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Autore: f9v5    17/05/2013    1 recensioni
Le prime avventure di Elena e Zick.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elena Patata, Un po' tutti, Zick Barrymore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno, salve a tutti quanti ^_^!(Sono particolarmente di buon umore, si nota ?!). Eccolo qui, il nuovo capitolo di “Monster Allergy:come tutto ebbe inizio!”
Come avrà notato chi ha letto i precedenti capitoli, l’entrata in scena della pianta digerente è stata più…violenta; credetemi, nessuno di voi vorrebbe ritrovarsi al posto di Zick; chissà che si è fumato per andare ad affrontare, così su due piedi, una bestia vegetale e mortale come quella(Zick-Che mi sono fumato?! Sei tu l’autore di questa farsa, è tua la colpa se ora rischio di diventare un antipasto -_-). Riuscirà a salvarsi, o diverrà uno spuntino? (Zick mi fa il gesto delle corna.) Leggete il capitolo per vedere come verrà risolta questa spinosa questione.




Una battuta di troppo.
(cda:Timothy osserva pensieroso il tramonto dal tetto di casa Barrymore.)




Edifici distrutti, persone ferite portate via dall’ambulanza con la speranza di poterle ancora salvare, i morti che venivano coperti con delle coperte, bambini che piangevano; questo è molto altro appariva davanti agli occhi di un Timothy sempre più sconcertato.
In un primo momento non aveva dato molto peso alla cosa, ma in quel momento, mentre osservava, dal salotto di casa Barrymore, il grande disastro che era stato causato dalla pianta, si rese conto di aver cercato di fare il passo più lungo della gamba(o, nel suo caso, zampa).
Nel tentativo di agire per il bene di tutti, aveva finito per non pensare lucidamente e essere avventato.
-Ora ti stai rendendo pienamente conto di cosa hai causato?- i nonni fantasma, sempre accanto a lui, avevano un tono di voce non più arrabbiato, ma estremamente preoccupato, costretti nella più completa ansia pensando al loro nipotino, in quel momento tutto solo nelle fogne a vedersela contro una pianta strafatta di concime e di pessimo carattere.
-Timothy, perché non vai a dare una mano a Zick, il tuo aiuto sarebbe prezioso! Il ragazzo non può farcela da solo, lo sai anche meglio di noi!- malgrado Theo lo avesse appena implorato, il gatto, su questo punto, era fermo e irremovibile.
-Mi dispiace, so benissimo che Zick non ha ancora le capacità per affrontare una pianta digerente, ma so anche che se lasciassi la casa ci sarebbero delle ripercussioni molto pesanti, immagino sappiate di che parlo?- certo che lo sapevano, chiunque avesse collegamenti col mondo dei mostri sapeva certe cose e i nonni fantasma non erano da meno.
-Ma Timothy, non pensi al mio nipotino, ha tutta una vita davanti e tu lo hai mandato a farsi ammazzare!- quello che Tessa lasciava trasparire era il classico amore di una nonna per il proprio nipote, figurarsi poi quanto può voler bene al suo nipote se è l’unico che ha; solo perché era un fantasma, altrimenti sarebbe già corsa all’inseguimento di Zick, se non per dissuaderlo, aveva capito che Zick era testardo come i suoi genitori, almeno per aiutarlo.
Ma, nonostante una Tessa sul punto di piangere e un Theo nervoso all’infinito, il felino senza pelo non intendeva concedere niente -Per l’ennesima volta, non posso fare niente! Inoltre, anche se ho detto che Zick non ha sviluppato ancora le sue capacità, non dico che sia destinato ad una morte atroce,…- oltre ad una grande serietà, nella voce del gatto c’era ora anche una gran fiducia, sentiva che Zick sarebbe tornato e che lo avrebbe sicuramente tartassato di domande, ma ne sarebbe valsa la pena -…Quale modo migliore di imparare se non direttamente sul campo?!-
Su quell’ultima sentenza i due spettri rimasero alquanto confusi: dal tono di voce e dal sorriso sicuro, sembrava che quella di non poter uscire dalla casa fosse solo una scusa che Timothy stava usando per nascondere altri motivi.
