Grazie davvero a tutti
quelli che seguono e commentano! *inchino*
Buon Natale a
tutti!
(La citazione musicale
iniziale viene da “Surrender”, di Angela Aki.)
III – Dream for
me
You
have to mend it, you have to end it
before
the chance passes by
Break
down the fences and your defences
Open
your heart, you have to try
- Questa città ha sempre avuto qualcosa di
strano, eh?-
Tsugumi sollevò la testa di scatto, quasi
spaventata dalla voce improvvisa che veniva a distoglierla dal suo
lavoro.
- Beh...- balbettò, tentando di capire
cosa intendesse la bibliotecaria. La quale, appena si fu accorta di aver creato
un certo disagio nella donna, si affrettò a scusarsi.
- Non volevo disturbarla o coglierla di
sorpresa! Mi perdoni, è che la vedo così spesso qui, e mi chiede sempre libri
sulla nostra città, libri di storia e di tradizioni... E mi sono presa la
libertà di parlare con lei.-
Tsugumi chiuse il librone su cui era
concentrata e scosse la testa, sorridendo.
- Nessun disturbo. Ho letto per più di
un’ora, credo di aver bisogno di una pausa.-
- E’ un’insegnante di storia?- domandò la
bibliotecaria, una signora più o meno della stessa età di Tsugumi. Nel modo di
vestire ricercato e un po’ lezioso, nella voce da ragazzina, aveva qualcosa che
le ricordava Iori. E questo era sicuramente un punto a suo
favore.
- No.- rispose Tsugumi. – Mi serve per
lavoro, però, questa ricerca.-
- Non posso sapere che lavoro
fa?-
- Uhm... Mi occupo di
fumetti.-
- Oh, ma che bello! E’ una sceneggiatrice,
o una consulente, magari?-
- Qualcosa del
genere.-
- Sta lavorando a un manga sulla nostra
città?-
Sembrava divertita e un po’ scettica, di
fronte a quella prospettiva. Tsugumi osservò per qualche istante la collezione
di libri che aveva preso, e scosse la testa.
- Non so bene nemmeno io. Forse ha ragione
lei. E’ vero quello che ha detto all’inizio. E’ sempre stata una città
strana.-
L’altra donna annuì, facendosi
pensierosa.
- E’ come se, confrontando le leggende più
antiche e quelle vicine a noi, ci fossero degli schemi che si ripetono.-
osservò. Tsugumi annuì, colpita da quelle parole così
calzanti.
- Esatto. Ci sono cose tipiche di questa
città.-
- Luoghi molto cupi, dove succedono cose
brutte.- continuò la donna. – Come il parco Tsubaki, qui vicino. Ci sono
aneddoti su questa zona da molto tempo. E continuano ad accaderci cose orribili.
L’anno scorso hanno ritrovato il corpo di una ragazzina, proprio qui nel parco.
Era stata strangolata. E’ stata una mia collega a trovarla: è dovuta rimanere a
casa per un mese, era sotto shock.-
- Luoghi maledetti e luoghi magici.-
confermò Tsugumi, aprendo uno dei libri. – Per esempio, lo sa che questa zona
era considerata sacra, in passato?- Indicò una cartina di quelle terre, due
secoli prima. La bibliotecaria si affacciò sul libro, osservando con
interesse.
- E adesso cosa c’è, in quella zona?-
domandò. Tsugumi rise e voltò pagina, mostrandole una foto recente della stessa
area.
- Il centro commerciale più grande della
città.-
- Oh, che brutta fine, per una zona
sacra!- commentò l’altra, ridendo, ma leggermente inorridita. Tsugumi fece cenno
di sì, però avrebbe voluto dirle che, in fondo, quel che c’era di sacro era
rimasto. In qualche strano modo...
- E poi, c’è il pattern più comune, nelle
leggende della nostra città.- riprese la bibliotecaria, pescando un librettino
tra quelli ammucchiati da Tsugumi. – Le presenze benefiche. I misteriosi
protettori. Le figure nell’ombra che fanno muovere le ruote del destino nella
direzione giusta. E’ affascinante, vero? E anche consolante, se uno ci
crede.-
Tsugumi ebbe tre secondi di smarrimento.
