Naruto © Masashi
Kishimoto
Basata sulla canzone “Angels” dei
Within Temptation
I l l u s i o n i
d i
V e
n t o
La sabbia che penetra dentro i
vestiti, il sole che picchia su quella città desertica, il dolce rumore dei
mormorii delle persone.
Il vento che soffia, entra nelle
cavità più nascose di quel villaggio fatto di sabbia, portando la sua voce a chi
può sentirla. Racconta storie mai narrate, porta pensieri mia espressi, sogni
mai realizzati, promesse mai mantenute.
Parla di vite, di momenti di
solitudine, attimi allegri o mai vissuti.
Quel vento che ti passa accanto,
che ti accarezza il corpo, che porta sollievo.
Ti coccola, ti abbraccia e poi ti
abbandona.
T’illude con la sua brezza, ti
mormora, ti sfiora e se ne va.
Ma poi ritorna.
E tutto ricomincia da
capo.
Una sofferenza continua, un circolo
vizioso che ti fa male.
Ti entra nelle ossa, fino al
midollo.
E tu cerchi disperatamente di
riprenderti, di alzarti di nuovo in piedi con le tue gambe, e provare a
camminare.
Devi Amarla quella Sofferenza, perché ti
accompagnerà per tutta la vita, a dispetto della Felicità.
Il tuo Angelo biondo ti aveva fatto
scoprire cose che il tuo cuore ignorava, ti aveva mostrato un mondo che credevi
non potesse esistere. Ti era stato accanto quando tutti ti scansavano, ti
ripudiavano, ti davano della bestia, del mostro.
Aveva accolto ogni tua lacrima,
ogni tuo respiro, ogni tuo lamento.
Ti sorrideva e tu ti sentivi fuori
luogo: nessuno te ne aveva mai rivolto uno, così limpido e
sincero.
Ti amava e ti capiva, comprendeva
il tuo dolore di abbandono, cercava di renderti una persona migliore, cercava di
insegnarti a vivere.
E tu pendevi dalle sue labbra, ti
eri perso in quegli occhi azzurri così chiari e profondi, così dannatamente
ingenui e innocenti. Eri rapito dalle sue parole di conforto, dal suono della
sua voce angelico, dalle sue movenze infantili.
Amavi stare in sua compagnia,
perché con lui i tuoi problemi diventavano polvere inutile e fastidiosa, le tue
preoccupazioni venivano abbandonate come foglie cadute, il tuo dolore diveniva
pura malinconia passeggera; la tua mente si chiudeva, come per non far passare
nient’altro che non fossero le sue parole dolci, i mormorii delle persone
venivano sopraffatti dall’ululare del vento fra le gallerie di sabbia del
villaggio. Tutto ti sembrava così semplice e perfetto in compagnia del tuo
Angelo, che anche vivere era
facile.
Credevi, avevi la speranza che
quell’essere perfetto che ti stava accanto non ti avrebbe mai abbandonato, avevi
l’illusione che il tuo piccolo mondo,
creato solo da parole sussurrate da un Angelo Dannato, non si sarebbe mai
rotto, non sarebbe mai caduto.
Ma le tue speranze, fragili come le
dune di sabbia tra le quali sei nato,
sono crollate alla prima folata di vento freddo, cancellando ogni
cosa.
L’Angelo ti aveva voltato le
spalle.
- Dove vai,
Naruto-kun?-
- Torno a casa, Gaara. Torno a casa
mia.-
- E perché
sorridi?-
- E perché tu non lo fai
mai?-
Ti sentivi imprigionato in una
gabbia fatta si sbarre invisibili, imprigionato in un luogo dal quale non
riuscivi a far ritorno.
Ti sentivi spaesato e perso, nel
labirinto di ricordi.
L’Angelo ti aveva usato, ti aveva
fatto credere che vivere era una delle cose più belle, che amare era il pane di
questo vivere.
