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Autore: Milla Chan    20/05/2013    2 recensioni
Norvegia serra le labbra, già pronte a replicare a quella assurdità, ma il tempo sembra essersi fermato per un attimo.
-Amore di fratelli?- gli mormora esitante mentre inclina la testa in un gesto naturale, seguendo la sua mano. Spera che non stia parlando di un amore fraterno, ma non sa esattamente perché e questo gli causa una sofferenza terribile proprio al centro del petto.
Danimarca scuote la testa e cerca di prendere fiato per parlare, come se quella frase gli stia costando uno sforzo enorme.
-Sentirei il bisogno di fare l’amore con te, adesso, anche se non avessimo un corpo.-
Norvegia si agita ancora di più sentendo quella frase e lo guarda negli occhi. Lo vede tranquillo, non spensierato, ma nemmeno pentito. Solamente sereno.
Quel discorso non ha assolutamente senso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Danimarca, Norvegia
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Norvegia lascia cadere i vestiti per terra e bagna i piedi nello specchio gelido che riflette la luna piena e la sua luce pallida. Nel cielo scuro non c'è l'ombra di una nuvola, ma l'aria è pungente e un venticello debole increspa appena la superficie del lago.
Non sa cosa sia saltato loro in mente.
Guarda la schiena di Danimarca, le scapole che si muovono mentre cammina nell'acqua e tiene le mani sul filo della superficie, immergendosi sempre un po' di più.
Qualcosa dentro di lui lo fa fremere, gli fa capire che lo vuole raggiungere e perciò segue la scia di onde che l'uomo si è lasciato alle spalle.
Trattiene il fiato, irrigidito, quando si accorge di avere troppo freddo per riuscire a bagnarsi oltre il ventre.
Danimarca lo sente trasalire e si volta guardarlo con un sorriso intirizzito.

-Non vieni?-

Norvegia serra le labbra stizzito e prende un bel respiro, prima di sparire sotto la superficie del lago con un gesto secco, abbandonando tutte le incertezze.
Il compagno osserva spiazzato l'acqua che si muove nel punto in cui è scomparso.
Quando riemerge e riprende aria, quasi lo coglie di sorpresa.
Gli occhi di Danimarca vengono catturati dalle gocce che cadono dalle sue ciglia.
Aggrotta per un attimo la fronte e segue con lo sguardo le scie bagnate che scorrono lungo petto. Si ferma alle ossa del bacino, ostacolato dalla superficie scura del lago.
Sente Norvegia fare un verso basso ed è obbligato ad alzare gli occhi sui suoi.
Lo vede passarsi una mano tra i capelli che gli ricadono sulla fronte. Lo sta guardando in modo duro e serio, ma non sembra volerlo rimproverare e ha la sensazione di aver appena fatto una piccola conquista.

Allunga una mano e il norvegese la prende con un'espressione riluttante, ma la tira verso di sé quel poco che basta per fargli capire che vuole che si avvicini.
 
-Ti piace quando ti guardo?- gli chiede camminandogli incontro e prendendogli anche l'altra mano.
 
Norvegia ritrae le dita e socchiude gli occhi per un momento.
 
-No.-
 
L'altro ridacchia e scuote la testa.
Non si aspettava una risposta affermativa, è nella sua natura ribattere in quel modo, mettere disordine tra i pensieri degli altri con una sola parola.
Ma il danese lo conosce e sa che mente.
China la testa e appoggia le labbra sul suo collo. Sorride quando sente Norvegia rabbrividire, forse non solo per l'improvviso alito di vento che ha accarezzato la suo corpo grondante d'acqua.
Le sue mani bagnate si posano per vendetta sulla schiena ancora asciutta del danese; trattiene il fiato per la sensazione di gelo che gli fa sfuggire un verso strano.

A Danimarca piace essere in un corpo da umano, gli piace come reagisce agli stimoli e alla natura, gli piace provare sensazioni forti come quella. A volte si chiede come sarebbe la loro vita se non avessero quei corpi. Sembra che debbano ancora crescere, in quell'apparente età dove non sanno se sono ragazzi o uomini. Al villaggio li chiamano solo giovani.
Lui, i loro corpi, li trova bellissimi.
Norvegia, in particolare, è bello di spirito, è bello di per sé e gli è capitata anche la fortuna di avere il corpo umano più incantevole che lui abbia mai visto.
Passa l'indice attorno al suo ombelico e allontana la testa per guardarlo meglio.

-Cosa saresti se non fossi un umano?-

Norvegia sbatte le palpebre e assume uno guardo comprensivo, perché pensa che il freddo gli stia congelando il cervello.
Si prende il suo tempo per pensare a una risposta consona. Non ha mai riflettuto su questo argomento, trova sia un concetto parecchio strambo e, inoltre, le dita che gli passano sul ventre lo distraggono in continuazione.

