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Autore: greenapples    24/05/2013    6 recensioni
«Sei sicuro di volerla trovare?» chiese Josh, in attesa di una risposta.
«Sì, Josh, non capisci. Lei è diversa, quella giusta. Devo assolutamente ritrovarla.»
«Allora c'è solo un modo: devi baciare le tredici ragazze sulla lista e capire qual è quella che cerchi.»
«E' un'idea stupida, ridicola e senza senso... ma è pur sempre un'idea.»

-
Se Hallie non avesse deciso di uscire per la prima volta e di baciare uno sconosciuto proprio quella sera, forse l'introverso George non avrebbe mai trovato un pretesto per cui alzarsi ogni mattina.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Shelley, Jaymi Hensley, JJ Hamblett, Josh Cuthbert, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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(Prologo)





Le luci intermittenti del locale non facevano altro che aumentare il suo mal di testa che persisteva ormai da qualche ora. George si portò invano una mano fra i capelli, tentando di asciugarsi il sudore sulla fronte.
Non capiva perchè avesse deciso di andare a quella dannata serata in discoteca, ma soprattutto perché avesse improvvisamente preso a dare retta a Jaymi Hensley. Non l’aveva mai ascoltato, e solo in quel momento ne capiva il motivo. Probabilmente aveva accettato solamente perchè pensava che un po’ di alcool gli avrebbe fatto dimenticare Riley anche solo per qualche secondo. In realtà, si sentiva ancora peggio con sé stesso, depresso come non mai, con una enorme voglia di rinchiudersi in una qualche stanza a piangere. E la sua ex ragazza era ancora lì nei suoi pensieri, vivida più che mai, al contrario della sua vista che si andava offuscando sempre di più.
Il ragazzo strizzò gli occhi, tentando di orientarsi in mezzo alla pista da ballo, cercando con lo sguardo il suo amico moro. Con disappunto notò che i tre quarti delle persone presenti nella discoteca avevano i capelli scuri, e non potè far altro che sbuffare e avvicinarsi alla zona propriamente detta ‘della gente che non ha più voglia di ballare’. Si sedette su un divanetto color rosso vermiglio, attendendo una sensazione di sollievo che però sospettava non sarebbe arrivata presto.
«Ehi, George!» esclamò una voce alle sue spalle.
«Jo – Josh.» disse piano il castano, mettendo a fuoco l’immagine davanti a sé.  Faceva fatica persino a parlare, tanto aveva bevuto. Eppure, non aveva smesso di pensare a Riley nemmeno per un secondo, e la odiava per questo, ma forse odiava più se stesso per averle permesso di farlo soffrire in quella maniera. A tutti, persino ai suoi genitori – che praticamente accoglievano tutto il mondo a braccia aperte – non era piaciuta quella ragazza dai capelli rossi un po’ sbarazzina, che riusciva sempre a stappargli un sorriso dalle labbra. Anche in quel momento, da ubriaco e stanco, ci riuscì, ma ritornò serio non appena si accorse che il ragazzo dagli occhi azzurri lo guardava con tenerezza.
«Hai passato una bella serata?» chiese il moro, tentando un approccio ad una conversazione.
George, che voleva tutto meno che la compassione dei suoi amici – eppure sembrava l’unica cosa che ultimamente riusciva a ottenere – assunse un’espressione piuttosto scocciata.
«Sì, grandiosa. Sto aspettando Jaymi per tornare a casa.» tentò di liquidarlo ponendo un punto fermo alla fine della frase, ma questo non sembrò scoraggiare Josh.
«Già, anche io. Vado a casa fra un po’, il tempo di divertirmi un pochino.»
George non rispose, fece un lieve cenno di assenso per far capire di aver inteso, per poi guardare il ragazzo allontanarsi dopo un ‘ci si vede’; evidentemente aveva capito che non tirava aria quella sera.
Tamburellò lievemente le dita sul tavolino, cercando di concentrarsi sui movimenti della sua mano piuttosto che quelli che avvenivano dentro la sua testa. Ci mise davvero poco a capire che quello sforzo era estremamente inutile.
 
