargli una stretta di mano molto veloce.

Nathaniel si girò di scatto verso Castiel, mandandogli l'ennesimo sguardo di dissenso e lo rimproverò nuovamente:

"Se hai deciso di intraprendere per un altro anno questo stupido comportamento, e di continuare per la cattiva strada, ti prego di non coinvolgere anche i nuovi studenti!"

Castiel fece spallucce, si mise le mani dietro la testa e noncurante continuò ad andare per la sua strada, ignorando completamente Nathaniel e la sua paternale.

«Quel ragazzo evitalo se vuoi star fuori dai guai, frequentarlo non può che farti male.»

In quel momento si spalancò la porta del liceo e corse dentro un altro studente con degli occhiali grandi quanto la sua faccia, affannato proprio come Jay qualche minuto prima, che andò a sbattere contro Castiel, il quale lo prese a parolacce prima di uscire definitivamente dalla loro visuale.

La ragazza lo guardò sbalordita.

«Ken?! Cosa ci fai qui?»
Il ragazzetto stava ancora riprendendo fiato e ancora con l'affanno cercò di formulare la sua risposta.

«N-n-non potevo... non... seguirti... mi sono fatto... trasferire.»
E le sorrise, o almeno fece una smorfia che somigliava ad un sorriso; la guardò e le porse la mano.

«Andiamo insieme a cercare le nostre classi?»
Jay se lo ricordava fin troppo bene Ken; era un ragazzo della sua vecchia scuola, che era innamorato pazzo di lei, e continuava a seguirla senza niente in cambio, solo per starle vicino.

«Scusami Ken, ho altro da fare, magari più tardi, ok?»
«C-certo..»disse Ken nascondendo il suo dispiacere dietro un falso sorriso.

Nathaniel che era rimasto accanto a Jay si offrì di farle un permesso che giustificasse il suo ritardo, ma Jay rifiutò gentilmente, dicendo che se la sarebbe cavata a sola.

Nathaniel sorrise di cuore e le mise un braccio intorno alle spalle.

«Finalmente un'alunna seria che decide di prendersi le sue responsabilità! Mi fa piacere. Io seguo l'altro ragazzo, Ken, penso che abbia più bisogno di una mano rispetto a te.»
E così se ne andò dandole una leggera pacca sulla spalla.

Jay era ben lontana dal trovare la sua classe, e le sarebbe proprio servita una mano esperta che l'accompagnasse e che le facesse un permesso per evitare una ramanzina, ma nonostante la gentilezza di quel ragazzo, non le piacque il tono ed i modi con i quali parlava di Castiel e con Castiel.

Quando si entrava nell'argomento «Castiel» si era accorta che si faceva molto nervoso, perdendo la calma, e a volte anche di rispetto nei confronti del ragazzo, dandogli dell'irrecuperabile e del testone.

Con tutti i difetti che poteva avere e con tutto il comportamento da strafottente, secondo lei non c'era bisogno di un tale accanimento contro di lui.

Forse a Castiel semplicemente non gli piaceva ricevere ordini.

Dopo un quarto d'ora riuscì a trovare la sua classe, ma mentre stava entrando pronta e ricevere una ramanzina, suonò la campanella della prima ora, e per poco non venne investita dal flusso di gente che stava uscendo dalle aule. Evitando di inciampare si trovò faccia a faccia con il suo ex compagno di classe Ken, che la salutò in modo molto animato, muovendo in aria a mo' di bandiera il suo orario.

«Vediamo quali lezioni abbiamo in comune.. oh guarda la prossima ora ce l'abbiamo insieme, che bello! Se vieni con me ti posso accompagnare; quel ragazzo tanto gentile con i capelli biondi mi ha fatto fare un veloce giro della scuola prima.»
«Nathaniel? Non mi ispira nulla di troppo buono quel ragazzo, il suo essere perfetto si limita ad una cerchia stretta di argomenti.»
«Eh? Non so di cosa stai parlando, a me sembra molto professionale e disponibile, ora seguimi, altrimenti faremo tardi.»
La prese per mano e la portò dietro di sì fino all'aula E-3 dove si fermarono di botto e Ken cade a terra.

Jay si accorse che nella fretta il ragazzo aveva urtato una studente, che stava lì con sue due amiche; aiutò Ken ad alzarsi e subito il ragazzo chiese scusa.

La ragazza contro la quale aveva sbattuto, che aveva dei lungi capelli biondi, lo guardò quasi disgustata, poi squadrò anche Jay e rivolgendosi alle sue amiche disse:

«Questi devono essere i nuovi arrivati, che sfigati!»
E partì una rista di coro.

