Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: Kiary92    05/06/2013    0 recensioni
Questa storia non l'ho scritta io, ma ho avuto il consenso di postarla.
***
La luna illuminava il cielo, facendo luccicare sia la pistola modello Beretta nella destra che la katana che teneva nella sinistra, sporca di sangue.
Il demone gracchiò - Non uccidermi. Ti darò tutto ciò che vorrai -
- Buffo.... - commentò l’altro - Voi demoni vi sforzate di parlare solo quando non avete più scampo -
Visto che la tattica della corruzione non aveva funzionato, il rospone passò alle minacce - Io servo un padrone molto più potente di .... -
- Dicono tutti così. - sbuffò il ragazzo, mentre due spari interrompevano il monologo del mostro.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Uscì dalla doccia avvolgendosi nell’accappatoio che aveva comprato non più di qualche giorno prima. Era ancora stupefatta per i suoi pensieri. - Non posso concedermi simili fantasie - si disse.
La voce di Paolo la fece sobbalzare. - Hai detto qualcosa?-
- Ma che fai, mi spii?- ribatté la ragazza, girandosi per controllare che la porta fosse ancora chiusa. Lo era.
- Stavo passando e ti ho sentito parlare. Ti serve niente?-
- No, pensavo a voce alta - rispose la mora.
- Se hai bisogno fammi un fischio - disse, allontanandosi.
Elena si appoggiò la mano sul petto, sentendo il cuore scoppiarle. - Non va bene. Non va affatto bene -
Più tardi stavano mangiando un piatto a base di patate arrosto e pollo allo spiedo. Elena piluccava il cibo, immersa nei suoi pensieri. Paolo la guardava preoccupato, ma non disse niente. Finì di mangiare e sparecchiò, per poi risedersi e aspettare che dicesse qualcosa. La ragazza uscì dal suo mutismo all’ improvviso. - Quanto resterò qui?-
Lui la fissò, perplesso. - Non mi hanno dato una scadenza precisa. Immagino che resterai finché non ti ordineranno altrimenti -
- Capisco - disse lei, cupa.
- Ho fatto qualcosa di sbagliato?- le chiese, credendo che la colpa fosse sua.
- No - rispose lei, con la stessa voce funerea.
- Elena - le disse - Se non vuoi rimanere qui devi dirmelo. Convincerò il Capo a farti assegnare ad un’ altro. Almeno la mia opinione conta ancora qualcosa per lui -
Lei alzò lo sguardo dal tavolo. - Non ti importa se me ne vado?-
- Non ho detto questo! Ma non posso obbligarti a fare quello che non vuoi - le rispose.
La ragazza rimase in silenzio per un po’. - Non devi preoccuparti. Non mi dispiace stare qui. Ho altri problemi -
- Posso aiutarti?-
- No, ma grazie - rispose lei, sorridendo per la prima volta nella serata.
Lui rispose al sorriso. - C’ è una soluzione per il tuo problema. C’è sempre una soluzione. Non abbatterti e continua a sperare. Alla fine passerà tutto -
- Magari fosse così - pensò a mora. - Grazie per l’ aiuto -
Poche ore dopo Elena stava tentando di addormentarsi, ma i pensieri turbinanti le impedivano di prender sonno. Si rigirava continuamente nel letto, facendo cigolare rumorosamente le molle, finché la voce di Paolo non la raggiunse dal salotto, scocciata. - Elena, puoi darti una calmata? Gradirei che il mio letto fosse ancora intatto domattina -
La ragazza sussultò, aveva dimenticato che normalmente Paolo dormiva in quel letto, anzi che ci aveva dormito anche un paio di giorni prima, con lei....
- Scusa - gli rispose.
- Elena, non devi continuamente pensare al tuo problema, qualunque esso sia. Non migliorerà certo la situazione. Rilassati e vedrai che la soluzione arriverà quando meno te l’ aspetti - riprese il ragazzo più dolcemente. - Buonanotte -
- Buonanotte - disse lei, avvolgendosi nelle coperte.
Era buio. Per un’ attimo non capì dov’era, poi gli occhi si abituarono all’ oscurità.
Paolo era disteso sul letto, nudo dalla vita in su. Elena si sentì arrossire. Poi i suoi occhi videro le bende che gli coprivano il fianco sinistro. Erano completamente rosse di sangue.
La ragazza sentì qualsiasi traccia di calore abbandonarla. - Paolo!- esclamò, spaventata.
Lui la guardò. Ogni movimento sembrava costargli una fatica immensa. Non disse nulla. Si limitò a sorridere.
Un fremito lo percorse, il sorriso divenne una smorfia. Si irrigidì per un momento, poi si rilassò.
- Paolo!- urlò, terrorizzata. Lo toccò. Era gelido. Cercò il polso, ma non sentì niente.
Una marea di emozioni la travolsero. Tristezza, perdita, abbandono, dolore.... - Paolo! Nooooooo!-
Si svegliò di soprassalto, urlando. Per un’ attimo fu troppo sconvolta per rendersi conto che Paolo non era di fianco a lei, poi la realtà si fece evidente. Si prese il volto tra le mani, singhiozzando. Sentiva ancora il dolore straziarle il cuore come se le avessero infilato dei coltelli roventi....
Paolo entrò nella camera con tanto impeto che quasi scardinò la porta. Spade in pugno esaminò velocemente la situazione. - Elena! Stai bene?-
La ragazza non rispose. Continuò a singhiozzare. Dopo essersi assicurato che non ci fossero pericoli buttò via le katane e si avvicinò al letto. Si sedette di fianco a lei. - Tranquilla. Era solo un’ incubo - le sussurrò dolcemente.
Lei lo abbracciò forte, piangendo senza ritegno. Era un sensazione meravigliosa, sentirlo vivo vicino a lei. Non poteva crederci. Si godette il calore del suo corpo, ricordava ancora quando lo aveva sentito freddo come un pezzo di ghiaccio...
Lui rispose all’ abbraccio. Le accarezzò i capelli, cullandola dolcemente. - E’ finito. è tutto finito - le ripeté.
La ragazza lo strinse più forte, come se temesse di vederlo sparire da un momento all’ altro. Lui le passò la mano sulla schiena, mentre l’ altra continuava ad accarezzarla. Lentamente si calmò. - Scusa, ti ho svegliato - disse, senza mollarlo.
Paolo non fece il minimo tentativo di liberarsi. - Non importa. Non è successo niente -
La ragazza fremette, ma non era per il freddo. Paolo si sbagliava. Qualcosa era successo. Ora aveva capito.

