Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |      
Autore: Ariadne_Bigsby    27/11/2007    1 recensioni
In questa mia prima Song Fiction ho tratto ispirazione dalla bellissima canzone di Kim Wilde "Cambodia" Ho cercato di immaginarmi la storia dei 3 personaggi della canzone, la ragazza ed il suo giovane marito. La canzone è riferita alla guerra del Vietnam, ma io ho tolto qualunque riferimento ad essa, facendo sì che la storia si possa adattare a qualunque tipo di epoca. Leggee e recensite per favore!!!!
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Lui era di base in Thailandia
lei era la moglie di un pilota
lui volava da lei i fine settimana
era proprio la bella vita.
Ma poi le cose cambiarono
e lui cominciò a cambiare
ma lei non si chiese perché,
non lo trovava strano.
Poi lo chiamarono
doveva partire quella notte
non poté dire granché
ma sarebbe andata bene
non doveva fare i bagagli
si sarebbero visti la sera dopo,
aveva un lavoro da sbrigare
volando laggiù in Cambogia

Well he wasThailand based

She was an airforce wife

He used to fly weekends
It was the easy life
But then it turned around
And he began to change
She didn’t wonder then
She didn’t think it strange
But then he got a call
He had to leave that night
He couldn’t say too much
But it would be alright
He didn’t need to pack
They’d meet the next night
He had a job to do
Flying to Cambodia

 

 

Amber misurava la stanza a grandi passi.

Il suo salotto, che le era sempre sembrato fin troppo grande, adesso le pareva ridicolmente piccolo.

I suoi passi facevano un continuo clik clik sul marmo bianco, tirato a lucido.

Ogni tanto alzava la testa, che in quel momento teneva reclinata, i suoi lunghi capelli castani, le oscuravano la vista.

I suoi occhi verdi vagavano senza posa da un punto all’altro, inquieti.

Il suo sguardo si posava, ora sulla foto, incorniciata, posata sul piccolo comodino della televisione, ora al telefono a muro.

Si fermò un attimo.

Si avvicinò al comodino di legno di cedro,un cimelio di famiglia e prese la foto.

Soffiò delicatamente sul vetro per cancellare ogni minima traccia di polvere.

Sorrise impercettibilmente.

Quella foto…il giorno più bello della sua vita….i suoi occhi si appannarono un po’ mentre ritornava col pensiero a quel giorno…..

 

 

Vuoi tu, Reginald Hardcastle, prendere la qui presente Amber Terryway come tua legittima sposa ed amarla ed onorala finchè morte non vi separi?”

La voce del prete risuonò forte e chiara nella chiesa, quella piccola chiesa tutta vestita a festa.

La gente sulle panche fremeva

Reginald fece un sorriso che illuminò il suo bel viso a partire dai suoi grandi occhi castani,occhi dal taglio malinconico eppure così belli.

“Lo voglio…” fu la risposta

Nella chiesa l’emozione di tutti era tangibile.

“E allora, per il potere concessomi da Dio..”

Amber strinse forte la mano dell’uomo…no…del ragazzo che sarebbe diventato suo marito di lì a pochi secondi.

Reginald si girò verso di lei: il sole che filtrava dalle finestrine, illuminò i suoi lunghi capelli color miele.

“.. vi dichiaro marito e moglie…”

Stavolta fu Amber a sentire la forte presa di lui sulla sua mano.

Reginald…Reggie.. Il suo amore…Suo marito, ora.

“Finchè morte non ci separi” pensò lei mentre lui le scostava delicatamente il velo dal volto.

Poi si baciarono.

 

 

Amber poggiò delicatamente la foto sul tavolo: lei e Reginald erano ritratti sorridenti, intenti a tagliare una colossale torta  nuziale.

La foto era in bianco e nero, ma lei ricordava perfettamente la delicata sfumatura rosa delle guarniture.

Osservò la propria mano, guidata da quella di Reginald, che impugnava un coltello, immerso in una fetta di torta.

Lei osservò il suo sorriso, pacifico, sereno..e vero…

Un sorriso di felicità.

Il suo bel sorriso era fermato per sempre in una foto, da guardare tutte le volte che avrebbe voluto….

