Ciao a tutti. Sono tornata con una ona-shot particolarmente lunga, ma che considero come un piccolo tesoro. Dopo quasi tre settimane di lavoro finalmente la posso pubblicare. Spero che piaccia. Ho voluto mischiare una punta di comicità con tanto, tanto romanticismo e tenerezza. Buona lettura, quindi! ;)
Babbo Natale per una notte,
please!
Pace e allegria regnano
nel Paradiso, dove le anime si divertono a rincorrersi e a
chiacchierare.
Una giornata tranquilla è
anche nel bel pianeta di re Kaioh della galassia del nord, dove i
guerrieri che
hanno avuto il permesso, il privilegio, di mantenere il loro corpo, si
allenano
costantemente per diventare più forti e prepararsi al
prossimo torneo tra le
galassie che si sarebbe svolto a giorni.
Una giornata tranquilla,
ancora per poco...
«GOKUUUU!» la voce di re
Kaioh, prorompente e furiosa, si levò forte
all’improvviso.
«Piantala di abbuffarti!»
ringhiò ancora re Kaioh, gonfiandosi come un tacchino.
«Maf io pho pfame!» fece
Goku a bocca piena, con ancora una coscia di pollo in una mano e una
forchetta,
con una bella matassa di spaghetti avvolti, nell’altra.
«Hai spazzolato tutta la
dispensa! Mi dici che mangiamo domani?!» lo
rimproverò ancora la divinità.
«Beh...» Goku mandò giù a
fatica ciò che aveva in bocca «Domani è
domani, oggi è oggi.»
«E questo che vuol dire?!»
«Vuol dire che oggi morivo
di fame, mi dice come avrei fatto a rimanere a digiuno?»
spiegò Goku,
addentando il cosciotto.
Re Kaioh si infuriò ancor
di più:
«Ma che discorsi fai?! Ti
rendi conto che giorno è domani?»
«Non lo so...» confessò
Goku, bevendo un sorso d’acqua.
«Domani è Natale!» urlò re
Kaioh, così forte che tutti i guerrieri che passavano nelle
vicinanze si
avvicinarono, curiosi di sapere cosa stesse succedendo.
Goku, stupito da quella
notizia, sputò tutta l’acqua, tra
l’altro proprio in faccia a re Kaioh, ed
esclamò:
«Come è Natale? Ma...
ma... di già?»
«“Di già”?!»
ripeté re
Kaioh, cercando di mantenere la calma... ma invano.
«Che vuol dire “di
già”?!»
sbraitò paonazzo «E’ una settimana che
ti ricordo che Natale è alle porte!»
«Eh, eh!» Goku si portò
una mano dietro la nuca, in imbarazzo «Sa che ho la memoria
un po’ corta, no?»
«Grrr! Meglio che sto
zitto, va!» re Kaioh indicò poi la dispensa,
tristemente vuota «E ora mi
spieghi che mangeremo domani?! Quel cibo di cui ti sei così
voracemente
ingozzato doveva bastare per una dozzina di persone, almeno, al pranzo
di
Natale!»
«Ecco...»
il Saiyan lanciò un veloce sguardo al tavolo di fronte a
lui, strapieno di
ciotole vuote e pentole svuotate «... io... beh...»
«Oh,
lascia perdere!» re Kaioh prese a raccogliere le poche
pietanze rimaste e i
pochi vassoi ancora pieni e iniziò a disporli di nuovo sulla
dispensa e nel
frigo, anch’esso miseramente deserto.
«No!
Re Kaioh, non può privarmi del mio sostentamento!»
si disperò Goku, cercando di
salvare almeno una decina di pietanze, sottraendole alla presa
dell’altro «Ho
bisogno di cibo!»
«Goku,
vedi di non fare storie!» esclamò re Kaioh,
tirando con entrambe le mani, per
un’ala, il pollo abbrustolito a cui Goku era saldamente
ancorato.
«La
prego!» supplicò Goku, non cedendo.
«Goku!»
ringhiò l’altro, tirando troppo forte e quindi
cadendo indietro, con in mano
solo l’ala del pollo.
Goku
sorrise soddisfatto e tornò a sedersi a tavola, con il
“premio” stretto
saldamente tra le braccia.
«Vede,
re Kaioh, il bene trionfa sempre!» sentenziò il
Saiyan, affondando affamato i
denti nella tenera carne, mentre la divinità scuoteva il
capo senza parole.
«Sì?»
Goten gli si mise al fianco e Trunks lo trascinò dietro un
albero. Dopo di che,
il piccolo Saiyan dai capelli lilla sbirciò che non ci fosse
nessuno nelle
vicinanze e si voltò verso l’altro Saiyan,
mostrando un sorrisino da furbetto.
«Sai
mantenere un segreto?» domandò Trunks, continuando
a sorridere.
«Certo!»
rispose innocentemente Goten, entusiasta.
Trunks
si assicurò ancora una volta che non ci fosse nessuno nelle
vicinanze. Il parco
era una confusione di bambini che ridevano e si rincorrevano e pazienti
mamme
che li controllavano in un angolo. Il Saiyan, sicuro che nessuno
potesse
sentirlo, si avvicinò all’amico e
sussurrò con enfasi:
«Ho
visto Babbo Natale, ieri.»
Goten
trattenne il fiato a questa notizia.
«No!»
«Invece
ti dico di sì.» confermò Trunks,
annuendo energicamente con il capo. Si sporse
in avanti, con una mano sul fianco e un dito dell’altra ben
dritto davanti a
sé, e continuò, soddisfatto di aver stupito
l’amico:
«Si
aggirava in modo sospetto intorno a casa mia. Credo che stesse
studiando la
situazione.»
«In
che senso?» chiese Goten, meravigliato da quelle parole.
«Oh,
certo che sei proprio lento!» sbuffò Trunks
scuotendo il capo «Babbo Natale
porta i suoi regali solo ai bambini che hanno fatto i bravi. E ieri,
sicuramente, si stava annotando gli indirizzi delle case dei bambini
buoni, per
ricordarsi a chi deve portare i regali.»
«E
tu sei tra i bambini bravi, Trunks?» domandò
subito Goten, con foga.
Trunks
si portò le mani ai fianchi ed esibì un sorriso
convinto:
«Ma
certo.»
«E...
e... e io?» lo interrogò il piccolo Goten,
eccitato.
«Tsk,
certo che sei nella lista dei bambini buoni!» Trunks gli fece
l’occhiolino «In
fondo sei mio amico, no? E se io sono un bambino buono... lo sei anche
tu!»
«Ti
prego, Trunks... anche io voglio vedere Babbo Natale! Mi porti da
lui?» lo
supplicò il Saiyan dagli arruffati capelli neri, con gli
occhi che brillavano
dall’entusiasmo.
Trunks
sembrò pensarci un attimo, con una mano al mento, poi si
aprì in un sorriso,
dicendo:
«Certo
che ti ci porto! Andremo subito, forza: seguimi!»
