Dollhouse

 

La piccola sala da tè era quanto di più sfarzoso si fosse mai visto.
O meglio, quanto di più bizzarro si fosse mai visto.
Nell’insieme ricordava qualche stanzetta di uno dei meravigliosi castelli della Loira: una sorta di miscuglio di gusti e stili troppo confusionario e stravagante.
Ma Misaki sapeva che nulla lì era dettato dal caso.
Aveva apposto lei la carta da parati color lillà in stile liberty, comprato quell’armonioso tavolino in avorio decorato in stile vittoriano ed era stata lei, infine, a chiamarla ‘la mia personale sala da tè’.
Lì tutto era rasente alla perfezione. Così colorato, così musicale, così… privo di imprecisioni.
Shokuhō alzò la propria tazza di tè nero, mescolando il latte assieme all’infuso con aria piuttosto compiaciuta.
«Come è bella oggi Shokuhō-san.»
«Vuole altro tè?»
«Oggi sarebbe una giornata splendida per stare fuori, non è così Shokuhō-san?»
Tutte quelle sciocche ragazzine che la attorniavano la facevano ridere. Così frivole, vuote, vanesie.
«Shokuhō-san, oggi non c’è Hiroko-san¹?» Misaki scoccò uno sguardo raggelante alla timida ragazzina che le aveva posto la domanda. Sorrise.
«Hiroko hai detto?» scosse il capo, afferrando la teiera arabescata «Oh, intendi dire la ragazza che ha difeso Misaka-san l’altra volta? Temo di no.»
Misaki vide la ragazzina agitarsi sulla sedia.
«Oh,che spiacevole fatto.» gli occhi di Misaki brillarono di una luce folle «Tradirmi così, quale indelicatezza. Le ho dato, ecco… una lezione.» il sorriso si ampliò, perfetto ed allo stesso tempo inquietante «Ma voi non mi tradireste mai, non è così, care?»
La stanza piombò nel silenzio più assoluto. Alcune ragazze scuoterono il capo.
«Bene, ragazze.» Misaki batté le ciglia, quasi divertita «Chi vuole altro tè?»

¹ ho usato il nome hiroko un po’ a caso, anche perché è un nome che mi piace. ovviamente è possibile che misaki abbia un’amichetta che si chiama hiroko, lol.