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Autore: Lady R Of Rage    23/05/2013    3 recensioni
"Era il ragazzo più magro che Will avesse mai visto. Le ossa sporgevano dai gomiti e dal collo, e gli zigomi aguzzi deformavano il volto del ragazzo, rendendolo quasi un teschio.
D’improvviso, Will si ricordò dove avesse visto un viso così scarno: sul libro di educazione civica, in una foto dedicata ai bambini malnutriti.
Non sembrava nemmeno essersi accorto di lui. Continuava a piangere e gridare come un pazzo, ripetendo parole prive di senso compiuto."
(il primo incontro tra Will.i.am e Apl.de.ap)
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Black Eyed Peas: beyond the stage'
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Senza Parole

Will guardò la porta della casa, sospirando. Stava tanto bene, mentre leggeva…
Eppure, non c’era stato nulla da fare: suo zio non voleva ragioni.
-Ma devo proprio andarlo a conoscere adesso?- domandò con voce lagnosa. –Ero arrivato al culmine.-
-Ne abbiamo già parlato, Will.- rispose con freddezza lo zio. –Joe è un caro amico. Dobbiamo fargli questo favore.-
Lo zio attraversò il giardino della casa, fermandosi davanti alla porta. Esitò con la mano sul campanello. Will non si era ancora mosso dal suo posto.
-Will?-
-Perché proprio io, zio?- rispose il ragazzo sbadigliando.
-Sei un ragazzo intelligente, ma cocciuto.- disse lo zio afferrando Will per il braccio e spingendolo verso la porta della casa. –Quel ragazzo ha bisogno di essere aiutato ad ambientarsi, e tu sei la persona più adatta allo scopo. Ora non discutere, e seguimi.-
Will seguiva con gli occhi il volo degli uccelli, sospirando.
Era cominciato tutto quando Joe Hudgens, un caro amico di suo zio, aveva adottato un ragazzo dalle Filippine, dopo averlo visto in un documentario umanitario. Il ragazzo doveva avere più o meno l’età di Will, non sapeva una parola di inglese, e non conosceva nessuno.
Era per quello che Joe aveva chiesto l’aiuto dello zio di Will: aiutare il suo piccolo protetto ad ambientarsi.
Will, però, sembrava affatto interessato alla proposta.
-E se non andiamo d’accordo? E se mi offende perché sono nero?.-
-Non dire sciocchezze, Will.- rispose lo zio. –Anche lui è nero. E sono sicuro che andrete d’accordissimo.-
E così dicendo, suonò il campanello.
 
Joe apparve alla porta, con addosso un ampio maglione azzurro. Sembrava poco felice della visita, anzi, pareva addirittura implorare che quel momento terminasse.
-Buongiorno, Joe.- disse lo zio. –Siamo qui per Allen.-
Joe guardò mestamente verso il basso. –Purtroppo temo che dovrete rimandare.- disse con voce grave.
-Allen non è… in vena.-
Proprio in quell’istante, un urlo si propagò dalle spalle dei tre uomini. Una voce sconosciuta, quasi delirante, che urlava una parola mai vista prima.
-NANAY!-
Will scattò. L’urlo lo aveva certo spaventato, ma aveva acuito la sua curiosità.
Il grido proveniva da una camera da letto, in fondo al corridoio.
 
Will entrò nella stanza, raggelandosi appena varcò la soglia.
Un ragazzo minuto, più o meno della sua età, stava dimenandosi sul pavimento della stanza.
Sembrava in preda a una crisi isterica. Batteva i pugni a terra, rotolava al suolo e ripeteva parole senza senso, mentre un fiume di lacrime gli scendeva copioso lungo il visetto color nocciola.
Era il ragazzo più magro che Will avesse mai visto. Le ossa sporgevano dai gomiti e dal collo, e gli zigomi aguzzi deformavano il volto del ragazzo, rendendolo quasi un teschio.
D’improvviso, Will si ricordò dove avesse visto un viso così scarno: sul libro di educazione civica, in una foto dedicata ai bambini malnutriti.
Non sembrava nemmeno essersi accorto di lui. Continuava a piangere e gridare come un pazzo, ripetendo parole prive di senso compiuto.
-Nanay… gusto kong pumunta sa bahay*.-
-Will.- lo zio era apparso alle sue spalle. –Forse è meglio se andiamo… non mi pare proprio…-
-No.- Will tranciò a metà la frase. –Ho trovato una ragione per questa visita.-
Lo zio e Joe Hudgens si guardarono negli occhi, sbalorditi. Negli occhi di Will, invece, brillava una luce inconsueta.
-Lasciateci soli, per favore.-
 