Jay era infuriata nera, avrebbe voluto dargli un cazzotto sul naso, ma preferiva non avere nessun guaio già il primo giorno di scuola.

Continuando a ridacchiare la ragazza li guardò entrambi.

«State insieme o cosa? Sei proprio una sfigata, non avrai vita semplice finché ci sarò anche io i questo liceo.»
Prima che Jay potesse rispondere, l'insegnante richiamò tutti all'ordine e li fece accomodare ai banchi; gli unici rimasti liberi -dopo che la strega bionda aveva rubato gli ultimi tre in fondo- erano i banchi in prima fila, dove si andarono a sedere uno accanto all'altra Ken e Jay.

Il professore notò che mancavano delle giustificazioni per le prime ore ai nuovi arrivati.

Subito le tre ragazze terribili iniziarono a ridere e la più antipatica delle tre, la ragazza che li aveva presi in giro, si alzò e disse:
«Professore, non le sembra strano che entrambi i nuovi arrivati siano arrivati solo alla seconda ora? Io penso che si siano appartati prima di entrare»

Da un punto imprecisato della classe si sentì uno

'Sfigati!'

E partì una risata generale.

Ken diventò rosso ed iniziò a farfugliare dicendo un marea di parole una dietro l'altra, cosa che le fece risultare incomprensibili;

Jay si coprì la faccia con le mani girandosi verso la lavagna e il professore alzò la voce ed intimò di fare silenzio.

«Signorina Ambra, i suoi commenti e le sue congetture non sono rilevanti in questo caso.»
Dopo di che incominciò la sua lezione.

*****

Suonò la campana che annunciava l'inizio del pranzo, tutti uscirono di corsa dalla classe, compreso Ken, che tra la folla aveva perso di vista Jay, che in realtà stava ancora seduta nel suo banco.
Il professore stava finendo di cancellare la lavagna, e girandosi vide la sua studente seduta ancora al suo posto.

«Può andare signorina, la lezione è finita, vada pure a pranzare.»
«Non ho fame professore, penso rimarrò ancora un altro po'.»
Il professore la guardo con aria apprensiva.

«I primi giorni sono sempre i più difficili, ma vedrà che andrà tutto bene.» posò il cassino e prendendo la sua roba se ne andò anche lui, lasciandola da sola.

Jay iniziò a prendere le sue cose molto lentamente, mettendole nella sua rovinata tracolla, che era stata con lei fedelmente per tanti anni.

Uscì dall'aula ed incontrò Nathaniel.

«Come sta andando il tuo primo giorno di scuola?» le chiese mettendole una mano sulla spalla.

«Lasciamo perdere...» disse, togliendosi la mano del ragazzo da dosso.

«Qualcosa non va?»
Avrebbe potuto dirgli della sveglia che non aveva suonato, della bicicletta che aveva forato, del pullman che le aveva fatto fare tardi, del ritrovarsi per l'ennesima volta Ken davanti, di quelle insopportabili ragazze di prima e di tante altre cose, ma decise di metterne in ballo solo un argomento...

«Perché odi Castiel?»

La faccia del ragazzo divenne cupa ed iniziò a camminare velocemente per il corridoio.

«Non lo odio affatto, ma il mio ruolo di segretario mi impone di riprendere gli alunni che violano le regole dello statuto scolastico che prevedono..»
«Smettila di parlare come un automa, non capisci che non è di questo che sto parlando? Sei sempre così rigido e dedito alle regole tu?»

«Ti ho già detto di lasciarlo perdere! E' sempre la stessa storia! Quel ragazzo ogni anno fa infatuare tante di quelle ragazze che prendono anche loro una cattiva strada.. cosa trovate di così bello in uno stupido ribelle come lui!»

Jay si sentiva offesa; essere paragonata a stupide ragazzine innamorate di un ragazzo carino, quando invece lei aveva preso a cuore la causa umana.

«Non sono affatto innamorata, neanche lo conosco!»
«Appunto, non lo conosci, non ci conosci, non sai la situazione, eppure lo difendi a spada tratta.»
«Non mi piace come ti rapporti con lui; non puoi essere gentile con tutti e con lui no! Allora se mai facessi una sciocchezza finirei anche io sulla tua stupida lista nera? Tu e le regole siete sposati o cosa?»
Sapeva che così facendo nei confronti di Nathaniel stava certamente perdendo colpi.

«Non essere sciocca, è una cosa seria il regolamento, non puoi trattarlo alla stregua di regole che a scelta si posso rispettare o meno..»
«Tu non puoi trattare comunque Castiel in quel modo; per quanto il suo carattere possa essere impossibile, non puoi essere così... così..»
Nathaniel stava aspettando solo l'ultima parola per poter definitivamente mettere una croce su quella ragazza e considerarla irrecuperabile come Castiel.

