Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: sakura_hikaru    30/05/2013    2 recensioni
Catturare un fiore, se non sai come farlo, può essere molto difficile.
Shu avrà bisogno di una mano per raggiungere il suo obiettivo...
Scritta per il compleanno di Shin e per quello di PerseoeAndromeda^^
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La terra umida e, a tratti, fangosa trasudava ancora l'odore dell'inverno: i piedi affondavano in essa e, ad ogni passo fatto, si poteva ancora percepire lo scricchiolio leggero delle foglie morte.
L'aria fredda che turbinava attorno al ragazzo, a volte, si cristallizzava nel fiato caldo sbuffato, con una certa energia, verso i sottili petali rosa che cadevano.
Quella dei fiori di ciliegio era una strana discesa, simile a una danza lenta, beffarda, perchè, per quanto ci si impegnasse, non si riusciva mai a capire alla perfezione la traiettoria che essi prendevano: se l'istinto diceva destra, sicuramente essi sarebbero caduti a sinistra. Se sembravano precipitare a terra, un attimo dopo riprendevano il volo, a cavallo di un improvviso e dispettoso refolo d'aria.
"Se il tuo istinto dice di andare a destra, tu fai il contrario!".
"La fai facile tu...".
"No, seguo solo la logica".
Il ragazzo di Yokohama, in piedi naso puntato ai rami degli alberi e al cielo, sbuffò un'ennesima volta: quando Touma usava la propria logica, ogni cosa sembrava terribilmente semplice. Per lui. Se non era bianco era nero, ecco quanto.
Ma la natura era molto più che logica.
"Non puoi stare dietro ai capricci della natura... forse, prima o poi verrai premiato".
"Per la mia testardaggine?".
"E' un'ottima ipotesi".
Ah, Seiji: quando si metteva lui, tutto appariva più chiaro. O, almeno, era quella l'impressione che si aveva.
Ma la testardaggine, per quanto utile in battaglia, contro i capricci dei sakura era un totale fallimento.
Shu sospirò, naso al cielo, un pò plumbeo, un pò indaco, e si dondolò in avanti, poi indietro, cercando di cogliere su di sè quei piccoli frammenti rosa che, immancabilmente, si scostavano da lui.
Sembrava una congiura.
Ryo, che da diversi minuti lo stava osservando curioso, si chiese perchè mai non allungasse semplicemente la mano ad afferrare uno di quei fiori cadenti: avrebbe esaudito in un attimo quel suo singolare desiderio, senza vagare come una strana anima in pena per il giardino.
Fra tutti, Shin era l'unico ad osservarlo intensamente, con ferma attenzione; gli occhi si muovevano seguendo le ondulazioni di quel corpo morbido e un pò impacciato. Shu non si era reso conto che, con quei movimenti, aveva dato inizio a una bizzarra quanto ipnotizzante danza assieme ai petali: il corpo oscillava, il capo ruotava su se stesso, gli occhi avrebbero presto preso a girare.
Shin si alzò dal proprio posto, si ripulì i pantaloni da fili d'erba e foglie secche e raggiunse Shu, al centro dello spiazzo che si era ritrovato ad occupare: si mise alle sue spalle, vicinissimo, e prima che questi si girasse nella sua direzione, gli bloccò i fianchi con le mani, facendo aderire la schiena del ragazzo al proprio petto.
"S-Shin?!".
"Se continui a muoverti così, cadrai a terra anche tu con loro...".
Il brivido che il tocco di Shin gli provocò fu scosso via dalla risata che proruppe dal suo petto.
"Io? Cadere?" disse Shu schernendosi. "Cadranno tutte loro senza nemmeno sfiorarmi e io finirò intoccato".
Le mani sui suoi fianchi si strinsero lievemente, il petto di Shin si sfregò sulla sua schiena, più caldo e morbido e vicino che mai.
"La terra non si deve muovere per ricevere i petali...".
La voce lieve e dolce di Shin scatenò, di nuovo, in Shu il nervosismo che s'impossessò del suo corpo e della sua voce.
"Beh... evidentemente... questa terra non gli va... a genio...".
Un 'baka' risuonò soffocato sulla sua schiena, mentre le mani del Torrente scivolavano in avanti, ad abbracciarlo completamente.
"La terra deve essere paziente... e riceverà i fiori... e poi i frutti...".
Altro brivido, altro nervosismo: la ragguardevole sensualità  del compagno rendevano i pensieri incoerenti e così la bocca che, a stento, mormorò un 'sì' poco convinto.
O, meglio, poco concentrato.
"Non ti ho convinto?".
