E io ero stanco e in estasi per il Dioniso ucciso, la pecora sgozzata, me schiavo torturato
Liberami mio dolce e istantaneo pensiero, mia tentazione senza peccaminosa disgrazia fuggita in qualche oceano
E io ero diverso dalla sabbia violastra di questo luogo di purpurea distorsione lisergica
E io ero diverso persino dal mare, dal sole e dai carri alati nel cielo
E io ero lontano da ogni sintomo di violento imbrunire, crepuscolo di qualche dio
E io ero così distante dalle tue labbra e dalla tua pelle che scaldava bruciando i miei ritorni di ingiusta follia ridondante
E io ero stanco e in estasi per la devastante commedia di uomini persi tra asfalti aridi
E mi trovi qui, legato a testa in giù in un fiume di putridi scheletri
Una biscia mi mangia gli intestini, un lupo scarnificato aspetta che io muoia senza onore
Morfinoso ritornare, appannato, leggero…
Rose rosse in un pallido giardino
Dischiudi le cosce e ricorda gli umori della terra
Dischiudi le labbra e ricorda il bagliore di un mistificante incendio
Templi crollano, sapienti nudi si tagliano le vene