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Autore: TruvsJack    09/12/2007    2 recensioni
E' capodanno, ma Tru non si ferma mai: mentre a casa sua ha inizio una festa, in un supermercato avrà fine una vita. E nel tentativo di salvare quella vita, Tru rischia più del dovuto... e alla fine sarà lei a dover essere salvata. NB2: La trama rimarrà fedelissima a ciò che viene detto nel telfilm e anche alla sua struttura di narrazione. Infatti, leggete il "negli episodi precedenti" come se lo stesse guardando alla tv (quando vedete il simbolo "_" significa che cambia la scena). Ci saranno i flashback (in blu) e i discorsi in parallelo. NB3: Questo è solo il primo episodio della fanfiction, che avrà una seconda stagione completa di 13 episodi e una terza di nove (secondo i miei piani... hihi!) NB4: Recensite tanto!! Ve lo chiedo anche come favore!!! Così riesco a capire cosa vi piace e cosa no e posso rendere più piacevole la vostra lettura!! Dopotutto la serie non è mia, ma di tutti noi fan!! Grazie 10000000000000000000!! hihi!!
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Negli episodi precedenti: «Jack non è affatto come te, è il tuo opposto esatto» disse Davis. __

«E per fare questo ti serve tutto l’aiuto possibile...» aggiunse Richard spostando lo sguardo da Jack al paesaggio fuori dall’auto. __

«Se Carrie avesse saputo del tuo dono, per esempio, oggi non avrebbe mandato Jensen in quel bar! __ Credo dovremmo dirglielo. Sarebbe più facile!» fece Davis.

«Non lo so...» rispose Tru. «Non mi fido ancora di lei...». __

Jack guardò Carrie negli occhi. «...Invece tu?».

«Non male. Ho conosciuto meglio Davis...» disse Carrie, soddisfatta. «... ometto interessante». «E...?».

«E si beve ogni singola parola che io gli dico!». Carrie brindò con Jack. __

«A cosa ti serve l’appartamento, papà?».

«A nulla...» rispose vago Richard. «Lavoro...». __

Harrison corse fuori dall’appartamento. «Tu lavori per Jack! Come ho fatto a non pensarci prima?!». Richard lo segui.__

Richard assalì Harrison e lo getto contro il muro. «Non devi dire nulla a Tru!» lo minacciò. «Nevicherà all’inferno prima che lo faccia!» rispose Harrison. Richard non ci pensò due volte. Mise le mani intorno al collo di Harrison e cominciò a premere. Harrison stava soffocando.__

Harrison, dopo che suo padre aveva tentato di ucciderlo, si diresse al primo telefono pubblico che trovò. Inserì la moneta. «Avanti, Tru! Rispondi!».__

La giornata si riavvolse.__

«A cosa ti serve quell’appartamento?» chiese Harrison a Richard.__

«Ci sono volute settimane per farti questo regalo, e tu stavi rovinando tutto in un giorno!».

«Vuoi dire che l’appartamento è mio?» chiese Harrison. Richard sorrise e lo abbracciò, pensando che questa volta era stato fortunato. __

Richard guardò Jensen e si rivolse a Jack senza farsi notare. «Lui non doveva essere uno dei tuoi?». «Dagli tempo!» rispose Jack, con la stessa attenzione a non farsi notare. Richard volse lo sguardo a Carrie, che parlava con Davis.

«E che mi dici della talpa?». __

«Vedi, Carrie...». Davis non sapeva da dove cominciare.

«Devo raccontarti un segreto e questo segreto riguarda Tru». __

Carrie annuì a Jack. Questi si rivolse a Richard. «Ce l’ha in pugno!».

 

 

Capitolo 1 “L’amore è nell’aria”

Ore 10.40

Tru stava camminando sul marciapiede con dei sacchetti in mano: era andata da Darren Toys per comprare i regali ai figli di Jordan; da “Grace’s huose” per comprare un pensierino ad Every; poi aveva fatto compere per suo padre Richard, Harrison e Tiler a “Tecno Point”; ed infine, ora stava andando a comprare un regalo per Jensen. Mentre svoltava evitando alcune persone, il cellulare squillò. A fatica, con le borse nell’altra mano, riuscì a prenderlo e guardò sullo schermo chi la stava chiamando. «Oh...» fece. «Ciao, Harrison! Allora, hai tutto, vero?... Come devi ancora andare al supermercato?!... Non mi interessa se ti sei svegliato ora! Vestiti e vai subito a comprare da mangiare! Non voglio che la mia famiglia e i miei amici mangino grissini integrali per la sera di capodanno!!... No, ti ho già detto che non posso andarci io! Sono...». Tru guardò l’insegna del negozio “Love Shop”. «...impegnata! Senti, ora devo fare una commissione. Chiamami quando hai preso tutto, ok? Ah, non prendere cose strane, capito? Ok, ciao!». Tru era entrata nel negozio e aveva raggiunto il bancone. Una giovane commessa dai capelli rossi le rivolse un saluto. «Salve, cosa desidera?».

