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Autore: Lauretta Koizumi Reid    03/06/2013    3 recensioni
Bernard e Rosalie.
Una storia d’amore e di speranza che sboccia dentro un contesto di tensioni e di incertezze.
Ho deciso di ripercorrerla, passo dopo passo, petalo dopo petalo, arricchendola anche con momenti “inediti”, frutto della mia immaginazione. La fonte d'ispirazione principale è stata il manga.
Spero di donarvi una lettura piacevole!
ps: il titolo e le note iniziali sono prese dalla canzone "Last Flowers" dei Radiohead.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bernard Chatelet, Rosalie Lamorlière, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It's too much
Too bright
Too powerful

Too much
Too bright
Too powerful


Troppo intenso
Troppo potente
E' troppo
Troppo intenso
Troppo potente







Il vento soffiava forte tra gli alberi di quel triste cimitero, producendo un rumore cupo e sordo.
 
Un rumore che si mescolava ai singhiozzi di una ragazzina piegata sul freddo marmo di una semplice tomba; ella sembrava immune ai brividi che avevano percorso le spalle di chi era stato con lei fino a poco fa.
 Un rumore che alle orecchie del giornalista Bernard Chatelet risultava insopportabilmente penoso.
 
- Povera fanciulla... che morte orribile da affrontare, e quale cattiveria! - sussurrò.
- Non me lo dite, Monsieur Bernard... - rispose un popolano col cappello di paglia.
- Credetemi se vi dico che sono ancora sconvolto....possibile che altre all’incresciosa ricchezza dei nobili si possa aggiungere anche tutto questo orrore?
-Eh si.... Signore Dio, una povera figliola di appena tredici anni, lasciata sola così...
Bernard strabuzzò gli occhi.
- Tredici? Possibile? Io gliene avrei dati almeno sedici!
- Monsieur, certe esperienze sembra che facciano crescere anche fuori, oltre che dentro.
- E ditemi, ditemi, qual è il nome della ragazza?
- Rosalie.
 
Rosalie, ripeté il giovane come un automa, mentre il popolano che gli aveva risposto si allontanava.
Bernard osò avvicinarsi a quelle spalle in preda a convulsioni e le scosse leggermente.
 
- Ragazzina, per quanto tempo pensi di rimare qui? Prenderai freddo...ho pensato io a pagare la sepoltura. E per quanto sia doloroso...per quanto tu possa rimanere qui...i morti non ritornano in vita.

Rosalie alzò lo sguardo molle di lacrime verso il giovane. Quegli occhi così innocenti, puri, azzurri, e pieni di dolore strinsero il cuore di Bernard.
- Se hai qualche difficoltà, sono sempre disposto a darti una mano. Mi chiamo Bernard Chatelet - disse con un improvviso timore - e faccio il giornalista qui a Parigi.
La ragazza abbassò gli occhi per un secondo. Le mani, che stringevano un fazzoletto consunto e giallastro, iniziarono a tremare. Sussurrò qualcosa che Bernard non afferrò.
- Come hai detto?
- L’ammazzo...

Bernard si chinò verso quel volto nascosto, ed evitò per  poco una testata, perché la bambina si era sollevata da terra e con forza l’aveva stretto tra le braccia, in punta di piedi sulla sue povere scarpe, urlando, con voce ormai arrochita, che avrebbe ammazzato tutti i nobili. Tutti! La forza della sua disperazione era inimmaginabile. Bernard l’abbracciò ricambiando il suo dolore.
Ma dopo un po’ Rosalie, conscia del gesto, si staccò.

- Vogliate scusarmi. Non farò più una cosa del genere.
- Io... - mormorò Bernard, come paralizzato. Un fiume di ricordi gelidi e duri si insinuavano nella sua mente, ricordi di un infanzia rubata e di un amore negato, un rumore incessante di acqua e di urla.
 
Ricordi che aveva rimosso e che ora tornavano ad ossessionarlo.
 
Chi è stato ad urlare quella frase? E’ stata Rosalie....o io?
 
- Io vado. Vi ringrazio ancora per tutto ciò che avete fatto. Per avere onorato la sepoltura di mia madre. - disse Rosalie rivolgendo la mano verso la tomba. -  Non c’è nulla ora che possiate fare per me. Me la caverò. Propri oggi ho trovato un buon posto al negozio di Madame Bertin, inizierò domani.
La giovane fece un inchino rispettoso e lasciò Bernard, camminando su passi malfermi.
Egli voleva dire molte cose ma non ne trovava il coraggio e la forza.
 
Solo molto tempo dopo, quando fece ritorno alla propria dimora, sbattè convulsamente il bicchiere sul tavolo, lasciando schizzare l’acqua sopra il giornale che leggeva e lanciò un grido di rabbia.
 
Come ho potuto lasciare quella ragazza da sola? Come ho potuto, quando so esattamente cosa ha passato? Sono un idiota, uno stupido e un incosciente!
Si reggeva a malapena sulle gambe! E dice di avere trovato un lavoro: ma come posso essere sicuro che sia così? Parlava di un negozio della Signora Bertin: mi recherò li e la troverò.
Oh, ma perchè me la prendo tanto a cuore? E’ solo una popolana come le altre.
Io ho già fatto quello che potevo per lei....
Possa venirmi un male! Non riesco a darmi pace.
Così piccola e così...bella! Persa nel mondo...
Rosalie!
 
Bernard si recò davvero al negozio di Madame Bertin, la quale fece notare, con aria seccata, che la giovane non si era presentata sul posto di lavoro, benchè avesse insistito molto e con molto garbo per averlo, e che, Monsieur, il lavoro al giorno d’oggi non è cosa da prendere con tanta leggerezza, specie per una plebea.
 
Il giovane camminò molto per le vie di Parigi, con un vuoto nel cuore, sperando di intravedere, in qualche vicolo o in qualche piazza, quella incolta coda di capelli biondi mossa dal vento, ma ciò non avvenne.
Una cosa era certa: non avrebbe più lasciato che una cosa del genere accadesse, che la miseria avesse trascinato altri innocenti nelle spire della perdizione, del male, del vuoto.

Avrebbe aiutato il popolo, come era sempre stato suo desiderio, dovesse anche macchiarsi di una qualche colpa.

Pensò a questo, mentre con aria desolata, calpestava sulla pietra della strada una vecchia pagina di un romanzo illustrato per bambini, in cui un eroe mascherato riportava la giustizia e la pace in un mondo che non aveva ormai pietà nemmeno della pietà stessa.

 
 
 
 
 
 
 
  
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