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Autore: MusicDanceRomance    14/05/2013    16 recensioni
Lily non era che una bambina artefatta d'innocenza e ingenuità. L'animo di Lucius non era del tutto contaminato dai germi delle teorie Purosangue e gli echi di Voldemort incidevano appena le sue corde di nobiltà.
Si decise ad ascoltare la storia, e lei fu così cortese da permettergli di scoprirla.
Finalmente la voce di Lily diede vita ad una leggenda lontana.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Lucius Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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1-      Leggenda
 
La teoria della superiorità infliggeva spesso tarli operosi nella mente di Lucius Malfoy, primo studente di Serpeverde e attivista Purosangue incagliato d’onori, in quel lontano maggio del 1973.
Il profumo di rose e gigli invadeva i cortili della scuola e solo alcuni studenti dell’ultimo anno, condannati ad affrontare i temibili M.A.G.O., rifiutavano la lusinga di una soffice passeggiata oltre le mura del castello, perché il tempo riservato allo studio non doveva andare sprecato dietro una carezza di primavera.
Lucius Malfoy non era uno studente qualunque, no. Non si trattava di un sempliciotto da incartare tra gli scaffali della biblioteca, né di un pezzente remissivo destinato a spremersi il cervello dietro pergamene e pozioni assurde. Lui sapeva già che avrebbe superato con voti eccellenti i M.A.G.O., ragione per cui era inutile rattrappirsi ulteriormente il cervello per una causa già vinta in partenza.
Suo padre Abraxas coltivava ottimi contatti al Ministero, all’interno della scuola, ovunque. E ovunque sarebbe dovuto andare, Lucius si sarebbe trovato la strada spianata. Per tale ragione la sua unica angustia si riduceva alla messa in pratica della teoria sulla superiorità della razza Purosangue.
Il giovane Malfoy si aggirava con aria di sufficienza da ben sette anni tra i corridoi di Hogwarts, e ogni pretesto era buono per offendere o deridere gli studenti delle altre Case, in modo particolare i piccoli Mezzosangue e Nati Babbani che appestavano da millenni il castello e la sua razza.
I suoi giullari preferiti si rivelavano essere appunto i solerti Grifondoro, le matricole del primo anno, e gli indegni portatori di magia sacra nati in mezzo al marciume, ovvero i figli di Babbani.
Quel giorno di maggio, non diverso da tanti altri, Lucius si era visto costretto a rimbrottare con eleganza il giovane Lupin davanti alla professoressa McGranitt, e si era visto ulteriormente forzato nel portare al cospetto del professore Silente due giovani Serpeverde che avevano trasgredito spudoratamente una delle leggi fondamentali di Hogwarts. Punirli e autosottrarsi dei punti non era un elemento accettabile per lui, eppure certe volte conveniva adeguarsi alle norme dell’uguaglianza che vigevano a Hogwarts, tanto per non dare ancora nell’occhio, si diceva.
I suoi doveri di prefetto e l’uniformità che il suo ruolo gli imponeva di stabilire contrastavano non poco con la teoria di predominio che tentava di onorare in ogni modo.
Nati Babbani al comando della scuola, Nati Babbani brillanti e sfacciati, Nati Babbani buoni, trionfanti e felici, Nati Babbani intenzionati a divenire primi maghi!
A loro non sarebbe dovuto spettare nulla, frequentare la stessa Hogwarts e dialogare con un vero Purosangue li avrebbe dovuti saziare, anzi!
 