«Sì!»
gridò Goten, contento, seguendo l’amico che
già era partito di corsa, diretto
alla Capsule Corporation.
«Oh!
Oh! Oh!»
Cauti,
due piccoli visini sbucarono da dietro un bidone della spazzatura per
sbirciare
un istante e sparire subito dopo.
«Allora,
Goten? Che ti avevo detto? E’ lui!»
sussurrò Trunks, riferendosi a ciò che
avevano appena visto.
«Impossibile!»
fece Goten, a corto di parole dall’incredulità.
«Ma
è lui ti dico!» insistette Trunks e
afferrò Goten per la sciarpa,
costringendolo a riaffacciarsi di nuovo con lui da dietro il bidone.
«Vedi?
E’ Babbo Natale!» ribadì Trunks,
indicando l’omaccione vestito di rosso, con un
buffo berretto in testa e un campanellino in mano, che regalava
caramelle e
castagne ai passanti e ai bambini, in cambio di una piccola offerta.
Il
viso di Goten si contrasse in una smorfia poco convinta.
«Però
è strano... non deve venire questa notte?»
domandò Goten all’amico, esprimendo
i suoi dubbi.
«Già...»
Trunks doveva ammettere che Goten non aveva torto del tutto
«In effetti è
strano sia ancora qui. A quest’ora dovrebbe andare a
preparare la slitta...» in
quel momento il bambino si rese conto di una cosa e quindi
esclamò, agitato:
«Ehi,
se non va subito poi magari non farà in tempo a portarci i
regali!»
«Che
disgrazia!» si disperò Goten, potandosi una mano
alla bocca.
I
due piccoli Saiyan si guardarono e, ad un cenno d’intesa,
uscirono fuori dal
loro nascondiglio e corsero verso Babbo Natale.
«Oh!
Oh! Oh! Tieni piccolo, una caramella.» allegramente,
l’omaccione vestito di
rosso passò una caramella ad una piccola ragazzina, ben
imbottita con cappotto,
sciarpa, cuffia e guanti, per proteggersi dal freddo e dalla neve, che
ora
cadeva sempre di più.
«Ma
io sono una bambina...» fece notare la piccola con una voce
cristallina,
afferrando intanto la caramella.
Il
viso dell’omone divenne dello stesso colore del vestito.
«Oh!
Oh! Oh! Ma certo, scusami!» rise gioviale, in imbarazzo.
«Babbo
Natale, vero che mi porti tanti bei regali?»
domandò la piccola, facendo gli
occhi dolci.
«Ehm...
ma certo.» rispose ancora quello, non sapendo
cos’altro dire.
«Oh,
grazie!» la bambina gli abbracciò una gamba per un
attimo, poi corse via
allegramente.
«Vedi,
Goten, con che naturalezza svolge il suo lavoro?»
bisbigliò Trunks,
avvicinandosi a Babbo Natale con le mani in tasca.
Goten,
al suo fianco, annuì con il capo più volte.
«Sì,
sì!»
Trunks
si fermò alle spalle dell’omone e
allungò una mano, fino ad andare ad afferrare
l’orlo della giacca rossa.
«Signor
Babbo, mi scusi...» esordì con sicurezza il Saiyan
dai capelli lilla «... può
girarsi un attimo?»
«Oh!
Oh! Oh!» rise l’omaccione, voltandosi ed esibendo
un sorriso cordiale «Salve,
bei bimbi.» frugò un attimo in una tasca, poi
porse ai due Saiyan un paio di
caramelle «Tenete, queste caramelle sono per voi!»
«Oh,
grazie!» Goten allungò subito la mano per
afferrare i dolci, ma Trunks gli
bloccò bruscamente il braccio.
«Ma
Trunks...!» si lamentò Goten, mentre
l’amico scuoteva il capo, sotto lo sguardo
stupito di Babbo Natale, e gli ricordava, con tono serio:
«Non
ricordi? Babbo Natale deve andare. Non abbiamo tempo da
perdere.»
«Uffa,
io ho fame.» borbottò Goten, allontanando la mano,
mettendola in tasca ed
esibendo un’espressione imbronciata.
Trunks
lo ignorò e tornò a rivolgersi
all’omone, con aria da saputello:
«Non
dovrebbe essere ancora qui, sa signor Babbo? Si sbrighi a caricare la
slitta
con le renne, se no non farà in tempo a portarci i
regali.»
Il
signore, per un attimo rimasto spiazzato, tornò poi a ridere
allegramente,
dicendo:
«Oh!
Oh! Non preoccupatevi! E’ già tutto pronto! Tra
poco me ne vado, così posso
partire. Va bene?»
«Uhm...»
Trunks non sembrava molto convinto, ma alla fine cedette,
incrociò le braccia e
fece:
«Um,
va bene. Si ricordi però che noi l’aspetteremo
questa notte, proprio davanti il
camino! Guai a lei se non si farà vivo!»
Babbo
Natale, non sapendo come allontanare quei due, li liquidò,
esclamando gioviale:
«Contateci!
Scenderò a mezzanotte in punto! Aspettatemi, eh?»
e con tutto se stesso si
augurò che per quell’ora quei due mocciosi fossero
già a letto a dormire.
Trunks
e Goten si aprirono in due radiosi sorrisi a trentadue denti.
«Va
bene!» esclamarono insieme.
«Andiamo,
Goten. E’ tardi, meglio rincasare.» disse poi
Trunks, facendo cenno all’amico
di allontanarsi, mentre l’omaccione tornava a distribuire
dolci e castagne ai
passanti.
«Eccomi!»
Goten lo seguì, poi però si fermò di
colpo. Trunks lo vide girarsi e tornare
sui suoi passi, verso il signore.
«Goten!
Dove vai?» gridò Trunks, non capendo
l’intenzioni dell’amico.
«Aspettami!
Arrivo!» Goten raggiunse l’uomo e
richiamò la sua attenzione, tirandogli una manica
timidamente.
«Sì?»
domandò gentilmente l’omone, voltandosi a guardare
il bambino.
Goten,
rosso d’imbarazzo, guardandosi le punte dei piedi,
confessò:
«Ecco...
mi chiedevo se... signor Babbo... mi poteva dare le
caramelle.»
Trunks,
esasperato, si passò una mano sul viso, mentre Babbo Natale,
sorpreso, si
sbrigava a pescare un paio di caramelle per il piccolo Saiyan.
Già, Goten è
fatto così!
«Non
vedo l’ora sia
domani!» Trunks, felice, fece una piroetta su se stesso e
tornò a guardare
Goten con occhi che brillavano dall’eccitazione.
«Ti immagini, Goten?»
Trunks afferrò l’amico per le spalle, sorridendo
«Avrò tantissimi nuovi
giocattoli! Non sai che lista lunga ho spedito a Babbo Natale,
più lunga
dell’anno scorso!»
«Davvero, Trunks?» si
stupì Goten «Ma hai già tantissimi
giocattoli!»