 

Per Elena i giorni seguenti furono contemporaneamente un sogno e una tortura. Un sogno perché, dopo aver finalmente capito quello che provava, stare con Paolo era tutta un’ altra cosa. Si sentiva leggera, amava tutto di lui, il suo sorriso, la sua voce, il suo essere spiritoso pur non essendo eccessivo. D’ altra parte fu una tortura perché, nonostante tutto, non se la sentiva di dichiararsi, temendo di rovinare tutto. Così doveva continuamente frenarsi, ricordandosi che lui era un Agente molto più esperto, un veterano che aveva visto molto e che non dimenticava facilmente. Lei sapeva che si sentiva in colpa per la morte di suo padre e che forse era proprio per questo che era gentile. Non riusciva a capire cosa provava per lei. Così, un giorno, decise di fare una prova.
Fino a quel momento Elena non era mai uscita da sola. Seguiva sempre l’ ex Doppio Zero. Fu quindi comprensibile la sorpresa di quest’ ultimo quando gli si piazzò davanti e gli chiese - Mi presti la macchina?-
- Perché?- volle sapere.
- Voglio fare un giro. Starò via solo qualche ora - rispose lei.
- Allora ti accompagno - disse lui, mettendo via il giornale e alzandosi.
- No!- esclamò. Lui la guardò stupito. - Devo vedermi con una persona -
Gli occhi del ragazzo divennero due fessure. - E chi sarebbe questa persona?- le chiese, calcando l’ ultima parola.
- Un vecchio conoscente -
Parve esitare per un attimo, poi disse - Mi prometti che starai attenta e non farai niente di stupido?-
- Parola di scout - rispose, facendo il saluto.
Le lanciò le chiavi. - Cerca di portarmela indietro intera - scherzò, riprendendo il giornale.
 

Elena andò all’ appuntamento con un vecchio compagno della Sede.
- Allora... - le chiese lui dopo un po’ - Com’ è Hunter?-
Lei esitò, riflettendo su quanto poteva rivelare. - Hai presente tutte le voci che girano su di lui? Ecco, togli tutte quelle negative. è così -
Paolo stava preparando il pranzo quando il cellulare squillò. - Capo -
- Ho delle notizie per te. Su Elena. Ma non ti piaceranno -
Lui rise - Suvvia, cosa può aver mai combinato?-
Glielo disse. E aveva ragione. Non gli piacque per niente.

