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Autore: Hunter of Demons    11/05/2013    0 recensioni
I classificata per il contest di Agosto 2012
Autrice: †Annairam†
Una giornata come tante nella vita ultra secolare di Layla... ma se, invece, non fosse proprio così?
“Soldato, non provi pietà per lei, è solo un mostro che ha ucciso centinaia di soldati come te, chiaro?”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: Annairam†
Personaggi: Layla
Roket
Maya e Yoru
C
alliah
S
emiria
S
amuel


La stanza era immersa nel silenzio, illuminata dalla tenue e dorata luce del mattino che faceva brillare le provette e i macchinari di mille bagliori danzanti.
L'unico rumore che spezzava il silenzio era il grattare di una penna che correva da ore sulle pagine bianche di un fascicolo pieno zeppo di numeri, simboli e grafici.
La schiena ricurva di quel corpicino mai cresciuto era ricoperta sa una cascata di capelli argentei che in morbide ciocche ricadevano a terra e si snodavano sul pavimento per metri, come mille rigagnoli di un fiume.
Come faceva spesso e come aveva sempre fatto, da anni, ormai decenni, aveva passato la notte in laboratorio; ma non le pesava, non le era mai pesato, tutt'altro.
Con un sospiro soddisfatto Layla appoggiò la penna sulla scrivania e con orgoglio contemplò il suo lavoro, i suoi studi, le sue ricerche, la sua vita
Senza riflettere si mise a giocherellare con la fede, facendola ruotare attorno all'anulare.
Malgrado tutto era riuscita a farsi una famiglia... non pensava ne avrebbe avuto di nuovo l'occasione, dopo la morte di Aaron e del suo piccolo. Dopo che aveva perso tutto per l'ennesima volta, si era votata all'unica cosa che non potessero portarle via, la scienza, ma poi aveva incontrato lui... a Layla scappò un sorriso quando percepì l'aurea che conosceva così bene avvicinarsi, un'aurea che sapeva subito riconoscere, che avrebbe percepito e trovato in mezzo a mille altre.
Sentì alle sue spalle la porta aprirsi e poco dopo due braccia forti le circondarono le spalle da dietro, Layla sentì il mento del proprietario di quelle braccia che si appoggiava sulla sua testa e alcune ciocche bionde selleticarle la fronte
Che fai?” le chiese con voce virile il ragazzo osservando le carte sul tavolo fitte di appunti.
Lavoro” rispose Layla vaga alzando il capo e baciando la punta del naso del ragazzo.
Maddai, davvero?” chiese quello con evidente sarcasmo.
Seguì qualche istante di silenzio durante i quali i due si godettero quell'abbraccio pieno di amore.
E' raro vederti con i capelli sciolti, mamma” Mamma.
Layla con un sorriso chiuse gli occhi godendosi quella parola, quelle note, quelle cinque semplici lettere che ogni volta erano capaci di far fare i salti mortali al suo cuore, di riempirlo e farlo straripare di gioia.
Ho fatto la doccia e non avevo voglia di acconciarli”. Rispondendo la Dux diede un colpo al pavimento con la punta dei piedi scalzi e fece ruotare la sedia girevole imbottita, trovandosi così di fronte a Abel, il suo secondogenito, il primo avuto dal matrimonio con Rocket. Somigliava molto a lei, biondo, occhi verdi, corpo magro, ma aveva l'altezza, il sorriso e la spontaneità del padre.
Il ragazzo passò le dita tra le ciocche argentee della madre: “Posso acconciarteli io?”.
Layla sorrise felice e annuì, si sedettero a terra e Abel iniziò a fare una treccia.
Da sempre i suoi figli avevano giocato con i suoi capelli (altro motivo per cui non se li era mai tagliati) e lei si crogiolava spesso in quel contatto così pieno di affetto.
Ci voleva del tempo per acconciarli, erano lunghi svariati metri dato che erano quasi quarant'anni che non li tagliava e già allora arrivavano a terra, giusto per dare un'idea. Ora per fare in modo che non strisciassero Layla doveva fargli fare dei giri attorno al capo, come un'aureola candida.
