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Autore: potters_continuous    12/05/2013    5 recensioni
Doctor!Kurt|Doctor!Sebastian|Patient!Blaine
All'Allen Pavillion Hospital Sebastian Smythe è un (sexy) neurochirurgo, mentre Kurt Hummel lavora in pediatria. Rachel Berry comincia ad ottenere i primi successi lavorativi, nel frattempo la relazione tra i due medici è alle strette. Finché non viene ricoverato un certo Anderson...
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Rachel Berry, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Karma'
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Kurt guardò la radiosveglia, fissando intensamente la data: 1 Giugno. Si voltò e affondò il viso nel cuscino, iniziando il suo quasi giornaliero rituale di autocommiserazione.

Un mese. Quattro settimane, trenta giorni e un numero sicuramente considerevole di ore che il suo cervello era troppo stanco per calcolare. Era passato un mese da quando lui e Blaine si erano baciati in quella sala fisioterapia. O meglio, da quando lui l’aveva baciato, senza poi potersi fermare a studiare le sue reazioni, ed era proprio quello il problema. Erano giorni che si logorava nel dubbio, ma, nonostante ciò, non era ancora riuscito a dirgli una sola parola sull’argomento.

Certo, si erano visti un po’ meno, dato che Rachel, con il suo tempismo perfetto, aveva deciso di sposare Brody e Kurt era stato inevitabilmente coinvolto nell’organizzazione di quella cerimonia, rivelatasi una delle esperienze più esasperanti della sua vita.

Il ricordo di quell’istante l’aveva accompagnato in quei giorni in ogni suo gesto, anche nelle giornate più piene, quelle in cui, dopo il lavoro, era stato costretto ad assaggiare ventitré gusti di gelato, tutti fondamentalmente uguali; e il pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere se quel Frank non li avesse interrotti l’aveva tenuto impegnato durante tutte le sue notti insonni. Proprio per non abbandonarsi a quella fantasia, si scostò le coperte di dosso, si alzò di scatto dal materasso e si fiondò sotto l’acqua bollente della doccia, sperando che un’ustione di secondo grado estesa su tutto il corpo l’avrebbe distratto. Si guardò allo specchio, mentre si infilava l’accappatoio, venti minuti più tardi, e prese un importante decisione: avrebbe risolto quella situazione. Non sapeva come, ma promise a sé stesso, con i flaconi di shampoo e lo spazzolino di Rachel come testimoni, che l’avrebbe fatto, entro mezzanotte, come Cenerentola.

Si vestì e uscì di corsa, rifiutandosi di fermarsi a pensare per più di quindici secondi, terrorizzato all’idea che quella scarica di coraggio sparisse tanto velocemente quanto era arrivata.

Passò le successive sei ora a visitare bambini, provando a concentrarsi solo su quell’attività, ma quando si trovò a fissare la triste targhetta blu con su inciso quel 713, che sembrava fissarlo con aria di scherno, fu assalito dal panico. Avvicinò due volte la mano alla maniglia della porta, ritirandola immediatamente, prima di riuscire realmente ad afferrarla ed abbassarla.

“Kurt!” lo salutò non appena lo vide, togliendosi le cuffiette dalle orecchie e avvolgendole intorno all’iPod.

“Uhm… scusami, avrei dovuto bussare…” mormorò Kurt, andando a sedersi sulla sua sedia.

“Nessun problema. Allora, come va con l’evento dell’anno?” domandò, sorridendo. Maledetto sorriso assassino, pensò Kurt, mentre apriva la sua tracolla.

“Ecco qui!” esclamò, passandogli l’invito. Era un semplice cartoncino color avorio, un po’ spesso, con una stampa oro (anche se Kurt e Rachel avevano discusso sul colore di quelle poche parole per circa tre giorni):

 

Rachel Berry e Brody Weston sono lieti di invitarLa al loro matrimonio che si terrà il giorno 13 Marzo allo Shakespear Garden.

