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Autore: Iris Fiery    29/05/2013    2 recensioni
Los Angeles è probabilmente la città con più delinquenza della costa ovest dell'America, e non solo. Bande che si sfidano ogni notte, vicoli pieni di spacciatori e puttane, polizia corrotta e star del cinema decadute: è qui che cresce la gioventù, che alimenta tutto ciò. Axel, diventato oramai capo della polizia d'investigazione, è sulle tracce di Logan Morello, che a Los Angeles controlla diversi giri: eppure, lui e la sua squadra, non possono fare niente, quando si trovano faccia a faccia con quegli uomini.
E così tocca a Lilian entrare tra di loro, infiltrarsi tra i suoi simili: è Axel, suo fratello, a pregarla di fare ciò. Lei, che è cresciuta per strada, troverà Morello, e lo potrà fermare una volta per tutte: ma Lilian non conosce la parola "giustizia", la sua è solo una tremenda, ed immensa, voglia di correre.
"A Los Angeles tutti sembrano delle star del cinema fallite." Le disse Logan citando Kerouac, puntandole la pistola alla testa.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hell Riser
Grazie. “Per cosa?” Per avermi lasciato quando tutto il mondo mi stava crollando addosso. Ora sono talmente tanto forte da avere il coraggio di dirti tutto quello che ho sempre voluto dirti: vaffanculo.
[Efraim Medina Reyes]


Secondo alcuni, per spegnere il fuoco, non andava usata l’acqua: troppo dispersiva, troppo invadente, e avrebbe potuto ricreare il medesimo guaio. L’unico modo per combattere il fuoco era usare il medesimo elemento: un combattimento a pari armi, così veniva chiamato.
Fu questo che pensò Axel, il giorno che apparve sulla sua scrivania di comandante della polizia di Los Angeles: l’aitante capo della squadra d’investigazione speciale trovò ancora il volto di quell’odiato Logan sulla sua scrivania, e i denti lucidati al laser si strinsero talmente tanto che la mascella diventò dolorante in poco tempo.
<< Possibile che quell’uomo ci crei così tanti guai? >> Urlò, quando la squadra si riunì attorno alla grande tavolata, nell’ufficio dalle pareti di vetro: colpì poi il tavolo con un pugno, e questo tremò brutalmente vista la forza bruta dell’ufficiale. << Ha poco più di trent’anni, capi su capi di accusa che pendono sulla sua testa ed è ancora a piede libero! >>
<< Comandante, c’è poco da fare! Sa benissimo che è impossibile incolparlo di qualcosa: dai furti di auto alle rapine, è tutto fatto in maniera eccellente. >>
<< Oh certo, a breve lo premieremo come miglior criminale di Los Angeles! >> Urlò alla fine l’uomo, prima di mandare via quel grosso gruppo di guardie specializzate.
Rimase solamente Michael, il suo sotto ufficiale, che guardava quasi a vuoto il fascicolo troppo conosciuto: Logan Morello, un trentaduenne dai corti capelli neri, gli occhi vitrei e vari tatuaggi. Dal volto spigoloso e il corpo alto e asciutto, era sicuro di se, spregiudicato ed un’ottima conoscenza dei motori: era lui che controllava il giro di furti, di droga e di prostituzione nella grande città Californiana.
<< Axel, per quanto io non voglia interferire… >> Iniziò il giovane Michael, guardando poi il grosso biondo dagli occhi di ghiaccio che ora sostava davanti al vetro. << Questo uomo riesce sempre a sfuggirci grazie alle sue conoscenze delle strade e delle macchine. >>
<< Non dirmi cose che già conosco. >> Sentenziò l’altro, stanco di tutti quei rimproveri e stupide affermazioni a lui troppo spesso fatte.
Michael rimase per un attimo in silenzio, prima di alzare lo sguardo su Axel che ora lo fissava, scuotendo vigorosamente la testa.
<< Oh no, Michael, non pensarci nemmeno! >> Annunciò lui, mentre sul volto dell’altro uno sguardo sorridente apparve dal nulla.


