Mi chiedo perché io sì e altri no. Molti miei compagni sono morti giovani, troppo giovani. Io no. Io sono ancora qui, su questo mondo. Due campagne in Kosovo, tante sparatorie, molti compagni che non ci sono più ma ora sono a casa. la mia psiche è a pezzi. Vedo ancora i volti dei miei compagno durante le veglie notturne, il terrore negli occhi dei civili, gli occhi stralunati di chi è stato colpito che ti supplicano senza parole di salvarli e il senso di impotenza nel non poter fare niente. Perché loro sono morti e io no? Che cosa ho più di loro? Fortuna? Destino? Io non sono più degno di loro. Molti di loro sì , erano più degni di me eppure a loro è toccato morire e a me è toccato rimanere. Perché poi? Chi lo sa. Non mi sembra giusto. Tante vite stroncate senza colpa che si sono sacrificate per gli altri. Allora mi viene in mente qualcosa che ho nella tasca, è un bigliettino. Non è mio, l’ho trovato per caso tra le macerie di una casa crollata.”ricorda: l’uomo è piccolo ma può fare cose grandi”, una frase semplice ma intensa. Non so chi l’ha scritta, forse una madre al figlio o un ragazzo all’amata, ma penso che averla nella tasca dei pantaloni ma abbia in qualche modo salvato diverse volte. Ma è possibile? È possibile che chi ha scritto questa frase mi abbia preso sotto la sua protezione come un angelo custode? Non lo so. Forse. So però che chi l’ha scritta lo ha fatto con amore e sono convinto che l’amore ci può salvare. Tutti.