Trunks alzò le spalle e
allungò la mano sul cancelletto del cortile della Capsule
Corporation.
«Lo sai che non sono mai
abbastanza.» affermò il piccolo Saiyan, entrando
nel cortile.
«Già...» si limitò a
commentare Goten, da sempre invidioso dei tanti giocattoli posseduti
dall’amico.
«Beh, allora ci sentiamo
domani, va bene?» chiese Trunks, accucciandosi bene nel suo
cappotto, visto che
ora faceva ancor più freddo.
«Goten? Goten, mi hai
sentito?»
Però l’attenzione di Goten
era stata attratta da un individuo che, in fondo alla via, aveva appena
svoltato l’angolo. Sorpreso si sbrigò a voltarsi e
poco distante notò così lo
stesso identico individuo che ancora stava distribuendo dolci ai
bambini. Goten
si stropicciò gli occhi e osservò ancora. Sicuro
di non essersi sbagliato si
girò subito verso Trunks ed esclamò:
«Trunks, ho visto Babbo
Natale!»
Trunks, sorpreso, alzò un
sopracciglio.
«Sicuro di stare bene,
amico? Ci abbiamo pure parlato con Babbo Natale, appena cinque minuti
fa.»
«Ma no! Ti dico che ne ho
visto un altro!» Goten indicò l’angolo
in fondo alla via «E’ passato proprio
laggiù!»
Trunks si voltò lentamente
a guardare, ma non vide assolutamente nulla a parte una coppietta che
passeggiava sotto la neve con l’ombrello.
«Ma cosa...?» Trunks non
fece in tempo a finire la frase. Infatti Goten era già
partito di corsa per il
marciapiede, con tutto l’intento di verificare quanto visto.
Trunks, scuotendo
la testa, decise di seguirlo.
«Goten! Ehi, aspettami!»
«Vieni a vedere, Trunks!»
gridò esterrefatto Goten, sbirciando da dietro
l’angolo.
Trunks lo raggiunse e quel
che vide lo fece rimanere di stucco.
Babbi Natale ovunque. La
via affollata su cui i bambini si erano affacciati, era una festa di
rosso e
bianco. E un Babbo Natale vicino ad un negozio. Ed ecco, un altro di
fianco a
un grande albero di Natale. Uno nei pressi di una scuola. Un altro
davanti un
supermercato e così via.
Goten aveva letteralmente
la mandibola che toccava terra dalla meraviglia, non certo meno di
Trunks, i quali
occhi azzurri brillavano dallo stupore.
«Tr... Trunks? Dovremo...
preoccuparci?» balbettò Goten, in fondo un
po’ spaventato da quell’esercito
anomalo di Babbi Natale.
«Ma che, scherzi?!»
Goten si voltò a guardare
sorpreso l’amico. Trunks, con un sorriso da un orecchio ad un
altro e gli occhi
che continuavano a brillare di una strana luce, esclamò
eccitato:
«Ti immagini quanti regali
in più riceveremo? Wow, non vedo l’ora!»
«Per me ti sbagli.» lo
contraddisse Goten, che continuava ad avere i suoi dubbi
«Babbo Natale è solo
uno. Chi sono tutti questi? Magari vogliono fregargli il lavoro! Allora
dobbiamo aiutarlo!»
Trunks scosse
energicamente il capo e tornò serio. Con un cenno
indicò tutti i Babbi Natale
per strada e disse:
«Uhm, ok, concordo con te:
Babbo Natale è solo uno. Anche se questo mi dispiace...
Però!» si riprese
subito, deciso «C’è una spiegazione a
tutto! Sicuramente Babbo Natale ha
incaricato questi “finti Babbi” di fare il giro
delle strade e annotarsi gli
indirizzi dei bambini buoni, così sta notte farà
prima! Logico, no?» il bambino
incrociò fieramente le braccia, soddisfatto di aver risolto
la cosa.
Goten alzò un
sopracciglio, poco convinto, e lanciò ancora uno sguardo ai
Babbi.
«Boh... a me sembra che
donino solo caramelle e castagne...» confessò il
piccolo Saiyan, pensoso.
Trunks sorrise e gli mise
una mano sulla spalla.
«Credimi Goten...»
avvicinò il viso all’orecchio
dell’amico, che si fece ben attento, e bisbigliò:
«Fanno così solo per non
attirare l’attenzione.»
«Ah...» Goten osservò allora
le campanelle che i Babbi facevano allegramente tintinnare «E
quelle
campanelle? Non attirano troppo l’attenzione?»
«Oh, ma fa tutto parte del
piano.» Trunks annuì con il capo, con fare
convinto «Si sono ben immedesimati
nella parte, per non destare sospetti, ma nel frattempo... eccoli
lì pronti ad
annotare gli indirizzi! Guarda!» e indicò un Babbo
Natale proprio di fronte a
loro sul marciapiede opposto, intento ad annotare, su un foglietto di
carta, la
somma di tutte l’offerte ricevute quella sera
«Vedi? Sta già scrivendo la via e il
numero! Sicuramente si sta segnando
la mia casa...»
«Ma io non ho visto alcun
“finto Babbo” intorno casa mia!» si
lamentò Goten, preoccupato «E che il vero
Babbo Natale si dimenticasse di me?»
Trunks cercò di sorridere
per confortarlo.
«Fidati Goten: Babbo
Natale non si dimenticherà di te.»
Goten non disse nulla,
fortemente rattristato. Aveva paura che quella notte Babbo Natale non
gli
avrebbe consegnato i regali come gli anni precedenti... magari avrebbe
dovuto
aspettarlo, per assicurarsi che non si fosse dimenticato di lui, nella
piccola
casetta sperduta tra i Monti Paoz... Sì, aveva deciso: lo
avrebbe atteso a
mezzanotte, come gli era stato promesso.
«Grazie, tesoro.» Chichi
sorrise grata al figlio maggiore.
Gohan si pulì la bocca con
un tovagliolo, mentre il fratellino, al suo fianco, si esibì
in un bel rutto.
«Goten!» lo riprese
Chichi, non potendo, però, non sorridere. Quello era il modo
di suo figlio di
dirle che aveva apprezzato il pasto. Eh, come le ricordava qualcuno...!
«Buonanotte, Gohan!»
Chichi stampò un bel bacio sulla guancia del Saiyan
«Oh, il mio tesoro!»
«Sì... ’Notte anche a te,
mamma.» Gohan sorrise imbarazzato e sparì in
camera.
Chichi sospirò e tornò sui
suoi passi, percorrendo il corridoio, diretta alla camera del figlio
minore.
«Buonanotte, Got...» si
fermò bruscamente, verificando che la camera del bambino era
vuota.
In preda all’agitazione,
Chichi corse in salotto e proprio lì trovò il
piccolo, seduto a gambe
incrociate davanti il camino spento, con una coperta sulle spalle per
proteggersi dal freddo.
