Storie originali > Commedia
Ricorda la storia  |       
Autore: mikybiky    12/12/2007    9 recensioni
Perfetto. Il controllore ci ha buttati giù dal pullman, perché siamo sprovvisti di biglietto.
Meraviglioso.
E ora cosa faccio?
Non so dove sono, non ho idea di come cavolo farò a tornare a casa, ho pochi soldi con me e per di più sono qui con un austriaco che sa giusto spiccicare tre parole di italiano!

Cosa fareste voi se vi trovaste bloccati in una città ignota con un ragazzo che parla solo il tedesco??
Le cose che succcedono nella fic sono un po' improbabili, ma è un'opera di fantasia.
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Una giornata di peripezie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Creative Commons License
Una giornata di peripezie by mikybiky is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work at www.efpfanfic.net.


1. Iniziamo bene! 1. iniziamo bene!
Premetto che tutta la storia che segue è pura invenzione della mia fantasia. Luoghi e personaggi citati sono totalmente inventati da me.
Qualsiasi analogia con fatti e persone è puramente casuale.

QUALSIASI FRASE RIVOLTA AL PROTAGONISTA STEFAN NON E' INTESA COME INSULTO RAZZIALE, SIA CHIARO!!!
Anticipo, inoltre che non sono per niente brava in tedesco, e siccome nella storia (come leggerete) è necessario, se le frasi sono sbagliate non fateci caso! Per mantenere l’andamento continuo, le traduzioni sono fatte a fondo pagina, senza ricorrere ad asterischi o contrassegni.
Non conosco le linee dei pullman che circolano a Bergamo, quindi le ho sparate a caso, basandomi sulla cartina.
Buona lettura!


UNA GIORNATA DI PERIPEZIE



1. Iniziamo bene!


È tutto okay. È tutto estremamente okay. Non dare fuori di matto; la tua migliore amica ha semplicemente appena detto alla professoressa di matematica (nonché vicepreside) che ti sei scambiata dei bigliettini con quella stronza che sta dall’altra parte della classe; non è nulla di grave, no?
Okay, in realtà non era sua intenzione farlo sapere a tutta la classe, ha semplicemente urlato un po’ troppo ad alta voce “Cosa continui ad inviare bigliettini a Camilla?”. Non era sua intenzione farsi sentire dalla professoressa. È perdonabile, no?
- Valenti! Interrogata! -
Oddio. Questo non lo avevo previsto. Il vuoto dentro di me.
Mi alzo lentamente. Guardo Arianna arcigna, mentre lei mi lancia uno sguardo bastonato, come per scusarsi.
Mi dirigo alla lavagna a passi lenti, e finalmente la raggiungo.
- Valenti, è morto un Papa nell’attesa. -
Grazie.
Lancio uno sguardo assassino a Camilla, che mi sorride dall’alto del suo scranno: io e quella bastarda ci stavamo scambiando insulti a vicenda. Non ci siamo mai sopportate, ma lei l’ha sempre avuta vinta. Stronza, dopo gliela faccio vedere io!
Mentre volgo lo sguardo altrove, incrocio quello di un austriaco comodamente seduto su una sedia in fondo all’aula.
Piccola parentesi: in occasioni degli scambi culturali con l’Austria, la mia classe accoglierà oggi e domani sette ragazzi austriaci, fra cui quello.
Mi sta già antipatico. Dio, come mi sta antipatico! Continua a guardarmi con un mezzo sorrisetto che mi fa venire i nervi. “Ti sta bene” ce l’ha scritto in faccia in modo palese… ma se non sa neanche spiccicare una parola di italiano!
- Valenti! - torna a ripetermi la professoressa.
Con aria solenne, prendo in mano il gesso e aspetto che mi detti… quella cosa lì con le graffe!
- Si chiama sistema, Valenti - mi precisa la professoressa.
Ma che diamine, mi sa leggere anche nel pensiero, adesso?
- Ma sarò più clemente, ti farò fare i moduli -
I che cosa? Oddio… sono in panico.
- Scrivi - mi ordina la professoressa, austera. - Modulo di: tre x meno cinque, chiuso modulo, maggiore uguale di sette x. -

Forse dovrei specificare alla professoressa che non sono capace di comprendere l’arabo.
- Pst!-
Mi giro speranzosa verso Arianna, e vedo che mi fa dei gesti strani con la mano. Ah, ma certo! Ora ricordo, i moduli li abbiamo fatti ieri!
Quindi, da brava ragazza, mi impegno a scrivere quello che mi ha dettato la professoressa.

|3x - 5| > 7x

Avete visto che brava? Sono capace anche io!
Mi giro trionfante verso Camilla, ma noto di nuovo quell’antipatico dell’austriaco. Mi guarda come se fossi un’imbecille. Mammamia, che nervi!
- Forza, Valenti, ora che hai dimostrato anche tu di saper scrivere correttamente un modulo, perché non lo risolvi? A noi non darebbe fastidio. -
Stronza.
Mi giro verso la lavagna e rifletto. Qualcosa forse mi ricordo… ma certo!
- Non esiste x! - dico, allegra.
- Scrivi - mi dice la professoressa.
Mi crede così imbranata? Glielo dimostro io!