Si prega di confermare la propria partecipazione.

                                                                            Con affetto, gli sposi.

 

 

Blaine alzò gli occhi e il suo sorriso si allargò ancora un po’, per quanto fosse umanamente possibile, poi mormorò: “Sono invitato?”

“Certo!” rispose il più grande, rendendosi poi conto di aver sempre immaginato che a quel matrimonio ci sarebbero andati insieme.

“ Ma…”

“Per il prossimo Marzo sarai sicuramente uscito da qui dentro!” lo rimproverò, intuendo quale fosse il problema.

Kurt sospirò, prendendo seriamente in considerazione l’idea di parlargli in quel preciso istante, ma il suono del suo cellulare lo distrasse.

 

Da: Santana.

 Lady Hummel, voi siete ancora convinti del fatto che Obama abbia compreso nel Marriage Act anche i matrimoni tra fastidiosi nani e inquietanti uomini di plastica? Se dovesse avere ragione, inizia a cercare un vestito rosso per me!

 

Kurt ridacchiò, poi mostrò il telefono all’altro, dicendo: “Credo che questa sia la sua interpretazione di si prega di confermare la propria partecipazione…

“Santana è geniale.” commentò Blaine, il pediatra s’incantò un secondo a guardarlo, soffermandosi prima sul leggero strato di barba che gli copriva le guance, poi spostando, incautamente, gli occhi su quelle labbra piene e ancora sorridenti.

“Hey? Tutto bene?” chiese confuso il moro.

“S-si… Stato soltanto pensando che… Insomma, è un po’… che non andiamo a cantare per i bambini! Dovremmo farlo!” finì con troppo entusiasmo, insultandosi un secondo dopo per la sua infinita mancanza di coraggio.

“È vero!”

“Blaine, dov’è la sedia?” chiese Kurt, guardandosi attorno.

“Non c’è. Non ti ho ancora presentato il mio nuovo amico?

Bene, Kurt lui è il deambulatore!” disse, indicando il suddetto. Il medico si alzò e avvicinò l’attrezzo al letto. Il paziente gli sorrise, emozionato come un bimbo che mostra alla mamma di saper fare le capriole, poi si aggrappò all’asticella apposita e riuscì ad alzarsi.
“Prendiamo l’ascensore per i dipendenti, è più vicino!” esclamò il più grande mostrando all’altro la piccola chiave che conservava sempre nella tasca del camice. Quando poco dopo raggiunsero il montacarichi, Kurt infilò la chiave nella serratura e le porte si spalancarono. Ripeté l’azione per poter pigiare il numero 3, dopo aver lasciato a Blaine il tempo di entrare. Il pediatra approfittò di quel momento per poterlo esaminare: qualche ricciolo dei capelli scuri ricadeva quasi sulle sopracciglia triangolari, lievemente corrugate, come se fosse sovrappensiero. I suoi occhi, un misto tra il nocciola e il verde, che sotto la dubbia luce dell’ascensore avevano assunto una sfumatura dorata, fissavano un punto imprecisato. La presenza della lieve barba delineava la sua mascella, perfetta cornice di quel volto, salendo poi a sfiorare il suo labbro superiore, da cui Kurt si sentì improvvisamente attratto. Attratto non solo dalla sua bocca, dai suoi occhi o dai suoi capelli; Kurt Hummel capì di sentirsi attratto da Blaine Anderson in tutta la sua persona, attratto dai suoi pensieri, dalle sue parole, perfino dalle sue paure. Senza curarsi del deambulatore che impediva ai loro toraci di toccarsi, si avvicinò al moro e poggiò le proprie labbra sulle sue, lasciando correre la mano destra trai ricci dell’altro. Blaine ricambiò quasi subito, stringendo la mano sinistra del medico, lasciando che le loro lingue si conoscessero e danzassero insieme. Non sapeva da quanto stesse bramando quel contatto: forse da quando l’aveva visto a Broadway,tutto in tiro; forse da quando era entrato per la prima volta nella stanza 713 dell’Allen Pavilion e, nonostante la situazione, erano riusciti a scambiarsi un sorriso; forse da quando avevano dormito insieme, o da quando si erano sfogati e consolati l’uno con l’altro per la prima volta. Minuto dopo minuto, giorno dopo giorno, mese dopo mese, per Kurt il centro di gravità era diventato un uomo dagli occhi di un cucciolo, l’innocenza di un bambino, il fisico da ballerino e una strana passione per i farfallini da ottantenne eccentrico.
“Finalmente.” sospirò Blaine tra le labbra del castano, poi aggiunse: “Non ci speravo più.” Kurt ridacchiò piano, staccandosi un attimo da lui per poi riavventarsi sulle sue labbra.
Di entrambi, non si poteva dire che avessero avuto una vita fortunata: l’apoteosi del dolore per il castano era stata la perdita del padre, mentre per il moro l’esplosione di una vena troppo sottile nel proprio cervello. Nel passato, erano stati vittima di bullismo a causa del loro orientamento sessuale e nessuna delle loro relazioni si era conclusa bene. Per un momento, nella loro vita, avevano pensato fosse quello il loro destino: la valvola di sfogo di una qualche entità soprannaturale che, non appena le loro vite sembravano migliorare, riteneva giusto cacciare dalla propria borsa morte, odio e paura per abbattere queste calamità su di loro. Né Kurt né Blaine si erano lasciati abbattere da questo pensiero: avevano trovato la forza di sorridere, di continuare ad essere gli amici che erano sempre stati per coloro che amavano, di ridere e far ridere. Ma qualcosa nella loro anima era rimasto incrinato: musicalmente, erano come una favolosa melodia suonata con uno strumento scordato.
Poi, era arrivato il giorno il cui il Karma aveva deciso di fregarsene di Dio, Buddha, Vishnu e quant’altri, e aveva deciso di fare un dono a chi aveva sofferto così tanto. Aveva regalato a due uomini un anima gemella.