-Nanay… nanay, huwag mag-iwan sa akin**.- continuava a ripetere il ragazzo.
Will lo cinse col braccio, aiutandolo a sedersi:  -Shhhh… non è niente, Will è qui.- sussurrò asciugandogli le lacrime col dito.
Solo allora parve che il ragazzo si accorgesse di lui. –Kung… kung sino ka?***- domandò con la voce spezzata dai singhiozzi.
-Purtroppo non capisco.- rispose tristemente Will. –Non ti capisco, ma non importa. Non piangere. Va tutto bene, ci sono io.-
-Ang aking bahay… makaligtaan ko.- sussurrò quello in risposta. Una lacrima scivolò lungo la sua guancia color nocciola, silenziosamente.
-No… no, non fare così. Stai tranquillo. Will è qui.- provò a dirgli Will, ma l’altro sembrava non capirlo.
 
-Poverino…- Joe Hudgens era entrato nella stanza con gravezza. Si sedette presso al ragazzo in lacrime, e lo strinse forte a sé. Quello nascose il viso straziato sulla spalla del padre adottivo, ripetendo la parola “bahay” con voce alterata dalla disperazione.
-Per Allen, tutto è nuovo, qui.- disse Joe accarezzandogli la testa. –Ha paura, e si sente solo. Gli manca tanto la sua bahay, la sua casa… e la sua nanay, la sua mamma.-
-Non posso nemmeno pensarci…- mormorò Will, sgomento.
-Ho chiesto a te di aiutarlo ad ambientarsi, perché so che sei molto sensibile.- riprese Joe cullando Allen tra le braccia. –Ma oggi proprio non mi sembra il caso. Se vuoi puoi passare un altro giorno…-
-No, neanche a pensarci.- disse fieramente Will. –Non posso lasciarlo solo così, sarebbe una vera carognata. E poi… guarda, si fida già di me.-
Infatti, la mano di Allen si era stretta intorno a quella di Will, come in cerca di un appiglio. Will la strinse in risposta, e la accarezzò con la mano libera.
-Vedi? Va tutto bene, ci sono qui io.- sussurrò dolcemente.
-Kung sino ka?- chiese nuovamente Allen. Aveva ancora il visetto scarno umido per il pianto, ma sembrava più tranquillo nelle braccia del padre adottivo.
-Non capisco ciò che dici.- disse Will stringendo la mano dell’amico. –Comunque, io sono Will.- proseguì poi, indicando il suo petto.
-Will?- chiese timidamente Allen, puntando il dito sul petto di Will.
-Will.- ripeté l’altro, stringendo il nuovo amico in un grande abbraccio.
Will prese dolcemente le spalle di Allen, e lo aiutò a distendersi sul suo letto.
-Adesso dormi un po’. Non pensarci più, va tutto benissimo. Ora hai un amico qui.-
Appoggiò la coperta sulle spalle magrissime del ragazzo, e gli sorrise dolcemente.
-Kaibigan?- domandò Allen con voce esitante.
-Sì.- rispose Will. –Amici.-
Joe sembrava sbalordito. –Come hai fatto a capirlo? Sai il filippino?-
-No.- rispose Will senza scomporsi. –Ma a volte non c’è bisogno delle parole, per capirsi.
 
Angolo Autrice
Mitica è qui!
E festeggiamo felici, questa è la mia terza OS sui Black Eyed Peas!
Allora, questo è come mi immagino sia andato il primo incontro tra Will.i.am e Apl.de.ap. Ovviamente non è andata proprio così… ma non me ne frega un emerito cavolo, dato che questa storia mi sodisfa assai.
Eccovi la traduzione delle parole in filippino (col gentile aiuto di Google Traduttore).

Nanay… gusto kong pumunta sa bahay: Mamma… voglio tornare a casa.
Nanay… nanay, huwag mag-iwan sa akin: Mamma… mamma, non mi lasciare.
Kung… kung sino ka: Chi… chi sei tu?
Ang aking bahay… makaligtaan ko: La mia casa… mi manca.

E così la finii. Vi rivelerò in anteprima la mia nuova storia sui BEP, prima ancora che la scriva: 27/03/07.
Indovinate di che parla?
A presto!
MiticaBEP97
  
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