Fanfic su artisti musicali > Green Day
Ricorda la storia  |      
Autore: Acid Queen    04/06/2013    3 recensioni
sappiamo tutti cosa è successo all'iHeart Radio. un gran casino insomma.
parte della mia storia si ispira a quell'avvenimento. buona lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La folla urlava giù in platea. Urlava i nostri nomi come impazzita. Una ragazzina mi gridò una dichiarazione d’amore improvvisata. Colsi un dodicesimo di quello che mi disse. Le mie dita continuavano a sbattere sulle corde della chitarra suonando accordi ripetuti almeno un centinaio di volte.
Alle mie spalle Trè aveva tutta l’aria di voler spaccare la grancassa. Sentii i suoi occhi sulla nuca, mi osservava da sta mattina. Anche Mike mi teneva d’occhio, guardandomi di sottecchi ogni tanto, pensando che non me ne accorgessi. Per la mia salute, immagino. Non fanno altro che guardarmi in modo strano. Che ne so, magari pensano di avere poteri telepatici. Sinceramente non me ne frega un bel niente, della mia salute intendo. Tanto prima o poi dobbiamo morire, tanto vale dare una mano al signore, a Dio. Insomma, quello lì. Perché vivere in questa merda di posto? La gente non fa altro che tentare di arricchirsi fottendo il prossimo, a nessuno frega niente del resto. Perché vivere per loro?
Mike attaccò con il suo giro di basso. Trè pestava sul rullante. Alzai lo sguardo mentre cantavo l’ultima strofa della canzone. Poi vidi lo schermo: ONE MINUTE. Strizzai gli occhi per vedere meglio. Eppure erano là. Due parole. Due fottute parole. UN MINUTO. Impossibile. Dovevamo suonare molto di più, non solo per un altro fottutissimo minuto. Mancai un accordo e la strofa mi si spense in gola. Mike si girò a guardarmi. Cercò di dirmi qualcosa ma io non lo vidi. Nei miei occhi luccicavano solo quelle due parole. Ora non sentivo più il suono della batteria. Trè si era fermato. Gli unici suoni che si sentivano erano un basso brusio proveniente dalla platea e la mia voce.
Urlavo.
Urlavo parecchio visto le facce allibite di quelli in prima fila.
Ma proprio quando pensavo di aver perso il controllo mi resti conto che era solo l’inizio.
LORO davano A ME solo un minuto? Dopo una vita passata a suonare, a scrivere, tutto questo valeva ancora un solo minuto? No.

Si sentì un fracasso assurdo. Poi mi ritrovai in mano solo il manico della chitarra. Lo gettai tra la folla. Tanto non serviva più a niente. Sentivo che poco distante da me Mike faceva la stessa cosa con il suo basso. Poi tutto si fece scuro e indistinto. Riuscii a percorrere i pochi metri che mi separavano dalle quinte e stramazzai al suolo.

Sentivo delle voci concitate attorno a me ma non riuscivo a distinguerne le parole, i suoni mi arrivavano attutiti, come se avessi avuto il cotone nelle orecchie. Meglio così, avevo un sonno terribile. Sprofondai in un abisso sempre più lontano e le voci si affievolirono fino a scomparire. Silenzio.

Una luce mi batteva sugli occhi, filtrata da una tenda bianca. Non ricordavo che ci fossero delle tende bianche all’iHeart Radio. Anzi, non ricordavo che ci fossero tende in generale. Aprii gli occhi uno alla volta. Non erano tende, erano coperte. Mossi le dita dei piedi e lentamente ripresi il controllo del mio corpo. Dita. Gambe. Braccia. Mani. Ero in un letto. Alzai una mano per togliermi le coperte dalla faccia e come primo impatto ci fu una luce accecante. Poi sentii il mio nome.
“Billie? Come stai?” Una voce familiare.
“Ho passato momenti peggiori.” La mia voce suonava roca. Finalmente iniziai a vedere cosa mi circondava. Ero in una stanza d’ospedale completamente bianca. Le tende erano tirate per impedire che la luce entrasse direttamente ma capii subito che fuori ci doveva essere una bella giornata di sole. Alla mia sinistra c’era un grande comodino, bianco anche questo, con una grande confezione di biscotti appoggiata sopra. Ma la cosa più importante che vidi furono loro: Trè e Mike. Il primo era alla mia sinistra, seduto su una sedia accanto al letto, Mike era a destra, in piedi vicino alla finestra. Entrambi sorridevano. Indossavano ancora i vestiti del concerto. Ah, già, il concerto. Mi sembrava passata una vita.
“Ci stavamo giusto chiedendo quando saresti tornato tra noi.”
“In realtà Trè sperava di vederti sveglio per la cena.”
“Esattamente, o avrei dovuto mangiare tutto io” commentò Trè divertito. Ci fu un breve momento di silenzio.
“Questi sono per me?” dissi indicando il pacchetto di biscotti.
“Sì. In realtà avrei voluto portarti una bottiglia di birra, ma il dottore dice che è meglio di no.”
“Oh, grazie Trè, per esserti scolato la mia bottiglia di birra.”
“Chi ti dice che l’ho bevuta io?”
Risero tutti e tre. Poi Mike si avvicinò al letto e si sedette sul bordo.
“Sono contento che tu sia tornato. Pensavamo di averti perso” disse guardandomi negli occhi.
“Non ci si libera di me tanto facilmente.”
“Anche i migliori ogni tanto hanno qualche momento no. L’importante è non farsi vincere da questi momenti.”
“Mai.”
“Giuralo” disse Mike serio in volto.
Ci fermammo a guardarci per un istante infinito. Loro non mi avrebbero mai lasciato. In qualunque casino sarei capitato, non mi avrebbero mai mollato. Eravamo una famiglia, eravamo uniti, eravamo sempre gli stessi idioti dei tempi prima di Dookie.
“Giuro.”
 
Si sentì un lieve “toc” alla porta e un’infermiera entrò con una cartellina sotto il braccio.
“Penso che per oggi basti con le visite. Il signor Armstrong ha bisogno di riposo.”
Mike e Trè si alzarono. Percepii il disappunto nel loro sguardo ma si diressero comunque verso la porta.
“Ciao Billie, fai la nanna ora.” Trè mi fece l’occhiolino.
“A domani, Billie.”
Fecero per andarsene.
“Ragazzi?”
Si girarono e fissarono i miei occhi verdi.
“Grazie.”
Sorrisero.

Saremo stati insieme, per sempre.
Le persone si sbagliano. Dicono che non ci sia cosa più dura del diamante. In realtà c’è: l’amicizia tra me, Mike e Trè è molto più dura di una fottuta pietruzza.



ok, lo ammetto, forse sono un pò troppo melodrammatica, ma sinceramente non me ne importa un accidente.
non devo mica fare la cronaca di quello che è successo veramente quel giorno.
ci ho messo parte di me. credo basti.
ciao gente.

-Acid Queen.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Green Day / Vai alla pagina dell'autore: Acid Queen