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Autore: SSONGMAR    28/05/2013    0 recensioni
Era giovane, alto, palestrato e moro. Alzò lo sguardo ed accennò un sorriso. - Salve ragazzi, lieto di conoscervi, sono il professor Lendon Wolf. -
Dal capitolo V: In quel momento ci fu silenzio. Bum bum qualcuno stava bussando, era il mio cuore che non cessava di correre all’impazzata. Non ci scostavamo, non distoglievamo lo sguardo, lui semplicemente restava immobile come se avesse preso il mondo tra le mani. Mi guardava con quegli occhi profondi ed io guardavo lui. Sembravamo esserci catapultati in un altro mondo, dove non esisteva nessuno, dove c’eravamo solo io e lui, dove non esistevano ragioni, dove si perdeva praticamente la testa.. dove non si era più coscienti. I respiri diventarono affannati e i cuori battevano all’unisono.. il tempo si fermò e quando riuscii a riprendere coscienza le sue caldi labbra avevano già incontrato le mie.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Il mio cuore ebbe un sussulto, stranamente il suo volto aveva qualcosa di familiare. - Bene professore, allora lascio la classe nelle sue mani- disse la preside civettando – se ha qualche problema non esiti a chiamarmi, sarò sempre a sua completa disposizione -. La preside ci lasciò soli e l’intera classe rimase in silenzio, tutti erano intenti a guardare il nuovo prof che, sentendosi gli occhi puntati addosso, sorrideva imbarazzato e ad occhi bassi. – Bene – disse portandosi le mani alla bocca – prima di iniziare mi piacerebbe togliere lo stupore dai vostri volti – sorrise – posso sembrare un ventenne magari, ma ho già 27 anni, mi reputo un vecchietto rispetto a voi -. Tutta la classe rise per quell’affermazione, era palese che stesse scherzando. Il professore prese il registro e lo scrutò attentamente. Trascorse qualche minuto e mentre leggeva tutti i nomi dell’appello uno in particolare richiamò la mia attenzione. - Ciel Owen – sobbalzai dalla sedia non appena sentii il mio nome. Ines si girò a fissarmi; il professore osservava attentamente ognuno di noi ma nessuno rispondeva. - Ciel Owen – ripeté con tono più alto. Mandai giù della saliva – eccomi – dissi alzandomi delicatamente. I suoi occhi incrociarono i miei, molto probabilmente, anzi, sicuramente, divenni rossa come un peperone. Io e la matematica non andavamo affatto d’accordo e ritrovarmi un professore così mi imbarazzava, e non poco. - Lei è la signorina Owen? – chiese il professore. – Si – risposi io. – Bene signorina Owen, che ne direbbe di esporci un po’ il programma? -. Cos’è che esattamente avevano udito le mie orecchie in quel momento? Improvvisamente tutto il sangue che scorreva nelle mie vene invase il mio cervello, mi voltai e cercai lo sguardo di Sully, la più brava della classe in quella materia. Sully accolse il mio richiamo d’aiuto e timidamente intervenne – scusi prof, se possibile vorrei esporle io il programma dello scorso anno -. Il professore mi guardò divertito io, intanto, ero rimasta attonita, ferma al mio posto a sguardo basso. – Prego parli pure – aggiunse infine lui. Sully si alzò dal suo posto e si diresse alla lavagna, il professore sembrava interessato alle sue parole e allo stesso modo l’intera classe; io, invece, avevo solo voglia di sprofondare e scappare via da quel luogo. Alla fine della lezione il professore ci lasciò con una notizia; ci disse che sarebbe stato il nostro coordinatore e che ci saremmo visti spesso. Quando uscì dalla classe io feci un sospiro di sollievo. Tutte le mie amiche mi si avvicinarono, compreso Key che sorridendo mi prendeva in giro. Ad un certo punto si avvicinò Victoria; era praticamente la più bella della scuola e tutti le sbavavano dietro. Bella, dannata e fastidiosamente ricca e viziata e, ciliegina sulla torta, era anche molto intelligente; insomma, la perfezione fatta a persona, capace di far sentire inutile qualsiasi ragazza le si avvicinasse. Peggior nemica di