«Salve. Em...». Tru non sapeva cosa dire. Jensen, alla cena della Vigilia di Natale, era stato molto dolce, specialmente con il vischio. Per questo, con un regalo speciale, lei voleva essere altrettanto dolce. «Vorrei fare un regalo ad una persona speciale...».

«Il suo ragazzo?» chiese la commessa.

«Ecco... non è una cosa ufficiale ma... sì!».

«Ok. Quindi lei vuole trovare un regalo per fare un passo decisivo... Bene... Credo dovremmo cercare qualcosa di dolce, un qualcosa che la rappresenti, cosicché si ricordi di lei ogni volta che lo vede...».

Tru non avrebbe mai immaginato una cosa del genere. Sembrava più una campagna pubblicitaria che un pensiero. «Allora...» aggiunse la commessa. «Ora sta tutto nelle sue mani: cerchi nel negozio qualcosa che la possa rappresentare, come personalità, hobby...». La porta del negozio si aprì.

«Ok... Grazie. Guardo cosa c’è in giro...». Tru si voltò e sulla porta vide Richard che cercava di uscire senza farsi notare. «Papà?!».

Richard si bloccò.

Tru l’aveva visto e non poteva fare altro che voltarsi e salutarla. «Ciao, Tru! Che sorpresa!» fece imbarazzato. Richard entrò completamente nel negozio e chiuse la porta. Fra i due era calato un silenzio imbarazzante.

«Allora, che cosa ci fai qui?!» si chiesero contemporaneamente. Tutti e due fecero un sorriso. «Beh...» cominciò Richard. «... sono qui per... comprare un... piccolo pensiero a... a Jordan... E tu?». «Io sono qui per prendere un regalo a... a... a Jensen... sì... Jensen...» fece lei.

«Oh, sì!» esclamò suo padre. «Me lo ricordo! Era il ragazzo che c’era alla Vigilia di Natale, vero?». «Sì, esatto!». Tru e Richard si fissavano, mostrando falsi sorrisi, o, più che falsi, sorrisi di cortesia. Richard guardò l’orologio. «Oh, sì è fatto tardi... Ho una... riunione molto importante allo studio alla quale non posso mancare...».

Tru aveva capito che era la solita scusa per evitare una conversazione. Questa volta, però, non voleva rimanere passiva. Voleva agire, far capire a suo padre che lei c’era e che voleva riallacciare i rapporti con lui. «Ah, papà...» disse, mentre lui stava già uscendo dal negozio.

«Sì, Tru?».

«Em... questa sera ti va di venire a casa mia con Jordan e i bambini? E’ una buona occasione per... per festeggiare tutti insieme. E... e così magari tu, Harrison ed io potremo stare di nuovo tutti uniti. Sai... mi è piaciuto molto a Natale... e... e non vorrei perdere quello che si sta creando. Sì, la famiglia che si riunisce...». Tru fece un sorriso.

«Ma non ci sarà Meredith...» precisò suo padre.

Il sorriso di Tru scomparve. «Non è colpa mia... Sai che dopo quello che è successo io e lei non ci parliamo... Ok, senti, lascia stare! Non dovevo chiedertelo. Ciao, papà». Per Tru era stato difficile dire quell’ultima parola.

«Tru... Non volevo...». Ma Tru si era già messa a guardare il negozio. Richard capì che era inutile cercare di scusarsi. Aprì la porta del negozio e uscì, senza neanche salutarla.

 

Davis era davanti alla porta dell’ufficio di Carrie. Le mani gli sudavano e lui tremava per l’eccitazione. «Dai, Davis, non è la prima volta che uscite insieme...» si disse. «Allora... vediamo... Carrie... sai... oggi hanno ucciso una ragazza bellissima e quando è arrivata in obitorio mi sei venuta in mente tu... oh mio Dio!... no, chi direbbe una cosa così...». Si voltò. Non aveva il coraggio di bussare almeno fino a quando non avrebbe trovato le parole da dirle. «Questo vestito, oggi, ti dona... Hai tagliato i capelli, perché sono fantastici!... No, non va bene...»­.

«A dire il vero, sì!».