«Non ho bisogno dell'avvocato difensore, so difendermi anche da solo.»
Castiel era appena uscito dalla classe vicino a dove stavano parlando; stava appoggiato di fianco al muro e li guardava.

Chissà da quanto tempo li stava ascoltando;

«Non ti sto facendo da avvocato, sto solo dicendo a Nathaniel che..»

«Evita. Una volta tanto sono d'accordo con lui: non mi conosci affatto.»

Poi come se nulla fosse se ne andò via.

A Jay cadde la tracolla per la rabbia e con essa tutti i libri, che fecero un sacco di rumore rimbombando nei corridoi vuoti; Castiel si fermò e si girò a guardare; la ragazza si abbassò per raccogliere i suoi libri, e così fece pure Nathaniel, ma Jay gli fermò la mano e lo guardò facendogli capire che non voleva il suo aiuto.

Nathaniel si sentiva mortificato, si stava facendo nemica una nuova alunna per una sciocchezza, ma era lei ad essere così testarda! Poi senza aspettare che finisse di raccogliere i libri le disse:

«La discussione è finita, preferirei non continuare più a parlare di questo argomento..»

Si girò e se ne andò; Castiel aspettò che se ne andasse e poi prese la strada opposta.

Jay, una volta raccolti i libri, aveva tanta di quella rabbia in corpo che non emise neanche un sibilo; andò al suo armadietto, vi gettò tutto dentro e poi si avviò alla prima uscita vicina, arrivando nel cortile sul retro del liceo.

Si andò a sedere sotto l'ombra di un grande albero, chiudendo gli occhi e cominciando a contare per sbollire la rabbia.

«Hai intenzione di continuare per molto? Qui c'è gente che vorrebbe riposarsi tra una lezione e l'altra.»
Jay aprì gli occhi, ma non vide nessuno; guadò a destra, a sinistra, dietro l'albero, poi sentì un tonfo, si girò e vide che Castiel era appena saltato giù dall'albero.

«Riposarsi tra una lezione e l'altra, ah! Disse il salta lezioni.»
Castiel non le sorrise, ma non aveva nemmeno la solita espressione crucciata che aveva quando vedeva Nathaniel.

La ragazza lo squadrò un po' meglio di come aveva fatto la mattina; vestiva con colori scuri, e portava una giacchetta di pelle nera, ma quello che attirò la sua attenzione fu la maglietta.

«Hey, quella maglia mi dice qualcosa..»
Castiel incrociò le braccia e la guardò.

«Ti ricorderà un vestitino per le tue bambole.»
Continuò a fissarla aspettando la sua risposta per misurarla meticolosamente.

«Ma no, c'è il simbolo di una rock band che ascolto.»

Castiel la guardò stupita.

«Ascolti il rock?»
«Si.. perché?»

Per la prima volta accennò ad un sorriso, e le sue guance si fecero leggermente rosse; poi si ricompose a la guardò con un espressione che non gli aveva mai visto: entusiasta.

«Nessuna ragazza qui dentro mi ha mai stupito così tanto.»
A Jay piacevano le attenzioni che le stava dando Castiel, ma pochi minuti prima le aveva ringhiato contro di non volere un avvocato difensore, così girò i tacchi e si avviò alla porta.

«Ci vediamo.»
E senza voltarsi indietro se entrò di nuovo nel liceo.

Finalmente era arrivata l'ora di andarsene, e sollevata andò a posare i libri della giornata nell'armadietto.

Lo chiuse praticamente sbattendolo e con la sua borsa a tracolla poggiata sulla spalla destra , lasciandola a penzoloni, attraversò il corridoio.

Passò davanti la sala degli insegnati, dove vide Nathaniel che stava finendo si scrivere qualcosa, probabilmente era per lavoro che gli piaceva tanto fare; alzò la testa e la vide, fece un cenno per salutarla; lei ricambiò con un cenno della testa.

Arrivata fuori si trovò il passaggio bloccato da Castiel.

«Hey piccoletta, le lezioni sono finite, cose ne dici se ti faccio vedere un posto?»

Jay nonostante fosse distrutta seguì Castiel per quattro rampe di scale, sul retro della scuola, passando probabilmente – sicuramente - in posti per loro vietati, ed arrivarono su una terrazza all'ultimo piano dove si vedeva tutta la città.

Restarono lì in silenzio a guardare il panorama, una accanto all'altro, aspettando che il sole tramontasse.


Jay Myler 
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