Savannah nonché fidanzata ufficialmente con colui di cui era perdutamente innamorata, Jeremy, alto, moro ed occhi verde smeraldo, tanto perfetto quanto stronzo. - Non ti smentisci mai cara Ciel – disse con aria di sfida – Te con i ragazzi proprio zero – fece un occhiolino e lasciò la classe immergendosi in una sonora risata. Io mi limitai ad abbassare il capo. Mi vergognavo ancora troppo per quello che era accaduto poco prima – bella come prima impressione – pensavo. L’orario scolastico passò velocemente ed era già terminato il primo giorno di scuola. Quella sera decisi di non tornare a casa con Key in pullman poiché avevo voglia di fare due passi, lo salutai amichevolmente e mi incamminai. Poco più distante dalla scuola vi era una macchina nera, sportiva e bellissima. Il proprietario aveva bucato una ruota e l’aveva lasciata incustodita. La guardai per qualche secondo e continuai a camminare quando ad un tratto sentii qualcuno tossire per richiamare la mia attenzione. Mi voltai e sgranai gli occhi, era il mio nuovo professore conciato un tantino male; capelli scompigliati, camicia leggermente sbottonata e cravatta annodata malissimo, tutto sporco di nero. – Ehm.. lei è la signorina Owen, giusto? – Mi avvicinai e annuii, lui sorrise e si guardò intorno, portò una mano tra i capelli e si grattò il capo. In quel momento io rimasi semplicemente a fissarlo, poteva sembrare di tutto ma non un professore di matematica e quei 27 anni li portava benissimo. Mi feci coraggio e gli rivolsi la parola. – Le serve aiuto? – dissi avvicinandomi lentamente. Lui mi guardò come se un angelo fosse sceso dal paradiso solo per aiutarlo nelle sue sventure. – Il punto è che sono nuovo della zona e non conosco nessuno, ironia della sorte ho il cellulare scarico e in questo quartiere non c’è traccia di un meccanico – disse amareggiato ma in un modo che mi fece sorridere. Io ripensai alla figuraccia fatta in mattinata e per rimediare mi offrii di aiutarlo, presi il cellulare dalla borsa e glielo porsi. – Tenga può usare il mio e non si preoccupi del tempo che impiega per telefonare, può parlare quanto vuole, ho i minuti illimitati -. Sul suo volto spuntò un sorriso a trentadue denti, afferrò volentieri il cellulare sfiorandomi le dita; in quel momento un brivido mi percosse la schiena ma cercai di non dargli troppo peso. Il professore ci mise davvero pochissimo a telefonare e mentre mi porse di nuovo il cellulare qualcuno stava già arrivando con una ruota di scorta. Era un ragazzo sulla ventina e somigliava tantissimo al professore, alto con capelli ed occhi scuri. - Grazie a Dio sei qui – disse il professore alzando gli occhi al cielo – vieni, ti presento la signorina Owen che è stata così gentile da aiutarmi. Lei è una delle mie nuove alunne - . Il ragazzo si avvicinò e mi strinse dolcemente la mano. – Ciao io sono Oliver, sono il fratello minore del professore, piacere di conoscerti - . Io lo guarda e ricambiando il sorriso mi presentai. Si era ormai fatto tardi ed io dovevo tornare a casa. Feci per avviarmi ma il professore mi fermò. – Signorina Owen, è stata gentilissima nell’aiutarmi e adesso è mio dovere ricambiare, posso darle un passaggio? – In quel momento non sapevo cosa rispondere e mi limitai ad accennare un sorriso; era il mio professore dopotutto ma non sapevo nulla di lui tranne la professione, il suo nome e l’età. Per tutto il tragitto nessuno parlò, io mi sentivo nervosa e mi sudavano le mani. Arrivammo nel mio quartiere ed io lo feci accostare, lui si girò verso di me e per l’ennesima volta mi sorrise – grazie professore – dissi impacciata – figurati e grazie a te – rispose con tono cortese. Aprii lo sportello e scesi, mi voltai e lui mi sorrise per l’ultima volta e poi sfrecciò via. Mi incamminai verso la soglia e toccandomi le tasche mi accorsi che mi mancava qualcosa; insieme ad un piccolo pezzo di cuore avevo perso il mio mp3.
  
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