Quando Abel chiuse la treccia con il solito e inseparabile nastro azzurro, madre e figlio si alzarono e con orgoglio Layla osservò il proprio riflesso sul vetro di una delle finestre.
I tuoi fratelli?” chiese la Dux voltandosi verso Abel.
Jonathan è con papà, Amila è con zia Maya e mio cugino”
Layla annuì. Solo tre dei suoi figli avevano deciso di diventare hunter, solo tre avevano imboccato quella via; gli altri erano rimasti umani e ora erano dei sereni signori di mezza età, qualcosa che lei e suo marito non sarebbero mai diventati, sarebbero rimasti in quei corpi giovani e infantili tutta la vita... qualche tempo prima una donna scambiò uno dei suoi figli per suo padre e Layla si era vergognata nel rammentare che poteva benissimo essere la bis nonna di quell'arzilla ottantenne che aveva confuso i loro ruoli, ma aveva imparato da tempo a convivere con quel dispiacere, anche se attendeva con angoscia il giorno in cui i suoi figli umani avrebbero ricevuto l'estrema unzione dopo una lunga vita, ma non quanto la sua.
Con questi pensieri madre e figlio uscirono dal laboratorio e andarono verso casa parlando del più e del meno lungo il tragitto, quando ne varcarono la soglia era silenzios, ma la Dux percepì come delle presenze schermate, come se stessero cercando di nascondersi, ma ad allarmarla fu l'espressione sorniona del figlio. Qualcosa non andava, c'era qualche cosa di sbagliato inb tutto quello.
Uno scoppio, dei coriandoli, ed ecco che il presentimento di Layla si rivelò reale.
Imbarazzata sorrise quando il gruppo di persone in festa intonarono uno stonato “
Tanti auguri a teeee”.
Dal gruppetto si staccò un allegro Roket che con trasporto la baciò, come se non ci fosse stato nessun altro nella stanza, ma arrossendo quando si staccò, cosa che faceva ogni volta che la baciava in pubblico fregandosene e poi si staccava rendendosi conto del gesto che aveva fatto.
Auguri piccola” si sentì soffiare in un orecchio e anche Layla arrossì.
Se l'era completamente scordato, ma era il giorno del suo compleanno! 173 anni... era davvero vecchia, troppo.
E per il suo compleanno si erano riuniti tutti lì.
I suoi figli, i suoi nipoti, Maya, Yoru, Kristallo... Calliah.
Calliah, quando sei tornata?” chiese la Dux bambina con felice sorpresa “Ti sapevo a Quafas!”
La donna con una falcata la abbracciò in un caldo e morbido abbraccio, il tipico abbraccio impacciato ma pieno di affetto che solo Calliah era in grado di fare.
Sono tornata oggi, non mi sarei mai persa il tuo compleanno...” si interruppe qualche secondo“...sorellina.” concluse sorridendogli.
Maya, con la solita violenta grazia, si piazzò tra le due stappando rumorosamente una bottiglia di champagne.
Avete finito con ste minchia di moine? Siamo qui per festeggiare, Cristo!! Vi voglio fuori come un culo, se no che festa del cazzo è?”
Le due si ritrovarono con un bicchiere in mano, alzato in un brindisi iniziato non si era capito bene da chi.
Yoru, che era in piedi in mezzo alla stanza, attirò l'attenzione sventolando un braccio: “
Bene, chi vuole un biscotto?” chiese ad alta voce, ma quando vide Rocket sbiancare iniziò a ridere seguito dagli altri.
Rocket, scherzava, non ci sono i biscotti, tranquillo” lo rincuorò Calliah dandogli delle amichevoli pacche sulla schiena.
La casa era piena di vita e allegria, Calliah seduta sul bracciolo del divano stava raccontando ai figli di Layla le sue ultime peregrinazioni in giro per il continente. Dopo la morte di Jonathan Calliah aveva iniziato a girare, alla ricerca di non si sa bene cosa, forse solo di un po' di pace, e ogni volta tornava con nuovi aneddoti e scoperte.
Maya e Yoru, assieme ad Abel si stavano scolando una bottiglia di vodka spuntata da chissà dove, probabilmente da una delle scorte nascoste di Abel, e Rocket assieme a Kristallo stavano intrattenendo i loro nipotini facendo gli idioti, cosa che veniva loro particolarmente bene.