«Goten! Che fai qui? Mi
hai fatto davvero spaventare!» esclamò Chichi,
avvicinandosi al figlio.
Goten le rivolse uno
sguardo innocente.
«Aspetto Babbo Natale.»
confessò sinceramente, come se fosse la cosa più
naturale di questo mondo.
Chichi, pronta a
sgridarlo, richiuse invece la bocca e rimase immobile a guardarlo, con
uno
sguardo comprensivo e intenerito.
«Piccolo mio...» si mise
seduta al suo fianco, sul tappeto «Babbo Natale
verrà, questo è sicuro. E’
tardi, dovresti andare a letto.»
«Lo so che verrà.» approvò
Goten, annuendo con il capo «Io lo aspetto.»
Chichi sospirò, non
sapendo cosa dire per convincere il figlio ad ascoltarla.
«Non credi che Babbo
Natale voglia farti una sorpresa?» chiese allora la donna,
sorridendo
dolcemente al bambino «Magari non si vuole far vedere da te,
perché non vuole
farti vedere i regali che ti ha portato, almeno fino domani
mattina.»
A Goten il ragionamento
sembrò filare abbastanza, però su una cosa non
era d’accordo.
«Io voglio vedere il vero
Babbo Natale.» specificò il piccolo
Saiyan.
Chichi lo guardò sorpresa.
«Che significa: il vero
Babbo Natale?»
«Oggi ne ho visti almeno
venti! Tutti uguali!» spiegò Goten, incrociando le
braccia «Ma quelli sono
falsi, io voglio vedere quello vero!» si impuntò.
Chichi capì subito a quali
“Babbi Natale” si riferisse Goten,
perciò sorrise di nuovo e cercò di
rassicurarlo:
«Vedrai, questa notte ci
sarà quello vero. Devi sapere che è molto
timido... per questo non si fa vedere
in giro. E ti assicuro che è uguale a tutti quei finti che hai visto in giro.
Perciò... perché non vieni a dormire,
adesso, così domani ti svegli presto e con tuo fratello
andate subito a
scartare i regali?»
Goten la guardò poco
convinto, fece una smorfia e si stropicciò gli occhi.
Sbadigliò e poi si
convinse:
«Va bene. Vado a
dormire... ho molto sonno.»
«Bravo, piccolo mio.»
Chichi gli diede un bel bacio sulla fronte. Lo prese in braccio e lui
si
accoccolò teneramente a lei. Chichi lo distese poi sul letto
e gli sorrise
ancora, tirandogli su le coperte.
«Dormi bene, tesoro.»
sussurrò la donna, spegnendo la luce.
«A domani, mammina.»
mormorò Goten, chiudendo gli occhi.
Chichi chiuse la porta e
tutto fu buio.
00:05
Gli occhi puntati sulla
sveglia digitale.
00:05
Il cuore sembra impazzito.
Tum... Tu-tum... Tu-tum... Il battito è irregolare e nervoso.
00:05
Le orecchie tese, stanno
aspettando di captare un qualche rumore... un suono qualsiasi...
qualsiasi...
00:06
Basta, Goten non ne può
più.
Balzò seduto sul letto,
scansò di scatto le coperte e balzò a terra. A
piedi nudi e camminando sulle
punte, si diresse silenzioso in salotto.
La casa buia era
illuminata solo dalle lucine colorate dell’albero, vicino il
camino. E’ lì che
si posizionò Goten, mettendosi seduto sul tappeto e
incrociando le gambe, in
attesa. Mezzanotte era passata... dov’era Babbo Natale?
Goten sbirciò sotto
l’albero. Niente. Nemmeno un regalo.
Il bambino tornò a fissare
trepidante il caminetto. Non si udiva nulla.
“Magari ha tardato per
qualche motivo...” ipotizzò, diventando di colpo
triste.
Cercò di rassicurasi,
sicuro che alla fine sarebbe stata questione di minuti e
l’omone sarebbe sceso
dal camino. Tentò di sorridere.
“Forse una delle renne era
stanca e Babbo Natale si è dovuto fermare per farla
riposare!” ragionò “Sì,
è
andata così sicuramente. Beh... tanto tra poco arriva. Me lo
ha promesso.”
Le lacrime iniziano
lentamente a scendere lungo le sue guance. Una profonda tristezza lo
assalì
dentro, sfogandosi in quelle calde lacrime che andavano a solcare la
fredda
pelle del viso. E così... non era arrivato. Per due ore il
piccolo Goten aveva
atteso Babbo Natale e lui... non era arrivato. Gli era stato promesso
che
sarebbe arrivato, eppure... non c’era.
Goten tirò su con il naso,
gli occhi lucidi di lacrime.
«Me lo avevi promesso...»
mormorò, continuando a piangere in silenzio
«Allora... allora... questo vuol
dire che non sono un bambino buono...»
Si abbracciò le gambe e
continuò a piangere silenzioso, nella
semioscurità.
Si alzò dal letto e uscì
all’esterno, inspirando la fresca aria notturna. Si
stiracchiò per bene e, con
decisione, si diresse da re Kaioh, che dormiva in un appartamento
vicino.
«Ehi, re Kaioh? Ehi, mi
sente?» sussurrò Goku, scuotendo la
divinità che russava beata.
«Um... no... non ti
sento... Goku...» sbiascicò re Kaioh, voltandosi
dall’altra parte.
«Ah...» fece Goku,
sorpreso «Non mi sente... va bene, parlo più
forte.» inspirò un istante e poi
esclamò, ad alta voce:
«Re Kaioh! Mi sente
adesso?»
«Gokuuuu!» ululò re Kaioh,
cadendo pesantemente a terra, spaventato.
«Meno male... mi ha
sentito.» si sollevò Goku, poi tornando a
sorridere «Le devo parlare.»
«Sei impazzito?!» strillò
re Kaioh, balzando in piedi di colpo, tutto rosso «Ti pare
questo il modo?!
Mettersi ad urlare in piena notte!»
«Eh, eh!» Goku si portò
una mano dietro la nuca, sorridendo «Mi dispiace, ma... non
riuscivo a
dormire.»
«E allora hai svegliato
me?!» re Kaioh scosse il capo, senza parole.
Goku si fece serio di
colpo.
«Ho bisogno del suo
aiuto.» confessò Saiyan, con tono grave.
Re Kaioh sembrò capire la
sua preoccupazione. Quando il giovane assumeva
quell’espressione seria, c’era
sicuramente qualcosa che non andava.
«La prego, re Kaioh, si
sintonizzi sui Monti Paoz.»
La divinità storse un
attimo le labbra in una smorfia indecisa, poi cedette:
«D’accordo. Facciamo in
fretta, però.»
«Promesso!»
Re Kaioh sospirò e chiuse
gli occhi. Le sue antenne si drizzarono un attimo, per poi rilassarsi
di nuovo.
«Vieni, Goku.»
Goku annuì e si avvicinò.
Dopo aver posato la mano sulla spalla della divinità, chiuse
gli occhi.
