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Autore: Helen Lance    19/12/2007    5 recensioni
Spoiler Eclipse
Quel fumo viola non svaniva, era come una malattia, un cancro.
[Come lo erano tutti loro, del resto.]
Quanto si deve arrivare in basso prima di poter risalire?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jasper Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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In A Handful Of Dust



[I'll show you fear in a handful of dust.]
-T.S. Eliot




Il fumo pestilenziale saliva lento e soffocante sul campo roccioso.
Niente sangue. Il fumo saliva lento, lento.
Sentiva solo gli ansiti inutili di chi era troppo giovane per rendersi conto che non vi era più alcun bisogno di respirare, davvero, che era solo un'abitudine inutile e rumorosa, così rumorosa, e che lui non aveva più voglia di sentire quel rumore così fastidioso.
Desiderava solo che la smettessero.
Passi inudibili si avvicinavano, piano.
<< Hai finito? >>
<< ...Sì. >>
<< Bene. >>
Lui non si girò, non la guardò. Il fumo sembrava assorbire ogni suo sguardo e ogni suo pensiero, e l'ondata di malsana estasi che lo squassò alla sua vicinanza gli ricordò l'intensa sensazione di nausea che avrebbe potuto provare in un altro tempo, e che era ancora così reale che lo stupì.
<< Ti occupi tu di loro, vero? >>
<< Certo. >>
Lei si allontanò e le sue emozioni, come una marea, strisciarono lentamente dietro di lei, sfumando, lasciandogli solo uno strascico che si trattenne nei suoi pensieri fino a poco dopo che lei fu fuori vista.
Il fuoco stava ancora bruciando quando Jasper si girò, e nel campo occhi sanguigni lo fissavano febbrili e accesi su zanne brillanti, mentre la sagome di Maria non era che un gioco del vento polveroso in lontananza.
<< Ancora. >> ansimò uno di loro, e fece un passo avanti, verso di lui, ogni fibra del suo corpo protesa come pronta allo scatto.
I suoi occhi brillavano, brillavano, rossi, brillavano.
Jasper fece un passo in avanti e scoprì le zanne lentamente, in una smorfia quasi animalesca, con un ringhio terribile.
L'altro si ritirò di scatto, come colpito da qualcosa, e Jasper sentì l'ondata di paura travolgerlo come d'abitudine.
Tutti gli ansiti si quietarono.
<< Torniamo. >>
Lanciò un'ultima occhiata a quel fumo terribile, viola, malsano, che si sprigionava dal falò ormai spento.
Ogni cosa si era bruciata senza residui, senza alcun residuo se non quel fumo che sembrava un alito dall'inferno, nella maniera in cui lui era solito immaginarsi quel luogo di cui, probabilmente, non avrebbe mai visto l'aspetto.
Si trovò, per un secondo, a desiderarlo quasi.
Il fuoco si spegnava sulla nuda pietra senza tracce.
Non c'era cenere.
Niente al di fuori del fumo viola.
Nei fuochi che lui amava ricordare, quelli del campo militare ed esempio, c'era odore di cenere e di legna, e il fumo era grigio chiaro ed evanescente nella notte come un respiro.
Quel fumo, pensò con un'amarezza crudele e quasi rabbiosa Jasper, quel fumo non spariva, non se ne andava, nel cielo della notte era come una malattia, un cancro.
Il gruppo lo seguiva senza rumore, lui sentiva la loro paura premergli sulla nuca.

[Una malattia, un cancro.
Come lo erano tutti loro, del resto.
]




Meraviglia.
[Così bello.]
Sorpresa.
[Guarda me.]
Ansia.
[I suoi occhi, i suoi occhi. Così bello.]
Paura.
[Cosa? Cosa, i denti, i suoi occhi, cosa? La gola, il cuore, il petto il sangue i suoi occhi i suoi occhi i suoi occhi i suoi occhi i su-.]

E il buio.
[No.]

Jasper si rialzò, e la sua mano tremava e la sua camicia era sporca di sangue e i suoi occhi rossi, rossi, rossi.
Il collo della donna morta fra le sue braccia gocciolava sangue sulla sua camicia bianca.
Si strinse la testa fra le mani ma quell'eco, [no] terribile, [no] non si spegneva [no] non voleva tacere, [no] la sua voce, [no] non taceva, lui avrebbe solo voluto, non si spegneva, solo silenzio, silenzio.
[Non voglio morire.]
Tremava, tremava e la sua testa pulsava come viva, viva di quel sangue che... che...
[Troppo tardi.]
E quella paura che non era sua si cristallizzò in un'unica, nitida, parola, che lui sentì come se glie l'avesse soffiata in un orecchio la notte stessa.