-Black, Potter!- vociò Lucius, con lo sguardo predatore di chi ha appena messo in trappola due cuccioli di volpe -Non si corre per i corridoi! Dieci punti in meno a Grifondoro, a testa! Tu, Minus, aggiustati la divisa. Cinque punti in meno anche a te! Piton, cosa fai? Vieni qui, non stare in mezzo allo squilibrio della magia!- richiamò a sé il piccolo Severus che era intento a parlare, sulla porta della biblioteca, con la giovanissima Lily Evans.
Piton si accollò dietro a Lucius sogghignando per i punti che il suo prefetto aveva sottratto agli odiosi Grifondoro.
-Piton!- sbuffò Lucius sdegnato -Quante volte ti dovrò ripetere di non stare a stretto contatto con queste talpe? Andiamo, su!
-Ho una relazione da consegnare al professore Lumacorno, devo rimanere in biblioteca.- osò Piton quando furono lontani da orecchie indiscrete.
-Torna nel nostro dormitorio, si sta facendo tardi e non intendo far perdere alla mia Casa un singolo punto per la tua inefficienza! Senza contare che domani non hai lezione di pozioni, inventati una scusa decente se vuoi rimanere insieme a quella... piaga.
Un moto imprevisto scaldò il cuore di Piton, che tuttavia tacque.
-Babbani.- scandì Lucius sprezzante -E così la piccola Grifondoro si sta cullando in biblioteca? Deve perdere parecchio tempo dietro ai libri, non ha il cervello che crede di possedere, Nata Babbana com’è...
Piton non fiatava di fronte a Lucius. Non avrebbe saputo come ribattere dietro alla convinzione e alla fierezza di un Malfoy.
-Sarà bene che vada in biblioteca- si convinse Lucius -ad assicurarmi che quella non faccia danni. I miei doveri di prefetto me lo impongono.
Il giovane e inesperto Severus sapeva che Lucius non perdeva occasione per umiliare quelli come Lily, e chissà, povera amica sua, cosa le avrebbe detto Malfoy e come l’avrebbe offesa, ma non trovò coraggio, non ancora, di difenderla di fronte ai suoi compagni di Casa. Passò oltre e proseguì verso il suo dormitorio, accettando di lasciare la sua dolce Lily nelle grinfie di Malfoy.
 
La biblioteca era un dedalo di libri da scoprire e amare, ma Lily Evans non avrebbe mai avuto il tempo materiale per setacciarla a fondo, né la pazienza, l’amore e la dedizione giusta con cui applicarsi per indagare sui misteri della magia più profonda. Aveva trovato con il suo amico Sev un volume interessante e si era proposta semplicemente di leggerlo.
Lei non si considerava una secchiona, ma una cacciatrice di miti e tesori, piuttosto. E avere tra le mani il libro “Leggende meravigliose del Mondo Magico” e sfogliarlo la riempiva di orgoglio.
Lucius Malfoy le si presentò davanti a braccia conserte, rapace e vendicativo per gli smacchi subiti in quel giorno.
-Even… o Evans, com’è che ti chiami?- domandò imponente -Posso sapere con quale volume tenti di rimediare alle tue incapacità?
Gli occhi verdi scintillanti di Lily saettarono contro di lui:
-Qualche problema?
-Devo assicurarmi che tu non legga libri... proibiti o inadatti alla tua età e al tuo ruolo nel mio mondo.- sillabò attentamente.
Lily aveva dodici anni ed era indifesa. Sola contro un borioso Serpeverde che, grazie a Godric, avrebbe dovuto sopportare per un solo mese ancora ma che si immaginava già a fare carriera e a trafficare con varie personalità di rilievo.