«Perché mi ha mentito?
Io... io... io non sono un
bambino buono...»
Il silenzio della casa era rotto dai rochi mormorii
del dolce bambino dai capelli arruffati, accucciato vicino il camino.
Quella
scena faceva sussultare il cuore e la pietà che
trasmetteva... era tanta.
Vedere un bambino che piange così disperatamente,
soprattutto per un genitore,
è uno spettacolo straziante.
Goku riaprì subito gli
occhi e arretrò di un passo, con lo sguardo basso e
un’espressione seria. Re
Kaioh si voltò lentamente a guardarlo, in silenzio.
«Mio figlio...» sussurrò
Goku con amarezza «E’ triste...»
«Purtroppo non puoi farci
nulla, Goku.» sospirò re Kaioh.
Il Saiyan alzò lo sguardo
e guardò con decisione la divinità. Con un tono
determinato, sentenziò:
«Il mio primo obiettivo è
sempre stato la felicità della mia famiglia. Devo per forza
fare qualcosa.»
«Forse hai tralasciato un
piccolo particolare... Tu sei morto, Goku. Come credi di aiutare tuo
figlio?»
Goku si morse un labbro,
rendendosi conto che re Kaioh aveva ragione. Che fare, allora?
«Ci sono!» esclamò
improvviso il Saiyan, tornando a sorridere.
Re Kaioh, sorpreso, lo
guardò con aria interrogativa.
«E’ semplice! Mio figlio
vuole vedere Babbo Natale, giusto?» Goku si diede un pugno
sul palmo della
mano, soddisfatto della sua trovata «Allora troveremo Babbo
Natale e lo
manderemo a casa mia!»
«Goku... Babbo Natale non
esiste.» gli ricordò re Kaioh, alzando un
sopracciglio.
Il giovane sorrise ancora
di più.
«Lo so. Però basterà
trovare qualcuno che finga di
esserlo, non trova?»
«Ah, certo, e dove lo
trovi uno che ha voglia di mettere in scena questa pagliacciata alle
due e
mezzo del mattino?» fece scettico re Kaioh.
Goku ritornò ancora una
volta serio. Si portò una mano al mento, assumendo
un’aria pensierosa.
«Uhm...» ragionò,
iniziando a camminare in cerchio, con lo sguardo rivolto verso
l’alto «Ci
serve...»
«Ci?»
ripeté re Kaioh.
Goku si fermò a guardarlo.
La divinità scosse forte il capo e affermò:
«Io ho sonno. Torno a
dormire. Tu fa come ti pare, ma io sono stanco. Buonanotte!»
Mentre re Kaioh si metteva
sotto le coperte, Goku tornò a camminare, ignorandolo.
«Allora... mi serve una
persona un po’ goffa... grassa... burbera...
con
un bel vocione... ma soprattutto
che
sia disposta a collaborare a
quest’ora...» il Saiyan si fermò di
colpo. Un sorriso andò a delinearsi sul suo
viso, mentre si voltava lentamente indietro.
Re Kaioh si sentì
osservato.
Infastidito, si mise
seduto sul soffice letto, verificando che effettivamente Goku lo stava
fissando
con un bel sorriso stampato in faccia.
In una frazione di
secondo, la divinità realizzò.
«NON PENSARCI
MINIMAMENTE!» urlò re Kaioh, rosso
d’imbarazzo.
«Su, re Kaioh, non faccia
così...» cercò di convincerlo
l’altro.
«Io non sono adatto!»
sbottò la divinità, incrociando le braccia.
«Perché no? Lei è
perfetto! Basta che si metta una finta barba e voli con una slitta
e...»
«IO NON SONO GRASSO! NE’
SONO DISPOSTO A COLLABORARE A
QUEST’ORA!» ringhiò re Kaioh, sempre
più imbarazzato.
Goku decise di usare il
suo asso nella manica.
«La prego!» facendo gli
occhi dolci, il ragazzo si avvicinò al letto e congiunse le
mani «La prego! Lo
faccia per Goten!»
«No!» insistette re Kaioh.
«La supplico! Per mio
figlio! Non soffre nemmeno un po’ nel saperlo così
triste?»
«No, nemmeno un po’!»
«Neanche un senso di colpa
piccolo piccolo?»
«Ho detto no.»
«Un po’ di pietà?»
«Goku! Piantala!» re Kaioh
saltò giù dal letto e si diresse a passi pesanti
fuori «Trovati qualcun altro!»
Goku sospirò, sconfitto.
«Già... ma chi?» si mise
seduto sul ciglio del letto, per pensare «Uhm... qualcuno che
ricordi Babbo
Natale... Babbo Natale... uhm... Il Genio? Mah, lui più
della barba bianca non
ha...»
Borbottando, re Kaioh si
mise seduto sotto un albero e afferrò il telecomando del suo
televisore.
«Uff, tutta questa
agitazione mi ha fatto passare anche il sonno. Spero di addormentarmi
guardando
qualcosa di rilassante in tv...»
Appoggiò la schiena all’albero
e puntò il telecomando verso lo schermo.
«Pmf, sensi di colpa...
io?» sbuffò con un mezzo sorriso «E
perché mai?»
La televisione si accese.
Una donna, piangendo, si disperò:
«... Non ti senti roso nell’animo? Non hai un peso
sulla coscienza per quel che hai
fatto?»
Re Kaioh fece una smorfia
e cambiò canale.
Un giovane puntò il dito contro lo
schermo e, con
aria minacciosa, sbottò:
«Tu! Meschino che non sei
altro! Come hai potuto fare
questo?»
La divinità, scocciata da
quei insulsi programmi, cambiò di nuovo canale.
Un signore in giacca e cravatta, seduto dietro
una
scrivania di uno studio televisivo, inclinò leggermente il
capo di lato ed
esordì con professionalità:
«Buonanotte, cari telespettatori. Questa notte,
ospite qui con noi, abbiamo un uomo che, preso dai sensi di
colpa, è
pronto a raccontarci la sua storia. Ecco in studio Tom. Salve, Tom.
Raccontaci.
Ti senti in colpa, vero?
Perché non
ci dici cos...»
Re Kaioh, infastidito,
premette con una sorta di raptus il pulsante del telecomando per andare
avanti
con i canali. Si fermò su un canale che trasmetteva un bel
documentario.
«...Il Gran Canyon. Una delle
più spettacolari
strutture della Terra...»
Re Kaioh si rilassò
nell’ascoltare il dolce e monotono suono della voce del
commentatore. Sospirò e
socchiuse gli occhi, continuando a seguire le belle immagini di quelle
rocce
rossicce.
«...Grande attrazione per i turisti.
Un bellissimo
spettacolo naturale. Il Gran Canyon. Una delle più
profonde... profonde...
profonde, profonde... depressioni
del nostro Pianet...» *
«Grrr!» con rabbia la
divinità spense il televisore e strinse forte il telecomando
«Accidenti a te
Goku e alla mia stramaledetta coscienza!»