Poi riuscì a sorridere, ma non poté dire altro.
Affascinante, sì.
E consolante.
E folle, e incredibile, e vero.
- Se scopro che hai fatto qualche
previsione a sproposito ai negozianti della cartoleria, ti uccido. Sono gli
unici da cui trovo la roba per disegnare a un prezzo decente, e vicino a
casa.-
- Non ho detto niente a quelli là! Era il
tipo del caffè al secondo piano.-
- Ehi, ma fanno dei dolci notevoli, lì! Se
non ci fanno più entrare per colpa tua, è la tua fine.-
- Ma no, dai, perché non dovrebbero più
farci entrare?-
- Perché tu hai predetto morte e
desolazione al gestore, forse?-
- Senti, gli ho solo detto di comprare un
libro, se vuole restare in vita!-
Shuichi si fermò in mezzo alla strada,
guardando l’altro con aria totalmente sconfitta.
- Una bella cosa, da sentirsi dire.-
commentò, quasi non avesse le forze di reagire altrimenti. Il più piccolo
protestò, come al solito, che non era colpa sua. Ma ormai erano arrivati alla
loro meta, e la loro difficile missione li strappò da ogni altro
pensiero.
Dovevano fronteggiare la vittima della
previsione di Hikari e convincerlo, in qualche modo, che Hikari aveva
ragione.
Ma prima di tutto, naturalmente, dovevano
capire che diavolo significasse la previsione di Hikari.
- Allora...- Shuichi tirò fuori il solito
pacco di fogli volanti dalla sua borsa, e si mise a cercarne uno in particolare,
disseminando pagine schizzate e colorate ovunque. – Io penso che il nostro disegno sia
questo.-
- Sì, se magari eviti di lasciare la scia
di fogli, io posso evitare di doverli raccogliere!- rispose Hikari, saltellando
qua e là per recuperare i preziosi disegni lasciati in giro con tanta
noncuranza.
- Mah. Per quanto mi interessano.- fu la
risposta. Hikari si fermò, mentre cercava di acchiappare un ritratto
svolazzante. Shuichi si voltò, per capire come mai l’altro aveva smesso di
camminare. E incontrò il viso di Hikari, stupito, con un’aria quasi ferita. –
Ehi, che ho detto?-
- Riesci a fare cose davvero belle, e non
te ne frega nulla?- domandò Hikari, contrariato.
- Insomma. Cioè. Sì, mi importa. Sennò non
mi sprecherei nemmeno.- balbettò Shuichi, colto di sorpresa. – E’ che, alla
fine, non me ne faccio nulla. Disegno, mi piace, non riesco a farne a meno. Ma
poi tutta quella roba rimane nella mia borsa, non serve a nulla e a nessuno. Al
massimo te li guardi tu e ci fai tutte quelle facce ammirate. Basta. Non è che
devo venderli o cose del genere.-
Hikari guardò con tristezza i fogli che
teneva in mano.
- Dovresti.-
- Dovrei cosa?-
- Venderli. Regalarli. Farli vedere in
giro, farci qualcosa.-
- Sì, come no. Dai, piantala di pensare ai
miei disegni, e vieni qui. C’è un solo disegno che deve interessarti
ora.-
Hikari sospirò, e sembrò mettere da parte
le rimostranze, per il momento. Restituì all’altro i disegni che aveva raccolto,
e si concentrò sullo schizzo che Shuichi gli porgeva.
- Hai una vaga idea del perché dovrebbe
servirci a qualcosa un cesto di verdure?- domandò dopo qualche istante,
piuttosto perplesso.
- Se l’avessi saputo non l’avrei chiesto a
te.-
- Non hai avuto qualche sensazione
particolare, mentre disegnavi queste verdure?-
- Sì, un profondo moto di schifo, perché i
cetrioli li odio. Ma che cavolo mi chiedi? Non hai ancora capito come funziona
questa cosa del disegno? E’ inconscio, non so bene nemmeno quando e come li
faccio! Sei tu quello che dovrebbe dare un senso ai miei disegni, con le tue
predizioni!-
- Eh, sì, la fai facile, tu! Anche per me
è inconscio, e comunque credevo fossi tu a dover aiutare me, con i
disegni!-
Shuichi decise di non mandare avanti
quella sterile discussione, e si concentrò sulle verdure, che li guardavano dal
foglio bianco, beate e serene nel loro cesto, senza problemi di
futuro.
