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Autore: DontMindMe    22/05/2013    0 recensioni
Quando una storia finisce, non è mai facile.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano ormai tre mesi.
Gli amici avevano tentato in ogni modo di tirarlo fuori di casa, di riaprirlo alla vita, ma non c'era nulla da fare. Da quando Davide l'aveva lasciato, Aldo non voleva più uscire dalla sua stanza, dalla sua casa, dalla sua tristezza.
Non mangiava quasi, passava la maggior parte della giornata a letto, a sognarlo, forse, o a pensare a lui. A torturarsi, diceva la sua migliore amica. E sì, forse aveva ragione. Era una tortura, vera e propria, ma dolce ogni volta che ricordava quando ancora erano felici insieme, quando la loro storia sapeva di eternità. Era stato solo un momento, lungo anni. Quattro anni.
Chiudeva gli occhi e pregava. Lui, ateo da sempre, pregava perché il suo Davide ritornasse da lui, che capisse, dopo tre lunghissimi mesi, di aver sbagliato tutto, di aver commesso l’errore più grande della sua vita.
Alcune volte si svegliava con la sensazione delle sue braccia attorno alle spalle, come erano soliti dormire insieme, e piangeva tutte le lacrime che aveva in corpo. Ancora, e ancora. Altre volte sognava di fare l'amore con lui, le sue mani sulla pelle, la sua bocca sulla bocca, e si svegliava eccitato, ancora come la prima volta, per colpa di quell'amore per lui che non voleva smettere di tormentarlo.
Si toccava, in silenzio, quasi catatonico, fissando il soffitto. Neanche un sospiro, neanche un gemito, niente. Tratteneva il respiro, quando tutto finiva, e le lacrime traditrici scorrevano sulle sue guance. Neppure la forza di singhiozzare, ormai. Tutto fluiva per inerzia. Il tempo, quello soprattutto, di cui Aldo aveva perso la cognizione, rinchiuso in quella stanza buia.
Tre mesi erano lunghi e lenti senza di lui, un senso di lutto nel cuore che confondeva la realtà. Aveva sviluppato paura, paura di uscire di casa, paura di innamorarsi ancora, paura di tanta sofferenza. Il tempo guarisce le ferite, diceva sua madre, eppure più tempo passava più il dolore aumentava, esponenzialmente, perché la speranza di vederlo tornare sui suoi passi diventava sempre più remota.
Avrebbe dovuto rassegnarsi, provare a studiare per quell’esame che da troppo stava rimandando, avrebbe dovuto fare tante cose. Vivere. Ma non aveva le forze. I giorni che passavano gli stavano sottraendo i ricordi, persino i sogni. Il suo motore era Davide, quello che lo faceva ancora muovere, e lo stava perdendo, un’altra volta, sbiadito nella sua mente.
Un altro mese era passato e tutto ciò che gli rimaneva era indossare una maschera e uscire di casa, rivedere gli amici, tornare a lezione. Ma non poteva mentire a sé stesso, e neanche a qualche Dio. Lo amava ancora, lo avrebbe amato per sempre. 
  
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