-Ti consiglio di leggere il quarto capitolo. È una storia stupenda.- pronunciò soavemente.
Lucius scorse il titolo dorato che inaugurava il quarto capitolo, “La leggenda del Palazzo con l’acqua di cinque colori”.
-Favole per bambini?- appurò disgustato -Oh, già, sei ancora una bambina, immagino che tu debba fare scorta di favole magiche, quelle Babbane non devono essere granché. Bene, Evans, ti consiglio di non fare troppo tardi, allora. Sai che noi prefetti dobbiamo essere rigidi quando si tratta di far rispettare le regole, e dopo un determinato orario questa biblioteca non...
-Vorresti per caso rimanere qui ad assicurarti che tra cinque minuti sarò di ritorno al mio dormitorio?- lo sfidò Lily.
-Non ho tempo da perdere dietro alle tue favole, mocciosa.- gli occhi di ghiaccio di Lucius divorarono di disprezzo quelli verdi e intensi di Lily.
-Allora buona serata, signor prefetto. E soprattutto, in bocca al lupo per i M.A.G.O.- fece ironica.
Lucius scosse il capo.
-Non ha senso che mi intrattenga qui ulteriormente. Continua pure con le tue letture.- fece per allontanarsi, e mentre si dirigeva verso la porta udì la vocina dolce e curiosa di Lily che cantava il titolo della nuova storia.
-“Questa, sapiente mago, è la vicenda più educativa che tu, nobile Purosangue o audace Nato Babbano che sia, possa mai conoscere.” Oh- commentò Lily ridendo tra sé e sé -Vuoi vedere che quel Malfoy non è un vero Purosangue, visto che non conosce questa storia?
Lucius si arrestò sulla soglia, e rimase lì, coperto da uno scaffale, ad accumulare rabbia. Lo aveva davvero deriso? Era davvero convinta che lui fosse uscito e non l’avesse sentita?
-Evans!- tuonò -Questa affermazione costerà dieci punti alla tua Casa!
-Perché non vieni qui a leggere, invece di sbraitare tanto?- propose Lily con un’incredibile calma.
Lucius avanzò nuovamente verso l’angolino stretto in cui era rifugiata la piccola Grifondoro. Se fosse stato possibile l’avrebbe punita seriamente. Ma la voce di Lily era dolce, quieta, accesa dalla curiosità per una storia da scoprire e i suoi occhietti luccicavano di emozione. E non aveva che dodici anni.
-Questa è una storia vera, Malfoy, non è solo una leggenda, c’è scritto qui, ci sono le reliquie che si possono trovare!- indicava le note a piè di pagina tutta esaltata.
-Vorresti per caso divenire una cacciatrice di reliquie magiche, da grande?- fece lui sprezzante.
-Sarebbe meraviglioso...- ammise.
-Un mestiere rischioso e mortale. Senza dubbio si addice a una Nata Babbana... e ad una Grifondoro.- commentò, senza alcuna nota di sarcasmo.
Lily intese quell’ultima frase come un complimento. Intuì che Lucius non era in grado di elargirli a dei Grifondoro, ma apprezzò ugualmente lo sforzo.
-Allora, leggo e tu ascolti?- propose, impaziente di cominciare.
Lily non era che una bambina artefatta d’innocenza e ingenuità. L’animo di Lucius non era del tutto contaminato dai germi delle teorie Purosangue e gli echi di Voldemort incidevano appena le sue corde di nobiltà.
Si decise ad ascoltare la storia, e lei fu così cortese da permettergli di scoprirla.
Finalmente la voce di Lily diede vita a una leggenda lontana.
La leggenda del Palazzo con l’acqua di cinque colori.
 
