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Autore: Yomi22    19/05/2013    4 recensioni
Ci troviamo a qualche anno di distanza dal periodo di My-HiME; Shizuru è un brillante avvocato, Mai ha una pasticceria e Natsuki... Natsuki è scomparsa. Un mese ormai e la polizia non ne sa nulla.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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19 aprile
 
Al telegiornale la stessa storia. Ormai erano ventisette giorni che mandavano l'avviso ma la ragazza dai capelli  blu e gli occhi verdi ancora non era stata trovata. Ormai la polizia aveva perso la speranza, avevano iniziato a dubitare che fosse ancora in vita.
Nessuno sembrava sapere niente, nessuno aveva visto nulla.
Era sparita il 24 marzo, in un giorno di neve. La moto era sparita dal parcheggio, ma in casa non mancava nulla. I vestiti erano ancora tutti nell'armadio, ordinati e puliti. Il frigorifero era pieno. Non sembrava esser una cosa programmata, per questo le autorità avevano iniziato presto le ricerche.
Dopo tre giorni che nessuno sapeva niente di lei, intervennero. Mai aveva chiamato prima tutti i conoscenti, poi i conoscenti dei conoscenti. Era andata in giro a chiedere a proprietari e commessi che frequentava più spesso. Era passata in quei bar malfamati in cui era solita prender da bere. Niente.
Dopodiché si era recata dalla persona di cui Natsuki si fidava di più: Shizuru Fujino.
La bionda donna ormai in carriera era preoccupata quanto lei. Non passavano più di ventiquattro ore, solitamente, senza che si sentissero. Solitamente si vedevano tutti i giorni. Per questo dopo quel lasso di tempo Shizuru aveva deciso di chiamare aiuto.
Natsuki era una che se la sapeva cavare, ma una sicurezza in più non fa mai male.
Quando Mai era arrivata a casa sua, la sera del 27 marzo, Shizuru stava dando una cena con i colleghi del tribunale. Una serata formale, in cui discutevano dei casi più insoliti cui avevano preso parte.
Quando aveva sentito il campanello suonare, si era stupita. Era molto tempo che nessuno si precipitava così, di punto in bianco, a casa sua. L'unica a farlo era rimasta Natsuki, ma Shizuru era stata ben chiara sull'importanza di quella cena. Non poteva essere lei. 
E infatti non era lei.
Aveva aperto ed era uscita velocemente, scusandosi con gli ospiti. Sapeva che era successo qualcosa. Sicuramente Mai non si sarebbe presa la briga di capitarle a casa senza un preciso motivo.
Avevano a lungo discusso, trovandosi d'accordo sull'insolito comportamento di Natsuki. Infine giunsero alla conclusione che doveva esserle successo qualcosa. Qualcosa di grave.
Non si sarebbe mai allontanata da Shizuru senza dirle nulla, lo sapevano entrambe.
Provarono a chiamarla un ultima volta, ma il cellulare suonava a vuoto. Se dopo tre giorni era ancora in grado di squillare, allora doveva averlo ricaricato di recente. Un cellulare come quello di Kuga non resisteva a lungo. Le mandarono un messaggio minacciandola di chiamare la polizia.
Lo fecero.
Spiegarono loro l'intera situazione e subito essi decisero che non era il caso di aprire un indagine. Nessuna delle due ragazze aveva un rapporto di parentela per cui la ragazza poteva semplicemente aver deciso di non voler più sentir le due.
Improbabile.
Natsuki teneva troppo a Shizuru.
Dopo aver visitato l'appartamento riuscirono a convincerli... ed eccoli lì, a brancolare nel buio dopo quasi un mese.
 
