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Autore: Stateira    08/12/2007    32 recensioni
Le notti di Harry sono improvvisamente agitate da strani sogni. Ma qual è il loro significato? Chi è il misterioso personaggio in cerca di aiuto?
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA

PREMESSA

 

La storia è ambientata in un ipotetico settimo anno, ma si slega dagli eventi della saga, perciò non contiene alcuno spoiler.

 

I personaggi che non siano Draco, Harry, i loro compagni e insegnanti, e tutto ciò che direttamente gravita attorno al mondo di HP, che appartengono agli aventi diritto, sono di mia esclusiva creazione, e non intendono riferirsi ad alcuna personalità realmente esistita.

Le ambientazioni e le vicende storiche sullo sfondo sono verosimili, ma non vogliono in alcun modo essere scrupolosamente attinenti a ciò che è la realtà storica, che viene piegata alle esigenze della finzione.

 

Ho scelto il rating arancione, per il momento, perché non ho ancora un’idea chiarissima su come risolverò alcune questioni. Perciò mi riservo di modificarlo in futuro, in caso di necessità e previo avvertimento.

 

Non saprei cos’altro aggiungere. Credo di non essere mai stata tanto coinvolta emotivamente in una fic come con questa. Forse soltanto in un altro caso. Quindi spero di riuscire a trasmettervi anche solo la metà delle emozioni che io ho provato scrivendola.

 

 

 

 

 

1. Weird dream

 

 

Harry sfilò gli occhiali e li ripiegò alla bene e meglio. Procedette a tentoni fino al comodino, e li appoggiò sopra alla pergamena che il giorno dopo avrebbe dovuto consegnare alla McGranitt.

 

- Oh no, la conclusione per la ricerca. – gemette appena avvertì la carta ruvida sotto le dita.

- Ci penserai domani. – borbottò Ron, voltandosi dall’altra parte. – Anzi, ci penseremo domani. -

 

Harry sbuffò e fece un mezzo sorrisetto.

 

- ‘notte Ron. -

- ‘notte Harry. -

 

La camera dei ragazzi piombò in buio rilassato, vellutato dal riverbero delle stelle che filtrava da dietro le finestre. Era una bella notte serena, probabilmente una delle ultime, prima che il freddo e le nuvole cominciassero ad assediare Hogwarts, come tutti gli inverni.

 

Harry chiuse gli occhi. Adorava la sensazione delle coperte che scacciano il primo freddo, e quei brividi piacevoli della pelle che si adatta al calore. Si addormentò prima di riuscire a rendersene conto. Il rientro fra le mura della scuola aveva da sempre un duplice effetto su di lui, rassicurante da un lato, e spossante dall’altro. Durante i primi giorni i professori si scatenavano, e questo era tristemente risaputo. Niente che lui non fosse preparato ad affrontare, o quantomeno a cercare di svincolare. Purché fosse rigorosamente in compagnia degli amici di sempre, specialmente quell’anno, che per loro aveva un sapore tutto particolare, un’ultima occasione da sfruttare fino in fondo.

 

Si addormentò in una buffa posizione un po’ accovacciata, con la mano sinistra ficcata sotto al cuscino e le ginocchia rannicchiate. Fluttuò per alcuni minuti in un piacevolissimo stato di stordimento, in equilibrio fra immagini, suoni ovattati, bozze di sogni e di ricordi, per poi finire accarezzato da una morbida sensazione di brezza.

 

Si risvegliò in quello che aveva tutta l’aria di essere una sconfinata distesa di prateria.

 

- Uhm, ma cos… - Harry si tirò su a sedere, strofinandosi la faccia per cercare di recuperare un po’ di lucidità.

 

Tastò il terreno circostante e i pantaloni, alla ricerca della sua bacchetta, ma niente, nessuna traccia.

 

- Ron? – chiamò, allarmato. – Ragazzi? -

 

Nulla.

 

Il sole batteva fortissimo, come se fosse stato pieno giorno. Harry si mise in piedi e, ammiccando, cercò di orientarsi.

 

- Ma dove diavolo sono finito. – mormorò girando e rigirando su sé stesso, alla ricerca di un qualche punto di riferimento.

 

Hogwarts non si vedeva. Anzi, non si vedeva nemmeno l’ombra delle montagne che circondavano la scuola, o dei boschi verde cupo che le facevano da cornice. Il paesaggio irreale in cui Harry si trovava immerso sembrava sconfinato.

Cominciò a camminare. Non c’era molto altro che potesse fare, visto che a quel punto l’unica speranza era quella di trovare qualcuno a cui chiedere delle indicazioni.

Si domandò come fosse potuto succedere. Non era possibile Smaterializzarsi fra le mura di Hogwarts, perciò era assurdo pensare che nel sonno avesse potuto farlo accidentalmente. Nemmeno da prendere in considerazione, o a Hermione sarebbe venuto un colpo.

Harry inciampò su un ciottolo, e digrignò i denti, saltellando come un pazzo per non perdere l’equilibrio.

 

Cominciava a sentire caldo. Possibile che fosse finito così tanto lontano che persino la temperatura era cambiata?

 

- Grandioso, e adesso che accidenti faccio. – ringhiò fra sé e sé, trafficando con le fibbie del mantello.

 

Quando finalmente lo ebbe slacciato, se lo fece passare sopra alla testa, per arrotolarlo attorno al braccio e liberarsi così dell’impaccio, ma riuscì a malapena a sgomberare lo sguardo dal tessuto nero, che per poco non venne travolto da un qualcosa che gli passò di fianco, fulmineo.

 

- Ma quello. – soffiò, allucinato. – Quello era un unicorno. -

 

Il cavallo nitrì in lontananza, scomparendo verso l’orizzonte soleggiato, ma pochi istanti dopo un altro nitrito gli fece eco.

