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Autore: selene87    30/11/2007    5 recensioni
Amami, ti prego. Non mi importa come, ma fallo! Amami perché ti ho amato. Fallo perché ti ho odiato. Odiami perché....
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amami

Amami

-         A Te che vieni da lontano  -

 

 

 

 

U

na fitta coltre di nuvole nasconde il freddo sole invernale dietro il suo spettro nero.

Seduta alla mia scrivania, osservo la tempesta avvicinarsi minacciosamente.

Il vento soffia violento contro gli alberi, costringendoli a piegarsi – impotenti –  sotto la sua furia disarmante.

Il suono del suo imperioso ululato accompagna le prime gocce di pioggia che iniziano a cadere a ritmo cadenzato – monotono – contro il vetro della finestra.

 

Il freddo sembra oltrepassare la labile barriera di quella realtà artefatta che mi circonda, mi stringe nella sua gelida morsa.

 

Mi paralizza.

Ottenebra la mente.

Mi strazia.

 

Mi costringe a trattenere l’aria e astrarre gli occhi.

 

Dietro il buio dell’incertezza c’è il tuo volto.

Quel ghigno compiaciuto dipinto sulle labbra violacee.

Sorriso sprezzante e sarcastico in contrasto con la gentilezza dei tuoi lineamenti aggraziati, incorniciati da soffici crini bronzei.

 

Fattezze tanto perfette da sembrare irreali.

Fiabesche.

Arcane.

Sublimi.

Sovraumane.

 

Mi sembra di sentire la tua pelle sotto il tocco delle mie mani.

Liscia.

Fredda, come il ghiaccio.

Come la morte.

 

Il volto d’alabastro in grado di catturare – avido – i bagliori argentei della luna.

Gli occhi color topazio brillano della luce delle stelle.

 

La tua voce risuona nelle mie orecchie.

Lontana.

Troppo distante.

È un flebile sussurro.

Uno straziante lamento.

 

Non riesco ad afferrare le parole.

Non ne capisco il senso.

 

Sfuggono.

Scivolano dal mio controllo.

 

Ridi della mia confusione.

 “Cosa c’è di tanto divertente?” – ti provoco apparentemente sicura di me.

 

Mento.

Fingo.

 

E’ solo spavalderia la mia, non coraggio.

Quello sparisce davanti al tuo solo ricordo.

 

Scompare.


Si dissolve come la mia speranza.

Fissandomi divertito, continui a prenderti gioco di me.

Come sempre.

Come è sempre stato.

Come continuerà ad essere.

Forse.

 

Sento gli occhi inumidirsi ed iniziare a pizzicare.

 

“Dannazione!” – impreco a denti stretti, strizzando violentemente gli occhi per impedire alle lacrime di avere il sopravvento.

 

Adesso le sento.

Le tue parole diventano più nitide.


Sono parole amare.

Mi turbano.

Che celano odio.

Mi feriscono.

 

Abbasso il capo, sconfitta.

 

Mi trapassano da parte a parte, mentre sento il tuo sguardo avido di vittoria e disprezzo scorrere sulla mia figura.

 

Credi di aver vinto?

 

Mi sento morire.

 

Io.Sto.Morendo.

 

Ancora.

Di nuovo.

Ancora.

 

Tuttavia, sono ancora in piedi.

Trovo la forza di rialzare lo sguardi e puntarlo dritto nel tuo.

Non parlo.

Non ne ho bisogno.

 

Tu sai.
Tu senti.

Tu sei Me.

 

 

 

 

Amami, ti prego.

Non mi importa come, ma fallo!

 

 

 

 

Non lo dai a vedere, ma so che i miei pensieri ti inquietano.

 

Sconvolgono anche me.

 

Ti amo, dopo tutto.

 

Sai fingere bene, lo sai.

Tutti hanno sempre creduto alla tua farsa.

Io sono stata l’unica a vedere cosa si nascondesse dietro di essa.

 

Paura.

Timore.

Forse per te stesso.

Di te stesso.

 

Dietro la tua maschera si cela l’essere umano che non sei mai stato.

 

 

 

 

Amami sinceramente.

Amami mentendomi.

Illudimi, non mi importa.

 

 

 

 

Inizi ad indietreggiare di qualche passo.

Sgomentato.

 

Ti ho preso alla sprovvista?

Ti ho allarmato?

 

Scappi.

 

Le tue parole mi hanno confusa.

I tuoi inganni illusa.

 

Ma non sono mai scappata.