Lui stesso amava particolarmente quella foto.

La guardava spesso, con uno sguardo nostalgico, poi si rivolgeva alla giovane moglie e scherzava con lei sulle loro facce.

Lei e Reginald erano proprio una bella coppia: innamorata, felice, senza preoccupazioni….

Lui era un pilota.

Non faceva lunghe tratte, faceva semplicemente su e giù per il Paese.

Ma un giorno le cose cambiarono…

Infuriava la guerra, una guerra feroce, una guerra che non perdonava nessuno…

 

 

“Le tratte da qui alla Thailandia?Ma sono impazziti?”

Reginald reclinò un po’ il capo, come se fosse imbarazzato.

Le spiegò che per i week end sarebbe tornato sempre da lei.

“Ma…ma... i week end? Sei mio marito! Non posso vederti solo ai week end! “aveva osservato Amber

Di nuovo lui aveva reclinato il capo, ma non lo sguardo.

L’aveva fissata coi suoi occhi, che esprimevano più tristezza di quella che lui avrebbe mai potuto dichiarare a parole.

Tentò un abbozzo di sorriso.

Amber cercò di vedere il lato positivo della cosa “Beh, almeno non ti spediscono là a tempo indeterminato!” aveva concluso

Reginald aveva detto che concordava e pensava anche lui che fosse una fortuna.

Il fatidico giorno, lui si era alzato presto, ma Amber si era già alzata prima di lui, per parlargli prima che lui partisse.

Fecero colazione insieme: Reginald indossava già la sua divisa da pilota, che lo rendeva tremendamente affascinante.

Scherzarono, mentre mangiavano.

Poi arrivò l’ora dei saluti.

“Reggie?” lo chiamò lei “non me lo dai un bacio?”

Reginald l’aveva attirata a sé e l’aveva baciata.

“Ti amo Amby..” le disse, prima di uscire.

 

Amber continuò a misurare la stanza a grandi passi.

Le mani dietro la schiena. Aveva le unghie mangiate.

Lo smalto rosso delle sue unghie, di solito curate era tutto scheggiato.

“Basta…” si disse “caffè…poi mi sentirò meglio…”

A passo di Zombie, si diresse al bancone di cucina e cominciò a preparare la caffettiera.

Guardò fuori dalla finestrina, ornata da tendine del suo piccolo appartamento.

Il sole stava per tramontare.

Il telefono squillò, facendola sussultare.

Il vasetto con la polvere di caffè le cadde di mano e si schiantò son un gioioso fracasso sul pavimento, finendo in mille pezzi.

In un nanosecondo Amber era attaccata alla cornetta.

“Pronto!” quasì urlò nella cornetta

“Buonasera signora!” la salutò una voce trillante ed allegra

“Posso sapere con chi parlo?” domandò cortesemente Amber, immaginandosi già la risposta.

“Jordan Freeway, agente immobiliare..le farò un’offerta che le cambierà di sicuro la vita…”

Amber riattaccò mentre il signor Freeway stava continuando il suo soliloquio.

“Anche quella chiamata mi ha cambiato la vita…L’ha cambiata a tutti e due…”

 

 

“No Reginald…questo no..non puoi  lasciarglielo fare!”

Reginald aveva appena ricevuto una chiamata dai suoi superiori: doveva partire per la Cambogia

A tempo indeterminato

Amber si era sentita rimescolare la cena nella pancia, quando lui le aveva raccontato il fatto.

Avrebbe dovuto fare il pilota per i soldati.

Nulla di più pericoloso.

Non doveva nemmeno fare i bagagli, gli avrebbero  consegnato  tutto là.

Negli ultimi tempi, Reginald tornava sempre più provato, stanco e..diverso.

Naturalmente il suo amore per Amber non era cambiato…ma lui era cambiato.

Amber non ci dette molto peso…era un pilota..Chissà quante ne vedeva laggiù…

Ma ora leggeva lo sconforto nei suoi occhi.

Reginald era cambiato:era cupo e taciturno…cupo ed imbronciato.

“Reginald?” Amber gli toccò la spalla sinistra:la mano del ragazzo salì a stringere forte quella della moglie e la baciò.