- Ripetimi un po’ cos’hai detto al tipo
della pasticceria.-
- Che doveva comprare un libro per non
morire.-
- Uhm. Non lo so. Magari se non compra il
libro decide di andare in un ristorante dove lo
avvelenano?-
- Possiamo chiedergli se aveva in
programma di andare al ristorante.-
- Oppure nel libro c’è scritto come si
cucina la verdura, e se la cucinerà da solo farà qualche casino e finirà per dar
fuoco alla casa.-
- Abbiamo sempre bisogno di parlare con
lui.-
- Ok. Però ci parlo io, e se ti viene da
predire a sproposito, esci dal negozio.-
- Come se me ne
accorgessi!-
- E non ti lamentare
sempre.-
Shuichi infilò le verdure del mistero
nella sua borsa (ancor più del mistero) e si diresse senza indugio verso la
pasticceria, bella e scintillante, situata in un angolo strategico del centro
commerciale, in un luogo dove chiunque potesse ammirare l’assortimento di dolci
esposto in vetrina. Entrò e andò deciso verso l’uomo alla cassa. Quando gli fu
davanti, all’improvviso tutto gli sembrò meno chiaro e meno sensato. Così rimase
a fissare l’uomo, senza spiccicare parola, con Hikari che si nascondeva dietro
di lui.
- Vuoi qualcosa?- chiese finalmente il
negoziante, perplesso.
- Ehm. Sì. Noi...-
Hikari, incautamente, fece un passo verso
destra, venendo fuori dal suo nascondiglio sicuro. L’uomo interruppe bruscamente
Shuichi, iniziando a gesticolare e sbraitare. L’oggetto della sua ira era fin
troppo chiaro.
- LUI! Ancora lui! Quel dannato
mocciosetto maleducato che si permette di venire a prendermi in
giro!-
- No, ecco, se mi ascolta un attimo, non
voleva prenderla in...-
- Ti ho già detto un’ora fa di sparire!
Che ci fai ancora qui? Vuoi che chiami la polizia?-
- Senta, le giuro che è un tipo
affidabile, quando prevede il futuro.- tentò ancora Shuichi, ma l’uomo non lo
stava nemmeno considerando. Continuava a indicare furiosamente Hikari, che alla
fine decise di tornarsene al riparo dietro Shuichi.
- Sparite!- ruggì
l’uomo.
- Mi creda. Davvero. Deve comprare un
libro, oggi.- ripeté Shuichi. Non fu convincente, purtroppo. L’uomo lasciò la
sua postazione alla cassa, e si erse minaccioso contro i due ragazzi. Shuichi
afferrò l’altro per un braccio e lo trascinò via, prima di scoprire quanto
effettivamente il tipo si fosse arrabbiato.
- Mi dispiace! Lo vedi? E’ sempre...-
iniziò a piagnucolare Hikari, ma lo sguardo raggelante che Shuichi gli spedì lo
convinse a smettere di parlare.
- Mi sa che dovrò proprio abituarmi a
vivere così.- sospirò il ragazzo più grande, passato il momento di nervosismo. –
Beh, dai. Se non altro abbiamo stabilito una volta per tutte che non ha
intenzione di ascoltarci.-
- Sì, ma ora cosa
facciamo?-
- E’ una domanda
intelligente.-
- E questa non è una
risposta.-
- Non è che posso sapere
tutto.-
- Oh, insomma! Quello là rischia la vita,
probabilmente, e noi stiamo qui a...-
- Chi è che rischia la
vita?-
I due si voltarono, sorpresi
dall’intervento inaspettato. Una donna, con un viso piacevole e rotondo e un
cappotto viola indosso, stava sorridendo, incuriosita.
- Ehm...- riuscì a dire Hikari, perdendosi
prima anche solo di cominciare a formulare un discorso
sensato.
- L’uomo là dentro.- disse Shuichi, senza
pensare bene a cosa stava facendo. La donna impallidì.