Un altro cavallo, questa volta un comune cavallo, si materializzò dietro di lui, e gli passò di fianco, lanciato all’inseguimento dell’unicorno. Era marrone chiaro, snello, e si muoveva rapidissimo.

 

Harry rimase imbambolato a seguire con lo sguardo anche il secondo animale che si allontanava senza lasciare traccia.

 

- Non è possibile. – gemette. – Non può essere vero. Ma che razza di posto è questo? -

 

Il povero Harry cercò invano di individuare nuovamente i due animali, ma senza successo. Valutò fra sé la possibilità di incamminarsi verso la loro stessa direzione, sperando di incappare in una qualche presenza umana, e proprio allora si alzò un debole vento che scompigliò l’erba monocroma sotto ai suoi piedi.

 

- Riesci a sentirmi? -

 

Una voce maschile lo fece sobbalzare all’improvviso. Harry si voltò e si rivoltò in tutte le direzioni, ma non c’era nessuno, non una sola traccia.

 

- Chi sei? – chiese, agitato. – Dove sei? -

 

- Aiutami. – gli rispose la voce.

- Chi sei? -

- Devi aiutarmi. -

 

Harry cercò ancora di individuare la fonte di quella voce. Ma niente, sembrava provenire da ogni direzione indistintamente, come se fosse trasportata dal vento.

 

- Dove sei? Fatti vedere! -

- Aiutami. -

- Fatti vedere! -

 

Come obbedendo al suo comando, dal nulla apparve una figura avvolta in un mantello. Nonostante il sole abbacinante Harry non riuscì a scorgerne che i contorni sfocati dell’ombra. Era lontana ed indecisa, eppure aveva qualcosa di strano e di peculiare che Harry potè giurare di conoscere.

 

- Ti prego, aiutami. – disse di nuovo.

- Ma chi sei. –

 

Il giovane uomo tese una mano verso di lui, e facendolo uscì un poco dalla membrana di oscurità in cui sembrava essere avvolto. Harry ricambiò istintivamente il gesto, come se quel semplice cercarsi di mani potesse annullare la distanza indefinita che li separava.

 

E ad un tratto lo vide, come in un flash fugace: i capelli neri, le labbra sottili, le linee del viso squadrate.

 

- Papà. – soffiò,

- Aiutami, ti supplico. -

- Papà! -

 

La figura dell’uomo tornò ad essere inghiottita dal buio, e allora Harry si mise a correre, più veloce che potè, ma più i suoi piedi calpestavano il terreno coperto di erba, più la distanza fra loro si faceva incalcolabile.

 

- Aspetta! – ansimò inutilmente.

 

L’uomo si faceva sempre più lontano, e sempre più piccolo. Ad un tratto Harry mise il piede in fallo, e perse l’equilibrio, finendo con il cadere rovinosamente a terra. Riuscì a scorgere con la coda dell’occhio il frammento di legno su cui era scivolato, vi intravide qualcosa inciso sopra, alcune lettere tracciate a mano, ma quasi subito tornò a fissare l’orizzonte, alla ricerca dell’apparizione di poco prima.

 

Non c’era più nessuno, nessuna traccia dell’uomo con il mantello che gli somigliava così tanto, né di nessun’altra presenza.

Harry scalciò con rabbia il pezzo di legno che lo aveva fatto cadere, facendolo rotolare in là di qualche passo.

 

“OMNIA”, lesse sulla sua superficie scheggiata e irregolare, nel silenzio assoluto di quel luogo fuori dal mondo.

 

- Harry! – si sentì  chiamare all’improvviso.

- Harry! -

 

Scattò subito in piedi, esasperato.

 

- Harry! -

 

Il brandello di legno cominciò a vorticare furiosamente su sé stesso e, in breve tempo, attorno ad esso si scatenò una sorta di spirale.

- Harry! -

 

Harry si afferrò la testa fra le mani e trattenne un grido.

 

- Hey, Harry! Harry! -

 

Riaprì gli occhi seduto sul suo letto, e la prima cosa che riuscì a mettere a fuoco fu la faccia preoccupata di Ron.

 

- Per l’amor del cielo, amico, che è successo? – lo sentì esclamare, e quasi nello stesso momento si sentì scrollare energicamente le spalle. Anche Seamus, Neville e Dean erano svegli, ed erano riuniti attorno al suo letto. Soltanto in quel momento, quando una luce tenue gli colpì gli occhi, si rese conto che doveva già essere mattina.

- Va tutto bene, Ron. – lo rassicurò. – Ho solo fatto un sogno. Un sogno assurdo. -

- Qualcosa che riguarda… insomma… Tu-sai-chi? – si allarmò immediatamente Neville. 

- No, direi di no. Non è stato spaventoso, è stato piuttosto. – Harry aggrottò la fronte, sforzandosi di trovare un termine adatto. – Strano. Sì, davvero strano. Credo di aver sognato mio padre. -

 

Ron e gli altri si scambiarono qualche occhiata. 

 

- Forza, adesso alzati. – lo incoraggiò Ron. – E’ quasi ora di scendere per la colazione, e se tardiamo Hermione andrà su tutte le furie. –

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

Eccoci qui, con una nuova avventura. Mi sono presa un po’ di pausa dalla fine di TLC 2, per motivi tecnici di studio, ma soprattutto per avere il tempo di delineare per bene la  trama di questa nuova storia, e cominciare con una stesura corposa dei capitoli. Non vi nascondo di sentirmi davvero molto, molto emozionata, ho investito ed investirò tanto in questa storia, e spero di tutto cuore di non deludervi.

 

Grazie a tutti coloro che leggeranno, e che mi dedicheranno il tempo di una recensione, a presto con il prossimo capitolo!

  
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