Le porte si aprirono mostrando un infermiera che reggeva ancora la chiave dei dipendenti: “Santo cielo!” esclamò Alex fingendosi indignata, poi aggiunse, alzando eloquentemente le sopracciglia: “Se volete prendo le scale..!”
“No, i bambini...” rispose il pediatra, uscendo dall’ascensore.
“Vogliamo cantare per loro!” spiegò il più piccolo.
“Non posso perdermi questa scena, vi seguo!” esclamò emozionata la biondina, avviandosi verso la stanza giusta. “E quelle?” chiese dubbioso Kurt, guardando le due piccole scatole di pillole che l’infermiera stringeva in una mano. “Andiamo, sono solo medicine, non morirà nessuno per non averle prese!” si lamentò lei. Blaine trattenne a stento una risata, mentre invece l’altro si impegnò a mantenere uno sguardo serio.
“E va bene, ma poi torno!” si arrese Alex, quasi correndo verso le scale per poterle salire il più velocemente possibile. I due si sorrisero complici, avviandosi dove i piccoli erano ricoverati.
Questa volta i bambini corsero verso di loro urlando allegri i nomi di entrambi.
“Shh, sveglierete tutto l’ospedale così!” li ammonì il pediatra.
“Ma se state per cantare!” ribatté una delle bambine, facendo ridere i due.
“C-chi siete?” balbettò una bambina con un caschetto castano, che Kurt non aveva mai visto.
“Oh, ciao! Mi chiamo Blaine!” si presentò l’altro, rivolgendole un sorriso a trentadue denti.
“E io sono Kurt. Sei stata trasferita da un altro ospedale, vero?” le chiese apprensivo. Lei annuì, poi aggiunse:
“Lì non cantavano!”
“Qual’è la tua canzone preferita, piccola...”
“...Katie, mi chiamo Katie. Quella... quella dell’Eleone!”