Più di mille e mille e mille anni fa esisteva, nelle regioni bianche della nostra terra, un Palazzo di betulla delimitato da cancellate d’argento. 
Lungo il perimetro delle cancellate scorreva un fiume di neve semisciolta. Alcuni rivoli di neve irrompevano all’interno dei giardini che attorniavano il Palazzo, alimentando le acque di un lago sacro.
Il Palazzo non vantava un nome specifico, ma tutti lo conoscevano come il Palazzo con l’acqua di cinque colori. Questo perché secondo un’antica leggenda i pochi eletti che avevano il permesso di accedervi all’interno potevano disporre del tempo a loro concesso per ingraziarsi con prove di umiltà la Custode del Palazzo e chiederle di riportare in vita una persona cara.
La Custode era una giovane strega che sarebbe morta solo quando il lago con l’acqua di cinque colori sarebbe stato prosciugato. 
In molti si erano recati, dopo aver vinto numerose insidie, al Palazzo, ma pochi erano riusciti ad accedervi all’interno. E pochi ancora avevano potuto ammirare dal vivo i giochi d’acqua che il lago di cinque colori offriva ai suoi rari spettatori.
Nessuno era mai riuscito ad ottenere un goccio di quell’acqua magica per regalare la vita ad una persona appena morta, così per anni il Palazzo fu dimenticato, e con esso la sua Custode. 
Le acque del lago, che un tempo variavano dal giallo al rosso al blu al verde e al bianco nel giro di poche ore, per decenni interi divennero nere come la notte.
Proprio nei tempi in cui si era persa la memoria del Palazzo un Mago Oscuro piegò il regno della magia, fomentando guerre e schiavizzando i Babbani. Il mondo era diventato un incubo in cui abitare.
Fu allora che la Custode vide avanzare verso il Palazzo due giovani, un ragazzo Nato Babbano e una fanciulla sua amica. Essi fuggivano dai maghi crudeli che volevano uccidere la fanciulla, e chiedevano asilo ai cancelli del Palazzo. Non conoscevano la storia della fonte. La Custode vide che il Palazzo non era più dimenticato e spalancò i cancelli, salvando la vita ai due stranieri.
Una volta al sicuro nel Palazzo, i due giovani ammirarono i giochi d’acqua e le cascatelle che ravvivavano le varie stanze e chiesero alla Custode spiegazione di quei fenomeni. La Custode rivelò allora chi fosse e in quale luogo si trovassero, ma essi non compresero le sue parole e temettero anzi di essere finiti in un luogo pericoloso.
Mentre le acque del lago spumeggiavano nuovamente di cinque colori perché la vita aveva solcato i confini del Palazzo, ai cancelli battevano i Maghi Oscuri.
Così il giovane mago, consapevole di essere senza via di scampo, pregò la Custode di salvare la vita della sua compagna e si presentò fuori dal Palazzo per contrastare i suoi nemici.
Fu ferito mortalmente. La Custode, stanca di quella guerriglia e di quell’odio insensato, suggerì allora alla giovane Babbana, l’unica che fino a quel momento avrebbe sacrificato la propria vita in cambio di quella del suo amato, di recarsi sulla sponda del lago con l’acqua di cinque colori e di chiedere alla fonte di far riportare in vita la pace, considerata morta da tempo.
La pace aveva il suo prezzo, ma la grande umiltà della fanciulla sapeva dissetare i poteri sopiti del lago.
Dinanzi a questa richiesta il lago si prosciugò all’istante, risucchiando in un abisso invisibile tutti i Maghi Oscuri che per anni avevano atterrito il regno e decimato il popolo. Risorse la pace, l’unica essenza che avrebbe smantellato il Palazzo e la Custode. 
I due giovani innamorati si riunirono per sempre e la pace da quel momento regnò imperitura nei secoli, fino a quando la leggenda del Palazzo con l’acqua di cinque colori non fu nuovamente dimenticata e la bramosia degli uomini non tornò a superare i valori e il coraggio.
Si dice però che esista ancora una polla preziosa contenente le ultime stille d’acqua del lago di cinque colori, e che essa sia nascosta dentro il Palazzo distrutto. Forse un giorno qualcuno troverà l’ultima speranza del genere umano e chiederà di far risorgere la pace ancora una volta. Per poter regnare in felicità per i prossimi millenni. 
Secondo la leggenda non serve riuscire a trovare il Palazzo ormai inesistente per poter rintracciare la polla preziosa, basta invocare il potere salvifico dell’acqua sacra con le giuste parole, e la speranza sarà un’altra volta a portata di chi ne ha bisogno.
 