-Un altro animale, immagino.-
-Quale?-
-Forse un'aquila.- mormora alzando il mento e fissando la luna mentre allaccia le braccia dietro la sua schiena. -Oppure un lupo. Mi piacciono i lupi.-
 
Danimarca annuisce e guarda i suoi occhi rivolti al cielo, incantato.
Non può farci niente, più lo osserva più pensa che sia splendido. Lo vede permeato di una luminosità fiabesca che lo fa assomigliare a quel cielo limpido e al contempo scuro che li sta coprendo, quella notte. Ne è geloso in modo inspiegabile.
Detesta l'idea che qualcuno possa toccarlo nel modo in cui fa lui, o anche di più, rovinare la sua natura di guerriero in cui si è mantenuto il candore per così tanti anni.
Non intende ingenuità, niente affatto, anzi, la sua mente è così brillante e contorta da essere affascinante. Ciò che lo fa pensare con insistenza è che nessuno ha sfiorato quel corpo se non con lame di ferro. Lui invece ha toccato le sue labbra, ha sentito il sapore dei suoi baci fugaci e con la scusa di un amore fraterno distorto ne ruba quanti più riesce, rimane a coccolarlo con le mani che mai si sono spinte oltre il limite che il rispetto gli impedisce.
 
Norvegia appoggia la testa sulla sua spalla, le braccia ancora attorno ai fianchi, risvegliandolo dai suoi pensieri.
-Che cos'hai?- gli mormora con un filo di voce, infastidito nel vederlo così distante.
Il danese fa un verso basso e risponde all'abbraccio. Appoggia il petto contro il suo e rabbrividisce sentendolo gelido e bagnato.
 
-Guardo quanto sei bello.- gli risponde canticchiando, appoggiando la tempia tra i suoi capelli.
Norvegia stringe i denti, intimamente compiaciuto.
-Sì, sono di discreta bellezza per essere un umano.-
-Perché, a te non piacciono?-
-Gli umani non sono belli.- afferma convinto, mentre guarda da oltre la sua spalla la luna incredibilmente grande che si riflette nell'acqua. -Sono animali deboli, tanto che per non morire di freddo devono farsi dei vestiti con le pelli di altri animali. E sono di natura cattiva.-
-Lo credi davvero?-
Norvegia annuisce e Danimarca rimane ad ascoltarlo, incuriosito e attento.
-E cercano la libertà ad ogni costo, ma intanto sentono anche il bisogno di creare entità superiori per sottostarvi. Mi inquietano, ma li compatisco. Creano gli dei per giustificare e tenere sotto controllo i loro comportamenti, perché senza delle regole regnerebbe il caos. Sono sempre animali e gli animali hanno impulsi. Ma non mi piacciono gli uomini, perché fingono di saperli facilmente domare, i loro impulsi, gli istinti che gli ha dato la natura, per qualche motivo.-
 
Il norvegese socchiude le labbra e le appoggia sulla sua spalla. Non ha smesso per un attimo di guardare il lago e improvvisamente si sente in imbarazzo, perché ha parlato molto più di quanto non faccia di solito.
Danimarca invece è felice proprio per questo. La sua voce gli è arrivata alle orecchie, chiara e distinta e vorrebbe ascoltare ancora quel suono.

-Io penso che invece gli umani siano diversi dagli altri animali, almeno in una cosa.- gli risponde dopo averci pensato brevemente.
Scioglie l'abbraccio e cerca i suoi occhi brillanti tenendo le braccia sui suoi fianchi.
-Credo che gli umani cerchino qualcosa che li faccia stare bene. No, anzi, di più. Gli umani cercano il piacere. Pensi che anche gli altri animali cerchino il piacere?-
Danimarca sente la sua pelle sotto la punta delle dita e sente il cuore battere forte, tanto gli piace. Guarda i lineamenti rischiarati dalla luna che si muovono appena quando parla.
 
-Non lo so.-
-Io credo che il loro, quello degli animali, sia istinto, mentre gli umani sono... -
-No, sono sporchi. Non resistono al corpo, né alla mente, quando si parla di piacere, quando sentono di volerlo. Anche l'amore è qualcosa di simile-.
 
Danimarca si prende una pausa e sposta una mano sulla sua mandibola, ridisegnandola con l'indice e finendo tra i capelli fini.
-No, io invece credo che l'amore esista e basta. L'amore esisteva prima che gli umani imparassero ad amare.-
-Come può? Cosa intendi?-
-Ti amerei anche se non fossimo umani. Se non fossimo materiali, se non ti potessi toccare ti amerei lo stesso.-
 
Norvegia serra le labbra, già pronte a replicare a quella assurdità, ma il tempo sembra essersi fermato per un attimo.
-Amore di fratelli?- gli mormora esitante mentre inclina la testa in un gesto naturale, seguendo la sua mano. Spera che non stia parlando di un amore fraterno, ma non sa esattamente perché e questo gli causa una sofferenza terribile proprio al centro del petto.
Danimarca scuote la testa e cerca di prendere fiato per parlare, come se quella frase gli stia costando uno sforzo enorme.
 
