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Autore: gaia1986    28/05/2013    7 recensioni
Ambientata dopo la discussione tra Tony e Ziva nella 10x23, per cui se non l'avete ancora vista, decidete se volete leggere oppure no. Io vi ho comunque avvertito.
Tony è furioso dopo aver saputo di Ziva e Adam.
Ziva si sente maledettamente in colpa per aver ferito Tony.
Gibbs è preoccupato per i suoi due sottoposti.
Riuscirà Ziva a farsi perdonare?!
Leggete per scoprirlo.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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«I went to Israel to bury my father. It was a moment of weakness. I felt alone»
«You need to talk to a legal»
«No, I don’t»
«My Hebrew must not be as good as I though, because I could’ve sworn that when I dropped you off at the airport I told you that you were not alone»
«Yes, you did»
«Well, than... We must have different interpretation»
 
SEDE NCIS
Tony continuava a pensare a cosa si erano detti lui e Ziva sulla scena del crimine al magazzino bruciato. Più ci penava e più le immagini di tutto quello che avevano passato negli ultimi mesi, dopo la morte di Eli, gli tornavano alla mente. Nonostante la tragicità di quello che avevano affrontato, aveva pensato che, forse, il loro momento era finalmente arrivato, soprattutto dopo Berlino. Ma ora...
Ora, non riusciva a togliersi dalla mente che lei era andata a letto con Adam quand'era in Israele.
"Che stupido sono stato a pensare che lei ricambiasse i miei sentimenti. Un vero idiota!" pensò scendendo dalla macchina.
Rientrò al quartier generale e chiamò l'ascensore. Fremeva ancora dalla rabbia e dalla gelosia. Più pensava a quei fatti e più questi sentimenti crescevano in lui. Stava per esplodere. Dopo pochi secondi da quando era entrato, era rientrato anche il resto della squadra che si mise con lui ad attendere l'ascensore.
"Ma non arriva più?!" pensò l'agente.
Prima che arrivasse l'ascensore, inventò una banalissima scusa e decise di salire in ufficio passando dalle scale. Non voleva trovarsi vicino alla bella israeliana in uno spazio ristretto.
Gibbs vedendo quel comportamento da parte del suo agente anziano, si rese conto che l'impressione che aveva avuto al magazzino, che qualcosa non andasse nella sua squadra era fondata. Tony raramente aveva avuto un atteggiamento freddo e distaccato come quel giorno, per cui era chiaro che doveva essere successo qualcosa tra i suoi sottoposti, anche se era quasi certo che McGee non centrasse nulla.
Proprio in quel momento arrivò l'ascensore e l'agente capo decise che avrebbe parlato con Tony per chiarire la situazione.
Appena entrò nel cubicolo, gli squillò il cellulare. «Gibbs» rispose in modo secco.
«Capo, sono Tony, per favore non farlo capire agli altri» disse tutto d'un fiato.
«Qual è il problema?!» rispose mantenendo il suo solito atteggiamento burbero, anche se in realtà era molto preoccupato per quella situazione.
«Ho urgenza di parlarti. Possiamo vederci nella sala relax appena arrivi su?» disse mestamente, anche perché sapeva quanto quella telefonata poteva costargli. "Uno scappellotto non me lo leva nessuno" pensò.
«Va bene arrivo» rispose bruscamente, mentre le porte si aprivano al piano.
Si precipitò subito fuori per capire cosa stava succedendo.

 
SALA RELAX
Quando arrivò in sala relax, Gibbs trovò Tony seduto a uno dei tavolini con lo sguardo perso nel vuoto. Sembrava avere un'aria sconvolta, la stessa di quando suo padre era in città o la stessa di quando Ziva era dispersa in Somalia. A questo punto era certo che fosse successo qualcosa tra i due, ma voleva andare a fondo alla faccenda.
«Cos'è tutta quest’urgenza e tutta questa segretezza, Tony?!» gli disse mentre assestava uno scappellotto sulla nuca del suo agente.
«Capo, ho bisogno del resto della giornata libera, anzi se potessi avere anche domani sarebbe ancora meglio». In tutti gli anni che avevano lavorato insieme, Leroy Jethro Gibbs non aveva mai visto il suo secondo così sconvolto, tranne appunto quando Ziva era dispersa in Somalia.
«Perché?» gli chiese fissandolo negli occhi.
«Ho bisogno di una pausa, la mia mente non è lucida e stare al lavoro peggiora solo le cose. Avrei bisogno di una bella missione fuori Washington o comunque senza il Pivello e Ziva» rispose cercando di non fare trapelare i suoi veri sentimenti.