/x

Osservo la professoressa, soddisfatta di me stessa. Oddio, perché ha inarcato un sopracciglio? Ops, forse quello significa per ogni x… mi affretto a cancellare.
- Ferrari - dice, rivolta a Camilla - è giusto quello che ha detto la tua compagna? -
Camilla si siede composta, si butta all’indietro i capelli e dice:
- No, professoressa, in questo caso bisogna discutere il modulo. -
- Vieni fuori alla lavagna a risolverlo. -
Camilla si alza e mi raggiunge. Risolve il modulo senza fare una piega, e alla fine la professoressa annuisce, contenta.
Guardo l’austriaco: anche lui le sta sorridendo.
Avrò la mia rivincita, è una promessa.


Stizzita come non mai, esco a passi grandi dalla scuola. È mezzogiorno, e grazie al cielo il mercoledì noi del liceo scientifico usciamo sempre alle dodici. Non avrei sopportato un’altra ora di lezione. Credo che forse avrei preferito impiccarmi.
Ora rimane solo un altro problema: come dire alla mamma del quattro in matematica?
Ciao mamma, sai che oggi Camilla ha preso un altro otto in matematica? Che buffo, il doppio di me!
No, troppo banale.
Però… aspetta un momento! Oggi a casa non c’è nessuno! È vero, la mamma ha un convegno a Pavia, torna solo domani pomeriggio!
Contentissima, mi dirigo verso la fermata del pullman.
- Alice, aspetta! - qualcuno mi chiama.
Mi volto e vedo Arianna che corre verso di me.
- Alice! Aspettami! -
Io la guardo ma non mi fermo.
- Sei arrabbiata con me? - mi chiede, con aria infantile.
- No, da cosa l’hai capito? -
- Dal tuo atteggiamento: è dall’ora di matematica che non mi hai più rivolto la parola. -
Ma perché io ho un’amica così scema?
- Dai, Alice, non prendertela così tanto! È stata solo una stupida interrogazione di matematica! -
- Se era così stupida, allora perché io ho preso quattro? -
- Forse perché non hai studiato? -
- Vaffanculo -
Arianna arrossisce.
Tanto per la cronaca, io ho 17 anni e frequento la terza. Sì, sono stata bocciata l’anno scorso, e la trovata di Arianna non è stata delle migliori.
Vedo il pullman arrivare da lontano, e mi dirigo per andare a prenderlo. Spero che sia il diretto per… Ouch! Una fiumana di studenti mi ha appena investita.
D’accordo, credo che prenderò il prossimo pullman. Tanto passa fra… venti minuti, nulla di che, no?
Arianna mi guarda sconsolata.
- Ci vediamo domani - mi dice, e mentre si allontana mi fa un cenno con la mano. Forse ho esagerato.
Il pullman riparte, e io rimango sola ad aspettare il prossimo.
Che noia, ci vorrebbe proprio una bella compagnia…
- Ciao -
Oh, ma tu guarda! Parli del diavolo e spuntano le corna!
Mi giro e… l’austriaco?!? Che cosa ci fa qui?
Sbuffo; non è esattamente il tipo di compagnia che volevo.
- Ciao - rispondo, secca.
- Sehr fröhliche! -
Eh?
Non si può esattamente dire che io sia un asso in tedesco.
- Che vuoi? - dico, cercando di nascondere che non ho capito niente di ciò che ha detto.
- Io übernachten da Camilla -
Hai perso tutta la mia stima, austriaco.
- Ah - rispondo semplicemente.
- Che pullman prendo? -
Sa anche parlare italiano, sprecato.
- E lei? -
- Ha corso di danza -
Tipo, non so se conosci il significato della parola ‘articolo’. Ehm… mi correggo, il significato della parola ‘artikel’.
Io sto zitta.
- Che pullman prendo? - mi ripete lui.
- Il prossimo - dico io con noncuranza, mentre tiro fuori il cellulare.
In realtà, non so neanche dove abiti Camilla. Vabbé, al massimo l’austriaco si troverà un po’ spaesato. È Camilla la stupida che lascia andare il suo ospite da solo!
Mi ritraggo velocemente, mentre il pullman diretto a Milano si ferma e fa scendere dei tizi. Ehi, che bello! Se un giorno volessi scappare da Brescia e andare a Milano con il pullman potrei farlo!
No, un momento: perché l’austriaco sta salendo sul Milano? Oh no, il prossimo pullman!
- Ehi, fermo! - gli grido.
Non mi sente.
- Austriaco! - gli urlo.
Scuote i capelli neri, che sicuramente gli otturano le orecchie.
- DEUTSCHLAND! - (Non pretendete che io sappia come si dice austriaco).
Non mi degna di una virgola. Troppo sprecato.
Devo fare qualcosa. Non lo posso lasciare andare a Milano. E comunque, dev’essere tordo, oltre che antipatico, perché sta salendo dalla porta in fondo!
Devo decidere alla svelta: mi butto a capofitto sul pullman e lo afferro per un braccio.
- Ehi! - dice lui.
Non ho il tempo di spiegargli in tedesco che è sul pullman sbagliato. Ma credo che capisca, perché a momenti è più veloce di me a scendere. Improvvisamente, le porte mi si chiudono in faccia. Merda.
Che faccio adesso? Chiamare a casa? No, non c’è nessuno. Spero nella buona sorte, e premo il campanello. Non so neanche dove sia la prossima fermata.
Mi impianto davanti alla porta, mentre l’austriaco mi osserva come se fossi nel torto. E che vuole?
- Corsa diretta! -
Che roba? Chi ha parlato? L’autista. Sta parlando con me?
No, un momento: che cosa ha detto? Corsa diretta?