La ragazza tornò molto tardi, verso le nove di sera. Non aveva intenzione di fare così tardi, ma si era persa nella conversazione con quel vecchio compagno. - Sono tornata!- annunciò, andando in cucina. Paolo era lì. Elena capì all’ istante che qualcosa non andava. L’ espressione di calma serena che portava di solito era stata sostituita da un’ espressione cupa che non gli si addiceva. - Ti sembra l’ ora di tornare?- le chiese, irritato.
- Ho perso la cognizione del tempo... -
- Perché non mi hai detto che ti trovavi con un tuo ex?-
- Mi hai spiato?- gli chiese, stupita.
- Me l’ ha detto il Capo. Non dovevi farlo -
- Sei geloso?- lo stuzzicò lei.
Si era aspettata diverse reazioni. La più probabile era che le dicesse “no” e le fornisse un valido motivo per cui non avrebbe dovuto incontrare quel ragazzo, con cui aveva avuto una storia in passato. Una meno probabile era che non rispondesse. L’ ultima, che più che una possibilità era una speranza, era che le dicesse “si”. Quello che non si era aspettata era che esplodesse.
- SPARISCI PER TUTTA LA GIORNATA E L’ UNICA COSA CHE TI VIENE IN MENTE E’ DI CHIEDERMI SE SONO GELOSO!?-
Capì all’ istante che aveva ragione. Non poteva lasciarlo senza notizie per tutto il giorno. Lui sapeva che era perfettamente in grado di difendersi, ma quando i nemici erano demoni non era il caso di abbassare la guardia. Doveva essersi preoccupato da morire. Cercò di dire qualcosa, la le corde vocali avevano deciso di prendersi una pausa caffè, così rimase muta.
Paolo era semplicemente furioso - Ora ascoltami bene! Sturati le orecchie e accendi il cervello! Tu non ti puoi innamorare di qualcuno!-
La ragazza non l’ aveva mai visto così. Era terribile. Ma più del suo tono la colpirono le sue parole. Si sentì punta sul vivo. Lui non poteva sapere, naturalmente, ma le fecero male lo stesso. La rabbia le ridiede la voce. - Posso fare quello che voglio!- urlò.
- No, non puoi!- ribatté lui, a tono.
- Perché?-
- Perché è pericoloso!-
- Sono in grado di difendermi da sola!- gridò.
- Quanto sei ingenua. Non è pericoloso per te, ma per lui!-
Elena fu talmente scioccata dalla risposta che non riuscì a parlare. Aprì e chiuse la bocca diverse volte, come un pesce.
Il ragazzo continuò, con un tono di voce più basso ma comunque arrabbiato. - Stai per diventare un’ Agente Speciale. I nemici di quel livello non sono come gli altri demoni. Sono subdoli. Giocano sporco. Se tu ti affezioni a qualcuno ti rendi vulnerabile, perché loro possono usare questa cosa contro di te. In più metti in pericolo un’ altra persona. Pensi che si facciano pochi scrupoli a rapire qualcuno, se serve ad attirati in trappola? Pensi che esiterebbero ad ucciderlo, una volta che ti hanno catturata o uccisa? Non puoi innamorati - La rabbia lentamente lasciava la voce dell’ ex Doppio Zero. - Vorrei che non fosse così, ma non sta a me decidere. Quando sei entrata per la prima volta alla Sede hai fatto una scelta. Hai deciso la tua strada. Questo è il prezzo da pagare. Devi accettare le conseguenza della scelta che hai compiuto quel giorno - Ora era triste. Neanche a lui piaceva, ma aveva sperato che Elena fosse libera dai vincoli che l’ essere Agente Speciale comportava. Sospirò - Dormici sopra -
La ragazza andò in camera e si distese sotto le coperte. Solo allora si concesse il lusso di piangere. Piangeva perché Paolo aveva ragione. Piangeva perché aveva capito che anche se lui l’ amava non sarebbero mai potuto stare insieme. Piangeva perché, ora che le aveva detto tutto questo, capì che lo stava mettendo in pericolo.
Paolo sentì i singhiozzi della ragazza anche se lei tentava di non farsi sentire. Si odiava per quello che le aveva detto, ma soprattutto perché lui era il primo che aveva infranto quella regola non scritta dei Doppio Zero. Le era piaciuta fin dal primo momento che l’ aveva vista, e ora le diceva che non poteva amare. Cercava di proteggerla, ma così facendo non faceva altro che metterla in pericolo. Era proprio un’ ipocrita.

 

Il mattino dopo Elena trovò Paolo pronto per uscire. - Che succede?- gli chiese.
- Il Capo mi ha chiesto di fare rapporto -
- Devo venire anch’io?-
- Se ti va... -
La ragazza andò in camera e indossò un paio di jeans e una maglietta color porpora.
 