«Qual è il problema tra voi due, Tony?»
«Tra noi due chi, Capo?»
«Te e Ziva! Sai che non puoi mentirmi»
«Il problema? Il problema è che sono stanco di fingere, stanco di dover reprimere i miei sentimenti e sono stanco di essere ferito» disse quasi con rabbia alzandosi dalla sedia. «Dopo tutto quello che è successo ultimamente e dopo tutto quello che ho fatto per lei, mi ritrovo qui a rimuginare ancora una volta su fatti che non accadranno mai»
«Non ti seguo Tony»
«Davvero? Sai benissimo che i miei sentimenti per lei vanno oltre l'essere colleghi e oltre l'amicizia. Sono anni che evito di tirarli fuori, prima perché non ero pronto io, poi non lo era lei e contemporaneamente c'era sempre anche il timore per la tua maledetta regola #12» disse ridendo ironicamente. «Ma dopo l'attentato qui e dopo la morte di Eli, mi sembrava ci fossimo avvicinati talmente tanto che pensavo che fossimo pronti entrambi, ma oggi ho scoperto di essermi solo illuso. Lei non proverà mai per me quello che io provo per lei. Tutte le volte che riesco a scalfire il guscio che si è creata attorno al cuore, lei ne ricrea uno ancora più difficile da scalfire». Si fermò a guardare Gibbs che vide negli occhi di Tony tutto il suo dolore. «Non so più che fare, Capo»
«Tony... non posso lasciarti domani libero. Stanno succedendo troppe cose qui e ho bisogno che se succedesse qualcosa a me, ci sia qualcuno che si prenda cura della mia squadra e l'unico che può farlo sei tu. Vai a casa oggi, prenditi il resto della giornata per chiarirti le idee. Sfogati, vai a correre o fai qualunque altra cosa ti possa rimettere in sesto, perché ho bisogno di sapere che, in caso di necessità, ci sarai tu a prenderti cura di loro» gli disse posando una mano sulla spalla del suo sottoposto, proprio come farebbe un padre con un figlio. «Domani mi aspetto di vedere il solito Tony in ufficio per le 10.00 ok?»
«Va bene capo. Farò come dici tu» rispose incamminandosi verso la squad room. «Grazie»
«Ah Tony» lo richiamò il Capo.
«Si?!» rispose voltandosi.
«Non mollare con Ziva. Sono convinto che lei abbia fatto quello che ha fatto perché era sconvolta e che abbia sbagliato ad allontanarti. Ma se venissimo tutti puniti per i nostri errori, non esisterebbe più nessuna relazione amorosa, non credi? Se credi che lei ti ami, allora lotta per lei. Non fare come ho fatto io con Jenny!»
«Ci proverò, capo. Ci proverò. Grazie!» e così dicendo se ne andò lasciando Gibbs a pensare a come risolvere questa faccenda. "Devo parlare con Ziva al più presto!"
 
SQUAD ROOM
Dopo la chiacchierata con il Capo, Tony andò alla sua scrivania, prese le sue cose e, senza parlare o degnare di un solo sguardo i suoi colleghi, si diresse verso l'ascensore e se ne andò.
Ziva lo osservava preoccupata. Il comportamento dell'uomo era l'ennesima conferma di quanto fosse ferito e arrabbiato.
L'israeliana si sentiva in colpa. Era riuscita a ferirlo profondamente e quella era l'ultima cosa che voleva fare. Tony era il suo migliore amico, era la persona che la conosceva meglio al mondo. L'aveva protetta, sostenuta e salvata più volte.
Quando erano tornati da Berlino e avevano parlato in macchina, lei aveva finalmente chiaro in mente quale fosse il loro legame. Quando lui le aveva preso la mano e aveva fatto intrecciare le loro dita prima dell'incidente, i sentimenti che la legano a Tony le erano apparsi nitidi. Era pronta a dirglielo, ma poi... poi avevano avuto quell'incidente e lei si era nascosta dietro a un nuovo muro.
E ora era venuta fuori la storia di Adam. Tony era arrabbiato con lei e da diverse ore non la guardava nemmeno in faccia. Doveva rimediare a tutti i costi.
Gibbs arrivò nella squad room interrompendo i pensieri della ragazza. Le fece un cenno indicandole il suo "ufficio" e lei si diresse subito verso l'ascensore con lui. Una volta entrati lui bloccò quasi subito la corsa.
