Lui era di base in Thailandia
lei
era la moglie di un pilota
lui volava da lei i fine settimana
era proprio
la bella vita.
Ma poi le cose cambiarono
e lui cominciò a cambiare
ma
lei non si chiese perché,
non lo trovava strano.
Poi lo
chiamarono
doveva partire quella notte
non poté dire granché
ma sarebbe
andata bene
non doveva fare i bagagli
si sarebbero visti la sera
dopo,
aveva un lavoro da sbrigare
volando laggiù in Cambogia
Well he was
She was an
airforce wife
He used to fly
weekends
It was the easy life
But then it turned around
And he began to
change
She didn’t wonder then
She didn’t think it strange
But then he
got a call
He had to leave that night
He couldn’t say too much
But it
would be alright
He didn’t need to pack
They’d meet the next night
He
had a job to do
Flying to Cambodia
Amber misurava la stanza a grandi
passi.
Il suo salotto, che le era sempre
sembrato fin troppo grande, adesso le pareva ridicolmente
piccolo.
I suoi passi facevano un continuo
clik clik sul marmo bianco, tirato a lucido.
Ogni tanto alzava la testa, che in
quel momento teneva reclinata, i suoi lunghi capelli castani, le oscuravano la
vista.
I suoi occhi verdi vagavano senza
posa da un punto all’altro, inquieti.
Il suo sguardo si posava, ora sulla
foto, incorniciata, posata sul piccolo comodino della televisione, ora al
telefono a muro.
Si fermò un
attimo.
Si avvicinò al comodino di legno di
cedro,un cimelio di famiglia e prese la foto.
Soffiò delicatamente sul vetro per
cancellare ogni minima traccia di polvere.
Sorrise
impercettibilmente.
Quella foto…il giorno più bello
della sua vita….i suoi occhi si appannarono un po’ mentre ritornava col pensiero
a quel giorno…..
“Vuoi tu, Reginald Hardcastle, prendere la
qui presente Amber Terryway come tua legittima sposa ed amarla ed onorala finchè
morte non vi separi?”
La voce del prete risuonò forte e
chiara nella chiesa, quella piccola chiesa tutta vestita a
festa.
La gente sulle panche
fremeva
Reginald fece un sorriso che
illuminò il suo bel viso a partire dai suoi grandi occhi castani,occhi dal
taglio malinconico eppure così belli.
“Lo voglio…” fu la
risposta
Nella chiesa l’emozione di tutti
era tangibile.
“E allora, per il potere concessomi
da Dio..”
Amber strinse forte la mano
dell’uomo…no…del ragazzo che sarebbe diventato suo marito di lì a pochi
secondi.
Reginald si girò verso di lei: il
sole che filtrava dalle finestrine, illuminò i suoi lunghi capelli color
miele.
“.. vi dichiaro marito e
moglie…”
Stavolta fu Amber a sentire la
forte presa di lui sulla sua mano.
Reginald…Reggie.. Il suo amore…Suo
marito, ora.
“Finchè morte non ci separi” pensò
lei mentre lui le scostava delicatamente il velo dal
volto.
Poi si
baciarono.
Amber poggiò delicatamente la foto
sul tavolo: lei e Reginald erano ritratti sorridenti, intenti a tagliare una
colossale torta
nuziale.
La foto era in bianco e nero, ma
lei ricordava perfettamente la delicata sfumatura rosa delle
guarniture.
Osservò la propria mano, guidata da
quella di Reginald, che impugnava un coltello, immerso in una fetta di
torta.
Lei osservò il suo sorriso,
pacifico, sereno..e vero…
Un sorriso di
felicità.
Il suo bel sorriso era fermato per
sempre in una foto, da guardare tutte le volte che avrebbe
voluto….
Lui stesso amava particolarmente
quella foto.
La guardava spesso, con uno sguardo
nostalgico, poi si rivolgeva alla giovane moglie e scherzava con lei sulle loro
facce.
Lei e Reginald erano proprio una
bella coppia: innamorata, felice, senza preoccupazioni….
Lui era un
pilota.
Non faceva lunghe tratte, faceva
semplicemente su e giù per il Paese.