-Finisce così?- Lily si mostrò delusa.
-È  una leggenda ridicola. La pace. Far risorgere chi è morto.- protestò Lucius -Ed io sto pure qui a perder tempo!- si alzò dal suo posto deciso a marciare verso l’uscita.
-Malfoy!- lo appellò Lily -Ma se un giorno riuscissi a trovare la reliquia cambieresti idea su noi Nati Babbani?
Lucius fissò con indecisione il soffitto, poi pronunciò:
-Se un giorno trovassi la polla e facessi riportare in vita uno dei miei cari morto prematuramente, forse potrei mostrarmi più benevolo nei tuoi confronti.- spiegò accigliato.
Lily sorrise e Lucius sparì inghiottito dietro la porta.
Erano giovani, erano bambini, erano insicuri e mezzi innocenti al tempo stesso.
E la leggenda, la minaccia di una morte prematura e il manto nero della guerra si stendevano a malapena sui cuori di un giovane ambizioso e di una piccola appassionata di tesori.
Il grande sogno di Lily da quella sera divenne la ricerca della polla del Palazzo.
L’attenzione celata di Lucius per quella leggenda non moderò i germi prevaricazione che si ancoravano alle sue manie di grandezza.
Per molti anni.
 
2-      Realtà: attimi di vita che ti spellano via
 
Al cimitero di Godric’s Hollow la neve sfumava contro la terra accarezzando lievemente due lapidi ricoperte di fiori.
L’ombra grigia di Piton che dava il suo addio disperato alla donna amata era svanita dietro una danza di fiocchi di neve e nessuno lo aveva notato, come nessuno si era accorto, in quella frigida notte, del saluto estremo che un alto funzionario aveva recato a una cacciatrice di reliquie mai svelata.
Lily non era divenuta ciò che sognava, ma forse qualcosa di più.
Lo spaccio di tesori e cimeli non è meritevole come quello di una mercenaria legalizzata. Una Auror.
Lucius non aveva mai saputo molto della Evans, aveva scoperto a malapena che era convolata a nozze con quel frivolo di Potter e aveva sfornato un piccolo Mezzosangue. E che non era divenuta ciò che desiderava ardentemente da bambina, un’avventuriera che indagava su mitiche reliquie in grado di salvare il mondo.
Lily e i suoi sogni infranti di bambina avevano fallito. Non era riuscita a trovare la polla preziosa. Lei non avrebbe riportato in vita nessuno e lei stessa era una caduta della vita. Non esisteva più, e nessuno si sarebbe impegnato per farla tornare nel mondo dei vivi.
Lei non avrebbe più sfiorato l’idea di far risorgere la pace morta, perché lei stessa era morta, seppellita e imprigionata dentro una tomba di marmo.
Lei e quella pace per cui tanto aveva sospirato si dovevano inchinare al potere della magia nera. E alla supremazia del sangue puro, l’unico a contare.
Lucius non seppe spiegarsi perché si fosse recato a visitare quel cimitero, quella lapide, non seppe spiegarsi il candido motivo per cui aveva ossequiato la tomba della Mezzosangue. Forse perché insieme avevano condiviso una favola, forse perché lui aveva custodito per anni un suo sogno segreto di cui probabilmente neppure il marito era mai stato a conoscenza.
-Evans, la polla che dovrebbe restituire la vita a un essere umano o la pace stessa non esiste, e tu non l’hai mai trovata, né potrai più cercarla. Spiacente. È la legge della vita, lo spasimo della realtà. E le favole e le leggende sono ninne nanne per i bambini.- mormorò mentre si allontanava senza voltarsi indietro.
Sarebbero dovuti trascorrere anni prima che capisse. Che capisse di essere inciampato in un disordine di poteri, in una sfera di orrore che lo avrebbe fagocitato, di essersi impigliato in un ingombrante gioco di sadismo e sangue. Ma ancora non ci pensava, Lucius Malfoy.
Aveva un figlio da coccolare e viziare e una moglie da rispettare. E soprattutto, una reputazione da mantenere.
Il suo Signore Oscuro era sparito, disintegrato dalla sua stessa magia omicida che aveva scagliato contro il figlio di Lily. E con esso, tutte le ragionevoli certezze di Lucius si erano smagnetizzate e lo avevano privato dell’alone di rispettabilità di cui si era ricoperto come nobile Purosangue.
La sua unica preoccupazione si risolveva nel piano che doveva presentare agli Auror per uscire pulito dal delitto dei Mangiamorte. Per salvarsi da Azkaban ed essere il Malfoy di sempre.
Peccato che l’acqua del Palazzo non lo potesse aiutare a escogitare un sussidio per sfuggire alle sbarre del carcere.
Ma Lucius le avrebbe evitate perché di furbizia e finzione sapeva vivere.
E il Signore Oscuro si sarebbe ripresentato presto, ne era sicuro.
 