«Cos'è successo con Tony, Ziva?» le chiese andando dritto al sodo.
«... è complicato, Gibbs!» rispose evasiva.
«Cos'è complicato?! Che siate entrambi innamorati l'uno dell'altra e non riusciate a dirvelo?!»
«No! Che lui sia sempre pronto a guardarmi le spalle e a sacrificarsi per me, mentre io riesco sempre e solo a ferirlo!» rispose guardando a terra.
«Trova il modo di farti perdonare, Ziva. Ne vale la pena!» disse in un tono più dolce.
«Lo so. Ma non ho la più pallida idea di come fare. Non mi guarda nemmeno in faccia»
«Prova a parlargli col cuore in mano»
«Ci proverò, Gibbs!»
 
APPARTAMENTO DI TONY
Era appena tornato da una lunga corsa durante la quale aveva cercato di svuotare la mente il più possibile, ma alla fine si era ritrovato sotto casa di Ziva e si maledisse per questo.
Ora era in cucina che si beveva una bottiglietta d'acqua e continuava a pensare alla sua piccola ninja. "Non è la tua piccola ninja, Tony! Mettitelo in testa una volta per tutte".
Cercava di non pensare a lei e al loro rapporto, ma più si sforzava e meno ci riusciva.
Stava per andare a farsi una doccia, quando qualcuno bussò alla sua porta. Quella sera non voleva vedere nessuno, così decise di fingere di non essere in casa, ma continuavano ad insistere così andò ad aprire. Quando si trovò di fronte la ragazza assunse un'espressione severa.
«Che ci fai qui, David?»
Erano mesi che non la chiamava così e Ziva si sentì un po' morire, ma non si diede per vinta. «Sono qui perché non posso perdere anche te, perché perderti significherebbe perdere la parte migliore di me e il mio cuore»
A quelle parole Tony rimase di sasso. Non ere da Ziva lasciarsi andare in quel modo. Era talmente sorpreso che non si accorse che lei era entrata in casa e si era avvicinata fino a quando non sentì le labbra della ragazza sulle sue.
Ziva David lo stava baciando. Lo stava baciando davvero. Sulle labbra. E non per copertura.
"Cavolo l'ho sognato così tanto, ma non pensavo sarebbe successo così" pensava Tony mentre chiudeva gli occhi per godersi ogni singolo momento del bacio. Ma presto quel bacio si trasformò in un vero e proprio incendio di passione. Tony la spinse contro il muro accanto alla porta e iniziò ad approfondire il bacio lasciando le sue mani libere di esplorare tutto il corpo della donna. In un attimo le aveva già slacciato la camicetta e ora le stava lasciando dei caldi baci tracciando un percorso che andava dal collo ai seni, mentre Ziva gli aveva sfilato la maglietta e aveva avvolto le sue gambe intorno al suo bacino. Stavano lasciando che la passione accumulata in quegli anni li guidasse e, senza nemmeno sapere come, si ritrovarono nudi nel nuovo letto king-size di Tony. Non esistevano altro che loro due in quella stanza che era permeata dai loro gemiti di piacere e dalle loro voci che urlavano il nome dell'altro nel momento in cui toccarono entrambi l'apice del piacere.
Ora erano lì, stretti l'una all'altro dopo avere appena fatto l'amore. Tony continuava ad accarezzarle i capelli e la schiena, lasciandole ogni tanto dei dolcissimi baci sulla fronte, mentre lei alternava baci a carezze sul suo petto.
«Ti amo Ziva» le disse Tony tra un bacio e l'altro.
«Anch'io Tony. E non voglio più allontanarti da me» gli disse lei sollevandosi per guardarlo negli occhi. «Ti ho mai detto che sono i tuoi occhi che mi hanno fatto innamorare di te?!»
«No occhioni belli»
«Pensa che mi hanno anche salvato la vita» le disse appoggiando il mento sul petto dell'uomo.
«Addirittura?!» chiese lui sollevando un sopracciglio.
«Se sono sopravvissuta alla Somalia, è solo perché quando chiudevo gli occhi vedevo i tuoi e desideravo di sopravvivere per vederli ancora» gli disse sincera, abbassando un po' lo sguardo per il peso di quei ricordi.
«Non me l'avevi mai detto. Non pensavo di essere così importante per te!»