Ma un giorno le cose
cambiarono…
Infuriava la guerra, una guerra
feroce, una guerra che non perdonava nessuno…
“Le tratte da qui alla
Thailandia?Ma sono impazziti?”
Reginald reclinò un po’ il capo,
come se fosse imbarazzato.
Le spiegò che per i week end
sarebbe tornato sempre da lei.
“Ma…ma... i week end? Sei mio
marito! Non posso vederti solo ai week end! “aveva osservato
Amber
Di nuovo lui aveva reclinato il
capo, ma non lo sguardo.
L’aveva fissata coi suoi occhi, che
esprimevano più tristezza di quella che lui avrebbe mai potuto dichiarare a
parole.
Tentò un abbozzo di
sorriso.
Amber cercò di vedere il lato
positivo della cosa “Beh, almeno non ti spediscono là a tempo indeterminato!”
aveva concluso
Reginald aveva detto che concordava
e pensava anche lui che fosse una fortuna.
Il fatidico giorno, lui si era
alzato presto, ma Amber si era già alzata prima di lui, per parlargli prima che
lui partisse.
Fecero colazione insieme: Reginald
indossava già la sua divisa da pilota, che lo rendeva tremendamente
affascinante.
Scherzarono, mentre
mangiavano.
Poi arrivò l’ora dei
saluti.
“Reggie?” lo chiamò lei “non me lo
dai un bacio?”
Reginald l’aveva attirata a sé e
l’aveva baciata.
“Ti amo Amby..” le disse, prima di
uscire.
Amber continuò a misurare la stanza
a grandi passi.
Le mani dietro la schiena. Aveva le
unghie mangiate.
Lo smalto rosso delle sue unghie,
di solito curate era tutto scheggiato.
“Basta…” si disse “caffè…poi mi
sentirò meglio…”
A passo di Zombie, si diresse al
bancone di cucina e cominciò a preparare la caffettiera.
Guardò fuori dalla finestrina,
ornata da tendine del suo piccolo appartamento.
Il sole stava per
tramontare.
Il telefono squillò, facendola
sussultare.
Il vasetto con la polvere di caffè
le cadde di mano e si schiantò son un gioioso fracasso sul pavimento, finendo in
mille pezzi.
In un nanosecondo Amber era
attaccata alla cornetta.
“Pronto!” quasì urlò nella
cornetta
“Buonasera signora!” la salutò una
voce trillante ed allegra
“Posso sapere con chi parlo?”
domandò cortesemente Amber, immaginandosi già la risposta.
“Jordan Freeway, agente
immobiliare..le farò un’offerta che le cambierà di sicuro la
vita…”
Amber riattaccò mentre il signor
Freeway stava continuando il suo soliloquio.
“Anche quella chiamata mi ha
cambiato la vita…L’ha cambiata a tutti e due…”
“No Reginald…questo no..non
puoi lasciarglielo
fare!”
Reginald aveva appena ricevuto una
chiamata dai suoi superiori: doveva partire per
A tempo
indeterminato
Amber si era sentita rimescolare la
cena nella pancia, quando lui le aveva raccontato il
fatto.
Avrebbe dovuto fare il pilota per i
soldati.
Nulla di più
pericoloso.
Non doveva nemmeno fare i bagagli,
gli avrebbero consegnato tutto là.
Negli ultimi tempi, Reginald
tornava sempre più provato, stanco e..diverso.
Naturalmente il suo amore per Amber
non era cambiato…ma lui era cambiato.
Amber non ci dette molto peso…era
un pilota..Chissà quante ne vedeva laggiù…
Ma ora leggeva lo sconforto nei
suoi occhi.
Reginald era cambiato:era cupo e
taciturno…cupo ed imbronciato.
“Reginald?” Amber gli toccò la
spalla sinistra:la mano del ragazzo salì a stringere forte quella della moglie e
la baciò.
Stava
piangendo.
