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Autore: __lineinasong    25/05/2013    1 recensioni
Un 'arrivederci'. Una casa che aspettava di essere ricostruita. Un ritrovo dopo quarant'anni. E un 'addio' dopo un mese.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mike Dirnt, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dicembre 2012, Oakland.


"Perché stavolta sono più agitato del solito?"
"Forse perché questa è la volta buona"
"Sì, può darsi. Spero proprio che lo sia."
"Se non ti sbrighi a percorrere questo vialetto e a bussare a quella dannata porta non potrai saperlo".
Mike rise e sospirò. "Sì, vado. Allora ci vediamo dopo, eh? Ti faccio sapere. Grazie, Jo."
"E di che, biondo. Spero solo che sia lei quella giusta. Vai, ci sentiamo dopo. Buona fortuna!"
"Ciao".

Le gambe gli tremavano, e il cuore gli batteva a mille. Quel vialetto di due metri sembrava lungo quanto la Route 66. Lui che suonava davanti a decine di migliaia di persone da anni, ora aveva paura di incontrarne una. Non era così in ansia neanche quando doveva chiedere ad Anastasia prima e a Brittney poi di sposarlo. 
Stavolta era diverso, completamente diverso. Erano quasi 40 anni che aspettava questo momento, e da 10 faceva di tutto per realizzare questo suo desiderio.
Un quarantenne che aveva paura di vedere una persona. Comprensibile, dato che quella con ogni probabilità era sua madre, la donna che lo mise al mondo per errore e poi lo lasciò a chi, a differenza sua, era in grado di crescerlo. Ma il problema era se fosse lei o meno, quella giusta.

Dopo quelle migliaia di chilometri di vialetto e ore passate per percorrerlo, si trovò davanti alla porta verde smeraldo. Si fece coraggio e bussò. 
Aspettò pochi istanti prima che una donna gli aprisse. Aveva i capelli castano chiaro, due occhi così azzurri e freddi da sembrare di ghiaccio, ma dietro quella freddezza nascondevano mille sofferenze e grandi mancanze, oltre ad un affetto che scalpitava per uscire, ma non sapeva a chi aggrapparsi. Labbra rosse, perfette anche senza rossetto. Le rughe non erano molto profonde, non doveva avere molto più di sessant'anni. Era davvero bella. Fredda, di mezza età, ferita dentro, misteriosa, colpevole di errori e frutto di sofferenze, ma bella.
Le sue pupille parvero dilatarsi alla vista di Mike, che, con una timidezza ben lontana dal suo carisma da membro di una band così famosa, chiese: "Ehm... Buongiorno signora. Spero di non disturbarla se le chiedo di parlare con lei... Lei è Carol Alba Rowland, vero?"
Lei sorrise con una dolcezza che non si riserva a chiunque. "Sì, sono io. E sbaglio, o tu sei Mike dei Green Day?"
Mike iniziò a sentirsi sollevato. L'aveva riconosciuto almeno per qualcosa. "Sì, signora, sono io. Allora, potrei parlarle?"
"Mike, diamoci del tu. Entra, non disturbi assolutamente".
Mike ringraziò ed entrò, accomodandosi sul divano che Carol gli aveva indicato.
"Bella casa... Ma io ho una cosa da chiederl... chiederti. Sono anni che cerco mia madre, quando mi lasciò in adozione avevo pochi mesi, e non ho più saputo molto di lei. Grazie ad un amico ho fatto delle ricerche e sono giunto a te. Signora Rowland, potrei sapere se sei mia madre o no?"
Lei lo guardò, come colpita da una scossa elettrica. Calò un silenzio che durò una vita, o forse due, o forse più. Una domanda appesa nel nulla, e una risposta che doveva riportarla sulla terra, concretizzarla. Uno scambio di sguardi dubbiosi e preoccupati, due paia di occhi troppo simili per non avere niente in comune, che si legavano l'uno all'altro chiedendosi cosa sarebbe successo dopo la risposta. 
Lei serrò le mascelle come se stesse trattenendo le lacrime. E in effetti gli occhi cominciavano a gonfiarsi. 
"Mike, speravo in questo giorno. Non so chi dovrei ringraziare perché tu sei così, in grado di perdonare. Di certo non hai preso da me. Se il mio schifo di madre mi avesse abbandonata lasciandomi in un altro schifo di famiglia, avrei cercato di capire chi fosse solo per tenermi lontana da lei". Tirò su con il naso e si andò a sedere dove le spettava, ovvero vicino a suo figlio. Gli prese la mano e gli disse: "Sono uno schifo, Michael, uno schifo ambulante, ma ora so di avere qualcosa di cui essere felice. Nonostante lo sbaglio imperdonabile e un'attesa di quasi 40 anni, mio figlio è tornato da me, a tornare a dare un senso a quel che mi rimane da vivere. Non mi interessa se mi sputerai su, se te ne andrai subito o rimarrai al mio fianco: ti sei preoccupato per me, sei venuto a cercarmi, e questo mi basta per essere felice".
Mike voleva confermarle che l'aveva perdonata, che forse non ce l'aveva mai avuta con lei, che adesso che l'aveva trovata gli sarebbe stato sempre vicino, ma non ce la fece. 
Un nodo in gola impediva alle parole di venir fuori. Tutto ciò che voleva dirle, lo esternò con il più caloroso degli abbracci e con lacrime cariche di gioia, sollievo, perdono e tanto, tanto affetto. E lei non poté non ricambiare, nel silenzio di una casa finalmente degna di essere chiamata così.
  
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