[Mostro.]




Quando se ne andò, dietro di lui bruciava ancora l'ultimo falò di ossa morte che non sarebbero divenute cenere.
Continuò a vedere il fumo viola che saliva lento per alcuni chilometri, anche senza voltarsi.
Pensò comunque che, probabilmente, l'avrebbe visto nella sua mente per sempre.
[Per sempre.]
Era un tempo così lungo.




Lì a Philadelphia il sole era coperto da una spessa e bassa coltre di grigiore. Il tempo in cui credeva che vedere di nuovo il sole gli avrebbe portato finalmente pace, se mai qual tempo era esistito, gli era stato spazzato via dalle mani dal vento caldo e polveroso del sud che gli aveva soffiato sul viso per un lungo, lunghissimo secolo, il vento di quando il sole infuocava di una violenta nitidezza i contorni delle rocce e della rovina.
Quel sole invece, che non portava vera luce ma nemmeno fuoco, era pallido e lontano e dalle nuvole si diffondeva solo una luce vaga nell'aria che sapeva di fiume, di pioggia e, sebbene l'odore fosse indistinto e lontano, di mare.
Mentre Jasper percorreva la strada fangosa che costeggiava l'argine del fiume iniziò a piovere.
Vide un piccolo locale con un'insegna di legno e pensò che infondo la pioggia attenuava l'odore del sangue e che sarebbe stato peggio rimanere lì fuori anche se i suoi occhi, che erano scuri e non avrebbero dato sospetti, lo preoccupavano comunque decisamente di più che se li avesse avuti rossi.

Quando arrivò alla porta era già bagnato fradicio e gocciolava di pioggia. Aprì la porta ed entrò.
Il locale era mezzo vuoto e un vecchio lampadario rifletteva sui vetri lo scrosciare della pioggia.

La prima cosa fu l'odore.
Lo colpì come una mazzata alla testa, stordendolo, più forte del sangue, più forte della pioggia, più forte di qualunque cosa.
Poi i suoi occhi lampeggiarono, la trovarono, e lei saltò giù dallo sgabello, e danzò verso di lui.
Sorrideva.
Jasper rimase lì, pietrificato sulla porta, mentre i suoi muscoli inconsciamente di tendevano e ogni cosa in lui si preparava e si irrigidiva e i suoi occhi vedevano ancora il fuoco, il fuoco viola, terribile, il fuoco viola, non avrebbe mai voluto vederlo ancora fuori dai suoi occhi.
Lei s o r r i d e v a .
Jasper sentiva i suoi capelli e la sua camicia gocciolare sul parquet e si concentrò su quell'unico suono nel silenzio per prepararsi all'arrivo della marea.
[Ma perché sorrideva perché lei perché lei lei sorrideva perché lei sorrideva sorrideva sorri-...?]
E la marea delle emozioni di lei arrivò, ma non un marea, era un'onda che lo travolse con una forza, con un'intensità che gli mozzò il fiato ed era come... come...
[Il sole, il sole, il vero sole, il sole, così brillante, accecante. Oro puro nei loro occhi, il sole era caldo e meraviglioso. Era, era era...]
Il fumo viola nei suoi occhi venne spazzato via.
[Speranza.]

<< You kept me waiting a long time. >>

Lei continuava a sorridere e la sua voce era musica.
Gli era di fronte e sembrava così piccola, così piccola davanti a lui, i suoi occhi erano scuri, ma limpidi.
Jasper era ancora accecato da lei [dal sole], e non riusciva a muoversi, come aveva fatto, come aveva fatto a vivere senza?
[Era questa... la vita?]
Jasper guardò il sole, e il suo sorriso, e desiderò che la marea non si ritirasse mai più.
[Mai più, per sempre.]

<< I'm sorry, ma'am. >>




Alice gli posò una mano sul petto in un leggero frusciare di lenzuola e si protese un po' più in alto per baciargli la gola mentre Jasper intrecciava le dita della sua mano con quelle della mano libera di lei.
Poi si chinò e le sfiorò le labbra con le proprie, e lei socchiuse appena gli occhi.

[Sei stato la mia luce sei il mio futuro.]
[Sei la mia vita.]