E mentre le notti passavano
lei
tentò di ripensare al passato,
a come lui sembrava,
a come lui
rideva
Credo che non saprà mai
che cosa lui avesse dentro
non poteva
immaginarselo,
proprio non poteva afferrarlo
Lui aveva gli occhi più
tristi
che la ragazza avesse mai visto
qualche notte piangeva
come se
stesse vivendo un sogno
E mentre lei lo stringeva forte
lui le cercava il
viso
come se lei sapesse la verità
perduta laggiù in
Cambogia
And as the
nights passed by
She tried to
trace the past
The way he used to look
The way he used to laugh
I guess
shell never know
What got inside his soul
She couldn’t make it out
Just
couldn’t take it all
He had the saddest eyes
The girl had ever seen
He
used to cry some nights
As though he lived a dream
And as she held him
close
He used to search her face
As though she knew the truth
Lost
inside Cambodia
Amber non riusciva a dormire: si
rigirava fra le coperte senza darsi pace e senza riuscire a chiudere
occhio.
Era troppo agitata, troppo
preoccupata.
Dopo circa un’ora riuscì ad
addormentarsi…
Il sogno era veramente bello: era
estate, lei si trovava in riva al mare, dietro di lei troneggiava la casa dei
suoi genitori.
Stava aspettando lui: sarebbe
tornato, glielo aveveva promesso!
Lei correva felice riempendosi di
sabbia e ridendo.
Si sentì chiamare: era una voce che
conosceva…era lui..Reginald!
Era proprio dietro di lei, un po’
più distante,
Amber non si girò subito ma chiuse
gli occhi e pregustò il momento in cui lo avrebbe abbracciato e riempito di
baci.
Girandosi stava per fare una risata
gioiosa, ma le uscì solo un urlo.
Quello non era Reginald..non aveva
volto..era un uomo, quello si…ma il suo volto era vuoto…incorniciato da capelli
lunghi.
Era lì, appoggiato alla sua gamba
destra, con le braccia protese.
Amber gridò di nuovo e si portò le
mani alla bocca.
“Mbè?” fece l’essere senza volto
“Non mi vieni ad abbracciare?”
E fece un passo verso di
lei.
Amber indietreggiò “Tu non sei
Reginald! Vattene via!”
L’essere senza volto, che aveva la
voce di Reginald continuò ad avanzare “Cosa vorresti dire con questo? Amber
vieni qui!Sei mia moglie, vieni qui!”
“No!” urlò lei di rimando…e
scappò..scappò da Reginald.
Ma mise il piede jn fallo e caddè a
pancia in giù salla sabbia, che se prima le era sembrata di un bianco quasi
accecante..ora le sembrava grigia e sporca, il mare una distesa di
petrolio
Qualcosa le toccò la spalla..Amber
urlò e…
Si svegliò di soprassalto sempre
urlando a squarciagola.
Si premette le mani sulla bocca per
farsi tacere,ma continuò a gemere per la paura.
“No!” urlò.
Non ricordava più il viso di
Reginald, non ricordava più i suoi occhi tristi, non ricordava più la sua risata
allegra, che ti metteva di buon umore.
Si alzò di scatto e corse nel
salotto: inciampò nell’aspirapolvere, ma non se ne curò.Afferrò la foto, la foto
del loro matrimonio, dal comodino e se la strinse al cuore piangendo e chiamando
il suo Reginald.
“Reginald… che c’e?” Reginald si
era svegliato di soprassalto, sudato e sconvolto.
“Amber si era svegliata per il
baccano provocato da lui : lo consolò.
Lui si
calmò.
Si rimisero a dormire..ma Amber
sentiva che il respiro di lui era troppo irregolare, non stava
dormendo.
“Reggie?” lo
chiamò
Lu la strinse forte, le accarezzò
una guancia.
Lei lo strinse a sua volta,
chiedendosi cosa mai avesse potuto cambiare il ragazzo solare ed allegro che
aveva sposato in quel giovane uomo serio e cupo.
Reginald non dormì quella notte e
nemmeno sua moglie.