- Ma cosa state
dicendo?-
- Lui prevede il futuro.- spiegò Shuichi,
rendendosi conto di ciò che aveva appena combinato. – Ha previsto che l’uomo
della pasticceria rischia la vita. Ma lui non ci ascolta.-
Rapida e letale, la donna scattò in avanti
e colpì Shuichi con uno schiaffo. Il ragazzo non ebbe nemmeno tempo di provare a
spostarsi.
- Razza di vagabondi maleducati, come vi
permettete di venire a dire queste sciocchezze a mio
marito?-
Shuichi abbassò la testa, diviso tra il
desiderio di ridere e il bisogno di dire una serie di parolacce piuttosto
colorite. Rinunciò ad entrambe le cose. Borbottò qualche parola di scusa,
raccolse Hikari e si allontanò dal negozio.
Andarono a cercare un po’ di pace sulle
sedie di un bar, a un paio di piani di distanza dalla pasticceria (e dai suoi
minacciosi e maneschi proprietari.)
- Mi dispiace.- mormorò Hikari, dopo
qualche minuto di silenzio imbarazzato.
- E di che?-
- Quella donna ti ha colpito per via della
mia previsione. Ci sei andato di mezzo tu.-
- Sì, e volevo farti notare che anche
quando ti ho conosciuto ci sono andato di mezzo io, e la multa del tram l’ho
pagata pure io.-
Hikari sembrò mortificato. Iniziò a
concentrarsi, per trattenere le lacrime. Shuichi alzò gli occhi al cielo,
scuotendo la testa con aria critica.
- E dai! Scherzavo.-
- Ma è la verità.-
- D’accordo, è la verità, ma non è che mi
importi granché. Sono stato io a dirti di provare a mettere insieme questi
poteri. Abbiamo anche fatto due cose buone, no?-
- Sì, ma non è giusto che per colpa
mia...-
- E piantala! Vuol dire che ti chiederò i
danni. La prossima volta che devo vendere qualche organo per comprare la roba da
disegno me la faccio pagare da te e siamo pari!-
Hikari si strofinò rabbiosamente gli
occhi, facendo cenno di sì.
- E figuriamoci se non mi prendeva sul
serio.- commentò Shuichi a mezza voce. – Vabbè, dai. Prendiamo qualcosa da
mangiare e poi decidiamo cosa fare. Potremmo andare in libreria. Magari, visto
che il nostro problema è un libro, c’è qualcosa che può aiutarci,
lì.-
Hikari annuì: non si sarebbe provato a
contraddire l’altro per nulla al mondo. Shuichi ordinò la merenda per entrambi,
e poi guidò l’altro alla libreria più grande del centro commerciale. Era un
posto che conosceva piuttosto bene, e vi si muoveva con sicurezza, riconoscendo
le varie sezioni nel labirinto di scaffali. Hikari lo seguiva in silenzio,
osservando con una certa ammirazione tutto ciò che l’altro gli
mostrava.
Naturalmente finirono nella zona dedicata
ai fumetti. Shuichi cominciò a parlare di autori, disegni e idee, e Hikari non
poté fare a meno di notare la naturalezza con cui l’altro parlava. Minimizzava
sempre, ma doveva essere molto appassionato. Probabilmente aveva letto libri
tecnici sul disegno e sui fumetti. Sicuramente dietro il suo modo di disegnare
così curato c’erano studio e impegno, anche se lui faceva finta di
nulla.
- Ehi, senti.- azzardò il più piccolo a un
certo punto.
- Uh?-
- Hai mai pensato di provare a disegnare
un manga? Una storia breve. Una doujinshi. Anche solo per
divertimento.-
- Mah, ci ho pensato.- ammise Shuichi. –
Ma non sono molto bravo con le storie. Mi vengono idee per i personaggi. Per i
particolari. A volte provo anche a immaginare chi possa essere la gente che
disegno, però non vado molto oltre un background generale. Da solo non potrei
combinare proprio nulla.-
- Dovresti trovare qualcuno che ti scrive
le storie. Se vuoi...-
Poi Hikari si interruppe, voltandosi da
un’altra parte.
- Se voglio cosa?-
- Niente. Dai, cerchiamo qualcosa che ci
aiuti. Siamo qui per questo.-
- ... certo che sei veramente strano.-
sospirò Shuichi. – Ok, cerchiamo.-
Si divisero e percorsero tutta la
libreria, più volte. Quando si ritrovarono, una mezz’ora dopo, erano tutti e due
piuttosto confusi e delusi.