 
                                                                                                                     *
 
Non si era mai sentita così libera. Libera da ogni pensiero che le aveva offuscato la mente in quegli ultimi diciassette anni di vita.
Forse avrebbe dovuto ascoltare la sua amica Laine più spesso. Uscire il sabato sera a svagarsi era stata l’idea più brillante che la sua testa avesse mai partorito.
«Ti stai divertendo?» chiese la ragazza bionda al suo fianco.
«Non mi avevi mai detto che bere fosse così divertente!» urlò in risposta Hallie, lanciando le braccia in aria, come a voler  abbracciare il cielo.
La bionda sorrise. «Veramente sì, ma eri troppo occupata a studiare per considerarmi.»
Hallie non rispose, troppo occupata a ballare e ad agitarsi sfrenatamente. Quella era la prima volta che si ubriacava, tolto qualche bicchiere di vino e champagne ogni tanto, ed era una sensazione fantastica. Le sembrava di volare ogni volta che i suoi piedi si staccavano da terra e trovava allegra qualunque cosa le venisse detta. Non si era mai sentita tanto leggera, e ogni suo problema sembrava essere svanito nel nulla. Quel sabato sera sarebbe rimasto nella sua memoria come uno dei più belli di sempre.
Dopo qualche ora, drink e chiacchierata di qua e di là, Laine la avvertì che sarebbe stato meglio andare via.
«Ma no, rimaniamo ancora un po’ qui, voglio divertirmi!» le rispose esultando Hallie, scuotendo i suoi lunghi capelli scuri.
«Credimi, ti sei divertita abbastanza. Fidati, ne so di queste cose, domani mi ringrazierai.» disse Laine con un sorriso, prendendola per mano e conducendola alla zona dove c’erano i divanetti.
«Aspettami qui. Vado a pagare la gara di drink che ho perso contro JJ e poi chiamiamo un taxi per tornare a casa.»
Hallie annuì enfaticamente, sorridendo. In quel momento solo pensieri positivi le stavano attraversando la mente. Era da tempo che non le capitava di essere così spensierata; lei era abituata sempre a pensare troppo a tutto e a tutti, e la sua mente si stava fondendo. Quello era un momento di pausa, un momento in cui staccare dai problemi della vita reale e rifugiarsi in un mondo parallelo in cui tutto sembrava estremamente semplice. Un momento in cui sorridere e basta, senza doversi preoccupare delle conseguenze delle sue azioni.
Probabilmente la figura che si trovava accanto a lei non la pensava allo stesso modo, a giudicare dalla sua espressione. Un ragazzo dai capelli mossi e castani, con due occhi brillantissimi se ne stava accasciato sul suo posto, con la testa a penzoloni su una spalla e le due mani intrecciate prese a torturarsi. La sua faccia mostrava segni di noia, mista a seccatura e forse un pizzico di amarezza. Forse fu l’enfasi del momento che fece esclamare Hallie, cosa che di norma non avrebbe fatto nemmeno sotto tortura.
«Che muso lungo...»
Il castano alzò lievemente la testa, per poi riabbassarla subito dopo.
«Come mai sei triste?» chiese Hallie, imperterrita.
«E’ la tua prima volta da sbronza?» chiese, senza staccare gli occhi dalle sue mani.
«Questa è una vera e propria offesa.» replicò in tono triste, ma accompagnato da una faccia allegra.
«Non ti hanno mai detto che le brave ragazze devono stare a casa il sabato sera?» le chiese George, con voce rauca e strascicata.
«Anche tu non mi sembri messo bene.» ripose prontamente Hallie, come riprendendosi.
«Io non sono un bravo ragazzo.»
«E allora perché non ti scateni in pista?» chiese con fare curioso, avvicinandosi di qualche centimetro alla postazione del ragazzo.
«Sono stanco.» replicò, guardandosi le scarpe.
«Beh, anche io.»
«Questo non fa di te una cattiva ragazza.» rispose il castano, tirandosi seduto dritto e passandosi una mano sulla fronte sudata.
Si pentì subito di quell’azione affrettata perché venne colto da un giramento di testa e dovette immobilizzarsi per un attimo per far andare via la sensazione di nausea.
«Ti senti bene?» chiese preoccupata Hallie, avvicinandosi a lui, posandogli una mano sulla fronte diventata improvvisamente pallida.
«No. Devo andare in - » non fece in tempo a finire la frase che corse in volata verso il bagno.
Hallie lo seguì, senza preoccuparsi del passo barcollante che aveva e bussando alla porta del bagno.
«Ehi, ehm …», cercò di fare mente locale se lui le avesse detto il suo nome, ma concluse che non lo sapeva comunque. «Ehm, ragazzo cattivo, stai bene?»
Ci fu un lungo silenzio, che fu interrotto solo dal rumore dall’acqua che scorreva nel lavandino del bagno. Poco dopo il ragazzo riemerse da dietro la porta e chiese se Hallie avesse un fazzoletto.
«Sì, aspetta.»