Lilian sorrise, prima di addentare con voracità il panino che, finalmente, era arrivato al suo tavolo: inzuppò l’anello di cipolla dentro alla salsa piccante e lo portò alle labbra turgide, dipinte da un rosso che disegnava perfettamente quel cuore perfetto che elle formavano. Alzò lo sguardo compiaciuta verso la giovane Rosaline che era seduta affianco a lei, impegnata nel leggere l’ultimo volume del suo magazine preferito.
Lilian era sempre così, alla fine: le bastava poco per essere felice. Un piacevole pranzo in un fast-food con amici, la giornata passata tra negozi e il mare e poi infinite corse notturne sulla spiaggia: non poteva desiderare altro, alla fine. Aveva ventidue anni, un carattere allegro e aperto ed un aspetto estremamente californiano: con una pelle ambrata tutto l’anno, un fisico longilineo e formoso, grandi occhi azzurri contornati dalle lunghe ciglia nere e i capelli mossi, quasi selvaggi, biondi e con grosse ciocche rosse che le arrivavano a metà schiena. Certamente non passava inosservato, e amava ciò.
<< Cosa abbiamo intenzione di fare stasera, Lilian? >> Domandò la diciottenne, che vedeva nell’altra la sua musa ispiratrice: dall’aspetto dolce e gentile, era una giovane studentessa che aveva incontrato Lilian casualmente, un pomeriggio dentro ad un negozio di musica. Aveva da subito ammirato la prorompente giovane, che s’imponeva in un mondo maschilista come quello odierno: l’aveva imitata, tingendosi di biondo, tagliando i capelli corti e cercando di indossare tutti i giorni le lenti a contatto azzurre, per schiarire quel nero così pesante. Era di origine spagnola, e i tratti del suo paese si potevano notare: eppure fu proprio Lilian a dirle che era bellissima già da se, così da convincerla ad aumentare la sua autostima.
Oramai era un anno che le due si conoscevano e Rosaline era entrata pienamente nel mondo delle corse, sebbene avesse meno capacità della maggiore che, oramai, viveva sulla strada da sei anni.
<< Non ne ho idea. Ho sentito che in Venice Boulevard doveva esserci qualcosa: potremmo farvi un salto! >> Sorrise lei, sistemandosi la canotta gialla che indossava, mentre i corti pantaloni di jeans lasciavano scoperte le gambe perfettamente abbronzate.
Eppure i loro piani non andarono come dovevano. Fu proprio Rosaline, che ora si era staccata dal suo giornale, che lo notò: un giovane alto, biondo, simile ad una star del cinema. Fisico scolpito, portava un tipico abbigliamento da californiano, e grossi occhiali da sole neri: a Los Angeles tutti sembrano delle star del cinema fallite, diceva sempre Lilian. L’aveva imparato da Kerouac, diceva sempre: “On The Road” era il libro che l’aveva ispirata, e Rosaline lo sapeva bene.
Era lì fuori, che fissava proprio il loro tavolino: non distaccava gli occhi, pareva una statua greca, seduto su quella panchina dipinta di verde, colpita dal sole dell’afosa giornata di luglio.
<< Lilian… c’è un uomo che ci fissa, fuori da qui. >>
<< Oh, lascialo guardare. Non è di certo il primo. >> Ridacchiò lei, alzando lo sguardo sull’amica, che però pareva in ansia.
Decise allora di guardare anche lei, e sbuffò brutalmente, quando lo riconobbe.
<< Dio, che ho fatto di male per tutto questo? >> Alzò gli occhi al cielo, prima di alzarsi, dopo aver abbandonato la propria borsa e l’amica lì, prendendo con sé solo il telefono dalla cover a forma di pinguino rosso: un regalo del fratello, che ora sorrideva dolcemente, quando la vide accomodarsi lì affianco.
Lilian non fece altrettanto: conosceva Axel, e sapeva che se era venuto lì, aveva bisogno di piaceri. Era sempre stato così, alla fine: se ne era andato quando aveva compiuto vent’anni, dopo essere stato accettato come poliziotto nella polizia. Aveva fatto passi avanti, e ora controllava tutto il dipartimento investigativo: non era difficile capire che fosse il figlio preferito, Lilian lo sapeva. Eppure, se vi erano problemi, correva sempre da lei.