«Mi ha chiamato, re
Kaioh?» Goku spuntò da dietro l’albero,
esibendo un radioso sorriso.
«Sì!» ruggì re Kaioh,
alzandosi in piedi «D’accordo, d’accordo!
Mi hai convito! Sarò Babbo Natale per
una notte!»
Goku non poté fare a meno
di abbracciarlo.
«Davvero?» si sorprese re
Kaioh «Beh, questo vecchio costume non credevo sarebbe
risultato utile un
giorno.»
Si portò quindi davanti
allo specchio, per osservarsi. Lentamente il suo viso divenne dello
stesso
colore della giacca e del buffo berretto che portava.
«Ma cos’è, mi prendi in
giro?!» si infuriò la divinità,
togliendosi subito il berretto e buttandolo a
terra «Sono ridicolo!»
«Si fermi, re Kaioh!» Goku
lo bloccò per le braccia, prima che la divinità
potesse togliersi anche la
giacca rossa.
«Non intendo farmi vedere
in giro vestito così!» sbottò re Kaioh,
tentando di liberarsi dalla ferrea
stretta di Goku.
«La prego! Solo per questa
notte! Me lo ha promesso!» gli ricordò il Saiyan,
lasciandolo.
Re Kaioh gli rivolse uno
sguardo torvo, poi sbuffò:
«E va bene... Però non
chiedermi più favori, Goku! Da qui
all’eternità che ti aspetta!»
«Ha la mia parola!» Goku
gli sorrise, grato.
«Ora manca solo la renna.»
Re Kaioh, stupito, si
voltò a guardare il Saiyan e fece scettico:
«E dove credi di trovare
una renna?»
«Beh... il costume lo
abbiamo.» Goku gli mostrò un completo marrone e
peloso.
«Ma quello è un cane! E’
una maschera di carnevale!» esclamò la
divinità.
«Andrà bene lo stesso.» lo
zittì Goku e osservò bene il costume. Fece un
smorfia.
«Uhm... è piccolo.»
«Lo vedo.» sbottò re Kaioh
«E’ per un bambino.»
Goku si illuminò.
«Non solo...» e si aprì in
un sorriso, mentre la divinità lo fissava stupita.
La stanza era buia e
silenziosa. Gli unici suoni erano il dolce fruscio delle coperte che si
udiva
ogni tanto e un leggero russare.
Stava dormendo beatamente
accanto la sua donna, quando fu svegliato di colpo da una voce:
«Ehi, ciao, amico!»
«Argh!» strillò, balzando
seduto sul letto.
«Um? Che succede?» gli
domandò la moglie, accendendo la luce.
«Mi... mi è sembrato di
udire la voce di... Goku.» confessò il compagno,
in imbarazzo.
La donna lo guardò storto
e si coricò di nuovo, spegnendo la luce e sentenziando:
«Mi sa che hai bevuto un
po’ troppo, questa sera.»
si
riaddormentò subito.
«Già...» Crilin scivolò
lentamente sotto le coperte e sospirò nel buio, richiudendo
gli occhi.
«Mi senti?»
«Goku!» esclamò Crilin,
tornando a sedersi di nuovo con uno scatto. Questa volta C18 non si
svegliò e
Goku proseguì:
«Sì, sono io!»
«Amico mio, è da tanto che
non ci si sente!» Crilin era felicissimo «Sai
che...»
«Scusa, ma ora non
c’è tempo.» lo interruppe il
Saiyan, con tono
grave «Ho bisogno del tuo aiuto.»
Crilin sbirciò l’ora e,
assonnato, fece una smorfia.
«A quest’ora...?»
«Grazie, amico, sapevo avresti
accettato!» fece entusiasta Goku «Sei un vero amico!»
Crilin storse un po’ le
labbra.
«Figurati...»
Il
vento gelido fece
roteare la neve per i Monti Paoz. Sì, ancora stava
nevicando. Un Natale
innevato. Bellissimo... Freddissimo.
Uno starnuto risuonò
nell’aria.
«Salute.» fece re Kaioh,
sospirando.
«Grazie...» Crilin tirò su
con il naso e rabbrividì ancora «Goku non mi aveva
spiegato che avrei dovuto
trainare un carretto al freddo... e... e... e...
etchiù!» starnutì ancora.
«E allora, io, cosa dovrei
dire?» si lamentò re Kaioh, muovendosi a disagio
sul sedile «Mi sento ridicolo,
vestito così.»
«No, io credo la snellisca
quell’abito, re Kaioh.» lo contraddisse Crilin,
tirando poi ancora su con il
naso.
«Sei sicuro?» domandò
scettica la divinità «A me sembra che tu e Goku mi
state prendendo in giro...»
«Si sbaglia. E’ Goku che
ha preso in giro entrambi.» specificò Crilin, con
un’espressione sconfitta e
stanca.
Re Kaioh non rispose, si
limitò ad annuire con il capo.
Stavano sorvolando i
Monti. Crilin trasportava in volo un vecchio carretto in cui era seduto
re
Kaioh. Entrambi erano mascherati. La divinità aveva un
po’ il suo daffare con
un paio di bottoni che non volevano saperne di chiudersi e Crilin
doveva
lottare con quel costume da cane che sembrava essere infestato dalle
pulci.
«Grr! E’ insopportabile!»
protestò Crilin, grattandosi ovunque «Ma le pulci
erano in dotazione?»
«Piantala di agitarti! Tra
poco mi fai cadere!» lo ammonì re Kaioh,
reggendosi forte al carretto.
«Ah, mi scusi.» Crilin
sbirciò in basso ed esclamò:
«Ecco! Siamo arrivati!»
«Finalmente, direi...»
commentò la divinità, affacciandosi a guardare la
simpatica casetta tra la
neve.
03:23
Un leggero fruscio.
Vento freddo.
Bisbigli...
Goten aprì di un poco gli
occhi, impastati dalle lacrime. Si era addormentato, vinto dalla
stanchezza e
dalle lacrime.
Era accucciato sul
tappeto, di fianco all’albero di Natale. Aveva freddo.
Si mise seduto e si
stropicciò gli occhi.
Bisbigli e altri fruscii.
Goten si mise subito
all’erta, balzando in piedi. Notò della cenere
cadere giù dal camino. Sorpreso
si avvicinò e vi si affacciò, tremante
dall’eccitazione. Altra cenere gli finì
un po’ sui capelli.
«C’è... c’è
nessuno?»
sussurrò Goten, strizzando gli occhi per cercare di vedere
meglio.
Si udì un tonfo
all’improvviso e, con un urlo, qualcosa precipitò
giù dal tetto all’esterno
della casa. Goten vide chiaramente, dalla finestra, qualcosa di peloso
cadere
al suolo urlando.
Stupito, il bambino corse
alla finestra e sbirciò fuori attraverso il vetro. Nel buio
e tra la neve
riuscì a distinguere una sagoma marrone affossata nella
neve. Era una renna?