Hallie frugò per una buona trentina di secondi nella sua borsa larga – a prova di ladro! – prima di esibire un pacchetto di fazzoletti e porgerne uno al ragazzo che le si trovava di fronte.
Il ‘ragazzo cattivo’ provò a muovere qualche passo, ma si ritrovò a cadere nelle braccia di Hallie che cercavano di sostenerlo.
«Torniamo a sederci.» disse lei, nel tono più calmo che poteva assumere e avviandosi molto cautamente verso la zona dei divanetti.
Una volta seduti, Hallie riprese a sorridere. «Allora, cosa ti ha ridotto in questo stato?»
«Non dovresti farmi delle domande. Lo sapevi che gli ubriachi rispondono sinceramente?» chiese George, posando lo sguardo su quello della ragazza.
«No, non lo sapevo. Te lo stavo chiedendo per sapere e basta. Mi aspettavo che mi avresti detto la verità in qualunque caso.»
«Ah, povera innocente… ragazza.», disse con fare teatrale «E’ stata una ragazza.» concluse poi, sotto il suo sguardo interrogativo.
«Oh. Già, immagino che facciano proprio male le relazioni.» disse Hallie, agitando in aria la mano con fare vago.
«Perché, tu non ne hai mai avuta una? Cioè, non sei mai stata fidanzata?» chiese lui sorpreso.
«Sì, beh, qualche ragazzo qua e là. Ma alla fine niente per cui ridurmi nel tuo stato.»
«Beata te.» replicò lui, alzandosi e abbassandosi ripetitivamente la polo blu per farsi aria.
«Già.»
«Potrei farti uno schema sul funzionamento dell’amore, ma non ti assicuro una piena riuscita della teoria.», sherzò George. «Hai una penna?»
Prontamente Hallie tirò fuori una biro blu dalla sua borsa di Mary Poppins e la porse al ragazzo.
«Ok.», disse lui, concentrandosi – per quanto potesse farlo da ubriaco – e prendendo la mano della ragazza fra le sue. Cominciò a tracciare linee confuse sul dorso della sua mano. «Se io sono qui… chiamiamomi cattivo ragazzo, cr.», detto questo scrisse ‘cr’ in alto. «e sono innamorato di R. e faccio di tutto per lei, ed è scientificamente provato che soffrirò.»
«E’ così semplice?», chiese Hallie, guardando le scritte sulla sua mano, «Cioè se io mi sacrifico per qualcuno non ne varrà la pena?»
«Esattamente.»
«Ma non è sicuro.» ribadì ancora la ragazza.
«Esistono le eccezioni.» affermò George, ridando la penna alla mora.
«Beh, risposta soddisfacente.» disse Hallie, sorridendo e avvicinandosi al ragazzo.
«E tu come mai per una sera hai deciso di fare la cattiva ragazza?» chiese il castano, inclinandosi pericolosamente verso il viso di Hallie.
«Perchè ero stanca di fare la buona. Sono ancora stanca di dover sempre dire di sì a tutto e a tutti, vorrei solo non pensare a nulla. Tanto domani tornerà tutto alla normalità.»
«No, non se non vuoi.» affermò, guardandola intensamente negli occhi scuri.
«Che vuoi dire?» chiese curiosa, schiarendosi la voce che sembrava andare via sempre di più a ogni parola che le usciva di bocca.
«Puoi anche fare la cattiva ragazza tutti i giorni.»
George adesso era tornato in sé. Era riuscito a dimenticare anche solo per pochi secondi Riley, grazie, non all’alcool, bensì a quella ragazza che di cattivo aveva ben poco.
Si avvicinò a lei cautamente, facendo attenzione a non sbilanciarsi per cadere dal divanetto. Si pulì le mani sudate, macchiate dall’inchiostro della penna che non era stato capace di impugnare dal lato giusto, aspettando una risposta dalla ragazza.
«Non ci riuscirei. Avrei sempre bisogno di un po’ di alcool nelle vene.»
«Non ci prendere troppo la mano.» soffiò lui a pochi centimetri dal suo viso.
«E se lo facessi?» chiese Hallie, quasi sussurrando.
Erano tanto vicini che la musica non riusciva a sovrastare le loro voci.
«Ti ritroveresti a baciare dei tipi sconosciuti su un divanetto di una squallida discoteca il sabato sera.»
«E se succedesse?»
«Non ne ho idea.» rispose George, senza allontanarsi.
Prima che se ne accorgesse le labbra del ragazzo erano incollate alle sue, provocandole una scia di brividi lungo il corpo. La mano del ragazzo si appoggiò al suo braccio, mentre  le sue mani accarezzavano il collo e le guance di George.
Non sembrava il solito bacio schifoso da discoteca – nonostante i due fossero comunque ubriachi persi – ma se non fosse stato per tutto il resto, sarebbe stato quasi… romantico? Ovviamente i momenti migliori sono fatti per finire, e come tutti, anche quello. Questa volta ci pensò Laine a chiamarla al telefono e costringerla a rispondere.
«Hallie!» urlò, tanto forte da far sentire la sua voce anche a George. «Vieni fuori in fretta che è già arrivato il taxi!»
Hallie si girò verso il ragazzo, che la guardava divertito.
«Perlomeno sono riuscita a farti sorridere, ci vediamo ragazzo cattivo!»
«Ci vediamo Callie!»
Ma ormai era troppo lontana per sentirlo.