Tutto sbagliato, tutto
tradito.
Il tuo cuore sanguinava copioso e
continuo, i tuoi occhi non versavano lacrime, lacrime amare, fatte per persone che
sapevano amare. Tu amavi solo te stesso e il tuo Angelo
Biondo.
Perché l’Angelo non poteva
abbandonarti, era nato per starti accanto, per aiutarti nei momenti difficile,
per tenderti una mano quando cadevi a terra, sfinito da tutto quel vivere.
Ti aveva risucchiato nel suo mondo,
dove le persone ti sorridono calorose, ti abbracciano con gioia, ti apprezzano
sinceramente; ti eri perso in quel mondo così diverso dal tuo, così freddo e
ipocrita, falso e ingiusto.
Adesso volevi solo tornare
indietro, volevi riprendere quell’Angelo Dannato che ti aveva lasciato solo,
nuovamente.
Lo bramavi, lo desideravi, amavi
tutto di quell’essere perfetto che ti aveva rubato l’anima.
Capriccioso ed egoista, volevi
riprendertelo tutto per te, per non farlo più scappare, per farlo restare sempre
al tuo fianco. Volevi ancora sentire la sua voce calda, che trasmetteva
serenità, che ti incantava ad ogni suono.
Volevi ancora perderti nell’oceano
delle sue iridi, che ti scrutavano interessate e felice, t’investivano come
acqua ghiacciata sulla pelle nuda; rabbrividivi.
Non avresti mai permesso a nessun
altro di poter beneficiare di tutto quello, lo volevi. Lo volevi.
Capriccioso e
testardo.
Ti ricordavi del suo sorriso
semplice quando ti aveva abbandonato, era lo stesso che avevi sul volto quando
ti sei ritrovato le mani sporche del suo sangue.
Eri contento quel giorno, avevi
sorriso per la prima volta. Ti eri preso tutto di quell’Angelo biondo, avevi
preso la sua vita, avevi preso il suo cuore. Letteralmente.
Adesso avevi avuto la certezza che
non se ne sarebbe mai andato, che sarebbe sempre rimasto insieme a te. Ora non
avevi più paura, ora la tua prigione si era dissolta.
Finalmente potevi sorridere. Per la prima volta in tutta
la tua vita provavi la vera gioia: amare
se stessi è bello, ma amare gli altri è magnifico.
Ti sentivi completo, non eri più
solo, il suo sangue ti aveva
macchiato le mani, lasciandoti quel vago odore quasi ferroso.
Eri felice.
Pazzamente
Felice.
Adesso vivevi in un mondo tuo,
niente ti avrebbe più distratto, niente ti avrebbe più fatto soffrire.
- Gaara! Cosa hai
fatto?!-
- Mi sono ripreso il mio Angelo,
nee-san..-
- Co-cosa stai dicendo? L’hai..
l’hai ucciso..-
- No, cosa dici? Lui vivrà per
sempre accanto a me.. è il mio Angelo!-
Occhi che si sgranano più di
stupore che di terrore, il labbro tremante davanti a quella verità scomoda e
crudele. Le mani di Temari si alzarono per accarezzare le guance del fratello,
che sembrava non rendersi conto.
- Gaara.. come puoi anche solo
pensarlo..-
- Lui è sempre con me. Sempre
sorella, stai tranquilla.. mi sono ripreso quello che era
mio..-
- Non potrà stare con te, Gaara.. i
morti non stanno con i vivi..-
- Non dirlo! Non è
così!-
- Gaara, lui non c’è più.. non ci sarà mai
più..-
- No! È una bugia.. lui è con me,
nee-san!-
Ricordi il tuo sguardo
perso?
Da allora è sempre rimasto uguale,
inalterato.
Soffrire è poter dire di non essere
morti, soffrire è poter ancora dire che siamo qua.
Ma lei, ha veramente mai vissuto,
Kazekage?