Layla, in piedi appoggiata contro lo stipite il bicchiere mezzo pieno in mano, osservava tutto ciò con un sorriso con un sorriso beato e sereno sul volto, si sentiva traboccare di gioia.
Quella era la sua famiglia, la sua amata famiglia, un po' disastrata e alternativa, ma la adorava.
Avrebbe fatto tutto perchè quei sorrisi non sparissero, avrebbe difeso con ogni mezzo quella gioia perchè potesse essere eterna.
Ogni volta che con fatica si conquistava qualche cosa le veniva portato via maquesta volta non l'avrebbe permesso, piuttosto avrebbe combattuto fino alla morte.



Soldato, che stai facendo?”
Il sodato sobbalzò sulla sedia e spostò gli occhi dallo schermo.
Mi scusi generale, io stavo...”
Soldato, non stai guardando un film, ma stai visionando la memoria di uno dei nostri più importanti esemplari, sai quante squadre abbiamo perso nel cercare di prendere il soggetto A0792?”
Il soldato abbassò il capo con aria colpevole.
Mi spiace generale”.
Il generale passò lo sguardo dall'immagine sullo schermo al viso suo sottoposto, gli mise una mano sulla spalla.
Soldato, non provi pietà per lei, è solo un mostro che ha ucciso centinaia di soldati come te, chiaro?”
“Si signore”

Soldati che volevano catturala fu il pensiero del soldato, ma non lo disse.
Il generale dopo un'ultima occhiata poco convinta uscì dalla stanza piena di strani marchingegni dalla dubbia utilità, il soldato tornò a guardare lo schermo.
Come poteva quel sorriso così sereno, così dolce e pieno di gioia appartenere ad un mostro sanguinario, cacciato dai governi come la peste come tutti gli altri della sua specie, come poteva quel viso aver terrorizzato la gente per anni? Gli hunter erano davvero i mostri affamati solo di potere e sangue che la gente diceva? Eppure, all'epoca del contagio, quando c'erano ancora i demoni, non erano cattivi, giusto? Ma ora che quel flagello non c'era più l'umanità si era andata a cercare un'altro nemico da distruggere.
Mostro eh? Tsk, non avete nemmeno la fantasia di darmi un appellativo decente, o quantomeno nuovo. Sono secoli che sento questo nome”
Il soldato ci rimase di sasso, era sconvolto. Non poteva essere lei, non poteva essere sveglia.
Con una lentezza disarmante si voltò verso il muro dove era appeso alla parete grazie a dei bracciali di metallo che le escoriavano i polsi e le caviglie tremendamente sottili un corpicino nudo, talmente magro da contare facilmente tutte le ossa, di un pallore cadaverico, con tanto di quegli elettrodi e aghi attaccati da sembrare un puntaspilli.
Era abituato a quella scena, da quel che ricordava quel corpicino era sempre stato lì, appeso, esanime, e con il numero di riconoscimento tatuato a fuoco, come tanti altri in stanze vicine, ma non aveva mai visto quegli occhi aperti, quel verde abbacinante che ora lo stava inchiodando sul posto.
Lo stava guardando con sfida, il soldato si sentì schiacciato da quegli occhi accusatori, pieni di dolore e frustrazione ma non spenti.
Malgrado pensasse che non l'avrebbe mai usata, il soldato conosceva la procedura del caso e meccanicamente schiacciò un bottone rosso. Rispondendo al comando del liquido violaceo iniziò a colare in un tubicino che iniettò il sonnifero nel braccio del soggetto A0792.
Il soldato, cautamente, si avvicinò al soggetto, con espressione quasi colpevole e dispiaciuta.
Auguri signorina, buon duecentotredicesimo compleanno”
Layla sgranò gli occhi sconvolta e abbandonò il capo sul petto, sconfitta, ma non per via del sonnifero bensì da quei tre numeri.
213 anni, erano 40 che era appesa lì, dei restanti 173 non restavano che ricordi, immagini su uno schermo e cenere.

  
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