Anko sapeva che
quello era tutto ciò che l'aveva tenuta in piedi fino ad
allora: desiderio. Desiderio di essere accettata-da lui, di
essere perfetta-per lui, di eseguire gli ordini che le
dava-lui, di sentire una goccia di sangue sulla sua lingua-il
suo, di essere baciata-da lui, di
sentire quella lunga, lunghissima
lingua dentro di lei-la sua, di essere sbattuta con
violenza e foga animale-da lui....era stata bugiarda, ma ora
si era quasi assuefatta, arresa a questo suo innegabile e inesorabile
bisogno di essere sua sua sua e soltanto sua. Voleva bene a Kakashi,
le era indubbiamente affezionata, ma non provava certo amore per lui.
Era un rimpiazzo, le dispiaceva ammetterlo; perché era un
altro l'uomo a cui apparteneva. Kakashi rappresentava sicurezza,
affetto, la possibilità di una vita felice e di un'eventuale
famiglia. Ma la felicità è diversa per ognuno di noi,
ed Anko sapeva che quello non era il tipo di vita che l'avrebbe resa
tale. Lei voleva azione, pericolo, amava le sfide e lo spargimento di
sangue (oltre ai dango). E tutto questo Kakashi non poteva darglielo.
Dopo il sogno di ieri notte, tutto quello che aveva provato a
dimenticare era tornato a galla, fin troppo chiaro. Evidentemente il
suo inconscio era stufo delle sue patetiche scuse, e le aveva
mostrato la verità: lei amava quel maledetto serpente. E
dopotutto, in un misto di disprezzo per sé stessa e di
languore, in cui il fantasma del tradimento del suo villaggio la intimoriva, aveva sempre tentato di nasconderlo,di relegarlo nel
profondo dei ricordi che le rimanevano della sua dolce amara
infanzia. Dolce, come il primo dango che le aveva comprato il suo
Sensei come premio. Amara, come quando rimproverava i suoi sbagli. E
infine salata, come il sapore dell'acqua che le bruciava in gola
quando l'aveva abbandonata su quella spiaggia. Non gli aveva
perdonato di aver tradito in quel modo la sua fiducia e il suo
orgoglio, di averla fatta sentire inutile e vuota eppure...era
impotente contro quello che il suo corpo le diceva. Anko lo sapeva,
il corpo, la carne, il sangue, non mentono. Lo voleva. Quella notte,
dopo la bevuta con Asuma, Kurenai ed Iruka, Kakashi si era fermato da
lei. Avevano scopato, lui sempre troppo gentile per i suoi gusti,
sempre attento a non graffiarla...non sopportava questo tipo di
riguardi, non a letto. Diamine, stavano scopando mica ripassando il
galateo! “Ti amo davvero...”, le sussurrò
accarezzandola. “Anche io”, rispose lei, provando
l'impulso di divincolarsi dal suo abbraccio. Ma chi stava prendendo
in giro...'anche io' cosa?! Gli stava mentendo spudoratamente, ma che
altra scelta aveva? Avrebbe dovuto mettere le cose in chiaro
all'inizio, quando si vedevano solo per divertirsi un po' tra una
missione e l'altra. Non aveva mai voluto che diventasse una cosa
seria. Che stupida che era stata a non accorgersi dei suoi
sentimenti, che lei in fondo non aveva mai corrisposto. Perché
Kakashi non era Orochimaru e non lo sarebbe mai stato.
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