- Niente!- esclamò Hikari. – Non ce la
faremo mai!-
- Se ti lamenti di nuovo ti tiro un libro
in testa!- minacciò Shuichi, afferrano il libro dall’aspetto più pesante che
riuscì a selezionare, nello scaffale vicino.
- SHUICHI!- urlò Hikari, che si era
improvvisamente rianimato.
- Che cavolo c’è ora?- domandò il più
grande, così sconvolto dall’urlo da non aver nemmeno notato l’uso del suo nome
da parte di Hikari.
- Il libro! Quello che tieni in
mano!-
Shuichi analizzò la copertina del librone.
Non l’aveva nemmeno notata. L’aveva preso da uno scaffale, mirando a quello con
la costola più grossa, nella speranza che facesse più male, una volta schiantato
su una testa vuota. Appena si fu reso conto di ciò che stringeva in mano, si
lasciò sfuggire il sorriso più cristallino che Hikari gli avesse mai visto
fare.
- Tu guarda un po’ le coincidenze.-
commentò, con aria incredibilmente soddisfatta.
Sulla copertina bianca troneggiava la
stessa bizzarra composizione di verdure che aveva disegnato
lui.
- E’ sicuramente il libro che serve al
pasticcere! Dobbiamo comprarlo e portarglielo!-
- E chiamare la polizia prima che ci
ammazzi. Lui o sua moglie. Va bene.- rispose Shuichi, anche se era evidente che
stava scherzando. La scoperta sembrava averlo
entusiasmato.
- Ci vado solo io, a portarglielo.- si
offrì Hikari, serio.
- Sì, in effetti con la stazza che ti
ritrovi, sei proprio quello adatto.-
- Ho iniziato tutto io, e devo portarlo a
termine!-
- Se non altro sai come far parlare il
protagonista di un manga. Dovresti scrivermeli tu, i dialoghi. Muoviti, scemo!
Dobbiamo vedere se abbiamo abbastanza soldi per pagare questo libro. Poi
troveremo un modo per consegnarlo.-
E così pochi minuti dopo erano di nuovo
davanti alla porta della pasticceria. Dietro il vetro potevano vedere il loro
uomo che serviva una cliente, mentre la moglie portava gli ordini ai
tavolini.
- Magari, visto che c’è gente,
rinunceranno ad ucciderci subito.- commentò Shuichi. – Dai, senza paura. Tanto,
la dignità l’abbiamo già persa.-
Fece il primo, coraggioso passo ed entrò
Hikari lo seguì all'istante, desideroso di eguagliare l’eroismo
dell’altro.
Entrarono, e immediatamente due sguardi
fiammeggianti d’ira li investirono.
- Ce ne andiamo subito.- si premurò di
annunciare Shuichi. – Vogliamo solo lasciarvi questo.-
Posò il libro sul tavolo più vicino alla
donna e fece cenno all’altro che era il momento di sparire. E in effetti
sparirono alla velocità della luce. Non così veloce da non sentire le ultime
parole che la donna disse al marito.
- Oh ma... Questo libro... Sai, volevo
proprio chiederti di andarmelo a prendere in biblioteca, stasera. Ma come hanno
fatto a saperlo, quei due ragazzini?-
Si era fatto davvero tardi, e Tsugumi
richiuse i suoi libroni, salutò la bibliotecaria e si apprestò a tornare a casa.
Aveva fatto le sue ricerche, che le avevano confuso le idee, più che
altro.
Non era del tutto vero, che voleva
scrivere un manga sulla loro città e le sue leggende. L’idea c’era, sì, ma le
ricerche erano dovute ad altro.
Tsugumi voleva capire davvero qualcosa di
più sulla sua vita. Sul perché si era
ritrovata a fare la protettrice della città, insieme a Iori, sulle ragioni che
rendevano la loro città così strana. Ma, a quanto pareva, nelle cronache del
posto si trovavano soltanto conferme dell’effettiva peculiarità del loro luogo
natale. Non una sola ipotesi su come tutto fosse cominciato, o sul perché
dovesse essere così.