“Scusa, Zick, potrei anche venire ad aiutarti, ma perché non approfittare della situazione; non preoccuparti, se riterrò necessario farlo, interverrò io. Intanto tu prosegui col tuo addestramento, la pianta digerente è un ottimo… “test d’ingresso”, non credo ci sia un modo migliore per iniziare a fare sul serio.” Una secca scossa di terremoto fece un rapido seguito ai pensieri del felino, ma stavolta era diversa dalla precedente, infatti al centro della strada si stava creando un solco verso l’alto in continuo movimento, come se ci fosse qualcosa, di sotto, a spingere.
Non c’era bisogno chiedere, sapevano perfettamente cosa significavano quelle scosse.
I due spettri incollarono (si fa per dire) i visi al vetro, continuando a osservare sconvolti quel tragico spettacolo; Timothy invece ghignò -Comincia il secondo round!-


Le scosse telluriche che stavano scuotendo e ribaltando tutta Oldmill erano causate, anche se i cittadini normali non potevano certo saperlo, dalla pianta digerente, che in quel momento stava inseguendo la sua preda, un ben noto ragazzino con i capelli blu, per l’intero labirinto fognario.
In un modo o nell’altro, Zick riusciva a tenere le distanze dal mostruoso vegetale, aiutato anche dall' ingombrante mole di quest'ultimo e dalle sue numerose teste, che ostacolandosi l’un l’altra a causa del ristretto spazio, intralciavano la caccia del mostro .
Il giovane, tuttavia, non poteva resistere in eterno, doveva cercare una soluzione per fermare la pianta, senza ovviamente rimetterci la pelle e in quel momento, non appena si fu voltato un istante per osservare la sua inseguitrice, nella sua mente si accese la lampadina che avrebbe potuto decretare il suo successo.
“Ma certo, le teste non hanno un unico cervello, questo spiegherebbe perché non riescano ad evitarsi malgrado lo spazio angusto; mi sono lasciato ingannare dal fatto che hanno la stessa voce, che stupido!” questo il pensiero del ragazzo che, con grande sorpresa del mostro, si bloccò voltandosi di scatto verso di lei.
-Cos’è, piccola preda? Ti arrendi di già? Speravo di divertirmi di più con te…bè, poco importa.- insomma, la pianta era convinta di aver appena guadagnato un pasto, ma le successive parole di Zick facevano intendere che avrebbe dovuto sudare ancora e pure molto -Credimi, il bello deve ancora venire.-
Era inconcepibile per lei! Quel piccolo umano aveva il coraggio, anzi la faccia tosta, non solo di non aver paura di lei, ma addirittura per sfidarla a muso duro; un affronto che doveva subito finire e lo scatto della testa più grande in affondo fu il primo colpo.
Primo colpo che non andò a segno: grazie ad una schivata laterale, Zick evitò l’enorme testa scattata verso di lui e, una volta rialzatosi, andò volutamente a posizionarsi sotto il tiro di un’altra che non si fece pregare per dargli addosso a fauci spalancate.
Zick schivò anche quell’attacco, continuando a spostarsi per evitare anche i successivi affondi del vegetale, che, agendo in preda alla rabbia per l’affronto subito, continuava ad attaccare senza uno schema preciso, senza rendersi conto di stare, sempre di più, cascando nel tranello del ragazzo.
I suoi continui attacchi avevano portato le sue teste a intrecciarsi in ogni dove, ma lei, o loro, non se ne stava rendendo conto, accecata dalla rabbia e dalla fame. Il piano di Zick proseguì alla grande, una volta accertatosi di averla fatta intrecciare un nodo abbastanza complicato, corse in avanti, sotto la traiettoria della testa principale che, continuando a non sospettare nulla, gli andò dietro.
Quando credeva di essere vicina, si ritrovò con una brutta sorpresa: era vicinissima, la bocca aperta, pronta a chiudersi sulla sua preda; non potè prendersi quella soddisfazione, poiché aveva appena dato il tocco finale per completare il nodo rampicante, cosa che la bloccò sbattendola a terra.
Quanto la pianta diede uno scossone alla sua testa dominante per permetterle di riprendersi, rimase scioccata quando, nel voltarsi, constatò di essere cascata in un trucco da dilettanti: quel dannato ragazzino si era fatto inseguire per far attorcigliare le sue teste tra di loro in un complicatissimo nodo che le stava addirittura dando problemi di respirazione.