Stava piangendo.

 

 

 

 

 

E mentre le notti passavano
lei tentò di ripensare al passato,
a come lui sembrava,
a come lui rideva
Credo che non saprà mai
che cosa lui avesse dentro
non poteva immaginarselo,
proprio non poteva afferrarlo
Lui aveva gli occhi più tristi
che la ragazza avesse mai visto
qualche notte piangeva
come se stesse vivendo un sogno
E mentre lei lo stringeva forte
lui le cercava il viso
come se lei sapesse la verità
perduta laggiù in Cambogia

 

And as the nights passed by

She tried to trace the past
The way he used to look
The way he used to laugh
I guess shell never know
What got inside his soul
She couldn’t make it out
Just couldn’t take it all
He had the saddest eyes
The girl had ever seen
He used to cry some nights
As though he lived a dream
And as she held him close
He used to search her face
As though she knew the truth
Lost inside Cambodia

 

 

 

Amber non riusciva a dormire: si rigirava fra le coperte senza darsi pace e senza riuscire a chiudere occhio.

Era troppo agitata, troppo preoccupata.

Dopo circa un’ora riuscì ad addormentarsi…

Il sogno era veramente bello: era estate, lei si trovava in riva al mare, dietro di lei troneggiava la casa dei suoi genitori.

Stava aspettando lui: sarebbe tornato, glielo aveveva promesso!

Lei correva felice riempendosi di sabbia e ridendo.

Si sentì chiamare: era una voce che conosceva…era lui..Reginald!

Era proprio dietro di lei, un po’ più distante,

Amber non si girò subito ma chiuse gli occhi e pregustò il momento in cui lo avrebbe abbracciato e riempito di baci.

Girandosi stava per fare una risata gioiosa, ma le uscì solo un urlo.

Quello non era Reginald..non aveva volto..era un uomo, quello si…ma il suo volto era vuoto…incorniciato da capelli lunghi.

Era lì, appoggiato alla sua gamba destra, con le braccia protese.

Amber gridò di nuovo e si portò le mani alla bocca.

“Mbè?” fece l’essere senza volto “Non mi vieni ad abbracciare?”

E fece un passo verso di lei.

Amber indietreggiò “Tu non sei Reginald! Vattene via!”

L’essere senza volto, che aveva la voce di Reginald continuò ad avanzare “Cosa vorresti dire con questo? Amber vieni qui!Sei mia moglie, vieni qui!”

“No!” urlò lei di rimando…e scappò..scappò da Reginald.

Ma mise il piede jn fallo e caddè a pancia in giù salla sabbia, che se prima le era sembrata di un bianco quasi accecante..ora le sembrava grigia e sporca, il mare una distesa di petrolio

Qualcosa le toccò la spalla..Amber urlò e…

Si svegliò di soprassalto sempre urlando a squarciagola.

Si premette le mani sulla bocca per farsi tacere,ma continuò a gemere per la paura.

“No!” urlò.

Non ricordava più il viso di Reginald, non ricordava più i suoi occhi tristi, non ricordava più la sua risata allegra, che ti metteva di buon umore.

Si alzò di scatto e corse nel salotto: inciampò nell’aspirapolvere, ma non se ne curò.Afferrò la foto, la foto del loro matrimonio, dal comodino e se la strinse al cuore piangendo e chiamando il suo Reginald.

 

 

“Reginald… che c’e?” Reginald si era svegliato di soprassalto, sudato e sconvolto.

“Amber si era svegliata per il baccano provocato da lui : lo consolò.

Lui si calmò.

Si rimisero a dormire..ma Amber sentiva che il respiro di lui era troppo irregolare, non stava dormendo.

“Reggie?” lo chiamò

Lu la strinse forte, le accarezzò una guancia.

Lei lo strinse a sua volta, chiedendosi cosa mai avesse potuto cambiare il ragazzo solare ed allegro che aveva sposato in quel giovane uomo serio e cupo.

Reginald non dormì quella notte e nemmeno sua moglie.