-Sono innocente!- aveva protestato visibilmente alle deboli accuse intentate contro di lui -Io sono sempre stato dalla vostra parte!
Mentre il suo caso veniva esaminato in un’aula mezza deserta da Barty Crouch, Lucius aveva rivolto un pensiero malevolo a Piton. Lui si era già consacrato come novello pupillo di Silente, e la cosa gli andava leggermente di traverso.
Sua cognata Bellatrix aveva ottenuto pene severe, ma lui aveva fiducia in se stesso e sapeva cosa promettere. Conveniva fare un passo indietro invece di lasciarsi travolgere da quella valanga di punizioni. Forse anche i maghi cattivi annegati nell’acqua del lago di cinque colori si sarebbero salvati, se avessero arretrato in tempo, come contava di fare lui.
Curioso, pensare alla leggenda in un momento tanto destabilizzante. La defunta signora Potter avrebbe esultato dall’aldilà, vedendo che, come la cascata d’acqua del lago leggendario, i suoi colleghi Auror stavano inghiottendo i Mangiamorte superstiti al disastro di quella guerra.
Il verdetto di Barty Crouch non si fece attendere:
-Lucius Malfoy, vi abbiamo già dichiarato da tempo innocente! Siete passato subito dalla nostra parte, non lo dimentichiamo. Perdonate la formalità, ma ho dovuto esaminare ugualmente il vostro caso. Siete un uomo libero, potete riprendere la vostra vita di sempre.
Lucius sorrise. Sapeva che ci sarebbe riuscito.
Lui e la sua astuzia avevano avuto la meglio. Era uno dei pochi ad essere uscito indenne dalle indagini, dalle accuse, dal processo generale, e la sua vita di sempre lo attendeva.
Nei tempi successivi Lucius si dedicò unicamente a svolgere il suo ruolo di Malfoy, a comportarsi da Purosangue schizzinoso ma redento, e se del Signore Oscuro non si poteva più parlare, lui, suo fedele ma impaurito seguace si adattava alla vita propensa alla menzogna, senza interrogarsi ulteriormente sulla sorte del suo padrone. Lo aveva cercato, ma in modo superficiale, e gli agi della vita lo narcotizzavano da quelli che erano stati un tempo i suoi ideali più accesi. La vita assuefatta di ricchezze e pigrizia non gli pareva ostile, e lui se ne deliziava senza curarsi del passato o del futuro.
Esisteva solo il presente, con Narcissa e il piccolo Draco da accudire.
 
Anni.
Libertà.
Privilegi.
Ombra.
Non era stato che ombra, per anni. Un’ombra lucente, trasfigurata dalle ricchezze.
Poi il rintocco di mezzanotte, il buio di un cimitero e il richiamo di una nuvola di serpente erano bastati a riappenderlo al vortice della guerra.
Il secondo avvento di Voldemort aveva scalfito la mollezza in cui Lucius e parecchi altri suoi amici avevano riposato per tredici anni.
Il Signore Oscuro era riapparso più forte e sanguinario di prima, e il terrore era tornato ad essere l’attrezzo del mestiere di Malfoy.
Lucius non aveva più tempo per giostrarsi in eccessi e sbadigli, era il momento di agire.
-Ora possiamo tornare a dominare il mondo!- si augurava, impaziente di riavviare l’opera dei Mangiamorte.
In fondo rimaneva un fedele servitore del Signore Oscuro, cosa aveva da temere? Assolutamente nulla.
Le scorribande dei Mangiamorte, nuovamente riuniti, si amplificavano, e lui si appropriava della serenità degli altri, ne diventava quasi il signore. Non c’era pace per chi chiedeva pace.
Si reputava un professionista nel farla spazzare via.
Ora c’era guerra.
Sangue.
Purezza.
Niente pace.
 
Un giorno affrontò una coppia di Mezzosangue.
Il suo ordine era quello di torturarli, ma si impressionò notevolmente e una scheggia di freddo lo bloccò nel momento in cui vide il ragazzo crollare a terra dietro una Maledizione Cruciatus: la sua compagna si era interposta tra di loro e si era messa a gridargli addosso:
-Farò qualsiasi cosa per lui e per la pace! Noi vogliamo la pace! 
Buffo, i due Mezzosangue e la frase di quella giovane gli avevano ricordato la coppia di protagonisti di una leggenda quasi dimenticata.
Ma Lucius non poteva badare ai suoi ricordi di ragazzino, e indirizzò la bacchetta verso la piccola feccia che infestava il loro mondo perfetto.
Un mese più tardi, ma ancora non lo sapeva, si sarebbe ritrovato a scontare la pena dei suoi peccati ad Azkaban, e neppure le favole di una volta lo avrebbero potuto confortare dagli abbracci dei Dissennatori.
 
