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Autore: beamartewall4e    03/06/2013    4 recensioni
Stavo seduta sulla panchina del parco.
Pioveva a dirotto, ma era come se le gocce di pioggia non mi bagnassero. Ero troppo arrabbiata e triste per rendermi conto che se fossi rimasta troppo a lunga sotto la pioggia scrosciante probabilmente mi sarei presa chissà che cosa, ma niente poteva essere peggio di quel che avevo visto giusto due ore prima.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Stavo seduta sulla panchina del parco.

Pioveva a dirotto, ma era come se le gocce di pioggia non mi bagnassero. Ero troppo arrabbiata e triste per rendermi conto che se fossi rimasta troppo a lungo sotto la pioggia scrosciante probabilmente mi sarei presa chissà che cosa, ma niente poteva essere peggio di quel che avevo visto giusto due ore prima.

Ero uscita per andare in palestra. Ero passata per la piazza perché avevo voglia di camminare. Probabilmente era destino che passassi proprio di lì quel giorno in cui lui mi aveva tradito, senza nemmeno avere il coraggio di guardarmi in faccia e di dirmi apertamente che mi voleva lasciare. Stavamo insieme da nemmeno quattro mesi. Erano stati quattro mesi stupendi. Ogni volta che lo vedevo mi chiedevo come sarebbe stato possibile che un giorno avremmo potuto lasciarci, non riuscivo a immaginare come sarebbe avvenuto, non sapevo quando e non lo volevo sapere. Ma purtroppo tutte le cose belle sono destinate a finire in fretta, troppo in fretta. Ero passata per la piazza e l'avevo visto lì, abbracciato a una bionda stile Barbie. L'avevo visto lì felice a ridere sulle sue labbra, a baciarla intensamente, come nemmeno con me aveva mai fatto. Mi ero messa a correre dimenticando tutto quello che dovevo fare per allontanarmi da lì il più possibile. Probabilmente mi aveva visto correre via perché avevo sentito pronunciare chiaramente il mio nome, ma anche se mi avesse chiamato con tutta la voce che aveva in corpo non mi sarei fermata.

Cominciai a rallentare quando sentii che non avevo più fiato nei polmoni. Mi ero costretta a rallentare. Senza farlo apposta mi ero seduta sulla panchina dove ci eravamo conosciuto tempo prima, quando avevo 13 anni. Lui all'epoca ne aveva 14. Mi era piaciuto sin dal primo momento in cui il suo sguardo verde si era posato sui miei occhi nocciola. Avevo sognato guardando la sua foto attaccata sul mio diario e avevo sperato con tutto il mio cuore di diventare sua, avevo sperato ed ero stata accontentata. Quando mi aveva chiesto di diventare la sua ragazza era il giorno del suo compleanno. Mi aveva invitato alla sua festa. Ci frequentavamo da due anni ormai. Mi aveva guardato, mi aveva sorriso e si era avvicinato a me lentamente, fino a che non avevo sentito il suo respiro caldo sulla pelle. Le sue labbra si erano appoggiate sulle mie e dopo un momento che mi era sembrato un'eternità si era staccato e mi aveva guardato di nuovo, con il sorriso più bello che la sua bocca avesse mai fatto. Quel sorriso che mi aveva dedicato non l'avevo mai dimenticato, me l'ero stampato nella testa come una fotografia, ma ora, mio malgrado dovevo sforzarmi di cancellarla.

Sentivo le lacrime pungermi gli occhi, ma non volevo piangere, quel cretino non si meritava le mie lacrime, anzi, si sarebbe meritato altro...

