…*fa capolino dalla pila di libri che la
sovrasta ultimamente*…
Dio, tornare a scrivere dopo tre settimane di
studio compulsivo è davvero un toccasana! Infatti sono riuscita a buttare giù
questa shot in un solo pomeriggio, dando ampio sfogo alla
mia penna rimasta inutilizzata per troppo tempo!
Dunque, che cosa abbiamo qui? Una sorta di
immedesimazione negli ultimi istanti di Mr Two, alias Bon Kurei o Von Clay:
un personaggio che ho adorato sin dalla prima apparizione, che mi ha fatto
immenso piacere ritrovare in Impel Down e che ho
sperato fino alla fine di ritrovare VIVO in qualche altra saga xD beh, oggi posso dire che anche se l’ultima speranza non
è stata pienamente esaudita, almeno in uno script di Oda abbiamo potuto
constatare che STA BENE (*^* meno male!) e che ha preso il posto di Emporio Ivankov nella sua “Piccola Okamaland”
ad Impel Down xD
Insomma, proprio un personaggio con un gran
cuore, non trovate? Ed è proprio a causa del suo forte senso dell’amicizia, del
suo coraggio e della sua testardaggine nel voler aiutare gli altri e nel
dimostrarsi altruista fino in fondo, mettendo a rischio la propria vita, ma
anche per la sua simpatia, che ho deciso di dedicargli questa shot J
Prendendo spunto dal “Lago dei cigni” (inevitabilmente!
:P), l’ho scritta su
queste note che, magari, potrebbero accompagnarvi nella lettura! La
struttura è un po’ particolare, motivo per cui ho deciso di abbandonare il mio
solito grassetto e scrivere con un altro carattere…
ma ci si risente in fondo e spero apprezzerete!
La morte del cigno
“Anche nelle profondità
dell’inferno riesce a
sbocciare il fiore dell’Amicizia,
cullandosi su e giù
col suono delle onde, lasciando i suoi petali
ai dolci ricordi…
Un giorno, sboccerà di nuovo l’Okama Way!”
(Mr.
Two- Bon Kurei)
OUVERTURE
Un, deux, trois...
Un altro colpo.
Cercavo con tutte le mie
forze di mantenere gli occhi aperti, nonostante il veleno arrivasse da tutte le
direzioni.
Puoi farcela, Bon
Kurei. Fai vedere a questo brutto anatroccolo
violaceo di che pasta sei fatto.
Ed era sempre più difficile mantenere la
concentrazione, quando tutto ciò che avrei voluto fare era urlare a pieni
polmoni la mia felicità, paradossalmente la mia vita sacrificata in onore di
un’amicizia troppo importante per lasciarmi andare semplicemente senza un
graffio.
Un, deux, trois…
L’ennesimo attacco.
Un’altra chance per dimostrare il valore dei miei
sentimenti, pure e sincere gemme preziose che si scagliavano contro la furia
mortale di Magellan, lo scalfivano con le loro punte
aguzze ed incredibilmente resistenti.
Perché se solo tu
fossi ancora qui, Mugi-chan, se solo potessi
guardarmi soffrire e vincere per te, allora capiresti la natura e il valore di
tutti i miei gesti, persino del più folle...
“Hai qualcosa da dire prima di morire?”
“Non ho nessun rimpianto!”
ATTO I
Ed ecco come le persone, alle volte, compiono inspiegabili
azioni che, nella loro follia e più totale incoscienza, restano nobili e
indelebili nella mente di chi viene
salvato: gesti che rendono immortali, incancellabili, impossibili da uccidere.
Solo così si frega la morte. Soltanto in questo modo l’oscura maligna può restare fuori e tutta la
vita dentro.
Quindi indossate le vostre maschere, pazienti
attori, si va in scena con l’abito migliore, tirate fuori la grinta e lo
spirito, mostrate la vostra fragilità, la vostra sensibilità e tutte le sfaccettature
che vi caratterizzano.
Un, deux, trois…
Non ho mai incassato più pugni prima d’ora.
Ma non bastava il sacrificio ad Alabasta,
non bastava aver ingannato Hina: io, Mugi-chan, io volevo darti di più…
Volevo che la tua soddisfazione fosse completa, che
i tuoi obiettivi fossero raggiunti, i tuoi sogni realizzati, e mi offrirò
volontario per sostenerti altre mille volte… senza l’ombra di un rimpianto.
Ma ecco che entrano in scena le danzatrici che,
come agili gazzelle corrono sul palcoscenico e si dispongono come tanti bei
cigni: sono adornate, oh sì, cercano d’ingannare il prossimo con la loro
purezza ma non sanno, ahimè, non possono sapere cosa le aspetta.
Un, deux, trois…
E non erano più udibili i cannoni delle navi da guerra
all’esterno, estranei ai miei timpani le urla, la confusione e la guerra
generata appena al di là di quelle possenti mura impenetrabili; fuori la
stanchezza, fuori le ferite, fuori il sangue e il veleno, fuori quella
maledetta risata che proprio non si voleva spegnere sul mio volto truccato.
“Posso occuparmene meglio di chiunque di voi!
