COSA SONO?
La ragazza aveva un milione di domande in testa, alcune più ed altre meno utili alla sua causa, ma sapeva bene di potergliene porgere solo una. Doveva scegliere con attenzione, basarsi sulle informazioni che era riuscita ad estrapolargli precedentemente. Aveva scoperto, suo malgrado, che Ryou poteva essere alquanto sibillino, quando voleva.
Ruki aveva un milione di domande in testa, ma non era ancora il suo turno di chiedere.
«Ti piaccio?» domandò Ryou serio.
Lei sorrise provocante. «Così più del solito» rivelò maliziosamente. Si lasciò sfuggire un risolino fin troppo entusiasmato.
Il ragazzo sollevò un sopracciglio, per niente turbato. Le fece un cenno con la testa.
Ruki si accigliò, vagliò a mente le domande che le sembravano più sensate in quel frangente. Fece per chiedere, ma s’interruppe, rifletté ancora un altro istante, poi sbatté le ciglia. «Sono indispensabile?»
Ryou sospirò, lanciò uno sguardo al soffitto per riflettere sulla risposta da dare. «No, sarebbe meglio se non esistessi»
La ragazza sbuffò. Quelle parole non scalfirono neanche lontanamente la sua corazza. Anzi, la fecero sorridere ulteriormente, divertita. «Posso muovermi?» domandò Ryou scattando in avanti con un gesto secco. Sporgendosi sul tavolo era ora faccia a faccia con lei, naso contro naso.
Ruki gli afferrò una spalla e lo costrinse a ritornare al proprio posto. «Non più» esordì chiarendo con uno sguardo che non doveva più avvicinarsi tanto.
«Mi hai mai usata?» domandò celando la preoccupazione sotto un’espressione pensierosa.
L’espressione di Ryou si addolcì. «Non lo farei mai». Poi si grattò il dorso della mano. «Sono caldo?»
Ruki rise. «Lo sei stato». Poi s’incupì, pensando a cos’altro chiedere. «Faccio male alle persone?»
Il ragazzo si posò una mano sul cuore. «Tanto» disse. Poi, ad un’occhiata scettica di Ruki proseguì. «Vorresti mangiarmi?»
«Potrei farlo, ma sarebbe un crimine»
All’occhiata confusa di Ryou Ruki sospirò, fingendosi addolorata. «Un vero crimine»
Ryou fece una smorfia. Si agitò sulla sedia. Conosceva Ruki, sapeva dove sarebbe andata a parare. Non era la prima volta che finivano in una situazione simile e questo gli creava un certo vantaggio. Ruki, spesso, non si preoccupava di essere troppo creativa.
Rise tra sé. Sapeva cosa aspettarsi. Era sempre qualcosa di particolarmente offensivo.
«Sono un… cadavere?» domandò alla fine.
Il sorriso sul volto di Ruki si spense, sostituto da un’espressione piccata. Strinse i pugni, resistendo alla tentazione di colpirlo.
Ryou si staccò il foglietto dalla fronte. Sulla superficie bianca la ragazza aveva scritto con una penna sottile proprio la parola “Cadavere”. Si lasciò sfuggire una risata. Aveva indovinato ancora.
Ruki staccò a sua volta il pezzo di carta che aveva sulla sua fronte. Lesse ad alta voce l’oggetto che lui aveva scritto: «Bomba»
Tipico, pensò lei. Nelle ultime ore era stata Schianto (tra l’altro contro le regole, che indicavano che avrebbe dovuto esse un oggetto o comunque qualcosa di palpabile), Zucchero ed una lunga serie di cose che avrebbero potuto essere tradotti in complimenti. «Sei così prevedibile!» la schernì Ryou. Lui era stato Zombie, Pollo ed altre cose che potevano risultare come insulti.
«Ma perché Bomba?» si lamentò lei.
Ryou scrollò le spalle. «Ovviamente intendevo Bomba da un altro punto di vista». Ammiccò. Lei lo squadrò contrariata. «È quello che pensavo guardando…» s’interruppe, le indicò con un dito la scollatura. Ruki scoprì che un paio di bottoni della sua camicetta si erano sganciati, rivelando buona parte del suo reggiseno viola.
«E tu me lo dici solo adesso?» sbraitò Ruki alzandosi pronta a colpirlo.