Raggiunsero la Sede in una mezz’ora. Appena entrati molti salutarono Elena. Le parole rivolte al ragazzo non furono altrettanto amichevoli. - Invidiosi - sbuffò, ignorandoli.
Raggiunsero la porta con la scritta Direttore. Stavolta la segretaria non era distratta.
- Ciao - li salutò.
Paolo rispose al saluto - Ciao. Quanto tempo è che non ci vediamo?-
- Una settimana - rispose lei . - Come se non lo sapessi benissimo!-
- Troppo tempo - ridacchiò lui.
Elena era stupefatta. Da quando Paolo era così aperto con qualcuno? Sentì una fitta di gelosia.
- Il Capo ti aspetta - disse la donna. I suoi occhi scuri si puntarono sull’ Agente. - Ma lei non può entrare. Sono sicura che capisci -
- Ma certo - concordò Hunter. Si rivolse direttamente alla ragazza - Non fare sciocchezze - le disse, prima di entrare nell’ ufficio.
Elena non fu affatto felice di dover rimanere in compagnia di quella donna. Continuò a fissare la porta finché non sentì che diceva - E così tu sei l’ Agente 81. Molto piacere. Io sono Clara - Le tese la mano.
Le lanciò un’ occhiata omicida - Elena - disse, gelida.
Clara ritrasse prudentemente la mano. - Posso farti una domanda?-
Lei avrebbe voluto risponderle con un secco “no”, ma le venne in mente Paolo. Lui non avrebbe fatto una cosa del genere. - Dimmi pure - si costrinse a rispondere.
- Cosa ne pensi del nostro ex compagno?- le chiese, sinceramente interessata.
Esitò. Alla fine rispose - E’.... diverso.... dagli altri Agenti. Non so bene come spiegarlo. è come se fosse... -
- Sé stesso - completò Clara. Rise davanti all’ espressione sconcertata dell’ Agente. - Ero già segretaria del Capo quando fu arruolato. Lo conosco bene. Guardati attorno. Tutti quanti, qui, indossano una maschera. Nascondono sotto di essa tutte le loro paure, le loro ansie. Hunter non è così. Lui è rimasto lo stesso ragazzo che si unì all’ organizzazione non per vendetta, ma perché sentiva che era giusto - La donna sorrise, come se stesse rievocando un ricordo felice. - Non incontrerai mai più uno come lui. Sai, la maggior parte degli Agenti dopo un paio d’ anni perde l’ entusiasmo che aveva all’ inizio.... o muore. Lui no. Crede ancora negli ideali che lo spinsero a rinunciare alla sua vita. Onore, onestà, giustizia, fedeltà, amicizia... -
- Ma come fa?- le chiese.
- Uno dei più grandi misteri della modernità. Come fa l’ ex Agente Speciale 0011, il miglior Agente dell’ ultimo secolo, lo spietato cacciatore di demoni, a essere sempre allegro, sempre disponibile, sempre presente per chi ne a bisogno? Come fa a ignorare gli orrori che combatte? Come è riuscito a mantenersi puro, quando il suo lavoro gli impone di non esserlo? Non lo so, Elena. Ma posso dirti una cosa. Sei molto fortunata a essere stata assegnata a lui. Non esiste qualcuno che possa temprarti meglio. Conosco gente che sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa per essere al tuo posto. Soprattutto belle ragazze - scherzò.
All’ Agente non piacque affatto l’ultima parte del discorso, e doveva essere abbastanza evidente, perché Clara aggiunse subito - Scherzavo, non c’è bisogno che fai la gelosa -
- Io non sono gelosa!- esclamò subito lei.
La donna ghignò malignamente - Guarda che si vede che sei stracotta, è inutile che neghi -
La faccia della ragazza divenne dello stesso colore della maglia. - Si nota così tanto?- si domandò.
- Non importa - disse a voce alta - Non mi vuole - continuò, un po’ triste.
- Gliene hai parlato? Wow, hai fatto in fretta -
- No, non gliene ho parlato. Ma lui... - Non riuscì ad andare avanti.
- Non è detto che l’ abbia capito. è una delle persone più acute che conosca, ma a volte non è molto sveglio. E non ha l’ occhio femminile per certe cose -
- Però... -
Con tono serio Clara le disse. - Ascoltami. Tu non puoi nemmeno immaginare quello che ha passato. E non è mai stato un tipo molto espansivo. Ha bisogno di tempo, non è disposto a fidarsi senza aver conosciuto a fondo una persona. Ma tu gli piaci. Anche questo si vede. Non te lo dirà mai, è troppo timido, ma fidati di me. Farà la cosa giusta -
Elena la guardò con gratitudine. - Grazie, Clara. Sei molto gentile. Ma perché mi aiuti?-
- Perché? Perché Hunter ha sofferto tanto in vita sua, anche se è molto giovane. è la persona migliore che conosca, è mio amico, e io voglio che sia felice. E con te.... non lo so.... mi sembra più sereno. Perciò non arrenderti -
La ragazza rifletté sulle sue parole. Ora che ci pensava, si rendeva conto che Paolo era davvero quello che lei aveva definito scherzosamente “un nobiluomo di altri tempi”. Clara aveva ragione. Meritava di essere felice.
Sperava solo di essere anche lei parte di quella felicità.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: Kiary92