-Maledetto moccioso, te la farò pagare!- minacciò la pianta, anche se, data l’assurda posizione che aveva involontariamente assunto, non riusciva a sembrare minacciosa.
Zick si lasciò andare ad un sorriso soddisfatto -Tsk…non credo che tu sia nella posizione ideale per minacciarmi, vegetale.- ma il suo sorriso fu ben presto sostituito da un espressione seria, di chi non ammette scherzi -E adesso…dimmi: chi è stato a liberarti, permettendoti di girare libera per le fogne? E’ stato Timothy, ho ragione?- in realtà era ben consapevole della colpevolezza del suo gatto, ma la testimonianza del mostro stesso avrebbe fatto sì che il felino non campasse, eventualmente, altre scuse.
-E io che cosa ne so? Quando mi sono risvegliata ero già nelle fogne, non ho idea di chi mi ci abbia portato.- biascicò con fatica il mostro, causa aggrovigliamento di rami.
Zick a quel punto lanciò un sospiro; niente prova definitiva per incastrare definitivamente il gatto spelacchiato -D’accordo. Non ho altro da dirti, ti saluto.- ed era intenzionato ad andarsene sul serio e lasciar perdere il resto; d’altronde, ora la pianta digerente era in una posizione in cui non le sarebbe stato possibile far del male ad altre persone, nessuno rischiava più niente.
-Aspetta! Prima d’andartene, ragazzino, rispondi alla mia domanda: com’è che riesci a vedermi?- domandò la pianta, almeno voleva capire da chi era stata battuta.
Peccato che Zick avesse più dubbi di lei al riguardo; non era la prima volta che si poneva quella domanda, ma ogni volta non riusciva a trovare una risposta che potesse soddisfare il suo quesito.
Chi era lui, cos’era davvero? Perché i suoi coetanei non vedevano i mostri e soltanto lui sì? 
Alcune volte aveva provato a chiedere ai suoi nonni, in caso sapessero la risposta, ma loro si limitavano a restare sul vago e alla fine la sua testa era sempre piena delle stesse domande irrisolte.
Ma poi, si ritrovò a pensare, chi se ne importava di cosa voleva quella pianta, aveva cercato di mangiarlo, dopo aver ucciso delle persone senza motivo; lui non le doveva alcun favore.
-Addio!- pronunciò in tono ben marcato, tanto per rendere chiaro che la questione sarebbe finita lì, per lo meno, per come la pensava lui.
Mentre lo vide svoltare verso destra, sicura che non potesse più vederla, la pianta cominciò a sogghignare da ognuna delle sue teste “Non è un addio, è solo un arrivederci, te lo garantisco…eheheheheheh.” Era questo che pensava la pianta e intanto i suoi rami avevano cominciato a districarsi tra loro.


Il problema era risolto, la pianta sarebbe rimasta intrappolata nel suo nodo per molto tempo, sperabilmente per sempre, così nessun innocente avrebbe più rischiato la vita; tutto quello che doveva fare era tornare a casa e dire a sua madre che si era trattenuto più del previsto a casa di Elena per assicurarsi che non ci fossero problemi e la questione si sarebbe risolta lì.
In un istante però Zick si immobilizzò, passando dalla certezza all’incertezza: che avrebbe raccontato nel caso in cui sua madre avesse dovuto fare ad Elena delle domande al riguardo? Lei avrebbe detto che lui non si era fatto vivo e sarebbero sorte domande e dubbi.
Assolto com’era nei suoi pensieri, non si rese conto che qualcuno gli si stava avvicinando alle spalle e, non appena sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla, si voltò di scatto con un grido e sferrando un pugno verso il misterioso assalitore; per fortuna fermò il pugno poco prima che colpisse il volto di Elena, che continuava ad osservarlo con uno sguardo a metà tra l’annoiato e l’arrabbiato.
-Vacci piano, karate kid, sono solo io!- esclamò la ragazzina di fronte al blu ancora sorpreso di vederla lì.
-Elena?! Che diavolo ci fai qui?- chiese con leggera irritazione, infilandosi l’inalatore in bocca e premendo lo spray per calmare un attacco di allergia.