«Sei la persona più importante del mondo per me. Tu non lo sai perché io non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, perché avevo paura di non essere abbastanza per te. Sei uno degli uomini migliori che io conosca. In questi anni mi hai dimostrato più volte quanto grande e generoso sia il tuo cuore e mi hai salvato la vita in più occasioni»
A quelle parole Tony, le fece alzare dal suo petto e la baciò cercando di trasmetterle tutto il suo amore. «Ziva non pensare mai più di non essere abbastanza per me. Ricordati che sei la donna che amo e che non ho mai amato nessuna come amo te. Tu conosci tutti i miei difetti, eppure mi ami ed è la cosa più bella del mondo per me» le disse ricominciando a baciarla teneramente.
«Devo chiederti scusa Tony!» disse Ziva quando smisero di baciarsi.
«Perché Ziva?! Lo sai che le scuse sono un segno debolezza» disse imitando la voce del Capo.
«Per la storia di Adam. Io non so cosa mi sia passato per la testa, ma non sapevo come fare a sentirmi meglio. Non volevo di certo ferirti. Ero in Israele e tu eri qui e mi mancavi come non mi eri mai mancato. Sentivo un dolore che solo tu avresti potuto alleviare, ma non avevo avuto il coraggio di chiederti di partire con me. Avevo paura che il Mossad non l'avrebbe presa bene se fossi arrivata laggiù con te e non volevo metterti in pericolo. Andare a letto con Adam è stato un inutile tentativo di alleviare il mio dolore, ma nella testa e nel cuore c’eri sempre e solo tu»
«Ci siamo feriti tante volte negli anni Ziva. Che ne dici se ci dimentichiamo i ricordi dolorosi e ripartiamo da questa sera per costruire la nostra vita insieme?!» le disse asciugando con il pollice e dei dolci baci le lacrime che avevano iniziato a scenderle lungo il viso mentre gli chiedeva scusa.
«Dico che mio padre aveva ragione» disse sorridendo.
«In che senso Zee!?» chiese sorpreso.
«Quand'ero piccola, mio padre doveva partire per una missione importante, ma la mamma gli aveva chiesto di rimanere con noi. Lui, però, disse che non poteva non andare. Alla fine litigarono. Credo che quella sia stata la litigata che fece naufragare il loro matrimonio. Comunque quella sera andai da mio padre e mi ricordo che in camera c'era una musica lenta che si diffondeva da un giradischi. Parlammo un po', poi lui mi fece ballare» Tony continuava ad accarezzarle i capelli e lei raccontava tutto stando appoggiata al suo petto. Aveva uno sguardo così assorto che sembrava che stesse rivedendo quella scena come proiettata sul muro. «Mentre ballavamo ad un certo punto lui mi disse: "Un giorno ballerai con un uomo che meriterà il tuo amore". E questo ricordo mi è tornato alla mente quando stavamo ballando a Berlino». Tornò a guardarlo negli occhi. «Non sono mai stata così felice fino a quando tu non mi hai trascinato su quella pista. Quella sera ho capito che eri tu l'uomo di cui parlava mio padre e per cui ti dico di si. Ripartiamo da questi ricordi felici e lasciamoci dietro le spalle le vecchie ferite»
«Dici sul serio?!»
«Certo, amore!!»
Tony l'abbracciò stretta a sé e, ridendo, iniziò a farle il solletico come un bambino dispettoso. «Come mi hai chiamato?!»
«Non lo so, amore!!» rispose lei ridendo.
«Ripetilo ancora. Continua a chiamarmi amore!!»
«Va bene, amore!!» rispose lei con un dolce sorriso. «Ma se non la smetti di farmi il solletico userò tutte le mie capacità da killer del Mossad per farti smettere. Chiaro, amore?!» gli disse lanciandole una delle sue occhiatacce micidiali. Al che Tony si immobilizzò.
«Ok, scusa amore!!» rispose lui deglutendo lentamente.
«Bene però ora voglio un sacco di coccole, culetto peloso»
«Ok ma ad un patto!»
«Quale patto?!»
«Resti con me per sempre»
«Ma per sempre, sempre?!»
«Sempre!!»
«Ci sto! Ma lo dici tu a Gibbs di noi due!!»
«Ma così non vale! Dai Ziva non puoi farmi questo» iniziò col suo solito tono lamentoso.
Ma lei lo zittì con un bacio che fece dimenticare a Tony quella preoccupazione e gli fece venire in mente come prendersi cura della sua donna.

NdA:
Eccomi con un altra one-shot.
Attendo i vostri commenti, se vi va di lasciarne.
E ringrazio 86vale86 per la revisione.
A presto
Gaia
  
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