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Autore: Dreamersan    12/05/2013    0 recensioni
Crossover tra Angel e Bones
I battiti del cuore di Booth accelerarono bruscamente alla vista del volto dell’uomo e per un attimo le ginocchia gli tremarono visibilmente, quasi come se a causa dello shock non fosse stato più in grado di reggersi sulle sue stesse gambe.
"Chi sei?" gli chiese allora senza voce, deglutendo rumorosamente e tentando con tutte le sue forze di calmare tutte le emozioni e la confusione causata da quella somiglianza del tutto inaspettata e quanto mai surreale.
"Angel" rispose semplicemente lo sconosciuto. "Angel cosa?" Si sforzò di chiedergli ancora, imponendosi di mantenere un atteggiamento professionale e trattare “Angel” così come avrebbe fatto con qualsiasi altro individuo che non avesse avuto la sua faccia. "Solo Angel".
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Angel
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Dreamerchan

Titolo: The Doppelganger In The Crime

Fandom: Angel/Bones 

Rating: Giallo

Genere: Mistero, Sovrannaturale

TramaI battiti del cuore di Booth accelerarono bruscamente alla vista del volto dell’uomo e per un attimo le ginocchia gli tremarono visibilmente, quasi come se a causa dello shock non fosse stato più in grado di reggersi sulle sue stesse gambe. "Chi sei?" gli chiese senza voce, deglutendo rumorosamente e tentando con tutte le sue forze di calmare tutte le emozioni e la confusione causata da quella somiglianza del tutto inaspettata e quanto mai surreale."Angel" rispose lo sconosciuto. "Angel cosa?" Si sforzò di chiedergli ancora, imponendosi di mantenere un atteggiamento professionale e trattare “Angel” così come avrebbe fatto con qualsiasi altro individuo che non avesse avuto la sua faccia. "Solo Angel".

 


 

The Doppelganger In The Crime


Capitolo 1 – Looking through the mirror

 

«Agente speciale Seeley Booth, FBI! Fermo dove sei e metti le mani sopra la testa, lentamente» sibilò un uomo, mostrando minacciosamente il distintivo e rimarcando l’ultima parola con voce ferma.

Lo sconosciuto emise quella che alle orecchie dell’agente federale parve una risatina soffocata, tuttavia non rispose, ma dopo pochi secondi si fermò e il lungo cappotto nero smise di ondeggiare alle sue spalle.

Booth aggrottò le sopracciglia di fronte a quell’atteggiamento e sul suo volto si disegnò un’espressione alquanto infastidita.

«Che hai da ridere? Sei in un mare di guai amico, non c’è bisogno che te lo dica, vero? Quindi facciamo una cosa, tu mi dici che cosa stavi facendo qui e io…»

«Non sono tuo amico» lo interruppe la figura scura, con una voce stranamente familiare e iniziando a girarsi lentamente verso di lui.

Ma che diavolo…

I battiti del cuore di Booth accelerarono bruscamente alla vista del volto dell’uomo e per un attimo le ginocchia gli tremarono visibilmente, quasi come se a causa dello shock non fosse stato più in grado di reggersi sulle sue stesse gambe.

La reazione dello sconosciuto, d’altra parte, non differì molto dalla sua, con la sola differenza che dopo qualche secondo di smarrimento, quegli occhi scuri così simili ai suoi sembrarono brillare di una luce pericolosa.

Seeley fece un piccolo passo indietro di fronte a quello sguardo, ma dopo aver strinto i denti, afferrò la pistola e preoccupato dalle cattive intenzioni che il suo sosia sembrasse avere, gliela puntò contro.

«Chi sei?» Lo precedette allora il federale, deglutendo rumorosamente e tentando con tutte le sue forze di calmare tutte le emozioni e la confusione causata da quella somiglianza del tutto inaspettata e quanto mai surreale.

Doveva restare lucido, era sicuro che ci sarebbe stata una spiegazione razionale per l’intera faccenda, se Bones fosse stata lì l’avrebbe sicuramente trovata.