Non ci riuscivo.

Nemmeno stretta tra le tue braccia, in bilico tra la vita e la morte.

 

Mi ammaliavi.

 

Ti ho amato.

 Non lo farò per sempre.

 

 

 

 

Amami, perché sono l’unica.

Perché ci ho provato ancora.

Fallo perché ti ho accettato.

 

 

 

 

Ho coperto i tuoi silenzi.

Accettato i tuoi segreti.

Nascosto le tue menzogne.

 

 

 

 

Amami in questo inferno che hai creato.

Cercami tra le sue fiamme.

 

 

 

 

Mossa dal desiderio di averti allungo le braccia verso di te.

 

Con le mani ti cerco.

Con la mente ti trovo.

 

Bramo ciò che non mi hai mai concesso.

 

Sospiri sognati.

Tocchi bramati.

 A Me proibiti.

 

 

 

 

Amami gridandolo al mondo.

Sussurrandolo.

Amami.

 

 

 

 

Improvvisamente, ti fermi.

Sorridi.
Sei dolce.

 

Mi permetti di raggiungerti.

Le tue mani appena mi sfiorano, ma la mia pelle accaldata – viva – a contatto con il gelo della tua – morta – è scossa da languidi brividi.

 

 

 

 

Amami per la vita che ti ho donato.

La mia.

Amami per la morte che mi hai concesso.

Amami con il tuo letale tocco.

Amami con le tue labbra tormentate.

Amami.

 

 

 

 

Con le tue dita affusolate mi carezzi le gote purpuree.

Ti avvicini sempre di più, inchiodandomi con il tuo sguardo incomprensibile.

Avverto il tuo freddo respiro solleticarmi la pelle.

 

Il mio cuore rimbomba senza sosta.

Un dubbio mi assale.

 

Tu hai un cuore?

Lo senti mai battere?

 

Faccio scorrere le mia mani sul tuo ampio torace, fino a giungere al punto in cui noi uomini sentiamo il nostro cuore palpitare.

 

Poggio la mano.

La mia è una lieve pressione, ma, d’un tratto, la tua espressione cambia.

Ti vedo sgranare gli occhi.

Il sorriso muore sulle labbra.

Lo strazio – il dolore – scolpito in volto.

 

Il vento invade il nostro spazio.

Il nostro sogno.

 

L’incubo.

 

Mi allontana da te.

 

Ti accasci a terra, portandoti una mano al petto.

 

Sanguini.

 

Mi guardi.

Parli.

 

L’urlo del vento si placa, copre il tuo gemito strozzato.

 

“T-t…”

 

E’ inutile, non ti sento.

 

“…a”

 

Lo sguardo cade sulle mie mani.

Stille sanguigne imbrattano la mia pelle.

Stringo qualcosa nella sinistra.

 

Il senso di repulsione mi invade, alla consapevolezza del gesto appena compiuto.

Non volevo...

 

Il tuo cuore palpita – forte e vivo – tra le mie dita.

 

Non riesco a piangere.

Non mi sento in colpa.

Un’ immensa soddisfazione mi avvolge con il suo immenso calore.

 

o forse sì.

 

La tempesta si placa, il vento si calma.

 

“Ti ho amata.” – un leggero soffio portata alle mie orecchie dall’ultima folata di vento.

 

Buio.

 

Apro gli occhi di scatto.

La fronte madida di sudore.

 

Sono ancora seduta nella mia camera, fissando lo spettacolo al di fuori di quelle mura.

 

Il sole splende nel cielo sereno.

Azzurro e terso.

Gli alberi si tingono d’oro sotto i suoi raggi.

 

Regna la calma.

 

Mi capita sempre più spesso imbattermi in queste situazioni.

In questi sprazzi di alienazione.

 

Chiudo gli occhi e la mia mente vaga.

Quando li riapro non ricordo ciò che ho visto.

Come se rimovessi il tutto prima di prendere completamente coscienza.

Solo una cosa mi resta impressa, avvolgendomi con il suo vigore.

 

Un appagante e reale senso di soddisfazione.

Il calore del trionfo che mi porta ad increspare le labbra in un malevolo sorriso che si rispecchia sul mio volto ogni volta che mi risveglio.

 

Ed odio me stessa per quel sorriso e per quella lacrima solitaria che scivola sulla mia guancia.

 

 

 

***

 

 

 

Amami perché ti ho amato.
Fallo perché ti ho odiato.

Odiami perché ti ho ucciso.

 

- Fine -

   
 
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