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                           Ma poi arrivò una chiamata,
        dissero che presto sarebbe tornato
lei fece una valigia
e si diedero un appuntamento
ma ora un anno è passato
e neanche una sola parola
e tutto l’amore che lei conosceva
è scomparso nella nebbia
Cambogia, non piangere ora, niente lacrime


 

 

 

 

 

But then a call came through
They said he’d soon be home
She had to pack a case
And they would make a rendez-vous
But now a year has passed
And not a single word
And all the love she knew
Has disappeared out in the haze
Cambodia - dont cry now - no tears now

 

 

“La signora Terryway?” la voce al telefono era secca ed ufficiale

“Si..con chi parlo?” fu la risposta di Amber…stavolta aveva più speranze.

“Qui è il capitano O’Bryan…”

Il cuore di Amber galoppava più di un cavallo all’ippodromo.

Le tremavano le mani.

Il capitano Le dette la notizia che aspettava da tempo.

Amer tremava da capo a piedi, come una ragazzina che aveva appena fatto il suo primo giro sull’ottovolante.

Si precipitò in camera e svaligiò l’armadio.

Doveva essere vestita bene…benissimo..impeccabilmente.

Domani…all’Hotel Bayview.

Lei e Reginald…loro…si sarebbero incontrati.

Salì in macchina: non riuscì quasi ad accenderla da quanto le tremavano le mani.

Ma era felice come non lo era da mesi.

E questo importava.

Erano passati ormai 2 mesi dalla partenza di lui.

Ormai si notava: era evidente.

Avrebbe avuto una bellissima notizia da dargli….

 

 

 

 

 

E ora gli anni sono passati
senza una sola parola
soltanto una cosa rimane,
lo so per certo
lei non rivedrà più il suo viso.

 

 

 

 

 

And now the years have passed
With not a single word
But there is only one thing left
I know for sure
She wont see his face again

 

 

Una signora, che aveva da poco passato la trentina era seduta su una sedia di vimini.

Indossava un lungo vestito nero, molto elegante.

Ai suoi piedi giocava una bambina con i riccioli mori: davanti a loro un albero di Natale splendidamente decorato.

“Mamma! Dai, fammi scartare i regaliii! “ la pregava la bambina

“Ne hai già scartato uno…lo hai indosso..”osservò l’uomo, seduto su una poltrona, immerso nella lettura del giornale.

“Si..e le sta splendidamente..non è vero tesoro? L’abbiamo scelto proprio bene quel vestito!” si compiacque la donna.

“Hai sempre l’occhio per queste cose!” disse l’uomo sfogliando il giornale.

“Stella, mi raccomando…non sporcare il vestito!” si raccomandò la madre

Stella roteò gli occhi “Mammaaa! Me lo dici SEMPRE..non sono io quella che sporca i vestiti…è Kevin e tu lo sai!”

“Per una volta, lascia stare tuo fratello..è il tuo capro espiatorio!Sei una bambina grande ormai Stella! Hai 10 anni!”

“Ma anche lui ha 10 anni!” protestò indignata la bimba

“Va bene Stella…ci siamo intesi, comunque..” tagliò corto l’uomo.

Amber Terryway sorrise: era felice della sua vita.

Guardò fuori dalla finestra del salotto, quel salotto enorme, troppo grande per una famiglia di 4 persone.

Pose il bicchiere di vino che aveva in mano sul comodino accanto a sé..

Un comodino di legno di castagno.

Il tavolo di legno di cedro non c’era più: come tante altre cose del resto.

In quella entrò un bambino nella stanza: era pressoché identico alla sorella, tranne che per alcuni particolari.

La  bambina ave a preso tutto dalla madre : il viso, gli occhi, i capelli, mentre il bambino aveva i capelli color miele e gli occhi scuri.

Gli occhi di Reginald.

Peccato che Reginald non potesse vedere i suoi figli.

Da quel giorno, quando lui l’aveva lasciata lei non l’aveva più visto.

All’appuntamento non si era presentato nessuno.

Ed erano passati gli anni.

L’uomo davanti a lei richiuse il giornale e si alzò.

Scarruffò i capelli di Kevin e sorrise alla moglie.

Amber si alzò e abbracciò il compagno “Auguri Demian” gli sussurrò

Fuori nevicava sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Ariadne_Bigsby