CORSA DIRETTA?? Spero che sia uno scherzo.
Credo che sia impallidita, perché l’austriaco mi mette una mano sulla spalla e mi chiede se sto bene.
- Corsa diretta - riesco a balbettare.
- Cosa significa? - mi chiede lui, ingenuo.
- Vuol dire che fino a metà Bergamo noi non possiamo scendere -
Non lo vedo in faccia, ma so che sulla sua testa in questo momento sta fluttuando un punto di domanda.
Non è mica colpa mia se conosce giusto tre parole di italiano!
Mi siedo su un sedile, e lui mi ricopia.
- Che problema? - mi domanda.
Tizio, impara a parlare italiano.
- Ehm - dico, cercando di esporre semplicemente l’argomento - noi… stiamo… andando… … a Milano -
Impallidisce.
- Milano? Die Stadt? -
Italiano no, eh?
- Wir fahren gerade nach Milano… - ripete.
Monotono.
Aspetta, forse ho la soluzione.
- Semplice! - esclamo - sono già stata a Milano molte volte. Ci basterà prendere la metro, arrivare in stazione e prendere il primo treno diretto a Brescia! -
L’austriaco mi guarda come se parlassi cirillico. Capirà.
- Don’t worry! - gli dico. Ops, però forse quello era inglese. - Ora - inizio a spiegargli (lentamente, come se fosse un handicappato. L’odio che provo verso Camilla lo sto riversando su di lui… eh eh) - andiamo a Milano. Prendiamo il treno e torniamo a Brescia. Okay? -
Lui mi guarda un po’ perplesso, però poi annuisce. Oh, ma che bravo! Ha dimostrato di conoscere il cirillico!
Mi sistemo comodamente sul sedile su cui sono seduta. Ce n’è di tempo fino a Milano. Forse potrei studiare storia per domani, visto che ho l’interrogazione. Allora estraggo il libro dalla cartella e lo apro a pagina 47: la peste bubbonica. Sembra di fare i Promessi Sposi.
Senza dire una parola, l’austriaco estrae il suo I-Pod dalla borsa e si infila le cuffie nelle orecchie. Sono curiosa, che musica starà ascoltando? Mi sporgo leggermente verso di lui e cerco di leggere la traccia o l’artista segnati sullo schermo. Ci sto quasi riuscendo: Tra… che canzoni potrebbero cominciare con “Tra”?
Tra palco e realtà di Ligabue? No. Travis? A Beautiful Tragedy? Space Travel degli Yellowcard? Tracce di te di Renga?
Mi sporgo meglio. Riesco a leggere… Track 05.
Perché io arrivo a complicarmi la vita fino a questo punto?
- Studia -
Mi riscuoto dai miei pensieri.
Come prego? Cosa si è permesso di dirmi l’austriaco? Studia? STUDIA? Adesso gliene canto quattro. E che sia cirillico per lui, così gliene canto anche di più.
- Senti, austriaco - dico, scortese - io e te non andiamo… -
- Stefan - mi interrompe lui.
- Cosa? - chiedo.
- Mi chiamo Stefan - ripete, un po’ offeso.
- Ah - dico.
Okay, l’ho sottovalutato. Anche lui ha un nome, prova sentimenti e… forse averlo chiamato “austriaco” ha fatto sembrare la frase un po’ razzista. Okay, vedrò di comportarmi meglio con lui d’ora in poi.
Proseguo il resto del viaggio in silenzio, facendo finta di studiare storia. In realtà sto cercando di indovinare le canzoni che sta ascoltando Stefan. Ma suppongo che siano austriache, perché non le riconosco.
Improvvisamente, dopo circa una cinquantina di minuti, il pullman si ferma e sale un omaccione in divisa. Ha un cartellino appeso sul petto, che lo fa risultare serio… non che non lo sia, intendiamoci.
Dio, ti prego fa che quello non sia…
- Biglietti! -
…il controllore.
- Stefan - dico.
- Eh? -
- Siamo finiti -









Sehr fröhliche!: molto allegra!
Übernachten: pernottare.
Deutschland: Germania.
Die Stadt?: la città?
Wir fahren gerade nach Milano: stiamo andando a Milano.
Don’t worry!: non preoccuparti!
  
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: mikybiky