Lasciate a me le Porte della Giustizia!”
“Ma poi… cosa intendi
fare dopo?”
“Dovresti davvero chiedermelo?”
ATTO II
Che armonica e meravigliosa danza! Quale leggiadro
movimento e che sublime ballet! I corpi delle ballerine perfettamente in sintonia con la loro decadente
ed effimera bellezza, ma non penseranno che al di fuori delle mura del loro
teatro protettivo ci sarà qualcosa di terribile?
Un, deux, trois…
Un arabesque appena accennato, un
saltello semmai tentato, ma tutto soffocato nel sangue e nella repressione: il
mio destino era restare in quella dannata prigione, con l’anima avvelenata ma
il cuore alato, con il mascara sciolto nelle lacrime ma con un’altra,
bellissima maschera da indossare.
“In nome della nostra amicizia, Mugi-chan,
resisti!”
E quanto avevo fatto per lui, il mio cuore lo
conosceva bene: schiacciato dal peso delle sue stesse emozioni, mi ero lasciato
coinvolgere ancora una volta in quella pazza visione del mondo da scellerati
che è propria dei ragazzini giovani e spensierati come Monkey
D. Rufy, ci avevo creduto, ci avevo creduto davvero,
e da qualche parte nel mio corpo fatto quasi a pezzi ci credevo ancora…
Un, deux, trois…
Il direttore della prigione non mi dava tregua,
come un avvoltoio si avventava sulle mie candide sembianze e le sporcava con la
sua malvagità: ma chi mai avrebbe osato sporcare il candore di un cigno
innamorato? Quale insensibile e cinico criminale avrebbe potuto ridurre morente
un cigno che aveva appena imparato a volare, l’unico nel suo genere che fosse
mai riuscito a spiccare il volo?
E le mie piume ormai cadevano giù, appoggiandosi
leggiadre al suolo e agonizzando silenziosamente nel loro letto di morte: erano
eleganti e sofisticate persino nella sofferenza, semplicemente si adagiavano
morbidamente sul lurido pavimento insanguinato senza obiettare, sporcando il
loro innocente bianco col rosso della nostra folle lotta.
“Noi okama non diciamo
mai addio!”
ATTO III
Un, deux, trois…
Come una voce pronta ad accogliermi in paradiso,
mentre ancora lo spettacolo proseguiva, eccola squarciarmi il cuore: “Bon-chan! Mi senti? Perché lo stai facendo? Proprio come
l’altra volta! Perché devi essere sempre tu a salvarmi, perché?”
E allora la musica, la pièce, tutto si ferma improvvisamente, tutto tace: il cigno nero è entrato in
scena, con il suo vestito scuro e sconcertante cerca di attirare l’attenzione
del pubblico.
Ma la ballerina protagonista è così professionale che
riesce a ricacciare indietro le lacrime della commozione e a non rispondere
alla provocazione, semplicemente s’inginocchia di fronte al male e il magone le
toglie il fiato.
“Le porte stanno per chiudersi…
noi… dobbiamo andare… grazie…”
Accidenti all’opera e al tuo maledetto ed innato
talento, attraente e testardo cigno nero!
“MUGI-CHAN!!!” scoppiò il cuore della protagonista,
le lacrime le rigavano il volto per il dolore fisico ed emotivo, ma ormai non
le importava più niente del mascara a rovinarle il trucco perfetto.
“MUGI-CHAN! Salva tuo fratello ad ogni costo! So
per certo che ci riuscirai!”
Un, deux, trois…
Un, deux, trois…
Un, deux, trois…
E pian piano tutti i ballerini s’inchinano e
ritornano dietro il sipario, il sipario che nasconde la verità, che protegge il
veritiero sentimento e rende palese solo la messa in scena, celato buongusto
per la sincerità più profonda: il cuore della protagonista non ha retto e si è
suicidato, con clamore e commozione gli spettatori hanno applaudito la sua
performance, sancendo col sangue delle tende rosse l’apice del suo pathos.
“Ci rivedremo nei
giardini dell’Okama Way!”
E intanto, un roseo petalo cade al suolo come un
innocente cigno a cui hanno strappato le piume…©
Oh, Bon-chan! Quanto
mi hai fatta stare male per questo tuo maledetto e nobile gesto! D: Spero
almeno di avergli reso giustizia con questa piccola shot
(non ho mai scritto una cosa così breve xD).
Dunque: “Il lago dei cigni” di solito è
rappresentato in tre o quattro atti, ovviamente con una trama completamente
diversa da questa, però ho ripreso alcuni elementi fondamentali (come l’entrata
in scena del cigno nero nel terzo atto, che in questo caso simboleggia Rufy).
L’atmosfera è volutamente confusionaria,
volevo fare in modo che mentre Bon Kurei combattesse,
allo stesso tempo immaginasse di stare su un palcoscenico a danzare e quindi da
qui tutta la fantasia dei ballerini, della protagonista e così via (spero che,
nel caos, sia tutto chiaro!).
Fatemi sapere cosa ne è venuto fuori e grazie
in anticipo a tutti coloro che leggeranno J