Shizuru guardò la foto appena comparsa sullo schermo gigante che aveva in salotto. Si ricordava di quell'immagine: l'aveva scattata lei.
Era di quel giorno che erano andate insieme all'acquario. Natsuki aveva sfoggiato un sorriso così bello che chiunque lo guardasse rimaneva incantato da quella splendente creatura. La signorina che parlava di lei la fece ridere. 
Era una giornalista, certo, stava solo svolgendo il suo lavoro ma diamine: cosa ne voleva sapere di Natsuki?
Era così tanto tempo che la cercavano che ormai tutti credevano di sapere tutto di lei. Credevano di conoscerla, come se fosse stata la loro migliore amica.
"Una ragazza tranquilla, affabile, alta più o meno..."
Ma quale tranquilla. Natsuki era un fuoco vivo. Non si spegneva mai.
E affabile? Per l'amor del cielo era gentile come un angelo, ma affabile non era proprio l'aggettivo giusto a descriverla.
I ragazzi per la strada a volte facevano battute sul fatto di trovarla e rapirla per farne una schiava sessuale. Li avrebbe voluti prendere a pugni.
Ma non poteva biasimarli. Una volta era stata così anche lei.
Una volta però non aveva resistito. Aveva schiaffeggiato un belloccio che aveva fatto una battutina del genere ed era finita in centrale. 
A volte il telefono squillava e una signora piuttosto anziana le chiedeva di presenziare ad un programma di persone scomparse. Più volte aveva riattaccato furibonda.
Un programma televisivo dove parlare dei propri scomparsi? E piangere per loro in diretta?
Non erano dei fenomeni da baraccone, per Dio, erano persone.
Shizuru non aveva bisogno di fama e pubblicità, aveva solo bisogno di Natsuki.
Per carità, la signora capiva e si scusava sempre, il suo lavoro era solo quello di telefonare. Una volta le aveva anche detto che odiava quel programma, ma doveva tenerselo per arrivare a fine mese. Poverina. 
Tornò con la mente alla signorina bionda che parlava di Natsuki come se fosse stata sua amica, con la foto dell'acquario in secondo piano. Un numero di telefono appariva ogni tanto vicino alla foto. Era quello di Shizuru.
Lei e Mai avevano preferito dare il suo perché se per caso Natsuki l'avesse visto, avrebbe sicuramente preferito chiamare lei.
Era pure brutta, quella donna. Natsuki si sarebbe lamentata.
Chiuse gli occhi e spense la TV, con i nervi a fior di pelle. Ormai quella situazione era diventata quasi più fastidiosa che triste. Non ne poteva più di quelle false speranze che le davano ogni giorno gli squilli del cellulare e i poliziotti che si presentavano alla sua porta.
Non aveva neanche più accettato un caso, da quel momento. 
Doveva ricominciare piano piano a vivere.
Non perché avesse perso le speranze, quello mai. Aveva bisogno di una distrazione per smettere di pensare. Non a Natsuki, a tutto.
Poi ripensò ai casi stupidi che ogni giorno doveva affrontare: divorzi, mogli che vogliono prender possesso degli averi dei mariti, persone che non riescono a decidere con chi deve andare il cane.
Se solo avessero saputo cosa significa perdere le tracce della persona che ami.
Non sai né se è morta né se è viva. Non sai dov'è, cosa fa, con chi è, se sta bene. Vivere nell'incertezza è l'oblio. Se anche fosse venuta a sapere che...
Se le avessero detto che Natsuki era morta... sarebbe sempre stato meglio che non sapere nulla.
Ma Natsuki non era morta. Shizuru ne era convinta. O forse non voleva ammetterlo. 
Forse non lo avrebbe mai fatto.
Ma voleva sapere qualcosa. Voleva fatti. Realtà. Voleva Natsuki.
Non poteva avere niente di tutto ciò.
Era sempre stato così. Non aveva mai avuto nulla di concreto.
Quando era bambina, non sapeva mai se sua madre sarebbe tornata a casa ubriaca o meno.
Quando era alle medie, non sapeva mai se sarebbe tornata, ubriaca o meno.
Al liceo poi, non sapeva cosa provasse Natsuki.
Dopo il Carnival invece, si chiedeva se l'amasse veramente. Viveva nella paura che se ne andasse.
E ora che se n'era andata veramente, Shizuru non sapeva se sarebbe più tornata.
Una vita di incertezze, di paura.

 
«Non angustiarti amore, vedrai che la troveranno. Viva.»
Shizuru prese la tazza che suo marito le porgeva e sorseggiò il tè caldo. A Natsuki sarebbe piaciuto.
  
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