3-      Ci sei riuscita, Lily 
 
La pace era una consistenza indefinita, puntellata di stupori e libertà. Aveva un sapore di vittoria anche per i nemici, per i cattivi che si erano decisi a ripercorrere la retta via.
La pace piaceva più della guerra, ma questo alcuni lo capivano troppo tardi.
Gli anni scuotevano le età e un sole libero avrebbe benedetto le tombe dei Potter un’altra volta, ora che la guerra era davvero terminata e il Signore Oscuro era morto portando con sé stuoli di assassini impazziti.
Lucius conservava nel cuore le torture e le ansie che il suo ruolo di Mangiamorte gli aveva imposto per decenni. Aveva visto tante cose e vissuto diverse vite. Da ragazzino adolescente e ambizioso era divenuto un ricco e scrupoloso nobile di famiglia, da esaltato Mangiamorte era uscito reietto, galeotto e burattino del suo signore. E si era salvato perché aveva anteposto la famiglia a sé stesso, e perché sua moglie Narcissa, nonostante tutto, lo amava davvero.
I Dissennatori, in quella cella di Azkaban, non gli avevano risparmiato alcun ricordo lieto, neppure la memoria di un racconto scoperto decenni prima e condiviso con una tenera Mezzosangue.
Tanti anni si erano incastrati in sé stessi, e Lucius, che tornava a visitare dopo diciassette la tomba dei Potter nell’abbraccio del buio, ricordava.
Ricordava le urla dei Mezzosangue che avevano trucidato. I pianti dei bambini senza casa. Il sangue dei Babbani e le macerie del loro mondo indifeso e ignaro.
La risata del Signore Oscuro che lo derideva e umiliava. Sua cognata Bellatrix e la sua follia che colorava di nero le giornate che lo separavano dalla morte; Lucius era stato convinto di morire.
E il cambiamento di suo figlio Draco, il suo eccessivo mutismo, il pallore di Narcissa a ogni scherno del Signore Oscuro. E la guerra finale a Hogwarts, tutte le vite che quella notte rossa di sangue si era trascinata via. E le risate del mattino fresco e splendente, e i cori dei vincitori, il profumo della libertà, e Narcissa che gli sorrideva e si ricongiungeva a lui perché tutto era finito.
Così Lucius aveva finalmente capito.
Aveva compreso che Lily Evans non avrebbe mai potuto reperire la polla preziosa che conteneva l’acqua miracolosa, il tesoro segreto, lo spettro di speranza.
Perché era lei stessa il contenitore che aveva custodito e partorito con prove di umiltà e sacrificio il miracolo della pace.
La leggenda del Palazzo con l’acqua di cinque colori si era rigenerata in lei e aveva rivissuto sull’onda di quegli anni increspati di odio e rancore, e Lucius lo aveva capito all’ultimo istante.
Harry Potter era la salvezza che forse una leggenda aveva preservato per millenni.
Lily e suo figlio Harry. Loro erano i veri nuovi salvatori del mondo magico, loro le ultime gocce di una speranza che non appassiva mai, il fiore germogliato del Palazzo con l’acqua di cinque colori.
-Grazie, piccola Nata Babbana.- mormorò infine, inchinandosi davanti alla tomba dei Potter -Hai fatto più di quanto speravi. Hai trovato il tesoro e mantenuto in vita la pace. Ci sei riuscita, Lily.
 
 
 
 
         
 
 
 
 
 
Eccomi qui. Sono riuscita a sistemare qualcosina di nuovo da pubblicare, e ammetto che il pairing Lucius-Lily mi affascina, anche se i due qui non stanno insieme, viene descritto appena un frammento di amicizia, ma nemmeno quello.
E ora dovrei chiudere, ma prima i dovuti credits. La storia del Palazzo l’ho inventata di sana pianta, come era prevedibile, però devo la mia ispirazione all’anime Detective Conan.
“La leggenda del Palazzo con l’acqua di cinque colori” è il titolo di una delle puntate dell’anime, e siccome mi attirava parecchio come titolo di una fic, ci ho costruito sopra una leggenda e una struttura partendo solo dal titolo di tale puntata. Ma, titolo a parte, ho inventato tutto quanto basandomi sul nome del Palazzo, sia leggenda, che poteri magici, che struttura del Palazzo, insomma, a parte il nome, da Detective Conan non ho preso altro.
Come titolo mi piaceva troppo e non ho resistito all’ispirazione, ma non ricordo neppure di cosa trattava la puntata o com’era effettivamente questo Palazzo o come facesse l’acqua ad essere di cinque colori! ;-)
Il credito andava inserito, senza Detective Conan non avrei mai scritto la fic.
E… beh, mi lascia davvero tanti dubbi come storia, è uno dei miei soliti esperimenti, quindi mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate, sono mezza confusa! Ditemi pure liberamente cosa ne pensate, ne avrei bisogno.
Kiss!!!
 
   
 
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