Insomma, non si intendeva certo di scienza, questo è vero, ma non era certo un’ignorante e sapeva che con le combinazioni di geni possibili, le probabilità che per uno strano scherzo del destino quel tipo sembrasse suo gemello fossero pressoché impossibili.

Gemello…

In effetti se quel ragazzo non avesse avuto apparentemente almeno dieci anni in meno di lui, arrivati a quel punto avrebbe anche potuto iniziare a prendere in considerazione l’ipotesi dei gemelli separati dalla nascita.

Tuttavia dato che anche questa ipotesi non poteva che sfumare, che altro restava?

«Angel» rispose lo sconosciuto e Booth impiegò un attimo per ricordarsi la domanda che gli aveva posto in precedenza.

«Angel, davvero?» Ripeté allora, alzando scettico un sopracciglio e pensando che il ragazzo lo stesse prendendo in giro; insomma, che razza di madre avrebbe chiamato il proprio figlio in quel modo?

Perché se fosse stato realmente il suo nome, avrebbe potuto solo immaginare le prese in giro che quel poveraccio avesse dovuto subire.

Ma di nuovo chi era lui per criticare, se non e un uomo che pretendeva di essere chiamato per cognome perfino dalla sua stessa partner?

«Angel cosa?» Si sforzò di chiedergli ancora, imponendosi di mantenere un atteggiamento professionale e trattare “Angel” così come avrebbe fatto con qualsiasi altro individuo che non avesse avuto la sua faccia.

Seeley aprì leggermente la bocca, quando lo vide iniziare ad annusare l’aria, tuttavia, sia per via della situazione critica, sia per la sua salute mentale, si guardò bene dal commentare.

«Solo Angel» chiarì il ragazzo con un sorriso forzato, abbandonando un poco l’atteggiamento minaccioso, che fino ad allora l’aveva caratterizzato.

Un essere umano, incredibile ma vero. Se quel tipo non era un demone in grado di assumere le sue sembianze, allora per quale strano scherzo del destino quell’uomo portava il suo stesso volto?

«E cosa ci fai in piena notte su una scena del crimine, Angel?» Lo interrogò ancora, pronunciando con sarcasmo quello che ancora dubitava fortemente potesse essere il suo vero nome.

Non sarebbe stata certo la prima volta che gli venisse data un'identità falsa, dopotutto, essere colti in fragrante in un luogo del genere sarebbe potuto risultare sconveniente un po' per chiunque.

Il magazzino in cui si trovavano infatti, era reso ancora più inquietante dalla scarsa luminosità e nonostante il cadavere fosse ormai stato trasportato altrove, quel posto continuava a dargli i brividi; senza contare che il parquet sul quale erano costretti a poggiare i piedi, sembrava scricchiolare sempre di più ad ogni più piccolo passo.

Il vampiro si morse per un attimo il labbro, indeciso su cosa o quanto raccontare e afferrando il bordo della manica del cappotto con due dita, cercò di celare la lama del pugnale nascosta sotto il tessuto.

Che c’entri la Wolfram & Hart? Forse si tratta di un incantesimo per… no, non ha senso, non avrebbero avuto nessun motivo per farlo e poi perché utilizzare un umano?

 Dato che a quanto pareva quell’uomo non era nulla di più che un semplice poliziotto, farsi trovare armato in quel momento non gli sarebbe di certo risultato vantaggioso.

«Sto cercando l’assassino» decise infine di rispondere, mantenendo un tono di voce pacato e osservando Seeley con la testa leggermente piegata di lato.

Era questa la sensazione che si provava guardandosi allo specchio?

Appariva veramente così visto dall’esterno?

Booth, nonostante fosse ancora parecchio turbato, si costrinse a riporre la pistola nella custodia e istintivamente, quando il vampiro fece un passo verso di lui, la sua schiena si raddrizzò e assunse quello che Bones avrebbe definito come l’atteggiamento da maschio alfa.

Sto cercando l’assassino…

«Sei un investigatore? Hai almeno una licenza?» Chiese diffidente, una volta appurato che non assomigliasse affatto a un investigatore, né del resto sembrasse esserlo.