-Che ci faccio io qui?! Io dovrei fare a te questa domanda! Ti ho seguito non appena ti ho notato scendere qui sotto.- rispose la ragazzina, se possibile ancora più irritata di lui, cioè, lei andava a cercarlo perché, anche se non lo avrebbe ammesso, si era preoccupata e lui le parlava con sufficienza.
-Cosa faccio io non sono affari tuoi…e ora torniamo in superficie!- continuando a mantenere lo stesso atteggiamento, Zick riprese a camminare, intenzionato a cercare il tombino più vicino, ma se sperava davvero che Elena avrebbe lasciato correre, si sbagliava di grosso.
-Niente da fare, bello, io non mi muovo di qui finché non mi dai una spiegazione!- e mettendosi a braccia incrociate e con i piedi ben fermi, fece intendere che diceva sul serio, era una gran testarda, sicuramente più di lui.
-Elena, dobbiamo andarcene, potrebbe essere pericoloso restare qui sotto.- cercò immediatamente di dissuaderla dalla sua decisione; la pianta digerente era pur sempre li vicino, seppur bloccata e avrebbe sempre potuto tentare qualche colpo di testa(e sarebbe stato un problema, considerato quante teste ha).
-Io non mi muovo di qui finché non mi spieghi che sta succedendo!- esclamò la ragazzina con voce decisa e piglio di chi non accetta repliche; alla fine, sulla testardaggine, riusciva sempre a stargli davanti.
Certo, si ritrovò a pensare lui, che la depressione per la perdita del suo gatto le era passata in fretta ed era tornata più spigliata e dinamica di prima, peccato che fosse il momento meno adatto per farlo.
Per quanto non avrebbe voluto, Zick rifletté che l’unica soluzione fosse dirle come stava la situazione in realtà: la pianta era pur sempre dietro l’angolo(letteralmente) e non voleva che Elena corresse rischi inutili.
-D’accordo Elena, ti racconterò ogni cosa!-


“Allora: hai scoperto qualcosa?”
Dopo essersi congedato dai nonni fantasma ed essersi assicurato che nessun mostro impertinente lo avesse seguito mentre si rintanava nuovamente in soffitto, Timothy chiuse gli occhi e iniziò a pensare; quella domanda sembrava rivolta a se stesso, considerato che la stava pensando e che era da solo. 
Ma ormai avrete sicuramente capito che Timothy non è certo un normale gatto, quindi immagino non vi sorprenderà sapere che la sua domanda ebbe una risposta.
“Mi sono fatta catturare; era l’unica soluzione possibile, per scoprire i dettagli più importanti del loro piano.” Quella che rispose era una voce femminile, ma era estremamente flebile e bassa, come se cercasse di non farsi sentire e, considerando quello che aveva appena detto, era del tutto plausibile quest’ipotesi.
“Allora, di che si tratta?” domandò un Timothy estremamente serio; se era davvero come temeva, le cose non avrebbero fatto altro che peggiorare di lì a poco.
“Mi spiace, Timothy, ma le guardie stanno tornando. Non ho tempo a sufficienza e sono in troppi per cercare di evadere; non ho nessuna speranza di farcela da sola!”; accidenti, si ritrovò a pensare, l’ennesimo imprevisto, di fronte al quale il senza pelo dovette agire tempestivamente.
“D’accordo, ho capito! Cercherò di trovare una soluzione, tu non ti azzardare a fare qualche imprudenza, già ti sto facendo correre troppi rischi per aver abbandonato la tua oasi di detenzione. Ci risentiamo tra una settimana!” e detto questo, il felino interruppe il contatto telepatico.
La situazione si era ancora più complicata; a quanto pareva, l’addestramento di Zick avrebbe dovuto subire una brusca accelerata e l’unico modo per dare questa accelerata…era portarlo da lui.


Stava calando il sole su Oldmill e due figure, corrispondenti a Zick ad Elena erano in cammino verso le rispettive case; regnava un silenzio che, per Elena, aveva dell’imbarazzante: del resto, per una come lei, dotata di grande parlantina, era davvero insolito restare zitta, il problema era che a Zick non sembrava interessare nessun argomento.