Il pediatra corrugò le sopracciglia, temendo di non conoscere nessun film che si chiamasse così.

“Oh, il due vero??” suggerì Blaine, con gli occhi che luccicavano. Sembrava così felice che, se solo ne fosse stato in grado, avrebbe fatto i salti di gioia: evidentemente la sua mente da fanciullo gli permetteva di decifrare il linguaggio talvolta incomprensibile dei più piccoli.
“Quello con Kovu...” aggiunse la piccola castana “...e Kiara!” concluse il moro, voltandosi pieno d’aspettative verso Kurt, che finalmente capì di cosa stessero parlando.
“La cantate, velo?” mormorò Katie.

In tutta risposta, il pediatra intonò il primo verso, con la sua voce da soprano.

 

In a perfect world

One we've never known

We would never need to face the world alone

 

They can have the world

We'll create our own

I may not be brave or strong or smart

But some where in my secret heart

 

I bambini avevano cominciato a canticchiare anche loro, dondolando la testa secondo il ritmo della canzone, mentre Blaine, che aveva preso posto ai piedi del lettino di Katie, guardava Kurt con un sorriso che sembrava pieno d’amore.

 

I know

Love will find a way

Any where we go

I'm home

If you are there beside me

 

Like dark turning into day

Some how we'll come through

Now that I've found you

Love will find a way

 

Mentre cantava, il più grande accarezzò la testa di quasi tutti i piccoli, poi andò a sedersi per terra, accanto allo stesso letto dove era seduto Blaine e dove la piccola bimba dai capelli a caschetto lo fissava a bocca aperta per lo stupore.
Il riccio sorrise a Kurt guardandolo dritto negli occhi, poi prese a cantare, mentre l’altro rideva con Claire, che aveva fatto il giro della sala per raggiungerli.

 

I was so afraid

Now I realize

Love is never wrong

And so it never dies

 

There's a perfect world

Shining in your eyes

 

“Te l’avevo detto che sembra proprio il principe Eric!” sussurrò la piccola bionda ad una sua amichetta, che annuì di rimando.

 

And if only they could feel it too

The happiness I feel with you

 

They'd know

Love will find a way

Any where we go

we're home

If we are there together

 

Ancora una volta le loro voci si fusero, il timbro caldo di Blaine e quello più alto di Kurt, come un violoncello ed un violino che se suonati insieme suonano come una melodiosa viola.
Kurt avrebbe dovuto capirlo quella volta, quando avevano cantato A whole new world: il modo in cui inevitabilmente si guardavano mentre cantavano era sempre lo stesso. Non potevano evitare di sorridersi, di affogare l’uno negli occhi dell’altro, e quell’aurea sembrava permeare tutti coloro che avevano intorno.

 

Like dark turning into day

Some how we'll come through

Now that I've found you

Love will find a way

I know love will find a way.

 

Nell’istante in cui i due tacquero, la stanza si riempì di applausi, battuti da piccole manine.
“Che dici, posso chiederglielo?” sussurrò Claire alla sua amica, che ancora una volta rispose annuendo.

“Ehm...” mormorò la biondina: “Ma siete fidanzati?”
I due si guardarono per un istante, come se si stessero vicendevolmente scrutando l’anima, poi risposero contemporaneamente:
“Sì.”.

 

 

Note delle potters!

 

Ecco, questo è il finale della nostra storia.
Certo, in realtà manca l’epilogo, quindi non è che io possa scrivere proprio Fine... però ormai è conclamato che i nostri Klaine si amano tanto (finora lo sapevano tutti tranne loro :3) !

Nell’epilogo ci saranno delle note chilometriche: per il momento mi limito a ringraziare i 12 che hanno messo la storia nelle preferite, i 10 che se la ricordano (?) e gli 89 (wow!) che la seguono!
Un bacione bacionissimo dalle potters, vi vogliamo tanto bene!
*sending virtual hug*

 

Also: la nostra pagine facebook si chiama:  Potters_continuous EFP .

   
 
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