Ma poi del resto se il ragazzo non avesse avuto l’aspetto di investigatore, allora ciò avrebbe voluto dire che neppure lui sembrasse…

Ah, continuando i questo passo gli sarebbe venuto il mal di testa.

Che aveva fatto di male per ritrovarsi in una situazione così?

«Non mi serve una licenza per questo» chiarì Angel, indicando con una smorfia le chiazze di sangue sparse un po’ ovunque e che, nonostante tutto, continuavano a provocargli delle fitte allo stomaco che, purtroppo per lui, sapeva fin troppo bene non essere per la nausea.

«Il che amico, mi darebbe una buona ragione per portarti in centrale» gli rispose Booth con calma, facendo girare un paio di manette intorno al dito indice.

Angel scosse piano la testa, guardandolo dritto negli occhi.

«Davvero? E che spiegazione hai intenzione di fornire ai tuoi colleghi?» Gli domandò, ridacchiando leggermente quando Booth non si trovò in grado di ribattere.

Infatti quello era un problema che fino a quel momento l’umano avrebbe voluto continuare ad ignorare.

«Guarda, non voglio combattere, ho solo bisogno di fermare questa creatura prima che sia troppo tardi» riprese il vampiro, stringendo i punti nel pensare che se solo fosse arrivato pochi minuti prima, ora quel povero ragazzo non sarebbe stato sventrato.

Creatura?

Ripeté Seeley mentalmente, guardando il suo sosia con un sopracciglio sollevato e non senza rabbrividire.

Avrebbe voluto domandargli perché gli assomigliasse in quel modo, interrogarlo ed arrivare a una conclusione, ma non era sicuro che sarebbe stato in grado di farlo, era tutto così assurdo…

«Cosa che se permetti spetterebbe a quelli come me, per cosa credi mi paghino ragazzo?» Scherzò, cercando di alleggerire un poco l’atmosfera e alzando gli occhi al cielo quando sul volto di Angel non comparve neppure l’ombra di un sorriso.

Oh, andiamo, mai sentito parlare di senso dell’umorismo?

«Tu non hai la minima idea di cosa si nasconda là fuori» rimarcò allora il vampiro, facendo cenno col capo verso la finestra scheggiata che dava sul parco.

«Ma tu sì, giusto? Perché sei cosa… il vendicatore oscuro?» Lo prese in giro, riferendosi in parte anche al fatto che fosse vestito interamente di nero.

Angel soffocò una risata, ricordando che tempo prima, anche Cordelia si fosse riferita a lui con quell’appellativo, tuttavia si ricompose velocemente e chinandosi verso le chiazze di sangue sul pavimento, raccolse una piccola collanina macchiata interamente di rosso.

Per un attimo i suoi occhi lampeggiarono di giallo, ma stringendo i denti si costrinse ad ignorare la sete e dopo aver dato una buona annusata a quell’oggetto, lo ripose nella tasca del suo cappotto.

«Ehi, che stai facendo?» Lo assalì Booth, fino ad allora rimasto a guardare e iniziando a quel punto ad avvicinarsi pericolosamente al suo sosia.

«Raccogliendo prove» rispose lui, come se fosse stata la cosa più normale del mondo e facendo sì che ancora una volta, Seeley si chiedesse da che strano universo parallelo fosse saltato fuori.

«Wow, non puoi portare via niente dalla scena del crimine» lo rimproverò lui, la voce incupita da una velata minaccia.

In un’altra occasione, dopo tutto quel che aveva fatto, l’avrebbe semplicemente arrestato, ma fino a quando fosse stato possibile in questo determinato frangente avrebbe preferito evitarlo.

Riusciva a stento immaginare la curiosità scientifica che alla vista di Angel, avrebbe inevitabilmente assalito la sua partner o come i suoi colleghi l’avrebbero guardato con sospetto, iniziando a ricontrollare ogni più piccolo dettaglio della sua vita privata.

No, non voleva avere rogne, voleva solo che quel tipo bizzarro sparisse dalla sua vita e dimenticarsi tutto ciò che aveva visto, classificandolo come una semplice allucinazione o ancora meglio: un sogno.