Davis sobbalzò e si voltò di scatto. La porta dell’ufficio di Carrie era aperta e lei stava lì, a fissare Davis sorridendo. «Sì, ho tagliato capelli, anche se non si nota molto...» ripeté lei. «E per di più non so come tu abbia fatto a notarlo stando girato...» aggiunse.

Davis avrebbe voluto sprofondare. «Beh... io... emh... stavo...». Si schiarì la voce. «Bel taglio! E’... fantastico!» disse.

«Grazie. Ho sentito che lo dicevi anche prima...» fece Carrie, sorridendo.

Davis diventò rosso e il silenzio non aiutava.

«Volevi chiedermi qualcosa?» chiese Carrie.

Davis ringraziò Dio per il fatto che lei avesse rotto il ghiaccio. «Sì, beh, Tru questa sera vuole fare una cena per... per festeggiare... festeggiare...». Si era dimenticato che festa era. «Capodanno?» fece Carrie. «Sì, sì! Capodanno. Per festeggiare capodanno... tutti insieme. Ci saranno lei, suo fratello, i suoi amici dell’Università... Ma se non vuoi, potremmo andare da qualche altra parte... a... a...». Davis non aveva ancora la minima idea di dove sarebbero potuti andare. Carrie sorrise. In effetti, Davis imbarazzato era molto buffo.

«Beh...» disse Carrie. «In effetti, potremmo andare a cena in un ristorante, noi due, da soli...».

«Ah... emh... Ok!» esclamò Davis, sorridendo. «Allora... ci vediamo stasera alle otto a casa mia e... e poi andiamo nel... nel... nel nuovo ristorante che hanno aperto...». Le mani gli tremavano ancora e molto.

«Va bene. Sarà una serata piacevole, ne sono certa» fece Carrie.

Davis sorrise e, con passo indeciso ed imbarazzato, si diresse verso l’ascensore.

 

Ore 19.24

Una donna, alta, magra, capelli neri entrò nel Gray Market. Guardò il commesso e sorrise, ma era ovvio che aveva fatto un enorme sforzo nel compiere quel gesto. «Ho dimenticato lo champagne...» disse all’uomo.

«Non c’è capodanno senza champagne!» le rispose lui.

«A dire il vero avrebbe dovuto occuparsene mio figlio, ma... questa sera ha deciso di festeggiare con i suoi amici... Eh, questo capodanno sarà duro senza mio marito...» aggiunse la donna.

Il commesso aveva capito che la donna avrebbe festeggiato da sola e non fece altro che farle un sorriso e tornare a contare i soldi nella cassa: il locale avrebbe dovuto chiudere alle venti. La donna si diresse ai frigoriferi, alquanto distanti dal bancone e nascosti dietro gli alti scaffali. Arrivata al corridoio dei frigoriferi, si voltò verso destra e si diresse verso le bibite.

Il commesso lanciò un’occhiata allo schermo delle telecamere per accertarsi che la donna non rubasse niente. Si strava solo dirigendo verso le bevande. Comunque, aveva finito di contare i soldi: 864 dollari. Chiuse la cassa. In quel preciso istante, la porta del supermercato si aprì ed entrarono tre persone mascherate ed armate. Il commesso fu preso dal panico ed alzò subito le mani. Uno dei tre, quello con in testa una calza di nylon nera, gli puntò la pistola al volto. «Dammi tutti i soldi che hai in cassa! Subito!». La voce era di sicuro quella di un ragazzo.

«Io... non... non li ho...».

«Non mentire! Vuoi morire?» sussurrò con rabbia il ragazzo. Gli altri due, uno con la calza in testa verde e l’altro marrone,  si guardavano in giro.

«Muoviti!» urlò il rapinatore con la calza nera. Il commesso aprì la cassa, dando uno sguardo alle telecamere. La donna non si era accorta che erano entrati dei rapinatori.

Quello con la calza nera vide che il commesso aveva guardato le telecamere. Anche lui guardò e notò che qualcosa si era mosso al reparto bibite, ma ora non c’era nulla sulla telecamera. «Carl!» disse. Quello con la maschera verde si avvicinò. «C’è qualcuno nel negozio: occupatene tu!». Esitante, Carl si diresse tra gli scaffali.

«Muoviti! Dammi i soldi!» urlò l’uomo con la calza nera. Il commesso cominciò a prendere i soldi. «Più veloce! E guai a te se fai una mossa...».

Un urlo, uno sparo. Tutti si voltarono verso gli scaffali. Carl arrivò correndo. «Ho... ho ucciso... una... una donna...» disse, tremando.

  
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