No... al bambino sembrava proprio un cane.
«Ma cosa...?» Goten non
finì la frase perché udì un
chiaramente qualcosa scivolare giù di scatto dal
camino e... andarsi ad incastrare, accompagnato da un
«No!», soffocato.
Incerto, il piccolo Saiyan
si avvicinò lentamente al caminetto. Notò degli
stivali a penzoloni che si
agitavano freneticamente e gli occhi gli si illuminarono.
«Babbo Natale!» sussurrò
Goten estasiato, con gli occhi simili a due stelline luminose.
«Sono incastrato!
Dannazione!» si agitò questi, scalciando
più che mai.
Si udì il presunto “Babbo
Natale” prendere un bel respiro per ritirare la pancia,
così che riuscì a
scendere del tutto dal camino.
«Ooooh!» si meravigliò
Goten, arretrando di un paio di passi.
Re Kaioh tossicchiò una
attimo e si pulì la giacca sporca di fuliggine, borbottando:
«Accidenti a Crilin...
cadendo dal tetto mi ha spinto dentro il camino! Tra poco rimanevo
incastrato e
poi chi mi tirava fuori?» si interruppe, notando che il
bambino lo stava
fissando con immenso stupore.
«Ehm...» re Kaioh arrossì
tutto, ricordandosi di doversi comportare come Babbo Natale
«Oh! Oh! Oh! Ehm...
Auguri! Oh! Oh!»
L’espressione sorpresa di
Goten mutò, divenendo confusa e diffidente.
«Uhm... tu sei Babbo
Natale?» indagò il bambino, portandosi le mani ai
fianchi.
«Certo!» rispose subito la
divinità, esibendo un sorriso «Non vedi? Berretto
rosso... giacca... renna...»
«Dov’è la renna?» lo
interrogò il piccolo Saiyan, curioso.
«Ehm... là fuori?» propose
re Kaioh, indicando fuori dalla finestra.
Goten si voltò subito
verso il vetro, vedendo, all’esterno, un bizzarro pupetto
rialzarsi a fatica in
piedi e scrollarsi la neve di dosso. Goten fece una smorfia poco
convinta.
«Ma quello è un cane.»
commentò il piccolo, innocentemente.
“Mannaggia a Goku!”
imprecò mentalmente re Kaioh “Mi aveva assicurato
che Goten non si sarebbe
accorto che il costume era di un cane!”
«Beh...» re Kaioh non
sapeva cosa dire «Eh... no. E’ solo una renna...
particolarmente brutta.»
«Ah.» Goten si rivoltò a
guardare “Babbo Natale”.
Lo scrutò per bene,
storcendo la bocca, incerto.
Re Kaioh iniziò a sudare
freddo.
«C’è... c’è
qualcosa che
non va?» domandò cauto.
«Sicuro che è Babbo
Natale?» chiese Goten, incrociando le braccia.
«Sì... sicuro.» la
divinità rise a disagio «Perché... non
si vede?»
«Mah...» Goten guardò
storto i piccoli occhiali da sole che portava re Kaioh. Poi il suo
sguardo
analizzò le anomale antenne che fuoriuscivano dal cappello,
fino a soffermarsi
sullo strano colore della pelle della divinità.
Re Kaioh capì che doveva
fare qualcosa o il suo travestimento sarebbe saltato.
«Allora, Goten... ehm...
Hai fatto il bravo, quest’anno?» domandò
la divinità, sorridendo in imbarazzo.
Goten si aprì in un
sorriso a trentadue denti.
«Sì, sì!»
confermò,
annuendo forte con il capo «Io sono buonissimo! Lo dice anche
la mia mamma!
Tranne quando non ho voglia di fare i compiti...»
«Oh, i compiti vanno
fatti...» re Kaioh si ricordò che Goku diceva
sempre che Chichi era davvero
fissata con la scuola... anche troppo.
«Lo so, me lo dice anche
mio fratello!» annuì Goten, poi tornò a
scrutare “Babbo Natale”, con uno
sguardo indagatore.
«Ma... i regali?»
I regali?
Re Kaioh prese a sudare
freddo.
Quali regali? Goku non gli
aveva parlato di nessun regalo!
«Signor Babbo Natale? Dove
sono i regali?» chiese ancora Goten, incominciando ad
insospettirsi.
«I regali? Eh... beh... ma
certo, i regali...» farfugliò re Kaioh,
maledicendo mentalmente Goku.
Ah, certo! Poteva
contattare telepaticamente il Saiyan e chiedergli cosa fare.
«Goku? Goku, mi senti?»
richiamò re Kaioh.
«Um?» Goku si mise subito
all’erta, inghiottendo la fetta di panettone che aveva in
bocca «Re Kaioh? E’
lei?»
«E chi altri potrebbe essere, scusa?!»
«Mi scusi! Non si scaldi
così, però!» Goku addentò
una fetta di pandoro e chiese:
«E’ sucfesso qualcfosfa?
Comfe sta andanfdo lì?»
«Goku! Non dirmi che ti stai
abbuffando! Non capisco nulla di quello che
stai dicendo!» si agitò la
divinità.
«Chi?»
Goku sbirciò un istante la tavola a cui era seduto, bandita
di ogni sorta di
panettone, pandoro e torroni, tutti mangiucchiati
«Io?»
«Insomma!»
riprese re Kaioh, decidendo di
ignorarlo «Ascoltami bene! Sono in
un
pasticcio ed è tutta colpa tua! Tuo figlio vuole un regalo!
E mi dici che gli
devo fare io?!»
«Oh!»
Goku smise di mangiare di colpo e abbassò lo sguardo.
Suo
figlio voleva un regalo. E lui non aveva nulla da dargli.
«Goku? Vuoi rispondermi, insomma?»
«Chiedilo
a lui.» mormorò Goku, facendosi serio.
«Come?» re Kaioh
non capiva l’improvviso
cambiamento di tono del Saiyan.
«Chiedi
a lui che cosa desidera.» si spiegò Goku, con lo
sguardo perso nella
semioscurità della stanza in cui si trovava, rischiarata
solo dalla luce della
Luna.
«E...
re Kaioh.» aggiunse il Saiyan, alzando in alto il suo
sguardo, come a cercare
la divinità «Mi faccia sentire.»
“Chiedilo
a lui...” si ripeté re Kaioh, guardando il piccolo
Saiyan che lo stava fissando
a braccia incrociate, impaziente.
«Allora?»
insistette Goten, iniziando a preoccuparsi. Che Babbo Natale avesse
finito
tutti i regali?
«Che
cosa desideri, Goten?» gli domandò re Kaioh.
Goten
si sorprese a questa domanda. Che cosa desiderava?
«Beh...
io, prima di tutto, volevo vedere Babbo Natale.»
confessò il piccolo.
«Ora
mi hai visto.» lo assecondò re Kaioh
«Quindi... nient’altro? Oh! E’ stato un
vero piacere conoscerti, ci si ved...»