Ovviamente lei lo sapeva e lo aveva previsto, così come parecchio tempo prima aveva visto Jasper stesso, e quindi non si era stupita quando lui era uscito senza dire nulla, senza fretta, incrociando Edward in corridoio, e si era diretto verso il bosco.
C'era una sottilissima falce di luna crescente e un sacco di stelle.
Jasper tirò fuori un accendino dalla tasca dei pantaloni e cominciò a giocarci distrattamente, mentre entrava in una radura ampia e spoglia che odorava di rugiada e pioggia, e sentiva l'erba soffice e morbida sotto le scarpe.
Si inoltrò per qualche secondo di nuovo negli alberi, raccolse una bracciata di rami caduti, e li ammucchiò in mezzo alla radura con gesti metodici e sicuri che gli ricordarono di quando fra le braccia portava bianchi pezzi di morte.
Si sforzò di non bloccarsi, stringendo i denti e combattendo contro la voglia di correre e continuò ad accatastare legna su legna e, infine, coprì il tutto con gli aghi di pino asciutti caduti sotto agli alberi.
Poi guardò l'accendino per un lungo, lunghissimo momento, e accese la piccola fiamma.
Jasper si chinò, avvicinò la fiamma al falò, e gli aghi di pino presero fuoco in un istante, infiammando il la legna con una velocità impressionante.

Le fiamme divoravano il legno, il fuoco-
[Il sole infuocava il profilo polveroso delle colline in rovina]
-il fuoco guizzava e vorticava nel vento freddo della notte e-
[Il vento caldo che spazzava via la speranza del sole vero]
-e quel vento portava, nel cielo, portava...

Il fumo.
[Il fumo viola una malattia, un cancro, il fumo viola, una malattia, un cancro, quel fumo viola maledetto che pareva un alito dall'Inferno, che pareva una m a l a t t i a il fumo maledetto il fumo il fumo viola per sempre nei suoi occhi il fumo...]
Jasper fece un passo indietro, e tremava, tremava e non se ne accorgeva perché il fumo viola il fumo viola era tornato, di nuovo, il suo cancro era tornato.
[Perché perché perché mai più dovevo vederlo mai più mai mai mai...]
Ansimando si guardò intorno come a voler fuggire, ma quando i suoi occhi vennero di nuovo calamitati verso il falò vide, vide.
Che quello non era il fumo viola.
Che quel fumo che si alzava dal falò nella radura, quella radura che era fresca e bagnata di pioggia e dove non c'erano rocce e non c'era polvere e non c'era sole, quel fumo era grigio, grigio ed impalpabile come i fuochi da campo che ricordava di un altro tempo e di un'altra vita.
Il fumo grigio saliva e si perdeva evanescente nella notte come un respiro.

Jasper si inginocchiò e lo guardò, ubriaco di quella vista, lo guardò, lo guardò arrotolarsi nel cielo e sparire, sparire, senza residui, con l'odore di legna che gli travolgeva i sensi e lo inebriava come avrebbe potuto fare il sangue, o una droga, anzi, di più.

Poi, piano, il fuoco si spense, e il fumo sparì.
Jasper allungò una mano ancora tremante verso il fuoco spento e la immerse nella cenere.
[Cenere.]
Il fumo grigio chiaro [grigio chiaro, non viola, finalmente], non aleggiava più nell'aria.
[Cenere.]
Quando la ritirò, il suo pugno era pieno di cenere, bianca e grigia, calda, morbida.
E quando il vento freddo la disperse con delicatezza nella radura, e lui la sentì scivolargli dalle dita lentamente e quasi dolcemente, gli balenò nella mente il sorriso di lei, del sole.
Jasper alzò la testa al cielo, e la cenere vorticava piano nella notte sopra i suoi occhi dorati.

[Vita.]











Piccola shot per il personaggio che più mi ha affascinato nella saga, e perché su di lui nell' EFP ci sono troppe poche fanfiction, ecco.
Il titolo viene dal The Waste Land di T.S. Eliot e significa "ti mostrerò la paura in una manciata di polvere"e, anche se nella shot si parla di cenere e non di polvere, l'ho voluto usare lo stesso, perché mi sembrava appropriato al personaggio; i dialoghi in inglese sono presi pari pari da Eclipse, perchè avendolo letto in lingua l'ho preferito alla traduzione italiana.
Ah, lo preciso per sicurezza: il fumo viola è il fumo che, lo vediamo in Eclipse, si sprigiona dai falò quando a bruciare sono vampiri. Essì, per uccidere i vampiri bisogna farli a pezzi e bruciarli, per chi non avesse letto Eclipse e si fosse comunque cimentato su questa shot U__U
Curiosa di sentire pareri :3

Un enorme grazie poi va alla mia papera che si sorbisce tutti i miei deliri mentali (L).


Alla prossima :3

Helen





  
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