-Sentirei il bisogno di fare l'amore con te, adesso, anche se non avessimo un corpo.-

Norvegia si agita ancora di più sentendo quella frase e lo guarda negli occhi. Lo vede tranquillo, non spensierato, ma nemmeno pentito. Solamente sereno.
Quel discorso non ha assolutamente senso.
-Qui si torna a parlare di piacere, però.- gli mormora socchiudendo per un attimo le palpebre e rendendo la propria espressione più seria. -Anzi, piacere e amore, forse, è più corretto.-
Le braccia allacciate dietro la schiena del danese si sciolgono un poco e Norvegia rimane a percepire ogni brivido che gli provoca quando gli passa la punta delle dita lungo le ultime vertebre.
Danimarca inarca la schiena ed è affascinato dal vedere il suo sguardo perso fisso sul proprio petto. Gli piace sentirsi osservato in quel modo.
Si sporge e prova ad arrivare alle sue labbra, che trova solo per attimo, prima che il norvegese indietreggi, lasciandolo con la bocca dischiusa e il cuore che batte forte.

-Ma forse è la stessa cosa che sento io.-
Il suo solito tono duro che si è incrinato. Norvegia non lo guarda negli occhi mentre lo dice, ma sposta una mano dietro la sua nuca e Danimarca si china per raggiungere finalmente le labbra.
Inspira, lo tiene vicino a sé con un braccio e sente le gambe molli non appena il bacino si sfrega contro il suo nell'acqua gelida.
 
-Sai però cosa è davvero odiabile, nel piacere? L'ho capito, in questi secoli. L'ho capito guardando gli umani.- dice Danimarca, con il fiato corto, tra un bacio e l'altro. -Più lo vivono, più ne sentono il bisogno; ma meno lo cercano, più è forte dopo, quando lo trovano.-
 
Non ha ancora finito la frase quando Norvegia gli passa le dita sul viso e lo avvicina per baciarlo ancora. Sente il suo soffio sulle labbra umide e quando riapre gli occhi lo vede sorridere in un modo che gli fa stringere il cuore.
Lui non ha mai cercato il piacere, in così tanti anni che sono vivi. Non è in imbarazzo, ha visto gli umani e forse ha solo un po' di paura di diventare più simile a loro.
Ma gli occhi profondi e blu di Danimarca gli dicono il contrario.
Probabilmente è totalmente diverso da quello che sentono gli uomini.
Sente l'aria fredda uscendo dall'acqua e guarda il cielo coperto di stelle mentre si sdraia sulla riva. Vede sopra di sé il viso di Danimarca, sente il corpo contro il suo e trema perché, lui l'ha detto, i corpi degli umani sono deboli.
 
È molto più di una questione fisica, ma fa fatica a spiegarla anche se è ben chiara nella sua mente.
 
Gli alberi e la luna sembrano in attesa di qualcosa e trattiene il respiro quando sente le labbra dischiuse passare sul collo e scendere sulla clavicola, verso il petto.
 
-Per l'amore è la stessa cosa.-
 
Danimarca si ferma e solleva il busto quando lo sente parlare con quel tono malinconico.
-Cosa?-
-Se ce l'hai vicino non riesci a farne a meno.- Norvegia chiude gli occhi e non lo lascia allontanare, perché lo stringe a sé contro il corpo nudo. -E se non lo cerchi, poi diventa tanto intenso da far male.-
Sente le mani del danese lungo le cosce e piega le gambe con un sospiro.
Lui fa ancora fatica a dare forma all'amore, si sente acerbo, ma sa distinguere adeguatamente quell'emozione.
Fa la persona forte, quella che dice che non ha bisogno di qualcosa come l'amore e che il calore del sole basta a sentirsi cullati. Ma come può spiegare che non è così?
Non può spiegarlo, è questo il suo problema. Ma Danimarca lo capisce e gliene è grato.
Pensa che non ci sia un momento migliore per donargli il suo corpo e il suo amore, sentire com'è il piacere di cui tanto si parla.
Affonda le mani tra i capelli biondi e rabbrividiscono entrambi prima di aprire le labbra per scambiarsi un altro bacio profondo.
 
La luna li guarda da sopra lo specchio d'acqua. Il bosco ascolta quieto i loro gemiti che si intrecciano nell'aria.
Non fa più così tanto freddo.
   
 
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