<< Vedo che usi quella cover, Lilian. >>
<< Già, mi chiedo con che coraggio io lo faccia. >> Disse lei, mostrandoglielo, mentre le lunghe unghie smaltate di rosso stringevano il telefono, facendo sorridere Axel.
<< Ho bisogno di te. >> Axel prese fuori un grosso fascicolo, che lo porse sulla mano della giovane: immediatamente la carta s’impregnò di olio, ma ella non se ne preoccupò, e aprì la cartella.
Fu subito la vista del giovane che la fece incuriosire: aveva occhi penetranti, a mandorla, segnati da pesanti occhiaie e ciglia folte ma ben delineate. Labbra a forma di cuore ma poco segnate, una cicatrice sulla guancia destra che la percorreva in verticale e un volto divertito, mentre il numero della prigione era posto sotto di lui.
<< Chi è?>>
<< Sì chiama Logan. Logan Morello. >> Axel le segnò la sua scheda, che Lilian lesse attentamente, fino a quando non vide i reati.
<< Oh, non ci pensare neanche. >>
<< Lilian, sai che non sarei venuto da te se non per disperazione. Tu sei l’unica che potrebbe infiltrarsi tra di loro senza farti trovare. >>
<< Hai idea di chi siano? >> Sussurrò lei, guardando il fratello con sguardo cattivo e di sfida. << Gli Hell Rider sono coloro che controllano tutto, qui in città. E pare che questo Morello sia il loro capo… spiegami per quale motivo io dovrei infiltrarmi tra di loro! >> Annunciò alla fine, alzandosi, prima di buttare il fascicolo in mano al fratello.
Axel sussurrò, abbassando lo sguardo, sfilandosi i grandi occhiali neri: era difficile per lui continuare quel discorso, ma aveva bisogno di lei.
<< Connie è sparita, e sia io che sua madre pensiamo sia finita tra di loro. >> A tali parole, Lilian si fermò.
Connie era la figlia adottiva di Axel: dopo aver incontrato Maurice, una portoricana di dieci anni più vecchio di lei, l’aveva sposata e, insieme a lei, aveva preso una casa in Santa Monica, dove ora viveva insieme a Connie, la figlia diciasettenne della compagna. Lilian non poteva sopportarla, una ragazzina così diversa da sé: viziata, abituata ad avere tutto ciò che voleva e prepotente. In parte Lilian sapeva benissimo di odiarla per il semplice fatto che Connie aveva portato via Axel a lei e a tutta la sua famiglia.
<< E perché proprio tra di loro? >>
<< Oh, erano mesi che spariva il sabato notte, per correre da quegli uomini… ho poi sentito una sua discussione con un’amica parlare proprio di Logan e… è una settimana che non la vediamo più. >>
La giovane guardò in aria, pensierosa, come se in quel cielo azzurro sgombro di nuvole potesse trovare la risposta che tanto aspettava: il solo pensiero che quella ragazzina viziata fosse sparita, la faceva sentire sollevata e felice. La sua presenza, il solo fatto che esistesse, creava in lei un forte odio, qualcosa di talmente potente che quasi la fece desistere dall’aiutare Axel.
Eppure lui ne aveva bisogno: era lì, che quasi la pregava, e alla fine tutto ciò poteva essere emozionante, qualcosa di diverso nella sua vita piatta e noiosa.
<< Avrò bisogno di molte cose, però. >> Disse infine lei, mantenendo le spalle al fratello. << E non vorrò limiti di spesa, chiaro? >>
Axel sorrise, annuendo tra se e se, mentre la vide comporre un numero sul telefono.
<< Alexi? >> Disse, sentendo qualcuno rispondere. << È ancora aperto l’invito per la gara di stasera, immagino. >> Sorrise, pronta a quella meravigliosa nuova sfida.

















Ebbene, questa storia è nata quasi per caso: non scrivo solamente storie di Azione né altro, non sono brava. Ma dopo aver visto l'ultimo Fast and Furious l'altra sera, e aver finito di leggere "On The Road" di Kerouac, non potevo non voler scrivere tale storia: ammetto che è un azzardo, per questo chiedo consiglio. vi ringrazio dell'attenzione^^
   
 
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