Eppure, doveva esserci un modo per
capire.
Era bello, sì, essere parte di una schiera
infinita di protettori silenziosi e fedeli. Ma lei avrebbe voluto davvero capire
le ragioni di quella storia nella quale c’erano anche
loro.
Non appena ebbe messo piede fuori dalla
biblioteca, si fermò, trattenendo a stento un grido.
Uno dei pali della luce piantati lungo la
strada era crollato, e la strada ora era bloccata. Una lunga colonna di macchine
era in attesa dei soccorsi stradali, che liberassero la
corsia.
- Ha visto cos’è successo? Incredibile!
Non riesco a capire come possa essere accaduta una cosa del genere!- le disse un
uomo, che doveva essere uscito dalla biblioteca poco prima di lei. – Per fortuna
che non passava nessuno! Poteva rimanerci qualcuno sotto.-
- Già.- mormorò Tsugumi, colta da una
sensazione strana. – Già, per fortuna.-
Per fortuna, o magari perché c’è stato chi
ha evitato che qualcuno passasse di lì proprio in quel
momento?
- Avrà funzionato?-
- Ma sì.-
- Siamo sicuri?-
- Senti. Quando è successa la faccenda del
tram. Quando all’inizio pensavamo di aver risolto tutto con la tua previsione e
basta. Ti ricordi, no? Ce lo siamo sentiti, che qualcosa non andava. Adesso io
non sento nulla. Anzi, se è possibile, mi sento soddisfatto di come sono andate
le cose.-
Hikari sospirò e fece cenno di sì con la
testa.
- Abbiamo fatto tardi anche stasera.-
commentò, indicando il cielo già blu scuro.
- Avevamo le nostre buone ragioni. Con
buona pace di mia mamma. I tuoi si arrabbiano?-
- Uhm. No. I miei vivono tra le nuvole.
Possono succedere le cose più pazzesche, non si stupiscono nemmeno. Non ci fanno
troppo caso.-
- Non dev’essere male, vivere
così.-
- A me a volte fanno
paura.-
Shuichi aprì la sua borsa magica e
cominciò a cercare qualcosa. Due fogli svolazzarono fuori, come al solito.
Hikari riuscì a prenderli al volo entrambi, e si sentì molto fiero della sua
prodezza. Li rimise al loro posto senza nemmeno che il proprietario se ne
accorgesse.
- Tieni.-
Shuichi gli piazzò in mano un foglio.
Lievemente sgualcito, ma in condizioni migliori di molti altri. Hikari spalancò
gli occhi per la sorpresa, senza parole. Era un disegno molto accurato,
completamente colorato. Rappresentava due personaggi, una sorta di guerriera e
un demone. Gli abiti, le decorazioni e le armi erano disegnati con mille
particolari. I tratti dei volti richiamavano lo stile di disegnatori famosi, ma
c’era comunque una certa originalità.
- Facci qualcosa.- aggiunse Shuichi, visto
che Hikari non reagiva.
- Lo lasci a me?-
- Eh già.-
- Oh. E’... Grazie. Ma sei
sicuro?-
- Te l’ho detto, li faccio e rimangono lì.
Tu puoi farci qualcosa di meglio.-
Hikari prese una boccata d’aria e una dose
di coraggio.
- Posso provare a inventare una storia. A
volte ci ho pensato.-
Shuichi gli lanciò un’occhiata
incuriosita.
- Perché no? Provaci. Del genere che vuoi.
Basta sia una bella storia. Che faccia rimanere sulle spine, mentre si
legge.-
- Ci provo. Ehi, senti, scusami se prima
ti ho chiamato per nome.-
- Ma chiamami un po’ come ti
pare.-
- Non volevo prendermi confidenza
eccessiva.-
- Senti, visto che abbiamo deciso di
andare in giro a salvare il mondo insieme, mi sembra che siamo già abbastanza in
confidenza. Ora vado, perché i miei invece non vivono sulle nuvole e mi
chiederanno tremila volte dove sono stato. Ci vediamo!-
Saltò sul tram che passava da lì in quel
momento, facendo all’altro un cenno di saluto. Hikari rimase a fissare il
disegno, già partito per un altro mondo.
...continua...