L'aveva convertito alla sua dolcezza, al morbido calore del suo esile corpo, alla sua bocca ricca di segreti inconfessabili...
Ma non sapeva, effettivamente, se l'avesse convinto con la storia dei frutti e dei fiori.
"Tu mi convinci, pesciolino... sono i sakura a non farlo".
La sua schiena vibrò un poco, Shin stava ridendo sommessamente.
"Sono più convincente dei fiori... è un complimento?".
Le labbra di Shu si stirarono in un sorriso divertito: era uno di quei duelli...
"Dovresti conoscermi. Non sono io quello delle battutine".
"Oh, è vero. Da te posso aspettarmi solo squisitezze...".
"Sento un pò di ironia...".
"Assolutamente no".
Ecco, Shin aveva messo il broncio, la voce era inequivocabile.
"Quindi..." Shu si morse un labbro, nascondendo un sorriso imbarazzato. "... la mia bocca crea... squisitezze?".
Il nasino di Shin premette un poco sul collo di Shu.
"Certo che sì...".
Ora era la fronte di Shin che si strusciava contro di lui a tentare di nascondere l'emozione.
Shu sospirò, tossicchiò, tornò a guardare gli alberi sul suo capo e sospirò ancora. Era un sospiro continuo quando c'era di mezzo Shin.
"Volevo prenderti dei fiori, prima che cadessero a terra...".
L'aveva sussurrato con un'invidiabile calma, mentre anche il collo prendeva colori spaventosamente caldi: chi non lo conosceva bene non avrebbe mai scommesso su un qualsivoglia lato romantico di Shu.
Ma bastava stuzzicarlo abbastanza, aggiungendo Shin come ingrediente e la ricetta era fatta. Shu riusciva ad essere un romantico senza speranza.
A stretto contatto con la natura, poi, questa sua caratteristica pareva farsi ancora più spiccata, forte.
"Per... me?" bisbigliò Shin bloccandosi, divenendo un piccolo blocco di marmo, spiazzato e pronto a farsi briciole.
"Beh... sì... certo... per chi... altrimenti?".
Silenzio tra loro, sottofondo di voci familiari, del vento tra le fronde, del fruscio di fiori e foglie.
Piano piano, indisturbato, un fiore scese, dondolando a destra e sinistra, pigramente cullato da un refolo solitario e si pose, infine, tra i ciuffi scomposti della frangia scura di Shu: questi trattenne per un attimo il respiro, mentre guardava quel fiore perfetto, in attesa di essere colto, con aria che sembrava beffarda.
Con delicatezza mosse la mano, pollice e indice socchiusi pronti a catturare il tenero stelo del fiorellino: quando lo raccolse, portandolo davanti al viso, lasciò andare un lungo sospiro, un sorriso gli accarezzò le labbra.
"E' qui...".
Alle sue spalle, sotto una frangia troppo lunga, spuntarono gli occhi verdi di Shin, troppo curiosi per permettere alla timidezza di rubargli quel momento: quando lo videro, tra le sue dita, il viso di Shu, raggiante come quello di un bimbo, scoprì tutto il viso, lo alzò, fino a far aderire tutto il suo viso con quello del compagno.
Le mani sui fianchi si allungarono ancora di più, l'abbraccio si fece totalizzante.
"Avevo ragione... ci sei riuscito...".
"S-Shin...". Con mano tremante, più che mai insicura, Shu aveva avvicinato il piccolo sakura al viso di Shin, guardando dritto davanti a sè, tale era l'impaccio. "B-buon compleanno...".
Era Shu. Era praticamente... normale... una cosa simile da parte sua.
Era un romantico senza speranza. Era dolce e generoso. E sapeva farsi amare con tale facilità che ci si ritrovava a volergli ancora più bene per gesti semplici, innocenti, limpidi... esattamente come quello.
Shin lo amava e lo sapeva. E a volte tutta questa semplicità lo spaventava e, assieme, meravigliava.
Shu era la meravigliosa prova vivente che amare ed essere amati era un affare semplice, naturale.
"Ti amo...".
Era più di un grazie, quello.
"Anche io".
Si strinsero ancora un poco l'uno all'altro, crogiolandosi nel calore dei loro corpi: il cielo occupato da nubi si aprì, un sprazzo ceruleo diede spazio al sole tiepido di Marzo. L'aria si riscaldò, cancellando un pò del gelo del lungo inverno passato.
Shu socchiuse gli occhi, schermandoli dalla luce improvvisa e sorrise: era proprio vero.
Bastava davvero poco per catturare un fiore.
  
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