 

*
 

«Buongiorno, e benvenuta nel post-sbornia.»
Hallie mugolò qualcosa di incomprensibile, prima di tirarsi le coperte fin sopra la testa.
Si sentiva come se tutta la nausea della sua vita si fosse concentrata in un momento solo, e la voce squillante di Laine non la aiutava affatto. Evidentemente era più brava e allenata di lei a reggere l’alcool. Hallie avrebbe solo voluto dormire fino a quando non fosse passato tutto il dolore che provava alla testa, e si ritrovava anche con un mal di gola infernale, mentre Laine sembrava che fosse appena tornata da una visita alla spa.
I suoi capelli biondi erano perfettamente pettinati incorniciandole il viso, nonostante fosse ancora nel letto, e gli occhi azzurri erano vispi e brillanti. Appena poco sotto di essi c’era una spruzzata di lentiggini che risaltavano sulla pelle bianca pulita e idratata.
Hallie, dal canto suo, si sentiva come se avesse appena corso una maratona e non avesse più fiato né voce. Non ricordava nemmeno cosa aveva fatto  la sera precedente per ritrovarsi in quello stato pietoso. Sperava infinitamente di non essersi cacciata nei guai in nessun modo, o di non aver fatto cose che avrebbero potuto macchiare la sua reputazione a vita, se no i suoi genitori l’avrebbero scoperta e sgridata subito. Non poteva credere di aver davvero accettato di uscire a ballare con Laine. Intanto, perché non sapeva ballare e probabilmente aveva solamente agitato le mani per aria, e poi perché non l’aveva detto ai suoi, usando la scusa del ‘vado a dormire dalla mia migliore amica’.
«Ehi, Hallie, chi ti ha fatto quel disegno sulla mano?» chiese improvvisamente la bionda.
La ragazza, quasi come le avessero gettato un secchio d’acqua gelida in testa, si drizzò sul materasso e si portò la mano avanti agli occhi. Delle linee confuse si presentarono alla vista della ragazza, insieme a dei nomi e delle frecce, le quali indicavano altri nomi.
Si sforzò di ricordare, e lampi della serata precedente le parevano scorrere davanti agli occhi. La risposta le venne subito alle sue labbra. «Un ragazzo.»
«Un ragazzo? Cosa hai fatto?» chiese Laine, più stupita che arrabbiata.
«L’ho baciato.»



_____




Ciao mele!
Sono felice di arrivare ad intasare anche questo fandom :)
Penso di aggiornare piuttosto in fretta, dato che ho molti capitoli pronti. Questa storia è una long-fic.
Mi fareste sapere cosa ne pensate, anche se questo è solo il prologo? Ve ne sarei eternamente grata :) Ovviamente accetto anche le critiche, si impara da quelle.
Ho dato a Hallie il volto di Selena Gomez - non sono una grande fan, ma la sua descrizione nella mia testa le calzava a pennello - e il coprotagonista è George. Anche Jaymi, JJ e Josh sono molto importanti nella storia, insieme a qualche altro personaggio che entrerà in scena più avanti.
-
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Un grosso bacio,

Apple.




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«E comunque non devi più pensarci. Sai quanti ragazzi ho rimorchiato io di cui il giorno dopo non ricordavo nulla?»
«Tu sei tu.» disse a bassa voce Hallie.
   
 
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