mi scostai una ciocca di capelli castani che mi era caduta sul volto bagnato e mi strinsi nella felpa per riscaldarmi un po' anche se non servì a molto perché mi procurò un brivido ancora più forte degli altri che continuavano a scuotermi. Tirai fuori il cellulare dalla tasca dello zaino. C'erano 5 chiamate perse e un messaggio. Feci scorrere lo sguardo sullo schermo sul quale apparivano le chiamate: una di mia madre, tre della mia insegnante di atletica e una di... sì avete capito. Aprii il messaggio tanto per curiosità di vedere quali cavolate aveva scritto quel cretino e lessi :-Ti devo parlare, ti aspetto al parco alla solita panchina alle 18.30-. guardai l'ora, le 18.28. avevo ancora due minuti per andarmene. Presi lo zaino e mi voltai giusto i tempo per ritrovarmelo davanti. Lui con i suoi 1.85 metri mi sovrastava di circa 30 centimetri. Lo guardai negli occhi e feci per cambiare strada, ma lui mi prese per una mano e mi portò vicino al suo corpo, troppo vicino. Sentii il suo profumo invadermi il naso. Gli poggiai una mano sul petto e feci forza per togliermelo di dosso, ma lui mi strinse ancora di più.

-Si può sapere che hai?-mi chiese, come se non lo sapesse.

-Secondo te..- gli dissi spazientita – non fare il finto tonto con me. Lo potrai fare con quella deficente che ti stavi slinguando prima, ma non con me, non puoi più. Non sono mica scema, lo capito che non mi hai mai amato, io ero solo la ragazza della quale vantarsi con gli amici, vero? La deficiente che credeva di aver finalmente trovato qualcuno che la apprezzasse per come è...-. e non riuscii a trattenere una lacrima che mi scivolò lungo la guancia e facendomi colare il mascara. Lui mi guardò con uno sguardo serissimo. Scostai lo sguardo dal suo.

-Franci, ma io certo che ti ho amata, ti amo anche adesso...-

-E allora perché la stavi baciando. No Pippo, con me queste scuse non bastano. Voglio che tu abbia il coraggio di dirmi in faccia quello che provi.

-e se io ti dicessi che l'ho appena fatto- disse alzando la voce.

-E ALLORA PERCHE' LA STAVI BACIANDO!-

-Non lo so...- disse abbassando lo sguardo.

-lo sapevo, lo sai ma non me lo vuoi dire, sei un bastardo, ecco cosa sei- e altre lacrime di rabbia mi rigarono il volto.

-Se lo vuoi proprio sapere l'ho baciata perché lei mi ha costretto a farlo. Mi si è incollata, le ho detto di non farlo perché sono già fidanzato, ma io non la stavo baciando seriamente, anche se tu pensi di si, perché...-

-Perchè...- lo incitai a proseguire

-Perché io amo te! Solo te e se vuoi mi metto a urlarlo, lo dico a tutte le persone che incontro che ti amo Franci, ti amo!-

Non sapevo cosa dire.

Me lo ritrovai a un centimetro dal volto. Lui mi prese il volto tra le sue mani calde e mi asciugò le lacrime con il dito.

-Non devi piangere tesoro mio, perché io non ti voglio lasciare, mai, starò con te per sempre, è una promessa-.

Si raddrizzò un poco. Io mi alzai in punta di piedi sulle mie All Star grigie e mi ritrovai a quattro mesi prima, con il suo respiro sulle mie labbra. Mi appoggiai a lui e mi feci avvolgere dalle sue braccia possenti. Avevo freddo, ma il suo calore mi dava conforto.

Un brivido mi scosse e mise fine a quel bacio bellissimo. Lui mi diede la sua felpa. Era bagnata, ma era calda e mi strinse contro il suo petto caldo. Potevo sentire i battiti del suo cuore che batteva a mille per me. Mi baciò ancora. Poi mi prese tra le braccia e mi riaccompagnò a casa.

Lo feci entrare. Mi portò in camera mia e io mi fiondai in bagno a cambiarmi. Avevo gli occhi lucidi e avevo freddo, ma il pensiero del suo sorriso mi resero felice. Ritornai in camera e mi stesi sul letto. Lui mi rimboccò le coperte e mi diede un bacio sulla fronte mormorando

-Guarisci presto piccola mia-. Poi spense la luce e uscì.


*Bea nell'angolo
eccomi qua con una nuova storia. spero che vi sia piaciuta e
spero che lasciate tante recensioni... anche cattive... i consigli sono sempre i benvenuti...
niente, alla prossima
Bea
 

  
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