Non trovando modo di attaccare un discorso si diede un’occhiata in giro, sospirando tristemente, vedendo il paesino mezzo distrutto, cercando di non pensare al fatto che, per colpa della pianta digerente, sempre che Zick non le avesse mentito, alcune persone ci avevano rimesso la vita e altre correvano il medesimo rischio.
-E’ davvero una fortuna che tu sia riuscito ad intervenire, almeno così la situazione non rischia di peggiorare!- disse, rivolgendo al blu un sorriso incoraggiante che, tuttavia, non sembrò intaccare il suo sguardo glaciale e serio.
-Già! Adesso Timothy avrà un bel paio di cose da spiegarmi.- quest’ultima frase era riferita più alle domande che Zick si portava dentro; domande che Zick cercava di ignorare ma che la pianta aveva riportato a galla.
-Che c’entra il tuo gatto con questa storia, se posso chiedertelo?- in effetti, questo Zick non gliel’aveva detto: il suo gatto era coinvolto in quella faccenda?!
-Bè…ho dimenticato di dirti che ha dato lui l’ordine ai mostri di casa mia di seppellire il seme della pianta digerente, solo che ne ha perso il controllo ed è successo…quello che vedi.- rispose, riferendosi chiaramente ad un Oldmill Village che ci avrebbe messo parecchio tempo per curarsi le ferite.
-E come sai che è stato lui?- chiese Elena, sempre più confusa.
-Ci ho parlato! Non avrei mai creduto che Timothy potesse fare una cosa del genere, finora mi sono sempre potuto fidare di lui, ma a quanto pare…-
-Pfffffff…AHAHAHAHAHAH!- la spiegazione di Zick venne interrotta dalle risate della ragazzina, che inizialmente aveva cercato di trattenersi, ma alla fine non c’era riuscita.
-Parlava con te?! E come? Miagolava in morse?! AHAHAHAHAHAHAH!- non voleva prenderlo in giro, era solo che dal suo punto di vista la cosa era piuttosto comica e non si poteva biasimarla, lei ci stava solo scherzando un po’ su per risollevargli un po’ il morale; purtroppo, però, lui non la vide nella stessa maniera.
Con sguardo affranto e deluso, Zick si diresse a passo spedito verso casa, distanziando Elena.
-Zick?! Aspetta! Ho detto qualcosa di sbagliato?- gli si avvicinò per cercare di capire il suo improvviso cambio d’umore, ma uno sguardo glaciale da parte di lui bastò a fermare ogni suo proposito; era la prima volta che gli vedeva quello sguardo freddo in volto, non era uguale a quelli che le aveva rivolto fino a quel momento, era crudele e sembrava ordinarle di stare alla larga.
Nessuno dei due proferì più parola fino all’arrivo alle loro case.
-Ciao, Zick.- ma, come aveva temuto, lui non rispose, camminò spedito e rientrò in casa senza fiatare. 
Elena rientrò in casa estremamente avvilita, sotto gli occhi di Timothy, che ancora una volta aveva assistito alla scena dal tetto di casa Barrymore.
Il suo volto si lasciò scappare un sorriso soddisfatto -Almeno, sembra che un problema sia risolto.-






Angolo dell’autore:
Non so come la pensate voi, ma non sono pienamente soddisfatto di questo capitolo, forse poteva venirmi meglio!
Ad ogni modo, Zick si è sbarazzato della pianta digerente relegandola nelle fogne di Oldmill; ma vi avviso già adesso, essa sarà fuori gioco solo temporaneamente, non ha ancora mostrato il suo lato peggiore, a malapena ha mostrato il migliore, siamo onesti, qui Zick è ancora all'inizio, non potevo dargli grossi problemi fin da subito.
E, come avete letto, Timothy non è rimasto con le mani in mano come sembrava, anche lui sta cercando di organizzarsi per qualcosa su cui non intendo dare indizi di alcun tipo, almeno in questo capitolo e mi sa non ne darò neanche nel prossimo.
Tanto poi capirete in cosa Zick sta andando a cacciarsi, e se il suo rapporto con Elena, incrinatosi di colpo, riuscirà a ripararsi.
Questo, e molto altro, su “Monster Allergy:come tutto ebbe inizio!” 
  
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