Ma poi arrivò una chiamata,
dissero che presto sarebbe tornato
lei fece una valigia
e si
diedero un appuntamento
ma ora un anno è passato
e neanche una sola
parola
e tutto l’amore che lei conosceva
è scomparso nella
nebbia
Cambogia, non piangere ora, niente lacrime
But then a call
came through
They said he’d soon be home
She had to pack a case
And
they would make a rendez-vous
But now a year has passed
And not a single
word
And all the love she knew
Has disappeared out in the haze
Cambodia
- dont cry now - no tears now
“La signora Terryway?” la voce al
telefono era secca ed ufficiale
“Si..con chi parlo?” fu la risposta
di Amber…stavolta aveva più speranze.
“Qui è il capitano
O’Bryan…”
Il cuore di Amber galoppava più di
un cavallo all’ippodromo.
Le tremavano le
mani.
Il capitano Le dette la notizia che
aspettava da tempo.
Amer tremava da capo a piedi, come
una ragazzina che aveva appena fatto il suo primo giro
sull’ottovolante.
Si precipitò in camera e svaligiò
l’armadio.
Doveva essere vestita
bene…benissimo..impeccabilmente.
Domani…all’Hotel
Bayview.
Lei e Reginald…loro…si sarebbero
incontrati.
Salì in macchina: non riuscì quasi
ad accenderla da quanto le tremavano le mani.
Ma era felice come non lo era da
mesi.
E questo
importava.
Erano passati ormai 2 mesi dalla
partenza di lui.
Ormai si notava: era
evidente.
Avrebbe avuto una bellissima
notizia da dargli….
E ora gli anni sono passati
senza
una sola parola
soltanto una cosa rimane,
lo so per certo
lei non
rivedrà più il suo viso.
And now the
years have passed
With not a single word
But there is only one thing
left
I know for sure
She wont see his face again
Una signora, che aveva da poco
passato la trentina era seduta su una sedia di vimini.
Indossava un lungo vestito nero,
molto elegante.
Ai suoi piedi giocava una bambina
con i riccioli mori: davanti a loro un albero di Natale splendidamente
decorato.
“Mamma! Dai, fammi scartare i
regaliii! “ la pregava la bambina
“Ne hai già scartato uno…lo hai
indosso..”osservò l’uomo, seduto su una poltrona, immerso nella lettura del
giornale.
“Si..e le sta splendidamente..non è
vero tesoro? L’abbiamo scelto proprio bene quel vestito!” si compiacque la
donna.
“Hai sempre l’occhio per queste
cose!” disse l’uomo sfogliando il giornale.
“Stella, mi raccomando…non sporcare
il vestito!” si raccomandò la madre
Stella roteò gli occhi “Mammaaa! Me
lo dici SEMPRE..non sono io quella che sporca i vestiti…è Kevin e tu lo
sai!”
“Per una volta, lascia stare tuo
fratello..è il tuo capro espiatorio!Sei una bambina grande ormai Stella! Hai 10
anni!”
“Ma anche lui ha 10 anni!” protestò
indignata la bimba
“Va bene Stella…ci siamo intesi,
comunque..” tagliò corto l’uomo.
Amber Terryway sorrise: era felice
della sua vita.
Guardò fuori dalla finestra del
salotto, quel salotto enorme, troppo grande per una famiglia di 4
persone.
Pose il bicchiere di vino che aveva
in mano sul comodino accanto a sé..
Un comodino di legno di
castagno.
Il tavolo di legno di cedro non
c’era più: come tante altre cose del resto.
In quella entrò un bambino nella
stanza: era pressoché identico alla sorella, tranne che per alcuni
particolari.
La bambina ave a preso tutto dalla madre :
il viso, gli occhi, i capelli, mentre il bambino aveva i capelli color miele e
gli occhi scuri.
Gli occhi di
Reginald.
Peccato che Reginald non potesse
vedere i suoi figli.
Da quel giorno, quando lui l’aveva
lasciata lei non l’aveva più visto.
All’appuntamento non si era
presentato nessuno.
Ed erano passati gli
anni.
L’uomo davanti a lei richiuse il
giornale e si alzò.
Scarruffò i capelli di Kevin e
sorrise alla moglie.
Amber si alzò e abbracciò il
compagno “Auguri Demian” gli sussurrò
Fuori nevicava
sempre.