«Non te lo stavo chiedendo» chiarì il vampiro, guardandolo dritto negli occhi e facendo realizzare a Booth che in quel ragazzo, ci fosse veramente qualcosa di sbagliato.

Era sempre stato bravo a leggere le persone, diavolo, aveva scelto il suo lavoro anche per quello e per esperienza, sapeva bene come i suoi istinti raramente si rivelassero sbagliati.

«Non è me che devi temere Seeley» cercò di tranquillizzarlo il vampiro, avendo fiutato l’odore della sua paura.

A quanto pare non sono l’unico in grado di capire le persone, pensò l’agente con una piccola smorfia, infastidito dal fatto che Angel gli avesse quasi letto nel pensiero.

«Certo, se vuoi puoi sempre provare a fermarmi o arrestarmi, oppure puoi fidarti di me e catturare il colpevole. Non vuoi porre fine a tutti questi omicidi?» Gli chiese il vampiro, facendo leva sul senso di giustizia e umanità che il poliziotto sembrava possedere a grandi dosi. 

Booth lo guardò per un attimo incredulo, come se non riuscisse a credere che quel ragazzo misterioso con la sua stessa faccia, gli avesse appena chiesto di lavorare insieme.

Una parte di lui, sapeva e gli diceva che non si sarebbe dovuto fidare, mentre un’altra lo spronava ad accettare la sua offerta e oltre a catturare l’assassino, scoprire il perché sembrassero essere l’uno la copia sputata dell’altro.

«E così dovrei fidarmi di te perché…»

«Perché morirai se non lo farai» gli rispose lentamente, scandendo bene ogni singola parola e parlandogli con tono di voce mortale, facendogli così correre mille brividi gelidi lungo la spina dorsale.

La visione di Cordelia, dapprima confusa, ora si stava rivelando sempre più chiara; alla luce dei fatti infatti, non era la sua morte ad essere apparsa agli occhi della veggente, ma probabilmente quella dell’agente che se avesse continuato solo per la sua strada, avrebbe inevitabilmente fatto una brutta fine.

«Ho qualche dubbio su questo» ridacchiò Booth, un po’ per sdrammatizzare e un po’ perché erano talmente tante le volte in cui si fosse trovato in pericolo che ormai la morte, sembrava essere diventata un fatto così quotidiano da apparirgli paradossalmente più lontana.

«Io no».

«E come faresti a saperlo Martin?» Ribatté Seeley, facendo una piccola allusione al protagonista dei famosi film sui viaggi nel tempo, allusione che, per ovvi motivi, Angel non riuscì a cogliere.

«Martin?» Ripeté infatti il vampiro, con un sopracciglio inarcato e sul volto un'espressione confusa.

Booth lo guardò per un attimo incredulo, poi vedendo che il ragazzo non capiva, scosse la testa.

«Lascia stare. Certo che per essere un ragazzo la tua cultura moderna è di gran lunga peggiore di quella di Bones e credimi Bones è veramente…»

Angel sbuffò leggermente e mettendosi le mani in tasca, diede un rapido sguardo alla finestra; il sangue della vittima era ancora fresco e il demone non sarebbe dovuto essere troppo lontano.

«Devo andare» disse allora semplicemente, sorpassandolo quasi come se fosse un fantasma e senza che i suoi passi producessero il minimo rumore.

Non è possibile che si tratti solo di una coincidenza...

Cordelia deve aver avuto questa visione per un motivo.

Che riguardi le Forze dell’Essere?

Non importa, arrivato in ufficio chiederò a Wesley di fare qualche ricerca e vedremo di fare un po' di luce su tutta questa storia...

E con questi pensieri, Angel scivolò nell'ombra, lasciando Seeley con mille domande nella mente.

 

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Note d'autore:

Salve a tutti, rieccomi con una nuova storia, questa volta una crossover ambientata in nessuna stagione in particolare.La storia durerà tre capitoli circa, purtroppo a causa dei numerosi impegni non son riuscita a impegnarmi in nulla di più lungo, ma spero che nonostante tutto la lettura vi risulterà piacevole :)

   
 
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