«No,
aspetti!» lo fermò Goten «Io... io
vorrei... ho sempre avuto un desiderio...
particolare.»
Re
Kaioh alzò sorpreso le sopracciglia.
«E
quale sarebbe, piccolo?» lo interrogò, sperando
davvero che fosse qualcosa che
poteva realizzare.
Goten
abbassò timidamente lo sguardo.
«Io...»
sussurrò, incerto «Io... io vorrei... vorrei...
abbracciare il mio papà.»
Sentì
chiaramente salirgli le lacrime agli occhi.
Suo
figlio... voleva lui.
«Oh...
Goten...» mormorò Goku, stringendo i pugni.
Che
fare? Come poteva far incontrare i due, padre e figlio, se Goku era
morto? Il
piccolo Saiyan non poteva esprimere desiderio più
impossibile di quello.
«...
Goten... io... io non...» la divinità era davvero
a corto di parole. La sua
preoccupazione era anche dovuta al fatto che Goku aveva udito tutto,
perché le
sue antenne erano sintonizzate in modo che il Saiyan potesse sentire
ciò che
diceva suo figlio.
Goten
alzò lo sguardo e, mordendosi un labbro, fissò
insicuro il suo Babbo Natale.
Sperava davvero di vedere espresso il suo desiderio.
Re
Kaioh era stato proprio messo alle strette. Cos’altro fare,
se no confessare di
non essere il vero Babbo Natale e andarsene? Però, facendo
così, avrebbe dovuto
anche chiarire al piccolo che il padre era morto e che non avrebbe mai
potuto
abbracciarlo. Beh... ma c’era un’altra soluzione?
Un
brutto presentimento si fece largo nella mente della
divinità. Concentrandosi,
richiamò Goku mentalmente:
“Goku...
che intenzioni hai?”
Buffo.
Buffo davvero quanto fosse perspicace re Kaioh.
Goku
non poté fare a meno di sorridere.
Si
alzò in piedi, continuando a tenere lo sguardo basso.
La
sua aureola brillò nel buio.
Re
Kaioh aveva capito.
Il
Saiyan si portò due dita in fronte e chiuse gli occhi,
concentrandosi.
«Goku?» lo
chiamò ancora la divinità «Goku... non fare pazzie. Lo sai... lo sai
che sei morto... Goku? Che stai facendo?»
«Sto
tornando a casa.» sussurrò in un soffio il Saiyan.
Aprì
di scatto gli occhi e... sparì.
«Che
cosa?!» esclamò ad alta voce re Kaioh
«Ma è pazzo?!»
Goten
non fece nemmeno in tempo a domandare che cosa fosse accaduto.
Un
abbraccio caldo e rassicurante.
Un
profumo dolce e buono.
Un
respiro calmo e regolare.
Il
bambino sgranò gli occhi dalla sorpresa, rimanendo
paralizzato dallo stupore.
«Sono
io, Goten. Sono tuo padre.» sussurrò Goku
stringendolo ancor più forte a sé.
A
re Kaioh si rizzarono le antenne dall’orrore. Goku era
lì, in quella stanza!
Goten
non sapeva cosa pensare. Era abbracciato... da un fantasma.
Il
bambino non vedeva nessun altro in quella stanza a parte il presunto
Babbo
Natale. Eppure... qualcosa... qualcuno, lo stava abbracciando. Un
abbraccio
d’aria e calore. Nient’altro. Però...
era bellissimo.
Goten
chiuse gli occhi, mentre le lacrime rigavano il suo volto.
«Papà...
sei qui...» sul suo viso si delineò un piccolo
sorriso di felicità.
Era
felice. Tanto felice.
Goku
era inginocchiato davanti a lui e lo abbracciava forte, con il viso a
sua volta
rigato dalle lacrime. Sorrideva, stava abbracciando suo figlio per la
prima
volta.
Re
Kaioh, invece, era letteralmente terrorizzato. Goku aveva violato una
regola
fondamentale: un morto non può lasciare
l’Aldilà se no espressamente
autorizzato. Doveva subito portarlo via da lì. Subito!
«Goku!
Ma sei matto? Vattene!» bisbigliò re Kaioh,
agitato.
«Sssst...»
Goku si voltò lentamente verso di lui, con un dito sulle
labbra, sempre
accompagnato da quel sorriso «Si è
addormentato...»
Goku
si alzò pian piano in piedi, tra le braccia suo figlio,
teneramente
addormentato con un sorriso sulle labbra.
«Dobbiamo
andarcene, però!» insistette la
divinità, seguendo Goku.
«Mi
aspetti un attimo, re Kaioh. Solo un minuto, non chiedo di
più.» lo pregò il
Saiyan a mezza voce «Un solo minuto.»
Re
Kaioh sospirò, arrendendosi.
Goku
gli sorrise, grato, ed entrò silenzioso in camera del
piccolo Goten. Lo posò
dolcemente sul letto e lo ricoprì con le coperte. Gli diede
un bacio sulla
guancia e si allontanò, chiudendo la porta.
Una
carezza sulla guancia e un bacio sulla fronte.
Gohan
si voltò nel sonno, ma non si svegliò.
Un
leggero bacio sulla bocca, un sospiro e poi... sparì.
«Goku!»
Chichi balzò seduta sul letto, verificando che lì
non c’era nessuno.
Portandosi
una mano alle labbra, sorrise.
A
momenti sarebbe stata l’alba.
Il
Saiyan, con lo sguardo perso all’orizzonte,
sospirò.
«Mi
dispiace, re Kaioh.» confessò Goku, abbassando lo
sguardo «Io non dovevo farlo,
lo so, solo che...»
«Fare
cosa, scusa?» lo interruppe la divinità.
Goku
si voltò a guardarlo e si unì al suo sorriso.
«La
ringrazio.»
«Figurati.»
sorrise re Kaioh e si allontanò.
Goku
tornò a guardare malinconicamente il cielo. Poi sorrise di
nuovo, divertito.
«Chissà
quando si accorgerà, re Kaioh?» si
domandò il Saiyan, poi prese a contare:
«Uno.
Due. E...»
«GOKUUUUU!»
strillò re Kaioh, svegliando tutti sul pianeta «Ti
sei mangiato quasi tutti i dolci
che erano per domani!»
Goku
rise e si portò una mano dietro la nuca.
«Beh...
avevo fame!» confessò, continuando a ridere.
Chichi non riuscì a
chiudere occhio, sicura che il suo Saiyan fosse stato, anche se solo
per un
istante, lì con lei.
Battendo
i denti, si lamentò:
«Ma
capitano tutte a me?!»
*Questa parte della televisione l'ho ripresa da un cartone animato che guardava mio fratello... ^^' Mi era sembrata carina e particolarmente adatta per la mia storia e quindi... eccola qui!
Ne
approfitto per fare gli AUGURI a tutti quelli che hanno avuto il
coraggio di arrivare fin qui e vi ringrazio di aver letto. Ciao a
tutti! ;)